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Alice nella città, in dialogo con i giovani – Intervista esclusiva alla direttrice Fabia Bettini

alice nella città
Fabia Bettini, codirettrice di Alice nella città, ci racconta in esclusiva il festival che, giunto alla sua XXI edizione, continua il suo dialogo con i ragazzi e i giovani, avvicinandoli a temi e storie che comunicano con la loro sensibilità.
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Alice nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, dedicati ai giovani, al talento e agli esordi, è pronta a dare il via alla sua XXI edizione. Dal 18 al 29 ottobre, gli spazi dell’Auditorium Parco della Musica, dell’Auditorium della Conciliazione, del Palazzo delle Esposizioni Cinema Adriano e del Cinema Giulio Cesare, sono pronti a ospitare non solo la proiezione dei lungometraggi e dei cortometraggi della selezione 2023 ma anche gli incontri di Womenlands in collaborazione con Expo 2030 per un nuovo storytelling al femminile.

Da sempre attenta ai temi legati alle giovani generazioni, Alice nella città presenta un programma di anteprime assolute, esordi alla regia e conferme originali: 10 le opere del Concorso e 4 i film Fuori Concorso a cui si aggiungono, nella sezione competitiva Panorama Italia, 8 film in concorso e 4 proiezioni speciali che pongono l’accento sul cinema italiano indipendente, con proiezioni di film e documentari.

Sono inoltre 4 Proiezioni Speciali a cui si affiancano 2 co-produzioni con la Festa del Cinema e la selezione Sintonie, linea di programma pensata in collaborazione con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che accoglie 6 film presentati quest’anno nella Sezione Venezia 80 e Orizzonti. In programma anche 2 restauri e 30 cortometraggi (10 in concorso internazionale, 10 in concorso Panorama Italia, 6 Fuori Concorso e 4 proiezioni speciali).

Si apre con il film How to Have Sex e si chiude con One Life ma in mezzo sono tanti i titoli che meriterebbero una menzione. Di molti di loro, senza preferenza alcuna, ci parla Fabia Bettini, direttrice di Alice nella città insieme a Gianluca Giannelli, in un’intervista esclusiva che pone l’accento sulle tematiche affrontate quest’anno e sull’importanza di cercare un dialogo con le giovani generazioni, senza abbarbicarsi in posizioni di difesa o attacco.

Fabia Bettini.
Fabia Bettini.

Intervista esclusiva a Fabia Bettini

“Uno dei nostri obiettivi è quello di avvicinare il pubblico più giovane con storie più semplici per poi fargli scoprire altro. Ragione per cui sono contenta di tutti i film in selezione, da quelli più leggeri a quelli meno”, sono le prime parole che Fabia Bettini, direttrice di Alice nella città ci dice in merito alle ragioni che da sempre muovono il festival romano.

Anche perché, a parlare di temi importanti non sono solo i drammoni sociali.

Non mi piace molto questo stereotipo. Sperimentiamo molto presentando in selezione titoli appartenenti a generi tra loro diversi: l’horror divertente, il dramma, la favola, il restauro, il cortometraggio, il film sperimentale, l'opera prima (come Un oggi alla volta di Nicola Conversa). Penso da sempre a selezionare per Alice opere che probabilmente lo spettatore non vedrebbe mai perché lontano dai circuiti festivalieri tout cout: per noi è fondamentale far entrare altra linfa vitale affinché anche noi stessi ci si possa rigenerare. Il pubblico va guardato e ascoltato e non necessariamente indottrinato o osservato con distacco: è un atteggiamento che trovo intollerabile.

E ciò fa sì che non ci sia necessariamente l’ansia da anteprima internazionale esclusiva.

Sono figlia del vecchio modo di organizzare festival ma anche del nuovo. L’idea dell’anteprima di un film non mi dispiace: è sinonimo della fiducia che l’industria ripone in te per il lancio di quel titolo, per aprirgli la strada al cammino che affronterà: è molto gratificante. Però, trovo interessante anche lasciare spazio anche a titoli che, mostrati altrove, non hanno incontrato il pubblico a causa della moltitudine di opere presentate: nasce ad esempio da questa esigenza la sezione Sintonie. Quindi, accanto alla grande anteprima, mi piace offrire anche la possibilità di recuperare opere a cui vale la pena dare uno sguardo.

