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Anche io: Un film da Oscar ricostruisce il caso Weinstein e l’affermazione del #MeToo

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Carey Mulligan e Zoe Kazan sono le protagoniste del film Anche io. Interpretano le due giornaliste del New York Times che con la loro inchiesta hanno svelato gli abusi di Hollywood e spinto molte donne a denunciare.
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Anche io, dal 12 gennaio in sala per Universal Pictures, è il film in cui le attrici Carey Mulligan e Zoe Kazan vestono i panni di Megan Twohey e Jody Kantor, le due giornaliste del New York Times che insieme hanno portato alla luce uno dei casi più incredibili di violenza sessuale a Hollywood. Denunciando l’operato del produttore Weinstein, hanno dato il là a un cambiamento nella cultura americana che continua ancora oggi.

Diretto da Maria Schrader e sceneggiato da Rebecca Lenkiewicz, Anche io si basa sull’omonima inchiesta di Jodi Kantor, Megan Twohey e Rebecca Corbett e sottolinea come l’inchiesta, portata avanti con coraggio e determinazione, abbia posto fine al comportamento di uno stupratore seriale prima che potesse commettere ulteriori danni. L’operato delle giornaliste, il loro impegno e la loro forza hanno innescato un dibattito mondiale e contribuito al diffondersi del movimento #MeToo.

Ma Anche io è anche un film che rende omaggio a tutte quelle persone, in gran parte donne e madri, che hanno avuto il coraggio di esporsi nel denunciare e nel chiedere giustizia, non solo per il loro bene ma anche per quello delle generazioni future. A dimostrazione, ancora una volta, come sia l’unione a fare la forza e a cambiare il mondo. In anteprima al 40 Torino Film Festival.

Il caso Weinstein

Prodotto tra gli altri dall’attore Brad Pitt, il film Anche io ripercorre l’operato delle giornaliste Jodi Kantor e Megan Twohey. Era il 5 ottobre 2017 quando un loro articolo in prima pagina sul New York Times ha scosso l’industria cinematografica statunitense e l’intera America: “Harvey Weinstein ha coperto pagando le accuse di molestie sessuali per decenni”.

Magnate di Hollywood, Weinstein è stato uno dei più potenti produttori hollywoodiani. Vincitore di ben sei Oscar e artefice del successo di film come Pulp Fiction o Will Hunting – Genio ribelle, Weinstein era un uomo la cui potente influenza poteva creare e distruggere carriere in un attimo. Per anni, avrebbe però usato il suo potere per molestare le donne, soprattutto attrici, e costringerle ad avere incontri a sfondo sessuale.

In 3.321 parole attentamente ricercate, Kantor e Twohey hanno dettagliato tutte le accuse contro l’uomo mai divulgate, alcune risalenti addirittura a tre decenni prima. Con l’aiuto di chi aveva avuto il coraggio di esporsi, finalmente la verità era sotto gli occhi di tutti: da anni, circolavano voci su Weinstein ma nessuno aveva osato approfondirle, proprio per via delle tattiche intimidatorie di Weinstein.

Le donne molestate avevano paura di farsi avanti. Ad alcune di loro era stato persino impedito di farlo attraverso accordi contrattuali. E di certo non aiutavano i precedenti processuali. Le donne che in precedenza avevano denunciato abusi da parte di uomini potenti erano state etichettate come deliranti, folli, assetate di denaro o bugiarde. Con il risultato che le vittime cadevano in disgrazia mentre gli stupratori rimanevano al loro posto, nelle loro torri d’avorio.

  • La spinta al #MeToo

Twohey e Kantor con il loro impegno si sono addentrate là dove nessuno aveva mai osato fare. Alle spalle avevano una lunga lista di inchieste, alcune delle quali di grande peso. Attente sempre ai diritti delle donne e delle bambine, avevano in passato accusato Trump di vari reati (tra cui la cattiva condotta sessuale). Ma anche portato alla luce una rete clandestina di genitori che si liberavano dei loro figli indesiderati. O esposto i casi di medici abusatori e di autorità che archiviavano le prove del dna raccolte durante i casi di stupri, annullando ogni speranza per le vittime di ricevere giustizia.

Grazie all’inchiesta su Weinstein di Kantor e Twohey, nel giro di pochissimo tempo molte altre vittime di violenza si sono fatte avanti. Inevitabilmente, le storie raccolte si intrecciavano con il movimento #MeToo, fondato nel 2006 dall’attivista Tarana Burke. Tanto che proprio #MeToo è divenuto il grido di protesta globale di tutte quelle donne (ma anche uomini) sopravvissuti alle molestie e agli abusi sessuali. Il muro del silenzio si era definitivamente rotto.

