Alice Lupparelli è stata una delle sorprese della serie tv di Rai 1 Un professore 2. Giunta quasi in dirittura d’arrivo (mancano solo due prime serata per un totale di quattro episodi), la serie tv coprodotta da Rai Fiction e Banijay Studios Italy ha accolto quest’anno nuovi studenti nella classe del professor Dante (Alessandro Gassmann) e tra questi c’è anche la Viola interpretata da Alice Lupparelli.
Nata sotto il segno dei Pesci (11 marzo 2001), Alice Lupparelli non nasconde le difficoltà incontrate per entrare nei panni di Viola: per lei, si trattava del primo lavoro da attrice, un salto nel vuoto che, come tale, le lasciava addosso ansie, insicurezze e anche paura del giudizio che gli altri avrebbero potuto avere sia sulla sua prova da attrice sia sul suo personaggio. La sua Viola è un’adolescente testarda che, dopo un incidente d’auto, è rimasta paralizzata agli arti inferiori. Il convivere con la disabilità l’ha portata a chiudersi in se stessa e a non voler nemmeno frequentare la scuola, complicando ulteriormente il suo rapporto con il padre Nicola (Thomas Trabacchi).
Tuttavia, proprio nelle scorse puntate, abbiamo scoperto che, dopo essere tornata a scuola, Viola ha cominciato un percorso di elaborazione e accettazione della propria disabilità grazie al sostegno di Rayan (Khadim Faye), giovane promessa del calcio arrivato dall’Africa, e di Manuel (Damiano Gavino), che scoprirà essere suo fratello. Uno shock dopo l’altro, spingono Viola a ulteriori cambiamenti, facendo sì che Alice Lupparelli dimostri le sue infinite corde da attrice.
Seppur “inesperta”, come ama definirsi lei, Alice Lupparelli è già al lavoro su un altro set per un nuovo progetto seriale che la vede protagonista. E, quando le chiediamo dell’ipotesi di Un professore 3, incrocia le dita insieme a noi, convinti che un racconto così moderno e speculare dei giovani di oggi meriti di proseguire (anche osando di più, se è il caso).
Intervista esclusiva ad Alice Lupparelli
Viola, il personaggio che interpreti nella serie tv di Rai 1 Un professore 2, rappresenta la tua prima esperienza da attrice. Come l’hai affrontata?
Sono stata molto felice dell’esperienza, non poteva essere differente: debuttare con un ruolo così importante è stato un onore, anche se in un primo momento ne ho ero anche un po’ spaventata. Di certo, quello di Viola non era un personaggio semplice da affrontare: è una ragazza con disabilità e rappresentarla mi faceva sentire addosso il peso della responsabilità. Tuttavia, il bello di far l’attore è dato dall’avere l’opportunità di dare vita a punti di vista che nella quotidianità difficilmente ti ritroveresti ad avere: se dovessimo ragionare per verisimiglianza, non potrei nemmeno interpretare una liceale visto che di anni ne ho ventidue.
Viola ha, appunto, una disabilità che la costringe a non poter muovere gli arti inferiori. Come ti sei preparata a portare in scena una situazione che facile non è né psicologicamente né fisicamente?
Non è stato semplice. Prima delle riprese, ho preso parte a degli incontri con diverse associazioni di persone con disabilità che mi sono rivelati, oltre che emozionanti, utili. Mi sono fatta raccontare le difficoltà che affrontano anche nei gesti che noi diamo per scontati e ho potuto capire come ognuno di loro ha un proprio modo per affrontare la vita. Viola è sì una ragazza con disabilità ma è anche un’adolescente, con tutti i problemi, dilemmi, ansie e paure di un’età già complicata di suo. L’insieme dei due aspetti è peculiare, tanto più che, nel suo caso, parliamo di una disabilità che è sopravvenuta e che non la accompagna da sempre: accettare di viverla è il suo primi grande ostacolo.
