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Barbara Petrillo: “Forza è non perdere mai di vista i propri valori” – Intervista esclusiva

Barbara Petrillo
Concorrente rivelazione dello show Sky Pechino Express, Barbara Petrillo racconta in esclusiva a The Wom cosa ha significato per lei la partecipazione al programma. Ma l’occasione ci permette di fare luce anche sulle sue battaglie personali contro i pregiudizi e i cliché, a partire da quelli legati al suo essere stata una velina.
Nell'articolo:

Barbara Petrillo, concorrente di Pechino Express, lo show Sky Original prodotto da Banijay Italia e in onda tutti i giovedì su Sky e in streaming su NOW (e sempre disponibile on demand), ci offre un'introspezione dettagliata e profonda nella sua ultima avventura televisiva, un viaggio che ha rappresentato non solo una sfida fisica, ma soprattutto un importante percorso di crescita personale e professionale. Barbara Petrillo non solo racconta le difficoltà logistiche e pratiche del programma, ma si apre anche su come l'esperienza abbia messo alla prova la sua resilienza e la sua capacità di guardarsi dentro e riscoprirsi donna.

Con entusiasmo e riflessività, Barbara Petrillo descrive come il viaggio abbia influito su di lei, spingendola a confrontarsi con le sue paure e con le aspettative di una società spesso incline a sottovalutare le donne, solo perché ci si ferma all’apparenza e non si guarda mai oltre. L’esperienza nel reality le ha rivelato una versione di sé più audace e indipendente, qualità che Barbara Petrillo ammette di non aver sempre mostrato nonostante sue da sempre. Ha affrontato con coraggio le sfide imposte dal programma, trovando in sé una forza e una determinazione che ha sorpreso anche lei stessa.

Oltre agli aneddoti legati al contesto esotico e spesso inospitale di Pechino Express, Barbara Petrillo pone un accento particolare sulle dinamiche interpersonali e su come queste abbiano influenzato la sua esperienza. L'intensa collaborazione con Maddalena Corvaglia, sua compagna di avventura, emerge come un aspetto fondamentale del viaggio, offrendo a Barbara Petrillo il sostegno necessario per navigare le incertezze e le difficoltà del percorso. La loro amicizia si è rivelata un pilastro emotivo e strategico, mostrando come il supporto reciproco possa trasformare un'esperienza già di per sé intensa in un ricordo indelebile.

In questa conversazione, emerge chiaramente come il ritorno di Barbara Petrillo in televisione con Pechino Express sia stato un passo deliberato verso la riscoperta di sé e la riappropriazione di una visibilità mediatica che aveva temporaneamente lasciato per dedicarsi alla famiglia, alla crescita personale e allo studio. Questo ritorno, tuttavia, non è solo una rinascita professionale, ma rappresenta anche una vittoria personale contro gli stereotipi che spesso circondano le donne nella televisione e nel mondo dello spettacolo, soprattutto nei confronti di chi come lei ha cominciato da velina.

L'intervista, tuttavia, si conclude con una riflessione sui cambiamenti personali che Barbara Petrillo ha vissuto, sottolineando come il viaggio abbia affinato la sua consapevolezza di sé e le abbia permesso di valutare con maggiore chiarezza i suoi valori e le sue priorità. Questa esperienza ha quindi segnato un momento di significativo sviluppo personale, influenzando non solo la sua vita professionale, ma anche il modo in cui si relaziona con le sue figlie e il contesto familiare.

Barbara Petrillo, attraverso le sue parole, ci fa comprendere che Pechino Express è stato molto più di un gioco o di un semplice programma televisivo per lei; è stato un viaggio trasformativo che ha inciso profondamente sul suo modo di vedere il mondo e se stessa.

NB: Le "Amiche" Barbara Petrillo e Maddalena Corvaglia sono una delle coppie in finale a Pechino Express, insieme alle "Italia Argentina" Antonella Fiordelisi ed Estefania Bernal e ai "Pasticcieri" Damiano e Massimiliano Carrara. Ragione per cui nessuno spoiler è presente in questa intervista.

Barbara Petrillo (Press: Realize Networks).
Barbara Petrillo (Press: Realize Networks).

