The Acolyte: La Seguace è una serie originale live action di Lucasfilm in otto episodi, disponibile in esclusiva su Disney+ dal 5 giugno. Creata e prodotta da Leslye Headland, la serie The Acolyte: La Seguace esplora una nuova storia nell'universo di Star Wars: la trama ruota attorno a un'indagine su una serie di crimini scioccanti che mette un rispettato Maestro Jedi contro una pericolosa guerriera del suo passato. Mentre emergono nuovi indizi, i due percorrono un sentiero oscuro dove forze sinistre rivelano che non tutto è come sembra. Thriller giallo, The Acolyte: La Seguace invita il pubblico ad esplorare le zone grigie di temi universali come il potere, il bene e il male, e l'equilibrio tra luce e oscurità.
La serie è interpretata da Amandla Stenberg, Lee Jung-jae, Manny Jacinto, Dafne Keen, Charlie Barnett, Jodie Turner-Smith, Rebecca Henderson, Dean-Charles Chapman, Joonas Suotamo e Carrie-Anne Moss.
Amandla Stenberg nella serie The Acolyte: La Seguace impersona Mae Aniseya, un personaggio centrale che ben rappresenta il dualismo tra luce e oscurità, bene e male, equilibrio e disordine. La complessità di Mae richiedeva infatti un'attrice capace di incarnare questi elementi sullo schermo. Leslye Headland ha scelto Amandla Stenberg per il ruolo dopo aver visto le sue interpretazioni in Il coraggio della verità e Hunger Games. E già dal primo provino è rimasta colpita dalla capacità di Stenberg di comprendere e rappresentare il dualismo richiesto dal personaggio, sia a livello intellettuale che spirituale.
Nata nel 1998, Amandla Stenberg ha rapidamente guadagnato riconoscimento per il suo talento e la sua capacità di affrontare ruoli complessi. Stenberg ha descritto il suo ingresso nell'universo di Star Wars come un'esperienza straordinaria, paragonandola a essere investiti da un treno in corsa pieno di fantasia, magia e possibilità. Ed è lei che The Wom ha avuto la possibilità di intervistare durante il press junket internazionale della serie Disney+.
Intervista esclusiva ad Amandla Stenberg
Nell'intervista esclusiva con Amandla Stenberg, emergono interessanti dettagli su The Acolyte: La seguace, una serie che esplora temi di luce e oscurità, bene e male, attraverso una storia avvincente ambientata nell'era dell'Alta Repubblica. Amandla Stenberg interpreta Mae Aniseya e la sorella Osha, due personaggi complessi che incarnano la dualismo tanto amata dai fan di Star Wars.
Quando le viene chiesto cosa l'abbia attratta del progetto, Amandla Stenberg risponde senza esitazione: «Leslye Headland, il suo cuore e la sua passione per Star Wars: aveva un'idea davvero nuova e interessante da raccontare. Penso che sia una grande narratrice e la sua storia ha tutte gli elementi che amo delle allegorie in generale: in The Acolyte: La seguace, ci sono il dramma familiare, un grande cuore emotivo, azione, gioia, avventura e messaggi che rendono la storia potente».
Riguardo alla differenza tra il lavoro in questa serie rispetto ai suoi ruoli precedenti, come in Il coraggio della verità o Hunger Games, Amandla Stenberg spiega: «Da qualsiasi parte la si guardi, è stata un’esperienza del tutto nuova e continua ad esserlo ogni giorno solo per la forza e la grandezza di tutto ciò in cui si inserisce. Anche se Hunger Games era un libro e un franchise molto importante e amato da tantissime persone, ho partecipato solo al primo film della saga e non ho vissuto l’esperienza dei successivi e tutto ciò che deve aver comportato per Jennifer Lawrence. Ma l'eredità di Star Wars è qualcosa che va oltre e The Acolyte: La seguace la raccoglie ponendosi nel tempo 50 anni prima di La minaccia fantasma: aggiunge così sulle spalle maggior peso e aspettative».
La complessità dei suoi personaggi richiede una certa dualismo nell'interpretazione. «Ho pensato molto al concetto di dualismo, di luce e oscurità. I fan di Star Wars amano dibattere su cosa sia il vero equilibrio della Forza e io accolgo con favore quel dibattito. Penso sia una delle discussioni più divertenti da portare avanti perché cerca risposta a una domanda molto spirituale e intima: è necessario che ci sia oscurità nel mondo per far sì che esista la luce? E io sono generalmente dell'opinione che sì, deve esserci, o almeno questo è il modo in cui mi piace approcciarmi alla vita perché mi dà un senso di pace. Quindi, ho pensato al dualismo in termini di yin e yang, e questo si è rivelato molto utile per approcciare i personaggi».
Ma il dualismo è qualcosa che le appartiene a livello personale, così come appartiene a tutti noi: «La maggior parte delle persone ha un dualismo insita in sé: tutti noi non siamo una cosa sola. E questo è stato l'aspetto più interessante da esaminare mentre interpretavo questi due personaggi. Stavo davvero confrontandomi con me stessa e pensando alle parti di luce e oscurità di me stessa e come non possono esistere l'una senza l'altra».
Amandla Stenberg riflette anche sulla sua familiarità con la saga di Star Wars e su come si sia preparata per il ruolo. «Avevo visto la trilogia iniziale e i suoi sequel al cinema, ma è stato solo quando ho ottenuto questo lavoro che mi sono addentrata nella sua mitologia. Ho guardato ogni serie, mi sono immersa in Clone Wars, ho letto i romanzi dell'Alta Repubblica e ne ho analizzato a fondo tutto il fascino e magnetismo. E poi ho iniziato a trovare tutti questi angoli dell'universo mai esplorati prima che mi interessavano e, poiché The Acolyte: La seguace si svolge nell'era dell'Alta Repubblica, quella è diventata la cosa più importante per me da approfondire».
Alla domanda sulla pressione psicologica sentita nel far parte di un progetto così grande, Amandla Stenberg ammette: «Non sarebbe neanche una domanda ma la risposta è sì”, ride. «Ma non è stato qualcosa a cui si può pensare mentre si cerca di fare al meglio il proprio lavoro, perché devi comunque fidarti di te stesso, della tua intuizione e del tuo istinto. Quando si pensa troppo alle cose, è sicuro che queste vanno scorte. Tutto torna sempre allo stesso punto, alla gioia e alla luce: è tutta una questione di storia e di connessione con gli altri».
Infine, Amandla Stenberg riflette su cosa significhi luce e oscurità per lei: «È una grande domanda. La luce per me è fede nell’universo e amore nel mondo. L’oscurità, invece, è paura. Credo che sia la paura ciò che guida la maggior parte del male nel mondo o la negatività in noi stessi: è quando agiamo mossi da paura o insicurezza che facciamo del male a noi stessi o agli altri. Quindi, penso che la luce per me sia la fede e la resa a ciò che deve essere, ciò che serve per eliminare la paura».
Non potevamo, in chiusura, non far osservare ad Amandla Stenberg come Mae possa, dopotutto, essere considerata un simbolo di diversità e inclusione: «È un grande complimento. Mi sento molto rappresentativa e come tale mi piacerebbe che in molte e in molti si rivedessero in lei: sarebbe fantastico!». E alla domanda se la consideri un esempio di self-empowerment, sorride: «Credo di sì. Non potrebbe essere il contrario, soprattutto man mano che si arriva agli episodi finali, che mostrano le ragioni per cui o come potrebbe esserlo».