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Ale Della Giusta: “Curioso, ancor prima di libero” – Intervista esclusiva

ale della giusta
Top Creator 2024 ai Webboh Awards, Ale Della Giusta si racconta con sincerità a The Wom. Tra passato, presente e futuro, ne emerge il ritratto di un giovane uomo che ha fatto della determinazione, dell’ambizione e della sincerità i tratti distintivi sia dei suoi contenuti sia della sua attività di imprenditore attento non solo al proprio benessere psicofisico.
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Ale Della Giusta è un esempio lampante di come la passione e la determinazione possano trasformare una semplice idea in una carriera di successo. A soli 25 anni, Ale Della Giusta ha costruito un impero digitale con oltre un milione di iscritti al suo canale YouTube, 36.700.000 visualizzazioni nel solo 2023, e una forte presenza su TikTok, Twitch e Instagram. La sua capacità di raccontare storie avvincenti e di immergersi in esperienze uniche gli ha permesso di conquistare il titolo di Top Creator 2024 ai Webboh Awards, un riconoscimento conferito dai suoi stessi colleghi creator e proclamato dal celebre conduttore Gerry Scotti.

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Il premio non è solo un’attestazione del suo talento, ma anche una conferma del suo impegno e della sua autenticità. Ale Della Giusta si distingue per la genuinità con cui vive le sue esperienze, l'originalità dei contenuti che crea e la curiosità incessante che lo spinge a esplorare il mondo. Nei suoi video, Alessandro non solo racconta storie ma invita il pubblico a vivere con lui avventure indimenticabili. Che si tratti di esplorare le catacombe di Parigi di notte, intervistare persone che hanno vissuto il Kanun in Albania o affrontare situazioni pericolose come l'incontro con ladri professionisti, Alessandro trasforma ogni esperienza in una narrazione coinvolgente e educativa.

Nato il 15 ottobre 1998 a Udine e cresciuto a Cormons, Ale Della Giusta ha affrontato diverse sfide durante la sua giovinezza, tra cui il bullismo e una malattia autoimmune. Tuttavia, queste difficoltà non hanno fatto altro che rafforzare la sua determinazione. La sua passione per il basket, iniziata fin dall'infanzia, gli ha insegnato disciplina e sacrificio, valori che ha portato con sé nella sua carriera di content creator. Dopo aver abbandonato il sogno di diventare un giocatore professionista, Alessandro ha trovato una nuova strada nella creazione di contenuti, divenendo in poco tempo uno dei più influenti creator italiani.

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Oltre alla creazione di contenuti, Ale Della Giusta è anche un imprenditore di successo. Nel 2022 ha fondato la sua società, ADG Srl, che conta a oggi ben 17 collaboratori. Il team non solo supporta Alessandro nella produzione e nell'editing dei suoi video, ma contribuisce anche a sviluppare strategie aziendali e commerciali. Grazie a questa squadra, la qualità dei suoi contenuti è migliorata notevolmente, arricchendosi di approfondimenti e dettagli che danno ai suoi video un tocco quasi documentaristico.

In questa intervista in esclusiva, Ale Della Giusta condivide i suoi pensieri sul significato di essere eletto Top Creator 2024, riflettendo sul valore del riconoscimento da parte dei suoi colleghi e sulla sua consapevolezza di sé come creatore di contenuti. Discute della sua ambizione e della sua determinazione, tratti distintivi che lo hanno guidato nel suo percorso e che considera essenziali per il successo. Ed esplora anche il suo rapporto con la paura e la scoperta, elementi chiave nei suoi video, e come questi influiscano sulla sua capacità di affrontare situazioni imprevedibili.

Inoltre, parla del suo impegno nel garantire una rappresentazione positiva e responsabile per i suoi followers, della gestione delle critiche e dell'interazione con la comunità online. Infine, Ale Della Giusta ci regala uno sguardo sul suo futuro, in quello che è un viaggio affascinante nel mondo di un giovane che ha trasformato le sue passioni in una carriera di successo.

Ale Della Giusta (Publicist: Disclosers).
Ale Della Giusta (Publicist: Disclosers).

Intervista esclusiva ad Ale Della Giusta

Cosa ha rappresentato per te essere eletto Top Creator 2024 ai Webboh Awards?

