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Be the Change: donne, musica e uguaglianza di genere

donne e musica
Donne e musica, un binomio vincente secondo alcuni. Tuttavia, da poco pubblicato, lo studio sull’uguaglianza di genere nel settore musicale Be the Change rivela dati ancora allarmanti non solo sul gender gap ma anche in termini di diversity and inclusion.

Un servizio del TG1 di qualche sera fa annunciava trionfante che donna e musica sembra essere un binomio perfetto. I dati sciorinati parlavano di Shakira, Miley Cyrus o Taylor Swift come le regine della musica mondiale, in grado di fatturare parlando anche della loro vita privata. Del resto, proprio Shakira in una sua celebre hit canta che ora “le donne non piangono, le donne fatturano”.

Ma è davvero così? Quello tra donne e musica è un binomio vincente? La musica è il primo campo artistico in cui le differenze di genere sono state colmate? I gruppi sottorappresentati trovano una propria voce? Le molestie sono una questione superata? La discriminazione è solo un brutto ricordo? Se pensate di sì, fermatevi qui nella lettura di questo post perché la continuazione potrebbe smentire ogni vostra convinzione.

Proprio di recente, parlando con la scrittrice e attivista Carlotta Vagnoli, abbiamo affrontato l’argomento donne e musica accennando allo scorso Festival di Sanremo: nessuna artista italiana sul podio era solo la conseguenza di un dato che veda solo otto donne in gara su 28 partecipanti alla kermesse canora. Un po’ poche, in termini di percentuale ma questa è solo la punta di un iceberg che lascia intravedere come il settore sia ancora indietro in termini di diversity and inclusion.

Quello che è un ragionamento alla femminina viene infatti confermato dallo studio BE THE CHANGE: Studio sull’uguaglianza di genere, condotto da Believe, una delle società leader al mondo nel settore della musica digitale, e TuneCore,il principale partner dedicato al lancio di artisti indipendenti, in collaborazione con Luminate, l'azienda leader nella raccolta di dati e analisi nel campo dello spettacolo.

Lo studio, lanciato nel 2021 e giunto alla terza edizione, continua a far luce sulle questioni relative alla discriminazione di genere, ai pregiudizi e alle disuguaglianze all’interno dell’industria musicale in tutte le categorie professionali, dagli artisti ai produttori, dai manager ai dirigenti. L’edizione di quest’anno è la più ampia, con oltre 1.500 membri dell’industria musicale intervistati e comprende i feedback di partecipanti rappresentativi di ben 109 Paesi in totale.

Basandosi sulle tendenze e sui dati identificati nelle ultime due edizioni, lo studio BE THE CHANGE: Parità di Genere 2023 presenta e quantifica una miriade di problemi che i professionisti del settore musicale e gli artisti di tutto il mondo si trovano ad affrontare, tra cui la discriminazione di genere e le molestie sessuali sul posto di lavoro, la necessità di cambiare le pratiche di assunzione in tutti i settori della musica, la continua preparazione dei dipendenti su come affrontare tali situazioni e la richiesta di diversificare le line-up degli artisti negli eventi dal vivo.

Inoltre, lo studio fornisce soluzioni concrete per favorire modifiche e sviluppi in tutto il settore, fornendo approfondimenti sulle esperienze e sulle percezioni di oltre un milione e mezzo di intervistati. I risultati principali dello studio di quest'anno sono riportati di seguito, mentre lo studio completo è disponibile per il download QUI.

Donne e musica: Lo studio BE THE CHANGE

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I risultati dello studio

Lo studio di quest'anno ha visto la partecipazione di professionisti del settore e di creatori provenienti da diverse estrazioni:

La rappresentanza a livello globale ha incluso partecipanti provenienti dall'Africa (11%), dall'Asia-Pacifico (15%), dall'Europa (27%), dall'America Latina e dai Caraibi (5%), dal Nord America (41%) e da altre località (1%).

Genere: Donne (45%), Uomini (49%), Non-binario (3%), Altri individui di genere più ampio (3%).

Età: Gen Z (20%), Millennials (49%), Gen X (23%), Boomers e oltre (8%) .

