Michele Merlo, noto anche con lo pseudonimo Mike Bird, era un giovane cantautore italiano, nato il 1º settembre 1995 e tragicamente scomparso il 6 giugno 2021. La sua carriera musicale ha preso il via con la partecipazione alla diciassettesima edizione di Amici di Maria De Filippi, uno dei più noti talent show della televisione italiana, dove si è distinto per il suo talento e la sua sensibilità artistica. Nonostante non abbia vinto il concorso, Michele ha lasciato un'impressione duratura sia sui giudici che sul pubblico, guadagnandosi un seguito di ammiratori e la possibilità di intraprendere una carriera nella musica.
Dopo la sua esperienza ad Amici, Michele Merlo ha continuato a lavorare sulla sua musica, pubblicando vari singoli che mostravano la sua crescita come artista e la sua capacità di esprimersi attraverso un ampio spettro di emozioni. La sua voce unica e le sue capacità interpretative gli hanno permesso di esplorare diversi generi musicali, pur mantenendo una coerenza artistica e una profondità lirica che parlava direttamente al cuore degli ascoltatori.
La scomparsa di Michele Merlo ha lasciato un vuoto nel mondo della musica italiana e tra i suoi numerosi fan. Michele è deceduto a causa di complicazioni legate a una forma fulminante di leucemia, scoperta in concomitanza con un improvviso malore che lo aveva colpito pochi giorni prima. La sua morte improvvisa e prematura ha sollevato questioni riguardanti l'importanza della consapevolezza e della prevenzione delle malattie ematologiche, con molti che hanno ricordato Michele non solo per il suo contributo alla musica, ma anche per la sensibilizzazione su temi di salute pubblica.
La perdita di Michele Merlo è stata profondamente avvertita nell'industria musicale e da coloro che lo hanno conosciuto e amato. Attraverso la sua musica e i ricordi condivisi da amici, familiari e fan, l'eredità di Michele continua a vivere, ispirando coloro che lottano per seguire i propri sogni e affrontare le avversità con coraggio e determinazione.
E tra chi lo ha conosciuto e lo ricorda c’è anche Alice Porta, giovane scrittrice trentina che ha voluto dedicargli il suo secondo libro Con il cuore tra le righe (A.CAR Edizioni). In un appassionato racconto, Alice Porta ha ripercorso, mettendosi a nudo, il suo rapporto di amicizia con Michele, offrendoci gli ultimi anni della vita del giovane artista da un punto di vista particolare, quello di una sua fan ma anche di un’amica con cui ha condiviso paure e sogni. Ce ne parla in un'intervista in esclusiva.
Nota: L'intervista è stata realizzata prima dell'ennesimo deturpamento alla tomba del cantautore, come ci fa sapere l'Associazione Romantico Ribelle: "Ciò che è accaduto oggi sulla tomba di Michi è vergognoso. Non è la prima volta che vengono rubati o danneggiati gli oggetti che sono lì ma sottrarre il libro di Alice Porta e lasciare al suo posto un insulto per lei è qualcosa che non possiamo accettare. Il libro di Alice è un libro a cui tutti noi teniamo molto, che abbiamo “approvato” e fortemente voluto per continuare a mantenere vivo il ricordo di Michele".
"Se qualcuno pensa che per questo Alice debba vergognarsi allora vuol dire che pensa che tutti noi dovremmo vergognarci. Se chi si è permesso di compiere un gesto cosi ignobile frequenta questa pagina (Instagram, ndr) è pregato di non farlo più. Per Katia, Domenico e per tutti noi che abbiamo voluto bene a Michi e che ogni giorno proviamo a farlo rivivere in tutte le nostre iniziative, è già molto doloroso se qualcuno non è in grado di capirlo. Vergognatevi!”
Intervista esclusiva ad Alice Porta
Qual è l’esigenza che si cela dietro al racconto che fai di Michele Merlo nel tuo libro Con il cuore tra le righe?
L’idea è arrivata verso la fine dell’estate del 2021, pochi mesi dopo che Michele è venuto a mancare. L’esigenza era quella di riuscire a fargli arrivare le mie parole: visto che a voce non era più possibile farlo, sono ricorsa alla scrittura, l’unica via possibile. Scrivendo, mi sembrava avere ancora un “dialogo” con lui.
