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Angelica Schiatti: “La paura di fraintendere e di essere fraintesa” – Intervista esclusiva

Angelica Schiatti
Angelica Schiatti si racconta a cuore aperto, offrendoci uno sguardo intimo e sincero sulla sua vita, la sua musica e le sue battaglie quotidiane.
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A distanza di un anno dall'ultima chiacchierata, torniamo a incontrare Angelica Schiatti, cantautrice e artista poliedrica, per parlare del suo nuovo singolo, Occhi blu. Il brano, come ci racconta Angelica Schiatti, è il frutto di un pomeriggio di creatività e nasce dal desiderio di esprimere il disagio e la pressione percepiti nel confrontarsi con le vite altrui sui social media. "Il rischio fraintendimento è sempre alto", afferma, riflettendo su come i social possano distorcere la percezione della realtà e creare aspettative e bisogni inesistenti.

La discussione si sposta poi sulla precarietà del suo lavoro e sui confronti, spesso inevitabili, con le vite apparentemente più stabili di amici e conoscenti. Angelica Schiatti sottolinea l'importanza di vivere nel presente e di godere di ciò che si ha, senza lasciarsi sopraffare dalle comparazioni costanti e dai fraintendimenti.

Attraverso la musica, Angelica Schiatti ha trovato un modo per superare l'ansia sociale, anche se il sentirsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato rimane un sentimento con cui convivere. Ci racconta di come abbia ristretto il suo cerchio di amicizie, preferendo rapporti autentici e sicuri.

Quando parliamo dei suoi social media, Angelica Schiatti riflette su come spesso venga fraintesa dai suoi follower, che tendono a crearsi un'immagine distorta di lei. La simpatia e la goliardia che caratterizzano la sua personalità non sempre traspaiono dalle sue pubblicazioni online, portando a giudizi affrettati e non corrispondenti alla realtà.

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La conversazione si fa più personale quando affrontiamo il tema delle sue relazioni sentimentali (è impegnata con il cantautore Calcutta, ndr) e dei fraintendimenti che possono nascere osservando la sua vita privata attraverso i social. Angelica Schiatti condivide anche la sua passata esperienza con un legame complicato, che ha segnato profondamente il suo percorso, e di come sia riuscita a ritrovare fiducia nell'amore grazie all'incontro con persone meravigliose che l'hanno sostenuta.

Rivolgiamo infine lo sguardo al futuro, parlando dei suoi prossimi impegni live e del piacere che trova nelle esibizioni dal vivo, nonostante gli inevitabili imprevisti tecnici. Angelica Schiatti conclude con una riflessione sincera sulle scelte del passato e sui pregiudizi con cui ancora oggi si trova a confrontarsi, dimostrando una volta di più la sua forza e autenticità. Per chi volesse vederla dal vivo, questi i prossimi impegni confermati: il 27 luglio al Totem Festival a Lentella (CH), il 21 agosto all’Hana-Bi a Ravenna, il 22 agosto al Contorto Festival a Piacenza e il 6 settembre all’Epicentro Festival a Brescia.

Angelica Schiatti.
Angelica Schiatti.

Intervista esclusiva ad Angelica Schiatti

Occhi blu è una canzone che è nata molto tempo prima del mio ultimo disco, Sconosciuti superstar”, ci racconta Angelica Schiatti quando le chiediamo del suo nuovo singolo. “Fa parte di quella categoria di canzoni che passa attraverso molte vite: scherzando, potrei fare un disco intero con le diverse versioni che ho messo a punto nel tempo, da quella ballad a quella rock”.

“È nata durante un pomeriggio in compagna della mia tastierista dal desiderio di raccontare ciò che provo ogni volta che mi interfaccio con i social: avverto sempre una sorta di disagio o nel paragonare la vita degli altri alla mia o nel pensare a chi, approcciandosi al mio profilo, si faccia un’idea distorta basandosi sulle informazioni che trova. Il rischio fraintendimento è sempre alto”.

Cosa ti crea disagio nel paragonare la tua vita a quella degli altri?

Spesso anche elementi banali, come ad esempio lo stile di vita più sano di chi mangia meglio, fa sport, va in vacanza, ottiene dei risultati o raggiunge degli obiettivi che, pur non essendo miei, mi creano false aspettative e bisogni. Se sto sul divano di casa a Bologna e vedo qualcuno al mare, penso che anch’io avrei potuto andarci quando in realtà tutto ciò che volevo realmente era starmene distesa a riposarmi. Inevitabilmente scatta la domanda: perché cavolo sono qua?