Settore di appartenenza: Creatore solista (34%), Creatore parte di un gruppo (14%), Distributore (13%), Musica dal vivo (13%), Etichetta discografica indipendente (11%), Gestione degli artisti (8%), Marketing / Branding / PR (7%), Tecnologia musicale (7%), Social Media (7%), Altro (Servizi commerciali, Etichetta discografica principale, Editore/PRO, DSP, Ente commerciale / Organizzazione del settore, Radio, Sync, Agenzia di talenti) (5% o meno) .

Alcuni risultati

Tra i risultati più significativi dello studio di quest'anno troviamo: 

Il 34% delle donne che lavorano nel settore musicale e che hanno partecipato allo studio di quest'anno ha riferito di aver subito molestie sessuali o abusi sul lavoro. Il numero sale al 42% e 43% rispettivamente per gli individui trans e non binari.

Il 53% dei professionisti e dei creatori del settore musicale che hanno risposto concorda sul fatto che gli uomini sono pagati di più rispetto agli altri nel settore.

Il 66% dei professionisti e dei creatori dell'industria musicale che hanno risposto (basandosi sul totale degli intervistati che sono associati al mondo della musica) desidera vedere un maggior numero di donne e di individui di genere ampio in posizioni di potere all'interno dell'industria “musica”.

I professionisti e i creatori del settore in Africa (38%), nella regione Asia-Pacifico (42%) e in America Latina e Caraibi (44%) sono meno propensi a considerare la discriminazione di genere nel settore musicale come un problema; i professionisti e i creatori del settore in Europa (59%) e in Nord America (68%) sono più propensi a considerare la discriminazione di genere nel settore musicale come un problema. 

Gli artisti appartenenti alle minoranze che hanno risposto hanno circa il 70% di probabilità in più di aver subito molestie online o commenti astiosi sui social media.

Mentre la maggior parte dei professionisti del settore e degli artisti che hanno risposto afferma di aver sofferto di problemi psicologici da quando è entrata nel settore (62%), le donne (76%), gli individui non binari (89%) e trans (82%) ne sono colpiti in maniera sproporzionata.

Alcune testimonianze

Lo studio BE THE CHANGE: Parità di genere 2023 è introdotto da una prefazione della cantautrice JoJo, che riflette sul legame donne e musica. “Il cambiamento è possibile quando riflettiamo, impariamo e poi scegliamo di crescere con la speranza che la storia non si ripeta”, scrive JoJo.

JoJo.
JoJo.

“Sto per festeggiare i 20 anni nella musica, un viaggio cominciato quando ero ancora adolescente. Se guardo indietro, non riesco a separare la formazione della mia identità di donna da quella di artista. E mi sorge una domanda: ma i miei colleghi uomini si sono mai considerati “artisti maschi”? Sospetto di no: la definizione non è così onnipresente come quella di “artista donna”, un’etichetta che io e le mie colleghe ci sentiamo appiccicata addosso sulla stampa, nelle riunioni di lavoro o negli studi di registrazione”.

“Le aspettative sulle donne sono sempre più alte e contribuiscono all’aumento dei problemi di salute mentale. Così come determinanti sul benessere mentale sono le pressioni antiquate che subiamo per mostrarci “perfette”: siamo sottoposte a ore di trucco e parrucco prima di un’apparizione pubblica. Se non sembrassimo a posto, si distoglierebbe l’attenzione dal progetto che stiamo promuovendo, ci dicono”, ha aggiunto JoJo.

“Per non parlare poi dell’abitudine molto diffusa online di metterci l’una contro l’altra, senza alcuna pietà. Di recente, P!nk ha pubblicato un nuovo fantastico album ma piuttosto che parlare di questo si è tirata fuori una storia vecchia di vent’anni, quel conflitto con Christina Aguilera risolto chissà quanto tempo fa. Dobbiamo lavorare tutti insieme per creare un’industria più equa, rappresentativa e inclusiva: tutti noi dobbiamo far qualcosa ogni giorno per combattere le discriminazioni di genere”.

Oltre a quello di JoJo, lo studio BE THE CHANGE: Parità di genere 2023 presenta altri interventi illustri, tra cui quello di Beatrice Dellacasa, che riflette su un ulteriore aspetto discriminatorio che lega donne e musica. “Per una donna ci sono più difficoltà non solo per il gender gap ma anche a causa dell’età: più invecchi, più devi reinventare te stessa ed essere presa in considerazione diventa doppiamente stancante”.

Beatrice Dellacasa.
Beatrice Dellacasa.
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