Intervista esclusiva a Barbara Petrillo

“Purtroppo, non ho segreti: sarebbe sicuramente una vita molto più divertente”, scherza sin da subito Barbara Petrillo quando, come a inizio intervista, le ricordo che deve sentirsi sempre a suo agio evitando eventualmente di rispondere a domande che possono scavare troppo nella sua sfera privata. “Invidio molto quelli che hanno segreti da custodire: vivranno delle vite pazzesche… io, invece, no: rientra tutto nella normalità. Quello che invidio loro è la dose di follia e di coraggio che hanno nel fare cose che si presuppongono non verranno mai alla luce: io sono esattamente il contrario, prima di fare un passo penso a tutte le possibili variabili e conseguenze che a catena possono scatenarci. Se ci pensiamo, ponderare sempre tutte le azioni è un limite: non nego che sto andando dall’analista proprio per tale ragione”.

Solo per quello?

No, vado per migliorarmi. Sono arrivata a un’età in cui ho la consapevolezza di chi sono, dei miei talenti e dei miei limiti: ciò che dovevo costruire l’ho costruito. Ora devo semmai cercare di evolvermi ed essere la migliore possibilità che esiste di me. Come dico alle mie due figlie, lo devo a me stessa e alla mia tendenza da Vergine al continuo miglioramento. Ma all’analista non posso certo dire di essere una Vergine pura (ride, ndr)!

Uno dei punti su cui devo maggiormente lavorare è semmai la cosiddetta ambizione errata, ovvero ciò che mi porta a fare sempre la cosa perfetta che accontenti tutti e che non provochi dispiacere a nessuno… ma la vita è talmente veloce che a volte bisognerebbe avere il coraggio di seguire l’istinto per vedere come va senza chiaramente nuocere agli altri.

Mai avuto paura di vivere un’avventura come quella di Pechino Express in un mondo lontano da quello a cui sei abituata?

Avevo una sola paura, ovvero come le mie figlie potessero vivere ed elaborare la mia assenza. La più piccola delle due ha sei anni e la mia unica preoccupazione non era lasciarle, ho la serenità di avere un marito molto in gamba e la loro sopravvivenza anche minima non destava allarmi, ma pensare a come dopo avrebbero potuto elaborare quella mancanza della mamma non avendo ancora gli strumenti per capire che era legata al mio ‘nuovo’ mondo lavorativo.

Era la mia unica remora, per il resto vedevo solo opportunità: nella mia scala di valori, mi sono sempre collocata nel gradino più basso ma ho intravisto da sempre in Pechino Express la possibilità di rimettermi nuovamente al primo posto nel rivivere dopo ben dieci anni un’esperienza tutta da sola e, per di più, oltreoceano, in terre che amo profondamente.

Quando me l’hanno proposto, non conoscevo ancora le destinazioni ma tendenzialmente sarebbero state comunque in Asia o Africa, in Paesi che avevo in passato visitato anche da sola e di cui mi attraggono le culture. Sono sempre stata fortemente attratta da tutte le culture diverse dalla mie, da quelle da cui si può sempre apprendere qualcosa o con cui confrontarsi. Dalla maternità in poi, non avevo avuto più l’occasione di farlo ma questo genere di viaggio mi è sempre appartenuto, ragione per cui ho preso al volo la possibilità di rimettermi in moto per un periodo limitato di tempo. Se fosse durato di più il programma, sicuramente non avrei accettato.

In più, come compagna di avventura avrei avuto un’amica. L’idea di condividere l’esperienza con Maddalena Corvaglia, una persona a cui voglio molto bene e a cui sono molto legata, ha contribuito a fare la differenze: con lei, man mano che si avvicinava il momento della partenza, è stato come ritornare un po’ adolescenti.

Perché hai optato proprio Pechino Express tra le tante possibilità che potevi avere davanti?

Per il format: mi è sempre piaciuto. Lo trovo pulito, ha sempre avuto partecipanti che mi sono piaciuti e ne apprezzo il tipo di racconto, come viene gestito e come vengono restituite le immagini. È un docu-reality, documenta quello che viviamo e per me è importante che anche i nostri figli vedano il racconto di una realtà molto diversa e più difficile della loro. Quindi, la decisione di dire ‘sì’ è nata dal fatto che ci piacesse il format ma con l’avvicinarsi del volo io e Maddalena eravamo davvero come due adolescenti che immaginavo il viaggio da sole, alla scoperta di un Paese diverso, senza sapere nulla e senza strumenti a disposizione. Da adulti, si è abituati a viaggi anche più comodi e forse per questo siamo tornare con la mente a quell’entusiasmo tipico dei viaggi adolescenziali quando dovevi anche farti bastare quei pochi euro che avevi a disposizione.