L’importante, sottolineo, è per me evitare la bulimia di opere solo per far numero: con duecento film in programma, non riusciresti a segnalare niente. Con quaranta, invece, si può anche far un buon lavoro, con i distinguo e un bel vademecum che permetta al pubblico di scegliere ciò che va a vedere o a cui va incontro.

Il concorso di Alice nella Città si apre con un titolo che appare più attuale che mai: How to Have Sex e il consenso.

È un film scelto per l’approccio realistico a un tema molto vicino ai ragazzi di oggi, diffidenti dal punto di vista relazionale. C’è in loro una certa incapacità di vivere la fisicità, un tema che va affrontato e che è diventato veramente un problema di tipo relazionale sia nei ragazzi sia nelle ragazze. Il tema del consenso è importantissimo perché si tratta di rispetto dell’altro. È un film che riguarda non solo i giovani ma anche noi: se lo comprendiamo, riusciamo a comprendere anche quelle giovani generazioni che molte volte non vogliamo guardare.

Mi sembra un’ottima fotografia di come siano cambiati i giovani, il loro linguaggio e il loro modo di vivere la vita, nel bene o nel male, con le sue mille sfumature: non solo il consenso ma anche il senso di inadeguatezza, i sentimenti e l’accettazione anche della sessualità dell’altro. Occorre andare oltre l’incomunicabilità generazione, studiandola attraverso diversi punti di vista.

Io e il secco: Le foto del film

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La line up del concorso lascia trasparire una certa attenzione verso il femminile. Il solo titolo italiano in concorso, Io e il secco di Gianluca Santoni, seppur travestito da “favola”, racconta di violenza domestica sulle donne.

Come nel caso di un altro film fuori concorso, Eravamo bambini di Francesco Carnesecchi, è un titolo che indaga su ciò che può generare la violenza in un bambino che va in posizione di difesa: è uno studio, se vogliamo, su come si elabora la soluzione alla violenza stessa. Io e il secco è un film che, quando l’abbiamo visto, ci ha colpito al cuore non solo per il tema della violenza ma anche per come descrive il rapporto padri-figli.

E le relazioni tra figli e genitori, il rapporto con il femminile e quello con la sessualità sono zone che indaghiamo in diverse opere. Penso ad esempio, sempre fuori concorso, a Clorofilla di Ivana Gloria, che si interroga si chi si è e come si muta. Sono tutti argomenti che Alice nella città ha sempre trattato ma che quest’anno sembrano declinarsi al femminile, come sottolinea anche l’ultimo dei titoli annunciati, The Goat di Ilaria Borrelli.

Ci sono dunque in programma tante storie al femminile ma anche di personaggi fuori dai cliché, come in To Leslie, un film che mostra come le madri possono anche non essere perfette, sbagliate, e meritarsi una seconda chance: cadere, rialzarsi e cadere di nuovo. Nel caso specifico, il personaggio di Andrea Riseborough, che le è valso una nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista, rivela come si possano raccontare anche donne che, superate una certa età, non sono incasellate necessariamente solo come madri, come amanti o come mogli bruttine tradite. Abbiamo finalmente trovato storie dove anche i personaggi femminili sono tratteggiati con colori diversi e da diverse prospettive.

Clorofilla: Le foto del film

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E attenzione non poteva non essere riservata su un titolo, diretto da una regista donna, che quest’anno ha spaccato il festival di Cannes con la sua riflessione sul corpo: Club Zero di Jessica Hausner. C’è chi parla di capolavoro e chi urla invece allo scempio.