Per l’inchiesta, Kantor e Twohey hanno ricevuto un Premio Pulitzer e il libro successivamente da loro pubblicato è risultato il più venduto del 2019.

Il poster italiano del film Anche io.
Il poster italiano del film Anche io.

Dalla storia al film

Il film Anche io non si limita a raccontare come Kantor e Twohey abbiano condotto la loro indagine. Ma aggiunge anche elementi della loro vita privata, inclusa la depressione post partum di cui ha sofferto Twohey dopo la nascita della figlia. “Affinché la nostra inchiesta diventasse un film abbiamo dovuto rinunciare a un certo controllo su quanto si sarebbe raccontato”, ha candidamente affermato Kantor. “E non è facile quando il materiale esposto è abbastanza delicato: non era un articolo di cui potevamo controllare ogni punto e virgola”.

Girato all’interno della sede del New York Times (quasi deserta per via della pandemia in corso), il film Anche io ha sul ponte di comando la regista Maria Schrader. “Sono stata colpita dalla sceneggiatura, dalla sua complessità, intelligenza e scelte audaci”, ha sottolineato la regista. “Anche io non è un film solo sul caso Weinstein. Ma è la storia delle giornaliste e di tutte le donne che hanno avuto il coraggio di alzarsi in piedi e far sentire la propria voce. Sottolinea quanto importante possa essere un’indagine giornalistica: per portarla avanti servono dedizione, ricerca, perseveranza e un fine importante. Twohey e Kantor avevano tutto ciò che serviva ma ciò non significa che la posta in gioco non fosse altissima”.

Nel girare Anche io, Maria Schrader ha tenuto in mente due film capolavoro sulle inchieste giornalistiche: Tutti gli uomini del presidente e Spotlight, entrambi thriller investigativi. “Per tale ragione, Anche io ha tutti i topoi del genere: la posta in gioco, la paranoia e gli infiniti muri da scalare o abbattere. È una storia molto drammatica con personaggi forti che si scontrano con basse probabilità di riuscita e un potente antagonista. Ho anche fatto una scelta precisa: la violenza non è mostrata, è solo raccontata da chi ne è stata vittima. Lo stesso Weinstein viene mostrato solo da dietro: il pubblico non vedrà mai il volto dell’attore che lo interpreta”.

Anche io: Le foto del film

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Denunciare i soprusi

“L’impatto dell’articolo e del movimento che ha generato è stato enorme”, ha evidenziato Maria Schrader, la regista del film Anche io. Alcuni dei cambiamenti hanno interessato la stessa industria cinematografica ma quelli più importanti sono avvenuti a livello individuale. “Sia le donne sia gli uomini stanno riconsiderando le loro esperienze in termini di molestie e abusi sessuali. Questo è il cambiamento più grande che occorre considerare: siamo tutti più liberi di condividere le nostre storie e di non avere paura di farlo. Capiamo subito oggi quando un comportamento supera la linea ed è qualcosa che immagino sarà tramandato anche ai nostri figli. Finalmente si parla e si lotta contro l’ingiustizia e la discriminazione”.

Tuttavia, il cast di Anche io si augura che il film porti la gente a capire quanta importanza abbia il giornalismo investigativo in un momento storico in cui viene sempre più attaccato da vari fronti. Non occorre evidenziarlo ma una segnalazione fondata può aumentare la consapevolezza e innescare il vero cambiamento.

“La cosa più significativa per me è sottolineare come nessuno possa mettere in discussione l’operato di Jodi e Megan, due donne che hanno lavorato alacremente per supportare le donne a cui avevano chiesto di farsi avanti”, ha commentato l’attrice Zoe Kazan, interprete di Jodi Kantor. “Mi ha commosso il coraggio collettivo che ha trasformato l’inchiesta in Storia”, ha invece aggiunto Carey Mulligan, volto di Megan Twohey. “Incoraggia vedere donne così eroiche che si mettono in gioco e rischiano tutto per la verità”.

Le attrici Carey Mulligan e Zoe Kazan con le giornaliste Megan Twohey e Jody Kantor.
Le attrici Carey Mulligan e Zoe Kazan con le giornaliste Megan Twohey e Jody Kantor.
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