Barbara Petrillo.
Barbara Petrillo.

Prima della partenza, tu e Maddalena avete raccontato di conoscervi bene. Vi ha invece il viaggio fatto scoprire lati l’una dell’altra che non conoscevate?

Rispondo ovviamente per me: assolutamente no. Non c’è niente di Maddalena che mi abbia sorpresa: si è riconfermata essere un’ottima amica. Entrambe abbiamo portato la responsabilità che è insita in un’amicizia matura. Matura perché ci conosciamo da vent’anni ma anche perché entrambe siamo oggi due donne mature: alla nostra età amicizia vuol dire responsabilità nei confronti del benessere e del malessere dell’altra, significa collaborazione ed esserci quando una delle due ha un problema di qualsiasi natura, ed è sinonimo di misericordia nei confronti di atteggiamento dell’altro che non sono precisamente sovrapponibili ai tuoi. E nel viaggio non è successo niente di diverso da quello che accade qui nella vita di tutti i giorni.

Cosa invece ti ha permesso il viaggio da sola di riscoprire o di scoprire di te stessa?

Mi sono voluta più bene. Ci sono delle caratteristiche mie che non conoscevo, nonostante mi siano sempre state riconosciute dagli altri dall’esterno, come l’avere un carattere molto forte e una personalità molto definita e ferma. Basta semplicemente parlare per poco con me per capire quali sono i miei valori e le mie peculiarità o a cosa do più importanza. Sembra autocelebrativo ma non lo è ma sono emerse anche caratteristiche che non sapevo che mi appartenessero come il non perdere mai di vista ciò che per me più conta, neanche in uno stato di emergenza oppure in un momento di confusione.

Pensavo che in uno stato di privazione e sotto stress potessero emergere ombre di me stessa di cui non ero a conoscenza e, invece, mi sono scoperta più in gamba di quanto pensassi sotto diversi aspetti: sono sempre rimasta me stessa, non ho mai cambiato obiettivo e non ho mai considerato gli altri pedine del mio gioco, rispettando quasi alla lettera tutto ciò che per me nella vita è fondamentale. Non sapevo che sarebbe avvenuto, per cui sono rientrata a casa molto felice, molto consapevole e più forte.

Forza per me non è cercare di vincere a tutti i costi ma avere l’equilibrio per guardare ai propri obiettivi senza pestare i piedi agli altri, tendendo una mano a chi ha bisogno, rimanendo leale e conservando i propri valori: non c’è circostanza nella vita in cui valga la pena mettere la propria umanità in secondo piano.

Sarà per questo che Costantino Della Gherardesca in conferenza stampa ti ha definito il perfetto esempio del concorrente di Pechino Express?

Di fronte alla sua risposta, sono rimasta spiazzata: non me l’aspettavo, credevo che rispondesse in maniera più generica ma ha invece indicato me come il concorrente che l’ha stupito maggiormente. Non nego che mi ha riempito di gioia perché Costantino è la memoria storica del programma, ha conosciuto tutti i concorrenti e ogni dinamica. Non ha però specificato se l’ho stupito in positivo o in negativo (ride, ndr). Gli sono comunque molto grata: anche solo dirlo ha significato prendere una posizione, senza che tra me e lui ci fossero legami pregressi o che andavano oltre la produzione e le dinamiche di gruppo. Penso che a distanza di dodici edizioni del programma sia difficile stupirlo: è stato fatto un po’ di tutto e lasciargli qualcosa è stata di sicuro per me un’enorme vittoria.

Pechino Express: Barbara Petrillo

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Un’enorme vittoria per certi versi è anche per noi sapere che, dopo molti anni in cui sei stata lontana dal lavoro, hai deciso di ritornare davanti a una telecamera nel 2021. Avevi lasciato quella che sembrava una fulgida carriera nel momento in cui ti sei sposata.