Ma anche questioni più profonde, dettate dalla precarietà del mio lavoro. Nel vedere ad esempio le amiche che hanno carriere più solide della mia, inevitabilmente penso al confronto. Ma c’è sempre l’altro lato della medaglia: magari chi sta a casa ad accudire i figli o a sistemare nel guardare me si illude che io faccia chissà quale vita fantastica o che stia sempre in giro a divertirmi. È tutta una questione di punti di vista che alla fine ci distoglie da ciò che conta veramente: viverci il presente e goderci ciò che abbiamo.

Questo cercare costantemente di essere non qui e non ora non crea ansia sociale?

Ho superato l’ansia sociale anche grazie alla musica: la scrittura mi ha particolarmente aiutata per cui non ho particolari fomo, sono molto tranquilla da questo punto di vista. Ciò che mi crea disagio è però il non sentirsi nel posto giusto al momento giusto a far la cosa giusta: è un sensazione che t fa vivere come se non stessi partecipando a qualcosa di collettivo o che comporta una certa socialità. Sarà anche per questo che negli ultimi anni ho ristretto molto il campo delle amicizie, tendendo ad avere sempre dei porti sicuri più che falsi approdi.

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Cosa credi che dall’altro lato generi fraintendimento nell’osservare i tuoi social?

Chi osserva i miei profili tende a farsi spesso un’idea fuorviante di me. Crede di conoscere chi sono o la mia quotidianità senza sapere esattamente chi è Angelica. Spesso le persone che conosco dal vivo tendono a sottolineare quanto siano sorpresi dalla mia simpatia e dalla mia goliardia: a me piace ridere, fare scherzi e divertirmi con le battute. Questo mio aspetto dai social non traspare o traspare poco. Di conseguenza, mi dispiace come spesso venga fatta passare per la persona un po’ antipatica o per la classica tipa che se la tira quando invece sono molto più ludica.

Mi è capitato anche che nel tentativo di far emergere il mio lato simpatico la gente abbia frainteso le miei intenzioni. Sto provando a spiegarmi meglio negli ultimi tempi, anche se il desiderio sarebbe sempre quello di stare lontana dallo smartphone. Ma non posso: rappresenta tante cose nella mia vita, mi serve per stare vicina ai miei affetti quando sono a distanza, mi torna utile per il lavoro e custodisce anche dei drammi. Però, comporta tante di quelle responsabilità che non sempre è facile almeno per me switchare così tanto personalità.

Hai mai avuto paura che anche le tue relazioni sentimentali venissero fraintese?

Sì, indubbiamente. Anche laddove non c’erano relazioni sentimentali, tra l’altro. Ma ciò rappresenta uno scoglio così imponderabile e incontrollabile da non farlo rientrare più tra le mie priorità. Lo è stato ma non lo è più: chi vuol capire, capisce. Io ho come l’impressione che con tutti i filtri della comunicazione che abbiamo oggi stia venendo a mancare l’empatia: già è difficile praticarla in presenza, figuriamoci dietro a questo aggeggino nero… bisognerebbe, quindi, affrettare meno i giudizi e imparare a capire che dietro ogni azione c’è sempre almeno una motivazione.

Ti ha infastidito, quando è venuta fuori la notizia della tua relazione sentimentale con Calcutta, la curiosità che ha suscitato?

La curiosità ci può anche stare, l’importante è che non si trasformi in morbosità. Sono anch’io una persona curiosa e come tale voglio saperne di più su cose più o meno rilevanti, di conseguenza non ne faccio una questione o un tema di vitale importanza. Diventa tutto meno accettabile quando però la vita privata deve fare i conti con quella lavorativa e si oltrepassa il limite del razionale: accade in tutti gli ambiti lavorativi che tra colleghi nascano dei sentimenti proprio perché si hanno interessi in comune e si trascorre anche molto tempo insieme che permette di scoprirli.

Angelica Schiatti.
Angelica Schiatti.

L’interesse in comune è stata la musica, rappresentata simbolicamente dal tuo ultimo album, Sconosciuti superstar.

