Arriva in esclusiva il 6 luglio su Prime Video L’estate più calda di Matteo Pilati di cui Alice Angelica è protagonista insieme a Gianmarco Saurino e Nicole Damiani. Con il suo volto candido e il suo broncio irresistibile, in L’estate più calda Alice Angelica interpreta Valentina, la diciottenne che nel corso di una delle stagioni siciliane più afose di sempre cerca di “conquistare” un giovane diacono sulla via dei voti per diventare prete.
A differenza del personaggio interpretato in L’estate più calda, Alice Angelica non ha più diciotto anni e ha superato certe dinamiche adolescenziali vissute con la stessa ingenuità della sua Valentina. Ma, nonostante ciò, in Valentina Alice Angelica si riconosce molto, soprattutto nel suo credere fermamente nel valore dell’amicizia. Mentre Valentina si aggrappa a quelli che pensa saranno gli ultimi mesi vissuti al fianco della migliore amica Lucia, Alice Angelica ci racconta quanto forte sia il legame con la sorella maggiore da sempre al suo fianco.
Determinata a diventare attrice da non sa più lei da quanto tempo, Alice Angelica per farcela non ha esitato a lasciare la sua Palermo per trasferirsi a Bologna, studiare all’università e contemporaneamente frequentare la Scuola di Teatro Colli puntando sulle sue forze e su un talento innegabile e, soprattutto, pulito.
Ma non sempre è andata come voleva. Le ansie e le insicurezze, unite a un pizzico di sindrome dell’impostore, l’hanno sempre accompagnata ma il lavoro svolto per L’estate più calda siamo sicuri chepotrà dare conferma ad Alice Angelica di essere sulla giusta strada. Una strada che ha percorso anche a rischio di qualche sacrificio, come lei stessa ci conferma, e qualche rinuncia, anche in campo sentimentale.
Il destino sa sempre come muovere le sue tessere e, in qualche modo, era scritto nelle stelle quello che sarebbe arrivato. E in cuor suo Alice Angelica sapeva che l’impegno, alla fine dei conti, paga sempre facendo sì che un desiderio incosciente, “reciterò un giorno con Stefania Sandrelli”, si trasformasse in bellissima realtà proprio grazie a L’estate più calda.
Intervista esclusiva ad Alice Angelica
“Ho un po’ di ansia perché mi dà lo stimolo giusto per prepararmi ma non ho ancora realizzato che L’estate più calda sta per uscire: mi arriverà tutto come uno schiaffo, all’improvviso”, mi risponde Alice Angelica quando le chiedo come si sente alla vigilia del rilascio del film Prime Video. Ci eravamo sentiti qualche giorno prima sui social ma è solo grazie all'intercessione del suo agente Valerio Ceccarelli che la promessa di intervista si tramuta in concretezza
Palermitana ma vivi a Bologna. Perché proprio Bologna?
È da dieci anni che vivo a Bologna ma in teoria dovrei trasferirmi a Roma. Mi sono trasferita a Bologna per laurearmi al Dams. Da appassionata di cinema e teatro, sono talmente masochista da aver cominciato un percorso di studi parallelo all’Accademia: mi sono nel frattempo diplomata in una scuola di teatro, sempre di Bologna. Non mi bastava il carico di studio della scuola di teatro, ho voluto metterci anche quello dell’università per splendere nel sogno di far l’attrice (ride, ndr).
Primo ruolo da protagonista: non senti il peso sulle spalle il peso della responsabilità?
Non ne ho mai sentito il peso. Ho accolto il film sin da subito come un’occasione, soprattutto, di crescita. Sì, c’è la responsabilità di raccontare effettivamente una storia e di avere una certa credibilità nel farlo, ma ho sempre puntato sulla leggerezza. Credo che si più difficile perché non sempre si è leggeri… ma per questa esperienza ho promesso a me stessa, essendo una tipa molto ansiosa, di voler essere leggera e di affrontare le cose non come un peso gravoso ma come un impegno della quotidianità.
Da noi intervistato Matteo Pilati, il regista del film, ci ha raccontato la sua versione del tuo provino: ha fatto di tutto per metterti a disagio ma a quanto pare il tuo resoconto è molto diverso dal suo.