Non che la mia community non abbia valore ma l’essere premiato dalle persone che fanno il mio stesso lavoro è stato molto piacevole. Mi ha anche stupito il riconoscimento, non me l’aspettavo: ammetto di essermi votato anche da solo ma non credo abbia influito più di tanto!

Un premio non è forse anche una sorta di riconoscimento della propria identità e di ciò che si è fatto?

Ho dei feedback costanti per i contenuti che propongo. Se da un lato il premio mi fa molto piacere, dall’altro lato i commenti costanti di chi mi segue e non fanno sì che sia molto conscio di chi sono, di ciò che faccio e di come vengo percepito. In altre parole, mi identifico bene.

Se dovessi descriverti, quali sarebbero i tuoi tratti distintivi come persona?

Sicuramente, sono un giovane dal grande cuore, determinato, ambizioso e onesto ma anche un po’ permaloso.

Quanto nel tuo percorso hanno contato la determinazione e l’ambizione?

Molto. L’ambizione è qualcosa che mi piace e che auguro a chiunque di avere: è la molla che fa credere nella possibilità di fare qualsiasi cosa e ambire al massimo risultato possibile. Purtroppo, non sempre viene vista positivamente, anche a causa di quel latente sentimento di invidia nei confronti di chi riesce a fare ciò che realmente vuole e avere nel suo piccolo successo: è come se non si vedesse di buon occhio chi, conscio delle proprie capacità e dei propri limiti, riesce a ottenere il risultato prefisso. E, quindi, dal mio punto di vista che ben venga l’ambizione: se non pensi tu in primis di poter agire, chi deve pensarlo?

Ho imparato, invece, la determinazione dallo sport e, in particolare, dal basket. Ne ero quasi ossessionato e pensavo che sarebbe stato la mia vita. Per ottenere dei risultati, che poi non ho raggiunto, erano necessari una fortissima determinazioni e altrettanto spirito di sacrificio, anche se il termine “sacrificio” non sarebbe mai corretto per un’attività che non ti pesa. Come accade anche oggi con ciò che faccio: sebbene sia reduce da una vacanza sulla costiera campana, ho continuato a lavorare… mi avrebbe dato più fastidio non farlo. Ma proprio perché mi piace il mio lavoro, ne sono super contento e super grato, due sensazioni che oggi non sono così scontate per qualcosa che definisce molto la vita di una persona.

Ale Della Giusta.
Ale Della Giusta.

Smettere di praticare basket ha rappresentato per te un fallimento?

Dipende dai punto di vista. In senso pratico, sicuramente sì. Ma, in ottica più lungimirante, se non ci fosse stato non saremmo oggi qui a parlare: se non avessi fallito, non sarei mai riuscito a intraprendere quel percorso che ho abbracciato. Nel mio piccolo, dunque, sono contento anche delle sconfitte: ci insegnano sempre qualcosa ed io da quella sento di aver imparato molto. Tra l’altro, non penso nemmeno di aver sofferto molto per lo stop: ho sempre avuto la sensazione di avere dato tutto ciò che era in mio potere. E, quindi, non ho rimpianti: indipendentemente dal risultato, sono in pace con me stesso.

Tra le tante cose che il basket ti ha insegnato c’è la disciplina. Quanta ne serve per essere un content creator, una professione che tanti ingiustamente sottovalutano?

Sicuramente molta dal momento che esistono mille sfaccettature dell’essere un content creator. Fare i video rappresenta ancora la mia attività più importante ma oggi il 90% del mio tempo è impiegato nel gestire le persone con cui lavoro e collaboro e ciò che ne consegue.

Quanti giorni ti richiede la realizzazione di un contenuto video?

Giorni? A volte, anche mesi: dipende tutto dal contenuto e dal mio desiderio di cercare di alzare sempre più il livello. Rispetto al passato, oggi ci sono molte più persone che lavorano a un mio video, da chi si occupa dell’editor a chi realizza la sigla. Tutte le volte che si aggiunge una nuova figura professionale, il tempo si dilata, tanto che uno dei prossimi step che dovrò fare sarà trovare un modo o per velocizzare il tutto o per avere due linee di produzione differenti che lavorino in simultanea.

Durante la realizzazione dei tuoi video ti imbatti in due variabili imponderabili, non prevedibili a priori: la scoperta e la paura. Come ti relazioni a esse?

