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Assunta “Susy” Scutto: “Le Olimpiadi, il sogno di quand’ero piccola” – Intervista esclusiva

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Ventiduenne vicecampionessa mondiale di judo, Susy Scutto si prepara alle Olimpiadi di Parigi. Nell’attesa di rivederla sul tatami, racconta a The Wom il suo percorso di atleta, le sfide e i sacrifici che ha dovuto affrontare per far sì che la sua autodeterminazione si affermasse.

In una puntata di Listen to Me, il format di grande successo (presto in arrivo la seconda stagione) prodotto da Rai Contenuti Digitali e Transmediali e diretto da Maurizio Imbriale, la campionessa Assunta “Susy” Scutto, ventiduenne judoka napoletana cresciuta a Scampia vicecampionessa mondiale, ha raccontato le difficoltà dei giovani che vivono in periferia e di come lo sport le abbia cambiato la vita.

L’intervista esclusiva si apre con una riflessione personale di Susy Scutto sul motivo che l’ha spinta a condividere la sua storia nel programma. "Mi ha spinto il desiderio di poter essere un esempio per i più giovani", ha dichiarato. Crescendo, Susy Scutto aveva pochi esempi da seguire e desiderava sentire storie ispirazionali come sarebbe diventata poi la sua. La palestra del maestro Gianni Maddaloni, lo Star Judo Club Maddaloni, dove Susy Scutto ha iniziato il suo percorso a soli cinque anni, è stata per lei una rivelazione, rendendo il suo sogno di diventare una campionessa più tangibile.

Susy Scutto ha condiviso come il suo ingresso nel mondo del judo sia stato inizialmente motivato dal desiderio di competere con suo cugino, ma è diventato rapidamente una passione. "Appena entrata in palestra, non sono riuscita più a smettere di pensare al judo", ha ricordato, spiegando come la sua famiglia fosse inizialmente scettica ma poi, vedendo i suoi successi e la sua autodeterminazione, abbia accettato e supportato la sua scelta.

Parlando della sua crescita personale e professionale, Susy Scutto ha spiegato come il judo l'abbia aiutata a sviluppare un carattere forte e una grande autostima, elementi fondamentali che l’hanno portata a considerare il judo non solo come una passione, ma come una possibile carriera. Il trasferimento a Roma per allenarsi con le Fiamme Gialle è stato un momento cruciale nella sua vita, che l'ha aiutata a crescere rapidamente e a diventare indipendente.

Susy Scutto, nel corso di questa intervista in esclusiva, ha anche toccato temi come il rapporto con il proprio corpo, la gestione delle pressioni competitive e l'importanza della fede nella sua vita. "Ho molta fede e credo che tutto ciò che accade in gara sia parte di un piano più grande", ha dichiarato, spiegando come utilizzi le difficoltà come motivazione per migliorare.

Guardando al futuro, Susy Scutto ha anche espresso il suo entusiasmo per le Olimpiadi, un sogno che coltiva fin da bambina, e il suo desiderio di godersi ogni momento di questa esperienza senza lasciarsi sopraffare dalla pressione. Inoltre, ha sottolineato l'importanza di bilanciare vita privata e impegno sportivo, trovando supporto nel suo partner, anch'egli judoka.

Infine, Susy Scutto ha condiviso i suoi obiettivi futuri: continuare a crescere come atleta e persona, essere un esempio per i giovani e contribuire allo sviluppo del judo in Italia. Con il suo impegno e la sua dedizione, Susy Scutto è destinata a lasciare un segno indelebile nel mondo del judo e a ispirare molte generazioni a venire.

Susy Scutto nel programma Listen to Me (Thanks to Francesca Procopio e Gruppo Sportivo Fiamme Gialle
Susy Scutto nel programma Listen to Me (Thanks to Francesca Procopio e Gruppo Sportivo Fiamme Gialle).

Intervista esclusiva a Susy Scutto

Cosa ti ha spinto prima di tutto a raccontare la tua esperienza di vita a Listen to Me, davanti a un pubblico anche di coetanei?