Oltre agli incontri, ho avuto modo di capire come muoversi su una sedia a rotelle, esercitandomi molto a casa per diversi e diversi giorni. Ma, nonostante tutta l’esercitazione, il set si è rivelato ancora ostico: siamo stati attenti a ogni dettaglio, anche il più minuzioso, per cercare di essere realistici. È stata per me una challenge in più.
Sono arrivati già i primi commenti per la tua interpretazione?
Sì. E mi fa piacere sottolineare, nonostante un po’ li temessi, che la maggior parte sono di complimenti per come la scrittura è riuscita a rendere la psicologia del personaggio: in tanti si sono riconosciuti in Viola e, fortunatamente, pochi (forse solo uno) sono stati i commenti di chi scriveva che un personaggio con disabilità dovrebbe essere interpretato da persone realmente con disabilità. È un’affermazione quest’ultima che non mi trova particolarmente d’accordo: compito dell’attore è restituire una realtà diversa dalla sua. L’importante è che la rappresentazione sia realistica e inclusiva e diamo modo a chi vive una situazione, una condizione o uno stato d’animo di riconoscersi e di vedersi rappresentato.
Un professore 2: Alice Lupparelli
1 / 6Viola scopre di avere, per via del padre, un fratello. Quel fratello è Manuel, interpretato da Damiano Gavino. Come pensi che un’adolescente possa prendere l’arrivo di un fratello non neonato ma già cresciuto, formato e con quasi nulla in comune con lei?
Credo che sia uno shock enorme. Tra l’altro, vivendo un momento particolare della sua vita, Viola vede in Manuel un nemico: è il simbolo di tutto ciò che a lei manca. Nonostante i soldi della sua famiglia e l’essere anche un po’ viziata, Viola ha un rapporto complicato con il padre e nella sua ottica Manuel potrebbe essere il figlio che lei non può più essere per il genitore. Ciò scatena molta invidia… però, qualcosa in comune i due fratelli ce l’hanno: sono entrambi due teste calde!
Convinta a tornare a frequentare la scuola da Dante, Viola ha modo di cominciare a riallacciare relazioni sociali. Una in particolare diventa fondamentale per lei, quella con Rayan, portato in scena da Khadim Faye. In qualche modo, due adolescenti solitamente esclusi si riconoscono e trovano appoggio e sostegno l’uno con l’altro.
Il loro avvicinamento è dovuto a una nuova consapevolezza da parte di Viola: non esistono solo lei e i suoi problemi. Esistono anche moltissime altre persone, ognuno con la propria difficoltà, ed è tale presa di coscienza che le apre gli occhi sul mondo: non è più intenta a concentrarsi su se stessa e riesce a vedere oltre. Con Rayan si compensano a vicenda: il suo modo di sdrammatizzare le riporta anche il sorriso.
L’ottavo episodio di Un professore 2 affronta una tematica di urgente attualità: la violenza di genere. Da giovane donna, su cosa punteresti per un cambiamento che sia reale?
Sicuramente sull’educazione. La violenza di genere è insita nella nostra cultura e non si estirperà dall’oggi al domani: come tutte le abitudini, è dura a morire ma occorre gettare i semi di un cambiamento che darà i suoi risultati alle generazioni future. E la chiave per tale svolta non può che passare per l’educazione. Sono cresciuta a Spello, un piccolo comune in provincia di Perugia, e come si può ben intuire più piccolo è il centro in cui vivi più è facile che resistano ancora dei retaggi culturali rispetto alle grandi città, dove sì esistono ancora atteggiamenti, pensieri e comportamenti da abbattere ma si è più aperti a cambiare i propri orizzonti.
Hai mai sentito pregiudizi nei tuoi confronti quando hai deciso che volevi far l’attrice?
Onestamente, no. E ne sono contenta, anche se la mia è una scelta molto recente. È soltanto da tre anni che ho intrapreso questa strada e ancora non so bene dove mi porterà. A differenza di molti altri, non sono cresciuta con il sogno di far l’attrice: non sapevo nemmeno bene cosa volessi. È stato un po’ per caso che mi sono ritrovata a recitare e me ne sono innamorata follemente, sperando di non smettere mai di farlo.