Durante il provino, mi sono sentita molto più a mio agio rispetto ad altri fatti negli anni. Le condizioni lavorative erano talmente ottimali a livello di tranquillità che non ho quasi percepito i tentativi di Matteo. Giulia Fusaroli, la responsabile del casting, mi ha messo subito a mio agio e non è scontato che accada. L’unico momento in cui Matteo mi ha messo ansia è stato semmai quando mi ha vista entrare: “Dal self tape che hai mandato, oggi puoi solo fare peggio… ricordati che chi entra Papa esce cardinale”, mi ha detto. Non era una buona premessa ma, visto che oramai ero lì, dovevo giocarmela al meglio. A essere onesta, sentivo nelle mie corde il personaggio di Valentina: avevo una mia proposta e per me quella proposta era credibile.
Ma Matteo ha continuato bonariamente a farmi del terrorismo psicologico anche quando nelle fasi successive mi ha chiesto di provare le scene con le varie attrici che si sottoponevano al ruolo di Lucia. Non sapevo ancora di essere stata scelta e continuava a ripetermi he ero troppo precisina nell’aspetto e che avrei dovuto sporcare la mia bellezza. Ecco, in quei frangenti pensavo di non andar bene o per la mia età o per il trucco che avrebbe potuto farmi sembrar ancora più grande.
Quando hai capito che invece la parte era tua?
Credo che fosse il secondo o il terzo callback. Provavo con le varie Lucie che si presentavano ai provini ma ero convinta che il giorno successivo ci sarebbero state anche altre Valentine al mio posto. Quando mi hanno detto che invece ero io la prescelta per il ruolo non riuscivo a crederci veramente, sia perché non realizzo subito le cose sia perché fa parte della mia indole la sindrome dell’impostore: ho pensato di averli in qualche modo fregati.
Ho realizzato quello che mi stava accadendo soltanto al primo giorno di set. Nonostante fossi arrivata in albergo le riprese, mi fossi sistemata e avessi firmato un contratto, non avevo ancora fatto i conti con la realtà: ho dovuto attendere il primo ciak per capirlo.
Perché la sindrome dell’impostore?
È un retaggio di anni di insicurezze. Ho sempre saputo che la recitazione era il mio posto nel mondo e che non avrei potuto far altro nella vita (non riesco a immaginarmi in altra forma se non in quella di attrice) ma erano tante le domande e i dubbi che mi ponevo anche per autocritica: Alice, vuoi davvero fare questo? Lo senti tantissimo ma ne sei capace? Sei disposta a metterti in gioco sul serio?
Ricordo che durante i primi anni che studiavo recitazione per me era difficilissimo sporcarmi e uscire dalla mia comfort zone. Facevo molta fatica e avevo dei blocchi emotivi, anche dovuti a esperienze personali. La recitazione in un certo senso, so che può sembrare un luogo comune ma è molto veritiero, agisce da terapia e oggi sono disposta anche a rischiare e osare un po’ di più. Per Valentina, ad esempio, ho scardinato aspetti di me stessa, anche a livello estetico, su cui prima facevo molto più leva: faticavo a vedermi in video in panni che non fossero confezionati da me mentre adesso, grazie a L’estate più calda, ho imparato che ciò che mi interessa maggiormente è risultare credibile. Il resto non conta: sono solo orpelli superficiali.
Hai più volte pronunciato la parola ansia. Da cosa scaturisce?
Credo che nasca dal mio desiderio di fare bene. Nel mio percorso, non ho sempre incontrato voci positive sul mio conto. Per quanto ne abbia incontrate di positive, sicuramente in misura maggiore rispetto a quelle negative, tendo a ricordare sempre più le seconde che le prime. Ed è un processo mentale bruttissimo che sto cercando di modificare. Vorrei godermi di più quel che di bello mi succede anziché soffermarmi su ciò che alimenta la mia ansia, diventata oramai un mostro che sa seduto accanto a me a bere il caffè. Però, ho fatto dei passi in avanti e sto cercando di conviverci e di dialogarci, aiutata anche dai risultati che nel frattempo ottengo.