Il disco è frutto del lavoro con i produttore Pietro Paroletti, alias Golden Years. Spesso, però, i mezzi che avevamo a disposizione facevano sì che, avendo poco tempo per passarlo in studio, il disco sia stato fatto per gran parte in casa. E in casa è inevitabile che si creino delle sovrapposizioni: è stato tutto molto naturale, molto bello e molto divertente, terreno fertile per far sì che attecchissero rapporti emotivi di profonda amicizia con tutti coloro che ci hanno lavorato, da Riccardo Montanari e Giacomo Carlone a Domenico Finizio, non solo con Edoardo (vero nome di Calcutta, ndr). Lo considero un disco fatto in famiglia.

Sconosciuti superstar nasce in un momento in cui ti definisci “arrabbiata e confusa”. È un po’ figlio del CoVid ma è solo quello che ti geneava rabbia e confusione?

Ovviamente no. Tutti quanti attraversiamo fasi della vita in cui cambia tutto intorno a noi. E la mia vita dal 2019 al 2021 è stata stravolta sotto tanti punti di vista: la pandemia è stato l’ultimo dei miei problemi. Anche il compimento dei trent’anni ha contribuito a smuovere i miei equilibri e quella rabbia che avvertivo, un sentimento che oggi ho imparato a gestire diversamente, dovevo in qualche modo sfogarla scrivendo.

Cosa ha rappresentato per te il passaggio dai venti ai trenta?

Torna il disagio di cui parlavamo anche prima. Vedere davanti a me tanti esempi di gente che aveva raggiungo degli obiettivi, anziché sentirmi fortunata per quello che facevo sono entrata in un loop per cui il mio bicchiere era sempre mezzo vuoto. La spinta a migliorarmi ha però fatto sì che arrivassero le energie e le motivazioni per riempirlo, insieme a un pizzico di amor proprio in più e una pacca sulla spalla che mi sono data da sola. Ho imparato ad avere un atteggiamento più sano nei confronti di me stessa e i trent’anni mi hanno portato un po’ più di autoindulgenza.

Com’è stato per te che eri reduce da una relazione alquanto complicata riacquistare fiducia nei confronti dell’amore?

La risposta sarebbe molto lunga e articolata ma non posso per ragioni a me esterne scendere ancora nei dettagli, un giorno a processo concluso lo farò. Posso però affermare che la precedente non è stata una relazione vera ma un delirio di un paio di mesi che si è trasformato in qualcosa di violento e pericoloso che tuttora ha strascichi che mi porto dietro. È stato uno tsunami che mi ha travolta e che, annebbiandomi, mi ha portata a fidarmi di chi non dovevo.

Tornata lucida, ho capito di chi dovevo fidarmi e di chi no. Poi, l’arrivo dell’amore è stata una sorpresa anche per me. Sono stata fortunata a incontrare sulla mia strada persone meravigliose a livello sia amicale sia sentimentale che mi hanno aiutata a tornare a riacquistare fiducia nel genere umano…

…e a riappropriarti del tuo istinto.

Mi sentivo una persona abbastanza allo sbando mentre ora sono molto connessa con il mio istinto. E funziona anche con le persone a cui voglio bene: cerco infatti di essere una brava consigliera, quando e dove posso, con le mie amiche, proprio in virtù delle esperienze vissute negli anni scorsi. Anni molto intensi segnati anche dal lutto di mio padre e dalla sua perdita. Riconnettermi con me stessa mi ha fatto raggiungere un livello di saggezza superiore a quello che avevo e che provo a non tenere solo per me, a condividerlo il più possibile. Anche perché, dall’altro lato, sono io la prima a ricercarlo negli altri: mi piace molto ascoltare.

Angelica Schiatti.
Angelica Schiatti.

Cosa ha significato la perdita di tuo padre?

È morto nella stessa settimana in cui è uscito il disco. Il mio primo pensiero è stato: “Come faccio a gestire tutto e a rimanere lucida?”. Ma ho poi capito che in realtà non ci sarebbe stato momento migliore di quello per portare avanti il lavoro: in quella settimana, ho ricevuto proprio tanti abbracci dalle persone che conoscevo, a cui voglio e che mi vogliono bene: mi sono state veramente vicine, dalla sera della presentazione del disco al resto.

Mi sono rifugiata nei loro abbracci e nel loro amore… paradossalmente, con la perdita di papà ho ritrovato quel consenso anche di famiglia allargata che mi mancava. Cosa rappresenti la sua scomparsa è difficile da restituire a parole. È stato uno degli eventi più detonanti della mia esistenza, a cui cerco di rispondere con una reazione costruttiva.