Cosa ha fatto scattare il colpo di fulmine per la recitazione?
Un seminario. Non avevo mai fatto nulla in proposito e quella è stata una delle mie prime esperienze immersive nella recitazione. Dopo averlo ultimato, sono tornata a casa con il desiderio di mettermi a studiare seriamente: dopo la maturità, avevo uno strano rapporto con lo studio, non avevo ancora trovato la direzione più consona a me… Ma quel seminario mi ha spinta a voler dare il 100% di tutta me stessa partendo proprio dallo studio.
Perché avevi uno strano rapporto con lo studio?
Più che strano è stato complicato. Finito il liceo, non sapevo che decisione prendere o su cosa investire per il mio futuro. Mi spaventava da morire fare una scelta per cui non ero ancora pronta: a diciotto o diciannove anni è ancora presto per prendersi sulle spalle una responsabilità così grande senza che quasi nessuno ti aiuti a capire chi sei o quali siano le tue reali aspirazioni, quelle su cui sarà improntata tutta la tua vita da quel momento in poi. Fortunatamente, è arrivata la recitazione.
Hai mai googlato il tuo nome?
No, ne ho il terrore perché non so cosa potrebbe venirne fuori.
Te lo dico io: una serie infinita di post che mettono in evidenza come Alice Lupparelli sia molto diversa esteticamente da Viola. Sono sorpresi dal tuo piercing al naso o dal tuo modo di vestire, forse perché si tende sempre a far confusione tra persona e personaggio. Chi è Alice?
Alice è una ragazza di oggi che si ritrovare ad aspettare la convocazione sul set e di sapere qual è il giorno in cui deve effettivamente girare. Avevo cominciato a studiare al Centro Sperimentale di Cinematografia ma con l’arrivo del lavoro ho dovuto interrompere il corso di studi. Su chi sia, non ti so rispondere: è una domanda che mi mette sempre in difficoltà. Potrei optare per un pregio e un difetto. Il difetto: sono molto orgogliosa, ragione per cui faccio fatica a chiedere scusa quando succede qualcosa di cui ho evidentemente torto. Il pregio: la mia intelligenza emotiva, che si è rivelata fondamentale per quanto riguarda il lavoro che svolgo.
La recitazione è arrivata, appunto, tardi nella tua vita: come hanno preso la tua decisione di trasferirti i tuoi genitori?
I miei genitori mi sono sempre stati di supporto: mi hanno lasciata libera di scegliere ciò che ritenevo più giusto per me. Per molto tempo, sono stati testimoni delle mie incertezze e dei miei turbamenti e quindi sono stati molto contenti quando mi hanno vista decidere. Un po’ meno del trasferimento, anche perché è avvenuto quasi un po’ di fretta, per via della separazione: manco a loro come loro mancano a me ma erano felici che pensassi al mio futuro e che ci investissi.
Ho lasciato in Umbria anche una sorella più grande e due fratelli più piccoli ma era arrivato il momento di staccarsi. A Roma oggi vivo con altre tre ragazze e ambientarsi nella grande metropoli, con il suo traffico e la sua infinità di strade, in un primo momento non è stato facile, anche per via del mio essere ansiosa.
Ricordi com’è stato il primo giorno di set?
Me lo ricordo benissimo. Nonostante tutti cercassero di tranquillizzarmi invitandomi a non preoccuparmi, mi tremavano le mani e la voce. Una delle prime scene che dovevo girare prevedeva una scena anche abbastanza drammatica, una sorta di litigio in cui erano presenti attori con molta più esperienza di me: Claudia Pandolfi, Thomas Trabacchi e Damiano Gavino… l’impatto è stato veramente forte. Tuttavia, dopo aver superato quelle riprese, mi sono detta che il resto sarebbe stato tutto in discesa.