Lo abbiamo scelto, al di là del suo valore artistico, proprio per la capacità di far discutere. Nell’ottica di Alice nella città, discutere è importantissimo tanto che abbiamo tenuto moltissimo ad avere la regista al festival per un approfondimento che ci aiuti a capire tutti i temi che ha inserito nel suo lavoro. Non c’è solo il corpo ma c’è, soprattutto, la denuncia di una società in cui i genitori delegano ad altri, soprattutto agli insegnanti, l’educazione dei figli e la gestione delle loro problematiche o debolezze. È un film che comunque genera diverse reazioni: se ne rimane affascinati, distaccati o arrabbiati… ed è qualcosa che non capita più molto spesso.

Così come molte discussioni, alla luce anche delle ultime cronache internazionali, potrà suscitare un film come Katika Bluu, che in concorso racconta di un bambino soldato nella Repubblica Democratica del Congo.

È un’opera tristemente attuale. Come ben si evince, cerchiamo di dare voce a tantissime nazioni raccogliendo in questo modo la temperatura di quello che già c’è ma che non è ancora esploso. I cineasti e i registi hanno la sensibilità di cogliere il malessere sociale con cui sono a contatto tutti i giorni. E in questo caso si parla di infanzia negata e di bambini che vivono vite molto diverse da quelle che conducono i bambini o i ragazzi europei. Ci piace aprire uno squarcio sulle infanzie che si vivono nei diversi posti del mondo.

L’animazione è da sempre il genere deputato a conquistare l’attenzione dei ragazzi. Presentate in cartellone Il ragazzo e l’airone, l’ultimo capolavoro di Hayao Miyazaki, simbolo dell’animazione tradizionale e, si dice, ultimo canto del cigno di un maestro che non ha eguali.

Era un film che molti pensavano di poter vedere a Cannes e che ha alle spalle anche una strategia promozionale inusuale: in Giappone, è uscito al cinema senza che nemmeno se me mostrasse mai il trailer o una still. Non nascondo l’emozione di presentarlo in cartellone in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma: Miyazaki parla a ogni fascia d’età rimanendo sempre se stesso ma stupendoti con l’attualità del messaggio sulla guerra o con le allegorie filosofiche che affondano sì nella tradizione del suo Paese ma sono universali. Il ragazzo e l’airone è un regalo per tutti da parte del maestro e speriamo davvero che non sia l’ultimo, come tante volte ha detto.

All’animazione tradizionale di Miyazaki risponde il mix di animazione molto più moderno di The Inventor di Jim Capoblanco, film che la storica d’animazione Mindie Johnson ha citato come esempio perfetto di convivenza tra diverse tecniche di animazione.

C’è sempre in Italia la convinzione che i film d’animazione siano solo per bambini. The Inventor è un titolo che dimostra l’esatto contrario ricorrendo a un mix di tecniche e presentando la storia di Leonardo DaVinci in maniera neanche troppo banale. Consigliamo di abbinarne la visione alla mostra che DreamWorks terrà durante il festival per celebrare i suoi 25 anni di attività mostrando l’evoluzione stessa di tantissimi suoi personaggi, dai primi sketch al risultato finale.

E, a proposito di animazione, non sottovaluterei anche un altro dei titoli selezionati: Scirocco and the Kingdom of Air Streams di Benoit Chieux, che permette di fare il punto sull’animazione europea, completando un idea percorso sull’animazione. Quelli di Miyazaki, Capoblanco e Chieux sono tre film molto diversi tra loro ma che rappresentano un unicum in cui ognuno parla con l’altro.

The Inventor: Le foto del film

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Nella sezione Panorama Italia ritorna a un anno di distanza Stefano Chiantini con Una madre, un titolo che conclude un’ideale trilogia sulle madri.

Racconta la maternità attraverso tre differenti madri. Al centro c’è la giovane madre interpretata da Aurora Giovinazzo mentre le altre due sono Micaela Ramazzotti e Angela Finocchiaro. La domanda che muove la storia è più attuale che mai: essere madre è partorire un bambino o prendersene cura? Piacerà molto al pubblico femminile ma non solo.

Una madre: Le foto del film

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E Panorama Italia è l’esempio lampante della diversità di generi che caratterizza la selezione, presentando una commedia fantascientifica come La guerra del Tiburtino III di Luna Gualano e un horror sanguinolento come Resvrgis di Francesco Carnesecchi.