Mi ha spinto è il desiderio di poter essere un esempio per i più giovani. Crescendo, ho avuto pochi esempi da seguire e avrei preferito anche io sentire storie ispirazionali da prendere come modello. È stato solo nella palestra del maestro Maddaloni che ho vissuto una realtà diversa da quella che avevo intorno: vedere un campione olimpico mi ha fatto sentire più vicina a un sogno, al mio sogno. Quindi, ho pensato che, condividendo anch’io le mie esperienze oppure anche solo il mio modo di vivere, magari molti giovani possono trovarsi confortati nel perseguire il proprio sogno e capire che non c’è niente di anormale nel farlo.

Quanti anni avevi quando sei entrata nella palestra del maestro Maddaloni?

Avevo 5 anni. Ero piccolissima.

Cosa ti aveva spinto verso il judo, considerato per luogo comune uno sport non adatto a una bambina?

Ero una bimba un po' iperattiva, non mi piacevano le cose scontate, come il ballo o altre attività solitamente destinate per stereotipo alle femminucce. Giocavo con mio cugino a casa: poiché lui già praticava judo, finiva nei nostri combattimenti casalinghi per vincere sempre. Ho deciso così di iscrivermi a judo semplicemente per batterlo o almeno per gareggiare alla pari con lui. A portarmi verso lo sport è stato più il desiderio di stare con mio cugino, condividere con lui un’esperienza e batterlo, ma poi, come spesso capita, ho finito con l’innamorarmene.

Appena entrata in palestra, non sono riuscita più a smettere di pensare al judo, con i miei genitori che, soprattutto ai primi tempi, erano un po' contrari all’idea, pensando che fosse uno sport violento e non da bambina. Ma ho insistito: “Mamma, devi comprarmi il judogi, mi piace troppo". È col tempo che hanno capito che ero portata e hanno accettato la mia scelta, anche se ce n’è voluto per convincerli del tutto.

Il maestro ha ad esempio spiegato loro come funziona il judo e che, fondamentalmente, non è violento come può sembrare. Questo li ha aiutati a tranquillizzarsi un po'. Nonostante ciò, anche dopo 2-3 anni in cui lo praticavo, ogni tanto mi chiedevano se fossi sicura di voler continuare o se preferissi fare danza. È dopo aver visto i miei risultati e le medaglie che portavo a casa che hanno iniziato a capire che facevo sul serio e che ero davvero appassionata. Ma li capisco: non essendo sportivi, non riuscivano a comprendere tante dinamiche, come molto banalmente il non andare a una festa o il rifiutare il mare di domenica perché dovevo allenarmi.

Ti sei mai sentita diversa, forse solo per il fatto di praticare uno sport considerato "non femminile"?

Mi sono sentita a disagio quando non potevo uscire con le amiche per gli allenamenti o gli impegni sportivi ma non ho mai avuto problemi di discriminazione o di isolamento: all’interno della stessa palestra mi ero creata la mia cerchia di amici e mi sentivo come parte di una grande famiglia allargata. Mai vissuta discriminazione: ragazzi e ragazze della mia età hanno sempre capito la mia attitudine e mi stimavano anche per ciò che con determinazione portavo avanti. Forse qualche ragazzo si è permesso qualche battuta fuori luogo ma non ho mai dato peso a quelle parole.

Dall’altro lato, ho avuto la fortuna di avere un maestro che in palestra ci ha insegnato il rispetto e l'uguaglianza. Non ho mai ad esempio considerato la diversità un problema e non ho mai pensato alle etichette quando ho dovuto allenarmi o combattere con qualcuno, uomo o donna che fosse: tutto è dipeso da quell’educazione che ho ricevuto in palestra. Anzi, quando si è trattato di allenarsi con persone con disabilità, ho imparato ad apprezzare quanto importante fosse la vita in tutti i suoi aspetti: il judo mi ha insegnato che siamo tutti uguali e unici e che il rispetto per l’altro è fondamentale. Non ho mai considerato nemmeno un avversario come superiore o inferiore a me ed è questa mentalità mi ha aiutato a superare eventuali pregiudizi che potevano insorgere e a concentrarmi solo sul migliorare me stessa.

Susy Scutto.
Susy Scutto.

In che modo il tuo background di atleta ha influenzato il tuo approccio alla vita e alle sfide quotidiane?

