Against the Ice, il film che Netflix offre dal 2 marzo, rientra nel filone dei racconti di sopravvivenza legate alle tragedie che hanno segnato la storia dell’esplorazione polare.
Non sono poche le missioni che nel corso degli anni si sono trasformati in fallimenti dal costo umano. Noi spettatori ci appassioniamo al desiderio dell’uomo di scoprire ciò che Madre Terra gli ha riservato, varcandone i confini conosciuti. Ancora di più rimaniamo dalle esplorazioni fallite e da coloro che, con sacrificio e dedizione, le hanno portate avanti.
Ma la storia ci insegna che non sempre è la realtà dei fatti ad avere la meglio: gli stessi scienziati non sono propensi ad accettare le proprie sconfitte e teorie fantasiose vengono avanzate di volta in volta.
Lo stesso dicasi per la missione al centro di Against the Ice, film originale Netflix presentato al Festival di Berlino 2022. Ma, prima di entrare nello specifico, occorre fare un passo indietro nella Storia.
Un passo indietro nella Storia
Tutto comincia con la famigerata spedizione danese nel nord est della Groenlandia che Ludvig Mylius-Erichsen, Niels Peter Høeg-Hagen e Jørgen Brønlund effettuarono tra il 1906 e il 1908. Dei tre, venne rinvenuto solo il corpo di Brønlund ma, in barba a ciò, i danesi rivendicarono lo stesso la nazionalità sul territorio, in combutta con gli Stati Uniti. Il motivo? Fecero appello alla posizione degli altri due, prendendo come spunto i loro diari e le loro mappe.
Cosa racconta Against the Ice
Le implicazioni geopolitiche della spedizione fallita portarono a una nuova missione. Si tratta della spedizione Alabama, di cui racconta il film Netflix Against the Ice.
Nel 1909 la spedizione artica guidata dal capitano danese Ejnar Mikkelsen (Nikolaj Coster-Waldau) tenta di confutare la rivendicazione degli Stati Uniti sulla Groenlandia nordorientale, basata sulla presupposizione che la Groenlandia fosse divisa in due territori separati. Dopo aver lasciato nave ed equipaggio, Mikkelsen parte in esplorazione sui ghiacci con un compagno inesperto, Iver Iversen (Joe Cole), e insieme riescono a provare che la Groenlandia è un'unica isola.
Il viaggio di ritorno si rivela più lungo e impegnativo del previsto, ma nonostante la fame, la fatica e persino l'attacco di un orso polare, i due riescono a tornare alla base, dove però trovano una nave distrutta dai ghiacci e un campo abbandonato. Ora possono soltanto sperare di essere salvati. Con il passare del tempo la loro lucidità lascia spazio a diffidenza e paranoia, una combinazione pericolosa nella lotta per la sopravvivenza.
Un capitano e un novellino
Protagonista, produttore e sceneggiatore di Against the Ice, il film Netflix in piattaforma dal 2 marzo, è l’attore Nikolaj Coster-Waldau. Volto noto grazie a serie cult come Il trono di spade e Hannibal, Coster-Waldau ha voluto fortemente il film: “Tutto è cominciato leggendo il libro di Ejnar Mikkelsen, pubblicato nel 1957. Ho cominciato allora a pensare a quanto sarebbe stato interessante portare la storia sullo schermo”.
“La maggior parte delle esplorazioni può contare su persone esperte e non su un principiante, come nel caso di Iver”, ha continuato l’attore. “Iver ed Ejnar sono due persone all’opposto e all’inesperienza del primo si contrappone l’ambizione e l’idealismo del secondo. È interessante notare come le dinamiche e le posizioni dei due cambino quando si perdono tra i ghiacci. È allora che Ejnar, il capitano che crede di sapere tutto, si rende conto che l’unico modo per farcela è quello di fidarsi dell’inesperto Iver”.
Iver ha il volto di Joe Cole, attore apprezzato in serie come Peaky Blinders e Black Mirror.
I libri di Mikkelsen e i diari di Iversen
Against the Ice, il film Netflix visibile dal 4 marzo, prende spunto dal libro pubblicato dall’esploratore Ejnar Mikkelsen nel 1957. In realtà, Mikkelsen aveva raccontato la spedizione già in un libro del 1912 ma in una versione totalmente differente.
Rientrato dalla spedizione Alabama nel 1912, Mikkelsen scrisse un libro dal titolo Lost in the Arctic (Perso nell’Artico, ndr), in cui ripercorreva i fatti ma quasi senza far mai menzione di avere Iversen al suo fianco. Dava quasi l’impressione di essere il grande esploratore che tutti credevano, facendo sua tutta la storia e come è sopravvissuto.
È stato solo a metà degli anni Cinquanta che Mikkelsen riscrisse la storia cambiandola del tutto e pubblicando Two Against the Ice (Due contro il ghiaccio, ndr). All’improvviso, tutto girava intorno all’amicizia con Iversen. Ha dunque avuto bisogno di quasi 40 anni per capire quale ruolo avesse giocato il “novellino” al suo fianco.
Tuttavia, a restituire il contesto dei fatti e il susseguirsi degli eventi sono i diari di Iversen. Le pagine di Iver sono interessanti da leggere per come certi giorni vengono descritti in ogni minimo dettaglio mentre altri vengono liquidati semplicemente con “Il capitano era di cattivo umore oggi”.
A ogni modo, dalle parole di entrambi emerge come si possa sopravvivere per tre anni a condizioni estreme senza perdere la testa. E la conclusione è sempre la stessa: avendo un compagno accanto e restando uniti.