Delle due, la scoperta è quella che apprezzo di più. Da molto curioso, mi piace scoprire, capire e imparare: dove posso apprendere qualcosa di nuovo, provo ad approfondire il più possibile. Diverso è il mio rapporto con la paura: sebbene nella mia bio su YouTube abbia scritto di non aver paura di niente, non è vero… anch’io, ovviamente, ho paura di tante cose ma apprezzo quella sensazione che avverto dentro quando vado incontro a un brivido.

C’è stata qualche volta in cui hai temuto per la tua incolumità?

È una domanda che mi fanno spesso e ogni volta fatico ad avere una risposta ma semplicemente perché, una volta superato il momento, dimentico quello che è stato. Mi rimane addosso solo l’eccitazione per essere riuscito a superare quella situazione.

Ciò che proponi nei tuoi video è assimilabile a una forma di giornalismo 2.0. Quanto è per te professionalmente appagante confrontarti con il linguaggio dell’inchiesta?

Essendo del tutto autodidatta, non ho idea di quali siano le “regole del giornalismo”. Tuttavia, in molti delineano così il mio lavoro ed è qualcosa che mi riempie di gioia, dato che ho sempre apprezzato il giornalismo d’inchiesta. Ma, ripeto, nel mio caso è tutto molto spontaneo.

Hai ovviamente ancora 25 anni e hai tutto il tempo davanti a te per pensarci ma oggi come ti vedresti tra dieci anni? Che piega immagini possa prendere la tua vita?

Di recente, mi hanno chiesto quale fosse il mio obiettivo e con molta serenità ho risposto che vorrei che la mia azienda diventasse un posto in cui gli altri ambiscano a lavorare. Poi, non so come ciò possa declinarsi o quale forma possa assumere il tutto, dato che cerco anche dal punto di vista imprenditoriale di diversificare le mie attività così come nei miei video tento di essere il più vario possibile.

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Quindi, tra dieci anni potrei fare veramente qualsiasi cosa ma di sicuro ci sarà sempre di mezzo l’intrattenimento perché oltre a piacermi mi diverte e mi insegna anche molto con le varie situazioni in cui mi fa imbattere. In più, l’altra certezza è che mi impegnerò al massimo ogni giorno: come suggeriva Steve Jobs, saranno poi i puntini a connettersi nel modo giusto.

A proposito di puntini, come hanno reagito in casa quando hanno visto che i primi stavano cominciando ad allinearsi?

Da figlio di genitori separati, ho due diverse famiglie che rappresentano due mondi a parte con due differenti concezioni sul mio lavoro. Ho avuto tutto il sostegno possibile da parte di mamma, che ha sempre credito in me, e di suo marito (figura molto importante per me e per la mia vita) e, per nemesi, pochissimo da parte di papà. Ciò ha generato sì una sorta di equilibrio ma anche mi ha anche dato uno spinta propulsiva nel voler dimostrare a mio padre che ero capace di fare ciò che dicevo, sebbene lui pensasse l’esatto contrario. È stato motivante perché da sempre mi piace avere un avversario o un nemico che non crede nelle mie potenzialità a cui rispondere con i fatti.

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Questo nemico sono anche quei ragazzini che da piccolo ti bullizzavano per la malattia autoimmune di cui soffrivi?

No. O per lo meno non è qualcosa che abbia agito consciamente, non mi interessava dar loro risposte. Non so se poi a livello inconscio quegli anni abbiano avuto il loro peso.

Ovviamente, hai a che fare tutti i giorni con numeri molto elevati. Come combatti il senso di responsabilità che ne deriva?

So quanto crescendo si finisca per essere influenzati da ciò che ci circonda o dai modelli che seguiamo: ci plasmano molto più di quanto si pensi. Per tale ragione, cerco in qualche modo di propormi come “guida” mossa da buone intenzioni, sperando di non fare nulla di sbagliato o di far trasparire messaggi non corretti: il mio spirito è sempre positivo.

Ale Della Giusta.
Ale Della Giusta.

Quando per puro caso per uno dei tuoi video ti sei imbattuto in una ragazza scomparsa e cercata anche da Chi l’ha visto?, hai subito realizzato quanto socialmente utile fosse quella situazione? Cosa ti è passato per la testa in quell’istante?

In quel frangente, ero molto concentrato sulla mia missione e su ciò che stavo effettivamente facendo. Ho realizzato quanto accaduto solo una volta che ho terminato la mia impresa: chiaramente, non potevo che essere contento e fiero non solo di me ma anche di tutti quelli che avevano partecipato insieme a me perché non sono mai solo.