Il judo mi ha aiutato a capire meglio la mia persona e a sviluppare un carattere forte. Da piccola, ero molto introversa e timida, ma attraverso lo sport ho imparato a esprimere i miei pensieri e a essere più estroversa. Mi ha aiutato a identificare la mia personalità più rapidamente e a crescere come persona. Ho imparato a gestire le difficoltà e a vedere ogni sfida come un'opportunità di crescita. Ad esempio, se non avessi praticato judo, avrei probabilmente impiegato molto più tempo a capire chi sono e cosa voglio nella vita. Il judo mi ha permesso di sviluppare una forte autostima e sicurezza in me stessa, che mi aiutano ad affrontare le sfide quotidiane con determinazione e resilienza.

Qual è stato il momento in cui hai capito che il judo poteva essere non solo una passione, ma anche una carriera?

Quando avevo 16 anni, perché prima pensavo solo al divertimento nel praticarlo e non sapevo nemmeno che si potesse, con i risultati raggiunti, entrare in un gruppo sportivo. È stato allora che Antonio Ciano, un allenatore delle Fiamme Gialle ed ex judoka, mi ha proposto di entrare nel suo gruppo ed è stato allora che ho capito che il judo poteva essere il mio futuro anche a livello lavorativo.

Questo mi ha portato a fare scelte difficili, come trasferirmi a Roma per allenarmi, ma tutte queste scelte mi hanno aiutato a crescere rapidamente e a diventare più indipendente. Ad esempio, ho dovuto lasciare la mia famiglia a Napoli e trasferirmi a Roma da sola. Questo mi ha insegnato l'importanza della responsabilità e dell'indipendenza. Ho capito che se avessi voluto davvero raggiungere i miei obiettivi, avrei dovuto essere disposta a fare sacrifici e a lavorare sodo.

Qual è stata la prima raccomandazione di mamma quando sei andata via di casa?

“Mi raccomando, mangia”: sono sempre stata dal poco appetito e la sua paura era che, stando da sola, non avrei cucinato nulla.

Pesi 48 kg: che rapporto ha una judoka con il suo corpo?

Il mio rapporto con il corpo e con il cibo è salutare: mi segue un nutrizionista solo perché, da sportiva, devo provvedere a una giusta nutrizione per rendere meglio in allenamento e in gara. Ma so anche di essere fortunata: non ho mai ricevuto pressioni sul mio peso da parte del mio maestro, a differenza di atlete a cui invece viene imposto di rimanere in un determinato range con il pericolo di sviluppare disturbi del comportamento alimentare.

Susy Scutto e l'allenatore Antonio Ciano.
Susy Scutto e l'allenatore Antonio Ciano.

Come riesci a gestire la pressione delle competizioni importanti?

Ho molta fede e credo che tutto ciò che accade in gara sia parte di un piano più grande: tutto ciò che sarà è perché Dio l’ha predisposto per me. Prego solo di potermi esprimere al massimo. Ovviamente, quando perdo ci resto male, ma vedo ogni sconfitta come parte del mio percorso di crescita. Cerco di usare le difficoltà come motivazione per migliorare. Ad esempio, dopo aver perso due gare all'inizio dell'anno, ho usato quella delusione come spinta per ottenere un buon risultato ai mondiali. Mi dico sempre che ogni sconfitta è un'opportunità per imparare e migliorare. successo futuro.

Cosa hai pensato quando hai vinto nel 2022 la tua prima medaglia a un campionato mondiale?

Ero emozionatissima perché non mi aspettavo quel risultato: era da 17 anni che nessuna atleta italiana vinceva una medaglia ai Mondiali. Per di più, era la mia prima partecipazione a un mondiale: quando ho vinto contro un’atleta che aveva molti anni più di me quasi stentavo a crederci.

È stato il trampolino che mi ha fatto credere di più in quello che potevo fare: anche l’anno sono arrivata di nuovo terza ma già mi sentivo meno insicura, fino a vincere l’argento solo poco più di qualche settimana fa. Ma forse quell’insicurezza era dovuta proprio al fatto che mi mancava l’esperienza del confronto e del combattimento con persone più grandi di me. Di sicuro, però, non ho mai rinunciato alla mia umiltà: penso sempre step by step: voglio vivermi i piccoli passi uno alla volta, senza aver fretta, e godermi ogni piccolo risultato.