È stata una coincidenza dettata da più fattori concomitanti: ho lasciato la televisione prima di tutto per laurearmi. Essendomi diplomata presto, avevo cominciato l’università poco più che diciassettenne ma ho poi avuto la fortuna di trasformare la mia grande passione per l’arte, lo spettacolo, la recitazione e la danza, in lavoro. In quel periodo, non ho dato però il giusto valore a quello che mi stava succedendo, vivendo la frustrazione di non chiudere il percorso accademico che avevo intrapreso.

Per me, portarlo a termine un obiettivo prefissato ha molta importanza. L’idea in un certo senso di fallire mi precludeva di guardare lucidamente a quello che stava parallelamente accadendo in ambito professionale, dove per dieci anni continuativi ho lavorato a Mediaset concretizzando quello che poteva essere il sogno di tante altre ragazze, oltre che il mio. Era come se dentro di me non avessi il coraggio di abbandonare quella strada che, nel mio ideale, era più sicura.

Quando poi il mio percorso in tv è cambiato (è inevitabile che sia così, automaticamente dopo la miccia iniziale tutto rallenta in automatico perché i ruoli crescono e alzi l’asticella), invece di credere in quello che si sarebbe prospettato all’orizzonte, ho pensato di mettermi al riparo portando a termine gli studi. Cosa che se tornassi indietro rifarei: ne sono felicissima perché faceva parte di me. Sono certa che oggi, se avessi deciso diversamente, staremmo parlando della mia frustrazione per non essermi laureata. Anche perché, in quel periodo, non avevo ancora capito che i due diversi ambito potevano coesistere. E, quindi, ho dedicato dieci anni alla televisione e tre per laurearmi e diventare giornalista.

Nel frattempo, mi sono sposata e ho pensato che fosse giusto dedicarmi alla mia famiglia e alla crescita delle mie figlie. Non avevo ancora una strada delineata davanti a me, almeno fino a quando tre anni fa il mio direttore non mi ha dato l’opportunità, forse salvandomi inconsapevolmente la vita, di far coesistere le mie due nature offrendomi una trasmissione di infotainment al mattino su Canale 9, emittente campana. A Studio Mattina riesco al contempo a fare informazione, a dare un servizio molto professionale e preciso e divertirmi con una gag o una canzone. Prendendo consapevolezza di come le mie due nature potessero far pace e considerando che le bambine erano cresciute, è stato come se il puzzle si fosse ricomposto.

Parlarne così apertamente mette in risalto la sincerità di cui parlavamo in apertura.

Preferisco chi si ferma e riallaccia le fila del discorso della propria vita a chi vive di rimpianti. Guardandomi indietro con la serenità ora acquisita, sono felice di aver dato spazio a tutte le Barbara che fondamentalmente mi abitano. Se avessi voltato le spalle a una di loro, probabilmente oggi me ne sarei pentita amaramente.

Barbara Petrillo.
Barbara Petrillo.

Forte è forse l’aggettivo che più di ogni altro ti caratterizza. A diciassette anni sei arrivata seconda a Veline, con tutte le critiche sociali che la parola veline si è portata dietro negli anni. Hai poi sposato un calciatore, Fabiano Santacroce, sfidando un altro cliché.

Ma è stato molto più complesso di come la si racconta. Gli stereotipi e i pregiudizi che avvertivo in maniera netta negli altri sono stati anche uno dei motivi per cui volevo dimostrare di essere da 110 e lode. Anche la scelta di laurearmi a tutti i costi a prescindere da quale sarebbe stato il mio futuro è una risposta a quel tipo di preconcetto: la sensazione era sempre quella di dovermi riaccreditare sin dal primo momento agli occhi delle persone e il pregiudizio era talmente grande che forse ha finito per corazzare tutte noi. Le mie più care amiche sono tutte ex veline e sono tutte donne molto forti, equilibrate, sicure e serie, da Giorgia Palmas a Maddalena Corvaglia e Melissa Satta.

Quel calciatore sposato aveva poi anche qualche anno meno di te. E in un periodo come quello in cui vi siete sposati era un particolare che faceva la differenza e portava a puntare il dito.

Eh, mi sono sempre piaciuti i ragazzi più piccoli di me (ride, ndr). Ma non è un dato a cui non ho dato molta importanza: così come io ero matura dal punto di vista gestionale e relazionale, lui era da quello sentimentale. Stupirà ad esempio sapere che è stato Fabiano il motore della creazione della nostra famiglia: nonostante avesse allora solo 23 anni, è stato lui che dal primo momento, giorno dopo giorno, ha gettato le basi per quello che sarebbe stato, volendo fortemente il matrimonio prima e i figli dopo.