Mi pesava sicuramente il confronto con gli altri o il giudizio nei miei confronti ma ho trovato in molti pronti a sostenere le mie ansie: Damiano mi ha aiutato a calmarmi quando si accorgeva nei miei momenti un po’ più brutti così come Elisa Cocco o Luna Miriam Insiante (Laura e Luna nella serie tv, ndr), con cui ho legato particolarmente perché condividevamo tantissime cose… ci siamo raccontate, sostenute e consigliate a vicenda ed è stato molto bello aver trovato così tante bellissime persone intorno.
Ancor prima che Un professore 2 venisse trasmesso su Rai 1, sei stata scelta come protagonista per un’altra serie tv, prossimamente su Netflix, tratta da un romanzo, Adorazione. Avrai ovviamente sostenuto un provino. Come ti approcci davanti a gente che non ti conosce ma che deve giudicarti?
Ogni provino ti porta a essere soggetto al giudizio degli altri. Un giudizio anche molto relativo, che dipende da tanti fattori che sono esterni alla tua persona. Ecco, all’inizio del mio percorso è stato difficile capirlo: mi sentivo ogni volta chiamata in causa come persona e rimessa in discussione. Ho capito solo con il passare del tempo che occorre vivere il casting con molta più tranquillità e sicurezza: che ti scelgano o non ti scelgano non dipende da te o dalla tua bravura ma da tutta una serie di questioni diverse che non vanno mai prese sul personale.
Vivo ora serenamente i no, con la consapevolezza che prima o poi qualcosa si allineerà con ciò che propongo e con quello che posso dare io a un eventuale personaggio. E così è andata anche per la Elena di Adorazione (non chiedetevi chi sia perché ogni dettaglio sulla produzione, a esclusione della trama, è sotto embargo, ndr) ma sono stati diversi i provini che non sono andati in porto: per un ruolo che prendo, ce ne sono altri dieci per cui non ero adatta: non dico da orgogliosa che il no mi scivoli addosso ma ho smesso di mettere in discussione la mia identità. Ogni provino, anche quello perso, mi sprona a far meglio la volta successiva e a capire quali possono essere stati i motivi per cui non è andata: ogni volta si impara qualcosa.
Hai mai avuto paura del fallimento?
Sì, e ce l’ho ancora. Credo che sia naturale: a ogni provino non andato bene perché non avevo la giusta esperienza, avevo la tentazione di mollare tutto, di cambiare vita e di far qualcosa che non mi scuotesse o coinvolgesse così tanto emotivamente. Il fatto che quello di attore sia un lavoro altamente precario per tutta una serie di motivi che non elenchiamo un po’ mi spaventa.
Viola è una ragazza molto testarda e introversa, almeno fino a quando non entra in relazione con Rayan e Manuel. Anche Alice fa parte della categoria di coloro che non cambiano idea fino a quando non sbattono la testa?
Sì, purtroppo e per fortuna, direi. Rispetto a Viola, che lo è in conseguenza a un evento che le ha cambiato la vita, io lo sono di mio da sempre. Mi piace ad esempio godermi i miei momenti di solitudine, quelli in cui riesco a stare bene con me stessa o quelli in cui mi devo salvare da sola (nonostante sappia che sia sbagliato).
Questo non vuol dire che tu sia un lupo solitario, come dimostrano le tue foto sui social in compagnia di una tua amica…
È Valeria, una ragazza che è stata mia compagna al Centro Sperimentale e con cui abbiamo molto legato. Facciamo quasi tutto quanto insieme: come per me, anche per lei Roma rappresenta un’esperienza del tutto nuova, dal momento che si è trasferita da Palermo. Palermo è anche la città di cui è originario il mio ragazzo (no, non fa l’attore, lo dico subito a scanso di equivoci), stiamo insieme da poco e forse per la prima volta nella mia vita sono realmente innamorata… e, quindi, felicissima.