È stata in qualche modo una ricompensa morale che ti ha fatto dire che a qualcosa il tuo lavoro serviva?

No, perché comunque questo lavoro a qualcosa serve, anche se non avessi mai salvato nessuno. Per me, è un lavoro super legittimo e legittimato costantemente dal fatto che posso regalare anche cinque minuti di spensieratezza alla persona spensierata che sta sul divano a seguirlo. Anch’io prima di farlo avevo i miei dubbi e facevo fatica a comprenderlo ma l’intrattenimento esiste da sempre: chi nell’Antica Roma andava al Colosseo, lo faceva semplicemente per l’intrattenimento! Oggi i tempi si sono evoluti, non si va più al Colosseo e sono contento di fare un lavoro che intrattiene.

Come ti relazioni con followers e/o haters?

Non credo sinceramente di avere degli haters, non ho mai vissuto episodi specifici che mi portino a pensarlo. Certo, capita che ogni tanto qualcuno commenti negativamente un mio contenuto ma se la critica è costruttiva che ben venga: ho l’abitudine di chiedere spesso non solo a chi mi circonda ma anche a chi incontro per caso su cosa potrei migliorare. Ho, dunque, un ottimo rapporto con chi mi segue perché in fondo non do fastidio a nessuno.

Oggi si fa molta confusione sui termini usati per descrivere chi lavora nel mondo del social e del web. Cos’è che secondo te qualifica un content creator?

La creatività: è il fattore che distingue gli uni dagli altri. E, comunque, dal mio punto di vista non intercorre molta differenza tra un content creator e un influencer: anche il content lo è perché influenza persone a fare cose. Si tratta di una classificazione usata per descrivere due categorie diverse ma entrambe alla fine propongono lo stesso tipo di lavoro: chi fa l’influencer crea dei contenuti e chi crea dei contenuti influenza gli altri.

Se qualcuno mi definisse “influencer”, non me la prenderei: farei sempre la stessa attività indipendentemente dal nome che mi si dà. Semmai, sarebbe importante avere una regolamentazione corretta del settore, anche dal punto di vista fiscale oltre che morale.

Tra curiosità e libertà, cosa ti rappresenta di più?

La curiosità, al 100%.

Perché? Non ti senti libero?

Lo sono ma mi piace di più la curiosità. Sono decisamente libero ma se dovessi definirmi direi prima curioso che libero. La curiosità dipende esclusivamente da me e dal mio mondo interiore mentre la libertà è sempre legata a qualcun altro.

Quale libertà senti che ti manca?

Sono molto libero. E, le cose in cui non sono libero sono quelle per cui ho deciso io di non esserlo.

Ale Della Giusta.
Ale Della Giusta.

Cosa significa a 25 anni gestire una società che ha già 15 dipendenti?

È molto bello e mi permette di imparare dagli altri: la diversità di chi mi circonda mi insegna molto.  Tutto è una continua scoperta, anche il cercare di capire come motivarle.

Cosa hai invece comprato con i primi soldi che hai monetizzato dai tuoi video?

Sai che non ne ho idea? A me i soldi interessano solo come strumento per semplificarmi la vita: se piove, posso ad esempio permettermi di prendere un taxi senza che mi pesi farlo. E per altro sono semplicemente uno strumento per continuare a investire e crescere. Quest’anno, ad esempio, ho investito soldi in persone, portando la mia società a 18 dipendenti, tra cui anch’io, con cui fare squadra. Sinergia e collaborazione rientrano tra le skills che ho imparato dal basket: è dall’unione che viene fuori il tutto, siamo tutti tasselli della stessa catena di montaggio utili l’uno all’altro.

Ma il lavoro ti lascia spazio per la vita privata?

In fondo, sì. Mi rendo conto di essere molto totalizzante: la mia giornata consiste nello star dentro al mio lavoro e non è semplice avere al fianco chi possa comprenderlo. E non mi sento nemmeno io nella posizione di dover “costringere” qualcuno a sottostare ai miei dettami o ai miei tempi.

Avendo una certa visibilità, è difficile fidarsi di chi si avvicina a te?

Sono molto ingenuo e quindi mi fido. Certo, mi capita poi di rimanerci male di fronte a certi comportamenti ma preferisco continuare a fidarmi anziché avere pregiudizi nei confronti di chi mi si avvicina: la verità prima o poi vien fuori sempre. Di conseguenza, porgo l’altra guancia in maniera felice anziché diventare lunatico e cominciare a non fidarmi.