Anche se, a esser sincera, quando non provo ansia, mi preoccupo. È come se dovesse accadere qualcosa di brutto perché mi capitava così all’università: quando mi sentivo troppo tranquilla, se qualcosa poteva andare male lo faceva. Quando invece partivo dal presupposto di non volermi nemmeno sedere per sostenere un esame (con mia sorella al telefono che cercava disperatamente di farmi cambiare idea), andava nel migliore dei modi. Era un po’ come se l’ansia mi caricasse.
Hai provato ansia quando hai dovuto dire ai tuoi genitori che volevi far l’attrice?
Sono stata molto fortunata perché ho due genitori e una sorella, più grande di me di tre anni, splendidi. I miei erano in realtà molto contenti perché sono sempre stati grandi appassionati di cinema, teatro e letteratura. Mio padre, fin da piccole, portava me e mia sorella in libreria a scegliere cosa leggere e casa nostra era sempre circondata da arte. Ragione per cui ho sempre avuto la propensione verso tutto ciò che era artistico, dal disegno alla fotografia, fino a quando tra le varie arti non ho individuato quella per cui avrei voluto affrontare un percorso un po’ più serio.
I miei genitori hanno fatto dei sacrifici immensi per far sì che io potessi permettermi di studiare Cinema all’Università e di diplomarmi in Accademia come attrice. Ma la prima a capire che la recitazione sarebbe stata la mia strada e non solo un desiderio passeggero è stata mia sorella, che a differenza mia ha studiato Giurisprudenza e oggi è avvocato. È curioso come a credere nelle mie capacità siano stati più loro che io stessa: nei momenti in cui l’ansia prendeva il sopravvento, erano loro a spronarmi a continuare e a non mollare. Sono stati la mia rete di protezione.
Quando è stato il momento in cui è nata in te la passione per la recitazione?
Non saprei individuare un momento preciso. Ho perso mio nonno materno a quattro anni ma ho ricordi vivissimi di lui e di quanto mi piacesse vedere insieme la videocassetta di Natale in Casa Cupiello, la vedevamo e rivedevamo all’infinito. Con papà e mamma appassionati di cinema, in casa si guardavano molti film e mi piaceva ma mai avrei pensato un giorno di poterli fare io…
Forse è nel gioco con mia sorella che è scattata la passione vera e propria. Da piccole, creavamo insieme mondi di fantasia e personaggi, imitavamo la vicina di casa o ci inventavamo voci strane: era la nostra dimensione di gioco mai ostacolata dai nostri genitori, che spesso finivano con l’unirsi a noi. Il primo film, invece, ci cui ho memoria è L’Avvocato del diavolo, visto da dietro il divano di casa. Noi piccole dovevamo andare a dormire ma io sono sgattaiolata via dal letto e, mentre i miei genitori guardavano il film non proprio adatto ai bambini, mi sono nascosta dietro il divano: mi piaceva un sacco quello che stavo vedendo, anche se effettivamente ne ero terrorizzata!
Cosa c’è di Alice in Valentina?
Molto, anche perché siamo state tutte un po’ Valentina nella vita: la sua è una fase che inevitabilmente tutti affrontiamo nel crescere. Mi sentita molto come lei al liceo sempre per via delle mie insicurezze: era come se vedessi le mie amiche sempre più avanti rispetto a me in ogni dinamica, anche con i ragazzi, che si creava. Il rapporto che poi Valentina ha con Lucia è lo stesso che io ho avuto con mia sorella, che mi ha aiutato a realizzare anche il self tape per il casting del film.
Di mio, lavoro per sostituzioni. E nel caso del self tape è stato particolarmente favorevole averlo realizzato con mia sorella in presenza. Ma se non l’avessi avuta come spalla, l’avrei scelta ugualmente come sostituzione per via dei punti in comune tra i due rapporti. Ho sempre visto mia sorella come l’idea di ragazza o di donna a cui aspirare, un po’ come Valentina vede Lucia: vorrebbe essere come lei non per invidia o sottomissione ma per ammirazione. E la scena del self tape in cui Lucia invita Valentina a curarsi mi ha inevitabilmente ricordato molte delle situazioni in cui da bambine mia sorella mi aiutava a truccarmi per il gusto di cogliere l’occasione per stare insieme.
Valentina è anche ingenua. E io mi ritengo ingenua come lei.