Sin da quando ha presentato il suo primo film (Go Home) ad Alice nella città, tra l’altro premiato, Luna Gualano ha dimostrato di essere una regista modernissima, che si diverte e se ne frega del resto. Mi ritrovo molto nella sua libertà e credo che abbia fatto un film divertentissimo in grado di giocare con i generi, un qualcosa che non si fa quasi mai in Italia: sono stati bravi i fratelli Mainetti a darle fiducia e a investire su un’opera molto diversa da ciò che solitamente offre il mercato italiano. Sono curiosa di vedere come reagirà il pubblico.

Resvrgis è un horror puro. Lo scorso anno avevamo presentato Piove, quest’anno puntiamo sul film di Carnesecchi, che va a riempire una sezione pensata appositamente per restituire una panoramica generale sullo stato del cinema italiano, puntando su giovani autori che riteniamo interessanti o non ancora in grado di avere le spalle così larghe per camminare da soli. Per noi, sono un investimento su cui puntiamo e ci fa piacere in alcuni casi vederli ritornare.

Tra opere inedite come Hotspot, la favola di Giulio Manfredonia, o Catene, realizzato dai ragazzi della scuola Volonté, Alice nella città accoglie anche uno storico ritorno: L’isola di Costanza Quatriglio, in versione restaurata. Per quale ragione?

È stato il primo film dell’edizione zero di Alice nella città, proiettato nella splendida cornice di Valle Giulia. Alice nella città è nata prima della Festa del Cinema di Roma con un’edizione zero molto piccola, molto più simile a una rassegna. Quella che è stata la prima e vera edizione si è aperta proprio con L’isola, che Costanza Quatriglio aveva appena presentato alla Quinzaine des Réalizateurs, a Cannes. Si tratta quindi del ritorno del film che ha segnato la storia di Alice nella città: siamo contenti del ritorno di Costanza e sappiamo per certo che fa un certo effetto anche a lei… quel film è un po’ l’inizio di ciò che raccogliamo oggi: ci ha permesso di camminare bene.

L'isola: Le foto del film

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Tra le novità di quest’anno, c’è Womenlands, una serie di incontri con eccellenze femminili italiane e internazionali.

È un’invenzione nostra realizzata in collaborazione e a supporto del comitato Roma Expo 2030. Humanlands era il claim sostenuto da Roma Expo 2030, la cui corsa termina a novembre. Ci è venuto in mente di declinarlo al femminile propendo degli incontri con alcune grandi protagoniste del cinema impegnate anche nel sociale per parlare di futuro, di giovani, di bambini e della visione nel mondo che vogliamo lasciare loro. Abbiamo scelto delle eccellenze che hanno un modo diverso di rapportarsi con il sociale e andare oltre il ruolo stereotipato dell’attrice.

Iniziamo con Anna Foglietta e Alissa Jung, due straordinarie interpreti che raccontano il loro impegno nel sociale con le rispettive associazioni, Every Child is my Child Onlus e Pen Paper Peace. Con loro parleremo di come riescono a coniugare il loro mestiere di attrice con l’impegno volontario in un settore che guarda in maniera contingente alle necessità reali. Anna e Alissa sono l’esatto contrario di ciò che chiunque si immagina delle “dive”: vanno concretamente in mezzo alle persone per dare una mano, non temendo ad esempio di sporcarsi le mani per spostare degli scatoloni. Con loro parleremo anche del loro modo di essere madri, donne e attrici, tre ruoli che possono convivere.

Ospiteremo poi le rappresentanti dell'Engagement Group Women 20 (W20), gruppo nato con l'obiettivo di promuovere una prospettiva di genere nelle discussioni del G20, favorendo l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile.  Celebreremo con un doppio appuntamento le donne italiane, che si sono distinte per risultati straordinari in diversi campi come cultura, finanza, arte, filantropia, scienza e sport. Partiremo con la presentazione della serie di documentari brevi One of Us diretta da Chiara Tilesi e prodotta da  We Do It Together, società di produzione senza scopo di lucro presieduta dalla stessa Tilesi e creata per realizzare film e documentari per il cinema e la tv nei quali venga data una nuova e giusta rappresentazione delle donne.

