La serie tv A League of Their Own arriva su Prime Video a partire dal 12 agosto. Chi mastica un po’ di inglese e conoscenze cinematografiche, si ricorderà subito che esiste un film dallo stesso titolo con Madonna protagonista (ribattezzato in Italia Ragazze vincenti). E non si sbaglia: la serie tv trae ispirazione dal lungometraggio, ormai considerato un classico, di Penny Marshall, ambientato negli anni Quaranta.
Tuttavia, A League of Their Own espande il racconto del film per percorrere la storia di un’intera generazione di donne che sognava di giocare nel mondo del baseball professionistico. Razza, identità di genere e accettazione sono diventate le questioni fondamentali affrontate dalla serie tv mentre si seguono le vicende di un nuovo gruppo di personaggi che trovano una propria strada da seguire, fuori e dentro dal campo.
Nere e lesbiche negli anni Quaranta
La serie tv Prime Video A League of Their Own è nata mentre il produttore esecutivo Will Graham si trovava a Venezia, impegnato per un altro progetto. Amante da sempre del film di Penny Marshall, Graham ha cominciato a pensare a come si sarebbero potute evolvere le tante sottotrame dello stesso. “Ragazze vincenti è uno di quei film che non mi stanco mai di rivedere. Ogni volta, me lo godo come se fosse la prima. Lo stavo rivedendo nella mia stanza d’albergo quando improvvisamente ho iniziato a interrogarmi sulle storie secondarie ed è piano piano nata la serie tv”, ha ricordato Graham.
Graham ha voluto farne una serie tv perché, secondo lui, alla base c’era una storia molto più ampia da raccontare oltre a quella viste nelle due ore del film. “Il vero campionato di cui si racconta è durato 11 anni, in un periodo che è andato dalla Seconda guerra mondiale agli anni Cinquanta. E, in più, da persona queer, non ho potuto non riflettere su come interessasse anche tematiche vicine alla mia comunità. E, facendo delle ricerche più approfondite, mi sono reso conto di come non mi sbagliassi”, ha dichiarato.
In A League of Their Own si mostra infatti cosa significasse per una donna nera prendere parte al campionato di baseball negli anni Quaranta e com’era essere una donna omosessuale nello stesso periodo, per di più giocatrice in una squadra tutta al femminile. Una storia che in qualche modo ha attinenza con il percorso privato da Graham: “Non erano gli anni Cinquanta ma anch’io da ragazzino ho giocato a baseball nella Little League. Non so quante volte ho pianto per la paura che scoprissero la mia identità sessuale e che accadesse qualcosa di brutto”.
Tante storie da raccontare
Prima che il progetto della serie tv A League of Their Own fosse portato avanti da Prime Video, Graham ha voluto parlarne e condividerne le idee con Penny Marshall. Ed è qui che ha realizzato come anche la regista avesse una lunga lista di storie, tratte da vicende reali, che non aveva potuto raccontare nel suo film. Tra queste c’erano quelle sulla presenza di donne nere nell’All-American Girls Professional Baseball League (AAGPBL).
Ed è stata a questo proposito fondamentale la collaborazione come consulente per la serie tv di Maybelle Claire, una delle giocatrici dell’AAGPBL oggi novantacinquenne. La sua reale esperienza è servita per la costruzione del personaggio di Greta Gill. “Con Maybelle si è creato un rapporto speciale sul set”, ha ricordato la regista Jamie Babbit. “La sorella di mia nonna era lesbica ed era coetanea di Maybelle: avrei voluto parlare con lei di come avesse vissuto la sua esperienza ma non sono riuscita a farlo prima che morisse. Incontrare Maybelle è stato come un dono speciale: era importante che si fidasse di me”.
“Maybelle – ha continuato la regista – mi ha fatto entrare nel suo mondo, raccontandomi le sue storie d’amore, dei locali gay degli anni Cinquanta e dei modi in cui le lesbiche sono sopravvissute e si sono affermate nel baseball femminile. Maybelle è una leggenda: è stata più che coraggiosa a fare coming out a 90 anni!”.
A League of Their Own: Le foto della serie tv
1 / 9Realismo assoluto
Gli otto episodi della serie tv Prime Video A League of Their Own approfondiscono i temi legati alla razza e all’identità sessuale proponendo storie di persone che raramente vengono rappresentate sullo schermo. “Personaggi come Max o Carson, interpretati da Chanté Adams e Abbi Johnson, cercano di capire chi sono veramente, come fare le cose che maggior amano e come sentirsi complete”, ha sottolineato il creatore della serie tv Will Graham.
“L’obiettivo dei registi e degli sceneggiatori della serie tv era quello di raccontare le storie in maniera realistica. Ciascuna delle donne portate in scena ha un sogno da realizzare e per farlo deve superare enormi ostacoli. E si innamora di qualcuno che il mondo non approva. Ma lo fa lo stesso”, ha concluso.
Intervallando spunti reali con spunti di fantasia, A League of Their Own esplora i punti di contatto tra i due differenti campionati di baseball di quegli anni a cavallo tra i Quaranta e i Cinquanta. Da un lato, c’è l’AAGPBL, avviato nel Midwest del 1943, in un periodo in cui la Major League era ferma perché gli uomini erano al fronte. Dall’altro lato, invece, c’era la Negro League, con squadre formate esclusivamente o in ampia prevalenza da giocatrici afroamericane.