Anche perché a unirvi, a un certo punto della vostra vita, era stata la scrittura: tu scrivevi il tuo primo romanzo nello stesso momento in cui Michele scriveva il suo primo e unico libro, come vi siete raccontati nei tanti messaggi che vi siete scritti su Instagram. Se ti dico ‘6 febbraio’ cosa ti viene in mente?
Due cose molto importanti che sono diventate dopo un’unica coincidenza. Il 6 febbraio 2020 è stata la prima volta che ho scritto a Michele sui social, inviandogli il mio primo messaggio per invitarlo a non mollare in risposta a una sua osservazione. È la data che ha segnato l’inizio della nostra amicizia: mi ha risposto e abbiamo cominciato a scriverci, prima di sentirci e poi vederci nel settembre dello stesso anno. Ma per uno strano scherzo del caso il 6 febbraio 2024 è stato il giorno in cui è uscito Con il cuore tra le righe con una presentazione ufficiale lo stesso giorno in cui iniziava il Festival di Sanremo, quello che da artista è rimasto sempre il grande sogno di Michele… un sogno non concretizzato per cui ha anche sofferto parecchio.
Tra l’altro il 6 è un numero che ritorna spesso nel tuo legame con Michele: il 6/6/2021 è il giorno in cui lui se ne andava per sempre e tu pubblicavi il tuo primo libro…
Per assurdo, l’uscita del mio primo romanzo ha coinciso con la sua morte. La data mi era stata comunicata qualche giorno prima e il destino beffardo ha voluto che cadesse lo stesso giorno in cui se ne è andato Michele, la prima persona a cui avevo parlato di quel libro quando ci siamo visti la prima volta. Durante quell’incontro, abbiamo condiviso la nostra passione comune per la scrittura: quando mi ha comunicato che da lì a poco sarebbe uscito il suo libro, ho trovato il coraggio di dirgli che anch’io avevo scritto delle pagine che, per pudore o vergogna, non avevo mai mostrato a nessuno.
Ed è stato Michele nel leggere ciò che avevo prodotto a spingermi a crederci: non è un caso che sia stato lui a ricevere la prima copia stampata da me di quel romanzo quando ancora non c’era nemmeno l’ipotesi di pubblicarlo. Tra l’altro, non ho neanche fatto in tempo a comunicargli l’effettiva data di pubblicazione perché, quando l’ho saputo, lui stava già male da qualche giorno.
Il tuo rapporto con Michele, come racconti nel libro, nasce in maniera del tutto casuale, notandolo durante un provino a X Factor. Cosa ti aveva colpito di lui?
Sicuramente la sua musica. Ho apprezzato e apprezzo tuttora le canzoni di Michele perché è da quelle che emerge la sua versione più oscura. È come se attraverso la scrittura riuscisse a dire ciò che era e viveva al 100%, senza alcun filtro, e che non avrebbe detto a voce. Ed è un po’ lo stesso modo in cui intendo io la scrittura, in grado di sondare profondità altrimenti inesplorate. Ecco, se dovessi descrivere la musica di Michele con un aggettivo, userei “profonda”.
Cosa ti genera oggi ascoltare la musica di Michele?
Risentire le sue canzoni così come rileggere le pagine del suo romanzo mi dà un senso di vicinanza. Riascoltare quei brani è un modo per non dimenticarmi della sua voce: una delle mie più grandi paure è che con il passare del tempo io non riesca più a ricordarne il tono, ad esempio… il suono della sua voce tramite le canzoni mi aiuta a scongiurare questo rischio. Quando riascolto la sua musica, è come se si ricreasse un momento simile a quelli che erano i nostri trascorsi insieme.
Ma non lo faccio a cuor leggero, dipende anche dallo stato d’animo o da ciò che sto vivendo in quel momento. Ci sono situazione in cui vorrei fosse ancora qui, per non sentire quella malinconia o con quel senso di vuoto che provo.
I vostri messaggi e gli argomenti delle vostre conversazioni rimarranno ovviamente sempre e solo con te. Tuttavia, ce n’è uno che lui avrebbe voluto arrivasse a tutti…
Il “crederci sempre” che aveva anche tatuato sul polso.
Tu quando hai imparato a crederci?
Ho imparato a crederci nel momento in cui Michele è stato il primo a credere in me e nella mia scrittura. Nel rendermi conto che oggettivamente aveva ragione, mi sono detta anch’io che forse valeva la pena provarci… Non mi definisco una scrittrice, non so se ci saranno altri libri al di là dei due scritti ma so che, se accadrà, ci crederò con la stessa intensità della prima volta.
Perché non ti consideri una scrittrice?