Come ti senti riguardo alle Olimpiadi? Ti spaventa l'idea?

In realtà non so cosa proverò. È un sogno che ho da quando sono piccola, ma penso che andrò lì per divertirmi e basta. Se uno dà troppo peso alle aspettative, finisce poi con il non rendere al meglio. Voglio godermi l'esperienza senza pressione e vivere tutte le belle cose che le Olimpiadi hanno da offrire. Essendo la mia prima partecipazione, voglio solo godermi il momento. So che sarà un'esperienza incredibile e voglio approfittarne al massimo, senza farmi sopraffare dall'ansia o dalle preoccupazioni. Voglio solo fare del mio meglio e vedere dove mi porterà questa avventura.

Susy Scutto: Listen to Me

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Come gestisci la popolarità e le aspettative che derivano dal tuo successo?

Fortunatamente ho un carattere che non è influenzato dai pensieri degli altri. Faccio tutto per me stessa, per la mia famiglia e per il mio allenatore: mi interessano solo i loro di pensieri. Non mi toccano le pressioni esterne, anche perché sono consapevole che ci saranno sempre commenti negativi e positivi, qualunque cosa accada: fanno parte della mia vita da atleta ma non mi lascio influenzare. Preferisco concentrarmi solo su ciò che posso controllare e cerco di dare il massimo in ogni competizione. So che non posso piacere a tutti, e va bene così. L'importante è rimanere fedele a se stessi e ai propri valori.

Cosa significa per te appartenere al gruppo sportivo delle Fiamme Gialle?

Appartenere alle Fiamme Gialle comporta responsabilità, ma mi ha dato anche molte opportunità. Ho fatto un salto di qualità da quando sono parte del gruppo sportivo grazie al supporto che offrono. Abbiamo accesso a tutto ciò di cui abbiamo bisogno per migliorare, come fisioterapisti, piscine, piste, ecc. Questo supporto ha sicuramente contribuito ai miei successi. Ad esempio, se ho bisogno di trattamenti specifici o di attrezzature particolari, so che posso contare su di loro. Questo mi permette di concentrarmi al 100% sul mio allenamento e sulle mie competizioni, sapendo di avere alle spalle un team che mi supporta in ogni momento.

Pensi di aver rinunciato a qualcosa per il judo?

Sì, ho rinunciato a tante cose, come vivere quotidianamente con la mia famiglia e godermi certi momenti. Ma tutte queste rinunce sono state motivazioni per vincere. Ogni sacrificio che ho fatto mi ha spinto a fare del mio meglio in gara. Ad esempio, non poter essere presente a tutti i momenti familiari importanti o non poter uscire con gli amici quanto avrei voluto. Ma so che questi sacrifici sono necessari per raggiungere i miei obiettivi. Ogni volta che mi sento giù, penso a tutto ciò che ho sacrificato e questo mi dà la forza di continuare.

Susy Scutto e il judoka Elios Manzi.
Susy Scutto e il judoka Elios Manzi.

Come riesci a bilanciare la tua vita privata con l'impegno sportivo?

È possibile, soprattutto se il partner condivide la stessa passione. Anche il mio fidanzato (Kevyn Perna, ndr) pratica judo, il che rende più facile condividere esperienze e sfide. Possiamo parlare delle gare, delle sensazioni e supportarci a vicenda. Questo equilibrio è fondamentale per mantenere la serenità nella vita privata e nello sport. Ad esempio, possiamo allenarci insieme, discutere delle strategie e sostenerci nei momenti di difficoltà. Questo rende tutto più facile e ci permette di crescere insieme, sia come atleti che come persone.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Voglio continuare a crescere come atleta e come persona, imparando da ogni esperienza e migliorando continuamente. Voglio anche essere un esempio per i giovani, dimostrando che con impegno e dedizione è possibile raggiungere i propri sogni. Infine, spero di poter contribuire allo sviluppo del judo in Italia, magari attraverso progetti che possano avvicinare i giovani a questo meraviglioso sport.

Susy Scutto.
Susy Scutto.
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