Un’ultima domanda e ti libero dall’interrogatorio…

Ma no! Amo fare le interviste perché mi permettono di scavarmi dentro: mi aiutano a conoscermi meglio. Sono un po’ come l’attività di journaling, che faccio tutti i giorni e che reputo fondamentale per il mio equilibrio mentale: consiste nel farsi domande su se stessi e sulla vita. E quest’intervista è una sorta di journaling condiviso a cui mi sottopongo volentieri!

Qual è la domanda che ti fai più spesso?

Come fare per migliorare come persona prima di tutto e come azienda e creatore di contenuti dopo. Ma mi chiedo anche di cosa sono grato: cerco di essere molto cosciente delle cose belle che mi succedono.

Su quali aspetti personali pensi di dover migliorare?

Su un’infinità. Ma in cima c’è lo smettere di pensare che gli altri si comportino come mi comporterei io nella loro stessa situazione. Il farlo mi fa rimanere spesso male.

E da un punto di vista professionale?

Forse sul dare meno confidenza alle persone con cui lavoro. Sono per indole molto amico di tutti ma l’esserlo alla lunga può far sì che qualcuno ne approfitti. Per me, è molto importante che i ruoli siano chiari e definiti ma sono sempre più che grato a chi svolge al meglio il suo lavoro: se qualcuno è bravo, fa migliorare anche il mio e ciò mi spinge ad aprirmi e a essere più amichevole del dovuto. Anche perché in azienda siamo tutti molto giovani e io di paletti ne metto veramente pochi.

Saresti pronto ad accettare un lavoro in altri settori dell’intrattenimento, come il cinema o la televisione?

Avrei qualche perplessità e non accetterei un progetto a scatola chiusa. Sicuramente, non per il cinema, soprattutto per il bene di chi poi dovrà guardare il film: se c’è una cosa che non so minimamente fare è recitare. Per la tv, dipende molto da cosa sarebbe: accetterei semplicemente un prodotto in linea con me e non accetterei mai di snaturarmi. Tengo molto a chi sono per cui non direi ‘sì’ nemmeno per dieci milioni di euro a qualcosa di cui dopo non sarei contento o in cui non mi ritrovo.

Cos’è che ti stressa?

Nulla, non mi piace e non mi interessa essere stressato. Non a caso, ho tatuato addosso “Pace nel caos”.

La parola ‘caos’ per via delle sue origini greche mi fa pensare all’armonia. Cosa fa Alessandro per essere in armonia con se stesso?

Il journaling, di cui prima. Ho un’agendina che è sempre con me: se non scrivo, mi sento perso.

È solo tua o qualcuno ha la possibilità di leggerla?

No, è soltanto mia. C’è stato in passato chi l’ha letta ma in questo momento non c’è nessuno che ha il diritto di farlo.

Ti sentiresti messo totalmente a nudo?

Da persona comunque pubblica, sono già messo abbastanza a nudo: mi si vedrebbero semmai gli organi, sarebbe un’ecografia vera e propria.

Nell’essere messo a nudo, ti infastidisce l’invasione della tua privacy?

Dipende. Sono un po’ introverso e ci sono situazioni che più che infastidirmi mi creano imbarazzo e mi fanno sentire vulnerabile. Ma capita anche quando dal vivo ho la percezione che qualcuno stia parlando di me tanto che mi sento più protetto se al mio fianco c’è qualcuno…

…vale anche per le pagine web o social che si chiedono chi sei, chi è la tua fidanzata o qual è la tua vita privata?

Mi sono indifferenti: fanno parte del gioco.

E per questo gioco a cosa non rinunceresti mai?

In questo momento, non intravedo nessuna rinuncia della mia vita privata che potrebbe implicare un vantaggio a livello lavorativo.

Quand’è stata la prima volta che hai capito di avercela fatta?

Quando ho postato il mio primo video nel 2018: penso che sia più difficile iniziare che continuare. Ricordo come al primo video andato virale abbia avuto un po’ di paura: non mi aspettavo così tante visualizzazioni ma poi ho realizzato che mi piaceva. Rispetto ad altri, non mi sono mai chiesto “e dopo che sarà?”, non ho mai sentito il peso delle aspettative…

Ale Della Giusta.
Ale Della Giusta.
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