Una delle canzoni del disco, Me lo tengo per me, nasce da una frase di tuo padre: “Me lo ricordo da lontano”.

Come mi capita spesso quando scrivo, alcune frasi assumono un valore diverso tempo dopo. Quando ti manca una persona cara, provi a ricordare il più possibile e di andare indietro nel tempo per aggrapparsi ai momenti soprattutto belli.

C’è stato un ricordo di tuo padre che ti ha sorpreso ritrovare?

Ho scoperto che per mio padre valeva un po’ quello che vale per me: mentre gli altri mi vedono sempre in difesa sono una persona anche molto leggera e simpatica, come dicevo prima. Ho sempre visto mio padre come un uomo rigoroso e tutto d’un pezzo ma, nei giorni dopo la sua scomparsa, attraverso i ricordi di amici e parenti è venuto fuori un suo quadro inaspettato: era un uomo molto ludico e scherzoso, simile a me, un aspetto che avevo rimosso a favore di come lo consideravo io negli ultimi periodi di vita. E sono felice del quadro che grazie agli altri si è ricomposto.

Qual era la cosa di cui ti rimproverava spesso quand’eri piccola?

Del disordine, anche mentale se vogliamo. E aveva ragione: oggi sono arrivata a un mio ordine mentale che si rispecchia in quello pratico. Negli ultimi anni, ho imparato a mettere ordine tra le mie cose e a tenerle bene. E lui ci teneva che non fossi sciatta.

Qual è la cosa che hai trovato più in disordine?

L’ambiente intorno a me. Ho capito che l’ordine delle cose materiali mi serviva per suonare e scrivere: il disordine creava ostacoli anche alla mia creatività.

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Hai di fronte a te un’estate piena di date e festival. Con che spirito affronti ora le serate dal vivo?

Rappresentano il lato più divertente del mio lavoro. Scrivere un disco ti porta a sviscerare tematiche anche importanti e a prendere decisioni importanti sula produzione. Non sono scelte che si fanno con leggerezza ma con il timore di fare bene… il palco, invece, rappresenta il luogo in cui mi sento più sicura: arrivo preparata e so che farò bene, anche alla luce dell’esperienza che ho ormai accumulato. Salvo poi i disastri tecnici che sono comunque sempre dietro l’angolo!

Come reagisci di fronte ai disastri tecnici?

Ho oramai imparato a rimanere calma: potrei addirittura scrivere una guida su come riuscirci. Il primo capitolo so già quale sarebbe: la percezione che hai dal palco di ciò che accade non è la stessa che ne ha il pubblico, a cui non arriva niente del disastro in corso. Quindi, per rimanere calmi, basta iniziare con il dare il peso giusto a ciò che sta succedendo perché spesso la gente nemmeno se ne accorge! Il non farsi prendere dall’agitazione dovrebbe essere la prima regola anche di fronte a tutti gli altri imprevisti della vita…

L’imprevisto più bello della tua vita?

Fare musica. È come se alla fine fosse successo perché è così che doveva andare: non l’ho cercato in maniera spasmodica. È vero che mi approcciavo alla musica ma è anche vero che nel frattempo facevo un altro lavoro e studiavo. Ma alla fine le cose hanno seguito il loro ordine naturale facendo sì che diventasse un imprevisto non calcolato.

A distanza di anni, faresti sempre le stesse scelte?

Con molta sincerità, no. Ho fatto pace con quello che è stato ma rifarei molte cose in maniera diversa, molto banalmente anche il taglio o il colore di capelli.

Da bionda, oggi, qual è lo stereotipo più grande che ti ritrovi a dover combattere?

Più che da bionda, direi da donna. Per tornare ai disastri tecnici di prima, per evitarli quando li sentivo imminenti mi rivolgevo a qualche bruto macho non venivo mai ascoltata. Sottovalutava quanto fossi nerd di mio e quanto fossi a conoscenza su ogni aspetto tecnico ma ero donna e non mi prendeva nemmeno in considerazione.

I pregiudizi sono duri a morire: non rientro nell’immaginario della cantautrice impegnata o della popstar mainstream ma questo non significa che non possa capire e apprezzare il linguaggio del pop, che non possa impegnarmi in quel che faccio o che non conosca i mezzi a cui mi approccio. Mi fa ridere quando ad esempio mi chiedono del perché di un certo pedale per la chitarra: mi verrebbe da rispondere “perché è en pendant con il cinturino delle mie scarpe” (ride, ndr).

Angelica Schiatti.
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