Ma ha comunque una certa dose di audacia e coraggio quando prova a circuire Nicola…
Più che audace è secondo me incosciente, non è molto consapevole in quel momento di quello che sta facendo! Rispetto a lei, a quell’età, sarei stata forse meno coraggiosa: lo sono più adesso ma in maniera consapevole.
L'estate più calda: Le foto del film
1 / 53La tua tesi di laurea è stata su Io la conoscevo bene, un film di Antonio Pietrangeli con protagonista Stefania Sandrelli. Com’è stato ritrovarsi a lavorare fianco a fianco con lei?
Avevo visto Io la conoscevo bene una sera a Bologna in piazza Maggiore anni fa. Mi era rimasta impressa in particolare una scena e il film mi era piaciuto tantissimo. Quando poi si è trattato di pensare alla tesi di laurea, ho avuto sin da subito le idee molto chiare: l’avrei fatta su quel film per poi confermare o confutare l’ipotesi che Pietrangeli fosse stato un precursore del femminismo, come sostengono diverse tesi contemplative o critici.
Casualità ha voluto che poi lo scorso anno Stefania Sandrelli, prima ancora che si parlasse di L’estate più calda, sia tornata a Bologna per la proiezione, sempre in Piazza Maggiore, di Il conformista di Bernardo Bertolucci. Avevo in mente di portare con me la mia tesi per fargliela eventualmente autografare ma all’ultimo momento ho cambiato idea: cinque minuti prima di scendere da casa per andare alla proiezione, l’ho lasciata a casa. Ricordo di aver detto ai miei: “se è destino, reciterò un giorno con lei e gliela farò firmare”. Sicuramente, i miei avranno pensato che fossi una pazza visionaria (ride, ndr).
E il destino ha poi voluto che andasse realmente così: è stato un sogno che si è realizzato, coronato dal fatto di avere molte scene con lei. Me la sono ritrovata sul set e non potevo che avere un certo timore reverenziale nei suoi confronti ma Stefania Sandrelli è veramente un signora, dotata di un’umiltà pazzesca e di una gentilezza d’animo unica. Ci ha trattato tutti come nipoti ma nel guardarla non poteva non passarmi davanti agli occhi la storia del cinema italiano che rappresenta.
E la tesi l’ha firmata?
Matteo mi ha aiutata: è stato lui a dirle che avevo compilato una tesi su Io la conoscevo bene. E Stefania era entusiasta: non aveva mai firmato prima una tesi di laurea e mi ha lasciato una dedica bellissima. Ma sul set ancora non realizzavo quello che mi stava accadendo: esistono dei video backstage in cui rivolgendomi al cameraman mostro tutta la mia incredulità nel recitare veramente con la Sandrelli!
Oltre che di amicizia, L’estate più calda è un film che parla anche di amore: cos’è l’amore per Alice Angelica?
Per fortuna, ho avuto in famiglia l’esempio più bello di amore che potessi avere: quello dei miei. Vivono una storia d’amore che dura da anni e grazie a loro ho imparato che amare significa risolvere insieme tutte quelle difficoltà e tutti quei momenti di crisi che la vita ci pone davanti. Ho sempre cercato di avere accanto persone che mi ricordassero come si comporta papà con mamma e che mi infondessero lo stesso senso di protezione datomi dai miei. Non sempre ci sono riuscita e ho chiuso anche una relazione che ritenevo importante quando l’altro mi ha messa di fronte a un bivio: me o la carriera.
Chi ama non può chiederti di scegliere, soprattutto se è consapevole dei sacrifici che nel frattempo hai fatto, ma ti accompagna nel percorso che hai scelto facendolo insieme a te. Vivevamo una relazione a distanza e mi aveva chiesto di tornare in Sicilia e rinunciare al mio sogno, incurante della mia felicità. Si può sopportare la distanza se si sa che l’altro è felice: l’amore è anche questo. Fortunatamente, di recente ho trovato qualcuno che comprende le mie aspirazioni e sposa il mio stesso punto di vista.
Secondo te, quello tra Valentina e Lucia è un rapporto di amicizia o di amore?
Per me non cambia molto: qualsiasi rapporto di amicizia è un rapporto d’amore, con le relative gelosie, la voglia di stare vicini e l’ammirazione.