Se mi considerassi tale, penserei alla scrittura come a un dovere, a qualcosa da fare. Ed io, invece, scrivo solo quando sento la necessità di farlo e non quando sono obbligata a farlo. Per me, la scrittura è un riparo, molto banalmente anche dai giudizi della gente.
Lo hai appena ricordato: Con il cuore tra le righe è stato presentato a Sanremo. Sono stati tanti gli artisti, anche in gara al festival, che hanno voluto partecipare all’evento. Sostenere il libro è stato, secondo te, il loro modo di sostenere Michele?
Assolutamente sì. Ci siamo riuniti tutti quanti per lui, un modo non solo per sostenerlo ma anche per esserci per lui come lui c’era stato per me e per tante altre persone. Ma ciò che più mi ha sorpreso è stato in quell’occasione vedere che c’era gente che, pur non avendo conosciuto Michele, ha voluto essere ugualmente presente, rispondendo inconsapevolmente a quello che era il mio obiettivo nello scrivere il libro: far sì che il suo nome e la sua musica continuino ad arrivare.
Parte del ricavato delle vendite del tuo libro andrà all’Associazione Romantico Ribelle, fondata dai genitori di Michele. In che rapporti sei con loro?
Prima di scrivere Con il cuore con le righe, ne ho parlato con loro e ho avuto la loro approvazione. Siamo in buonissimi rapporti: vivono a un’ora di macchina di distanza da casa mia e, quindi, vado spesso a trovarli per trascorrere insieme del tempo. Lo scorso anno sono poi entrata a far parte dell’associazione: collaboro con loro dando una mano nell’organizzazione annuale del memorial e nella gestione dei social.
Social con cui fino a qualche anno fa, come racconti nel libro, avevi un pessimo rapporto.
È cambiato nel tempo. Negli ultimi due o tre anni, è tutto cambiato a una velocità incredibile, forse anche per via del CoVid, e i social hanno preso molto più piede rispetto a un tempo, sono più presenti e per certi versi necessari. Diciamo pure che mi sono affacciata ai social a un’età più avanzata rispetto agli adolescenti di oggi.
Hai avuto il privilegio di conoscere Michele personalmente e di vederlo al di là dell’artista che era. Cosa ti ha maggiormente colpito?
La sua generosità da amico. Michele era una persona molto disposta alla condivisione di emozioni, sensazioni e pensieri. Con lui era come se mi sentissi a casa, quel luogo protetto e sicuro in cui può emergere la versione più pura di noi stessi… non avevo timore nel rapportarmi a lui, nel raccontargli di cose che in pochi sapevano e nel fidarmi. Ma tutto dipendeva dalla sua empatia e mi dispiace che in molti non abbiano conosciuto questo suo lato, tanto vero, profondo e mai scontato.
Nel gioco dei se, cosa gli diresti se avessi la possibilità di incontrarlo ancora una volta?
Sicuramente un grande ‘grazie’. Solo col senno di poi mi sono resa conto del valore che avesse nella mia vita. Come sempre accade, ti rendi conto quando viene a mancare qualcuno nella tua vita di quante cose hai dato per scontate o non hai detto, a partire banalmente dal classico ‘ti voglio bene’. Ma, molto probabilmente, rimarrei senza parole oppure gli confesserei qualcosa che non ha mai saputo: nei primi mesi del 2021, avevo comprato due biglietti per un concerto a Milano, uno per me e uno per lui.
Erano per Ludovico Einaudi, artista che ascoltava: doveva essere il mio regalo per dirgli grazie ma, tra mille impegni reciproci non siamo riusciti a vederci prima che se ne andasse e non ho fatto in tempo a darglieli. Non sono poi andata nemmeno io a quel concerto: non ero pronta ad affrontarlo da sola. Ma ho voluto andare poi a un altro concerto di Einaudi lo scorso dicembre. Gli potrei forse chiedere se in qualche forma è riuscito a venire a con me.
Tornerai a scrivere di Michele o hai chiuso il cerchio?
Ho raccontato con estrema sincerità ciò che mi legava a Michele. Direttamente, penso di non scrivere più di lui ma so che indirettamente sarà sempre presente. In Con il cuore tra le righe, ho scritto tutto ciò che volevo raccontare e far arrivare di lui: molto altro preferisco tenerli per me e, forse questo alone di segretezza, me lo fa vivere ancora più intensamente. Ho spremuto talmente tanto il cuore che credo di non poter fare di più.