Saranno premiate con gli WomenLands Excellence Awards le attrici Monica Guerritore, Gabriella Pession, la regista Cinzia Th Torrini, l’Ambasciatrice  Mariangela Zappiala regista e produttrice Chiara Tilesi.  Lo stesso riconoscimento sarà assegnato all’allenatrice italiana Carolina Morace per esser riuscita a declinare il femminile in modo diverso, attraverso un’immagine fuori dai soliti clichè. Per l’occasione sarà proiettato il corto Maledetta primavera di Daniele Frontoni con il quale si festeggia il primo anno di professionismo del calcio femminile. È fondamentale secondo noi offrire una nuova lettura di com’è la società oggi, di come dovrebbe essere e di cosa potremmo fare per migliorala.

E, ciliegina sulla torta, ospiteremo Nastassja Kinski, icona del cinema e di stile, che parlerà sia del suo cinema e del suo legame con l’Italia sia del suo percorso legato alla moda e alla scoperta di Roma e del suo centro storico. Le consegneremo anche un premio per il suo essere un’icona, se vogliamo, anche molto controcorrente.

Tra gli ultimi titoli annunciati, è arrivato in extremis in un’opera che in molti attendevamo: Estranei di Andrew Haigh.

Per me, è fantastico poter presentare Estranei: è la sorpresa che inseguivamo. Siamo felici che dopo il Telluride Film Festival, il New York e il London, approdi ad Alice nella città per la sua anteprima europea. Gli ultimi tre titoli annunciati (Estranei, The Goat e Shukran di Pietro Malegori) rispondono a pieno alla nostra necessità di racconto necessario e al passo con i tempi che viviamo.

Tempi che viviamo… è facile essere la direttrice artistica di un festival in un Paese in cui sono ancora troppo poche le donne in una posizione di potere?

Non è semplice. La difficoltà è doppia. La prima è legata all’essere, appunto, una donna. La seconda, invece, è data dal dover parlare a un pubblico di giovani, bambini e ragazzi, che tutti fingono di tenere a mente ma che nella realtà è considerato minoritario.

Dal mio punto di vista non esistono i film per ragazzi: esistono semmai bei film che anche i ragazzi possono vedere. È un tipo di approccio che in Italia non sempre viene compreso ma che all’estero si ribalta del tutto. Per me, è più facile avere un ottimo dialogo con le grandissime distribuzioni (WildBunch, ora GoodFellas, che vende il film di Miyazaki ne è un esempio da sempre) che con alcune realtà italiane.

Sia io sia Gianluca Giannelli, codirettore di Alice nella Città, abbiamo negli anni condotto una grandissima battaglia per far sì che si prestasse attenzione ai ragazzi e ai giovani, il futuro della nostra società, e dar spazio e visibilità a opere in grado di parlare a e con loro. I film per i ragazzi non sono solo i cartoni animati per la fascia 0-6 anni: i giovani hanno bisogno di vedersi rappresentati e di veder raccontare le loro pulsioni o necessità. Non possiamo a 16 anni riportarli alla dimensione Bim Bum Bam.

Siete consapevoli di dover affrontare almeno un giorno di temutissima calca per la proiezione dei primi due episodi della serie tv Mare fuori 4?

Speriamo che non sia l’unico… adoro l’entusiasmo dei ragazzi. Mi ricorda di quando anch’io avevo lo stesso entusiasmo per i miei beniamini! Mi sono sempre divertita a lanciare grandi saghe come Twilight o Hunger Games e, per una volta, con Mare fuori 4 sono contenta che l’entusiasmo sia per qualcosa che è tutto italiano. E mi auguro di far vivere una bella esperienza non solo ai ragazzi che verranno a vedere i due episodi ma anche ai giovani attori del cast: si meritano tutto il successo che stanno avendo.

Mare fuori 4: Le prime foto (credits: Sabrina Cirillo)

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