La maturità di una persona dipende sempre dal percorso di vita che si porta dietro e non dal dato anagrafico. Noi proveniamo da due esperienze totalmente diverse che hanno generato due personalità agli antipodi. La mia era una famiglia comunque frazionata, stupenda, meravigliosa e allargata, e partivo con il freno a mano tirato all’idea di costruire un qualcosa che sarebbe comunque potuto crollare. Mentre lui no: lo ringrazierò per sempre per essere stato il motore di ciò che abbiamo creato, qualunque possa essere un giorno l’epilogo della nostra storia. Se non avessi incontrato una persona così sensibile come lui, probabilmente non avrei avuto la fortuna di essere diventata madre di due bambine e di vivere tutto ciò che dentro di me ho sempre desiderato.

Barbara Petrillo e le figlie Margherita Beatriz e Ludovica.
Barbara Petrillo e le figlie Margherita Beatriz e Ludovica.

Nel vostro matrimonio c’è anche un altro aspetto che non passa inosservato agli occhi di chi ama mettere barriere: la vostra è un’unione mista.

Ognuno di noi è l’espressione dell’educazione che ha ricevuto nella propria casa. Io sono l’espressione di un’educazione familiare in cui esistono le persone indipendentemente da razza, genere, identità sessuale o qualsiasi altra peculiarità di un essere umano. Di conseguenza, ho sposato una persona: lui ha scelto me nonostante fossi bianca cadaverica e io ho scelto lui nonostante al mare mi faccia fare sempre brutte figure perché sembro appena uscita da un pronto soccorso.

Penso che sia importante sentire la responsabilità di trasmettere ai propri figli le parole e i pensieri giusti, è la maniera in cui li educhiamo che costruisce la realtà nella loro testa e ne siamo artefici. Ogni unicità va rispettata in quanto tale: chi dice che tutte le peculiarità non possano coesistere? I pregiudizi delle persone nei confronti di ciò che reputano diverso da loro nascono fondamentalmente dall’egocentrismo dell’essere umano, convinto che le proprie idee, le proprie convinzioni e le proprie certezze siano migliori delle altre quando in realtà sono solo un modo per rispondere alle proprie insicurezze.

Impariamo semmai a rispettare, a guardare e ad ascoltare quello che è diverso, qualsiasi sia il punto di vista. Quando si è troppo concentrati su se stessi e convinti del proprio modo di vedere la vita, si è inevitabilmente ciechi: a togliersi l’opportunità di migliorarsi, di apprendere, di conoscere e di confrontarsi è colui che è pregiudizievole, non chi subisce il pregiudizio.

Abbiamo aperto il nostro incontro parlando delle tue due figlie e delle preoccupazioni per la tua assenza. Come hanno reagito al tuo ritorno a casa?

Quando si parla dei bambini, dimentichiamo sempre le loro personalità o che hanno un’identità propria. Non tutte le regole genitoriali possono valere ugualmente per tutti i figli degli stessi genitori ed emblematico di ciò è come hanno risposto le mie due bambine al rientro. La più grande, dopo un momento di commozione che è durato pochi secondi, mi ha subito chiesto se avessi vinto mentre la seconda, quella che nella quotidianità è la più terribile, è invece scoppiata a piangere e ha pianto ininterrottamente per ore.

Ho fatto a entrambe una sorpresa: quando ho riavuto il telefono, avevo comunicato loro una data di ritorno diversa e quindi non si aspettavano di vedermi prima di quello che pensavano ma la loro reazione ci deve far ragionare su quanta attenzione dobbiamo dare a quello che succede in casa e alla loro individualità.

Secondo me, l’obiettivo di un genitore deve essere quello di avere figli felici e sereni. E per raggiungerlo li si deve ascoltare, senza pensare di imprimere loro quello che per te è giusto: si deve semmai cercare una mediazione tra ciò che lo è per te e ciò che loro è per loro per condurli verso la loro realizzazione, basandosi sempre sulle loro peculiarità.

Barbara Petrillo.
Barbara Petrillo.
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