Arriva al cinema il 27 aprile, distribuito da I Wonder Pictures, il film Beau ha paura, in cui il premio Oscar Joaquin Phoenix è protagonista di una strabiliante odissea. Film audace e genialmente adrenalinico, Beau ha paura porta la firma del pluripremiato autore di culto Ari Aster. Dopo Hereditary, presentato al Sundance Film Festival nel 2018, e Midsommar, inserito fra i 10 migliori film indipendenti del 2019 dal National Board of Review Awards, Aster torna a stupire il pubblico con un’opera che intreccia mistero e humor nero in un viaggio folle e immersivo.
Una vita che deraglia
Il film Beau ha paura è un delirante viaggio nell’ignoto che ha per protagonista un uomo che parte per visitare sua madre e scopre un mondo di forze malevoli e occhi invisibili che scrutano ogni sua mossa. Colmo di significato e mirato ad affrontare il caos emotivo e l’incertezza collettiva dei nostri giorni, Beau ha paura comincia presentando il timido Beau Waaserman (Joaquin Phoenix) vivere da solo in un condominio del centro, dove ogni momento è un incubo a occhi aperti.
Incline all’ansia e alla paranoia, Beau si reca in visita dal suo terapista di lunga data (Stephen McKinley Henderson), che lo prepara per il suo imminente viaggio teso a far visita a sua madre (Patti LuPone). Ma, alla vigilia della partenza, il caos che si scatena porta la vita di Beau in una nuova surreale direzione. Incapace di raggiungere la sua destinazione in un mondo impazzito, viaggiando su strade che non compaiono su nessuna mappa, Beau è costretto a confrontarsi con la propria vita e con le bugie che gli sono state raccontate da coloro che gli sono più vicini.
Beau ha paura si trasforma così in un folle approfondimento sul significato di concetti come controllo, eredità e fuga, studiando le conseguenze di una vita non vissuta di un uomo la cui predisposizione e temperamento sono del tutto inadatti alle prove e alle sfide da affrontare con ciò che li sta intorno, con la sua famiglia e persino con il suo io interiore.
Essenziale e psicologico, il terzo lungometraggio di Ari Aster è un’epopea cupamente comica che sembra allo stesso tempo nettamente contemporanea e antica quanto l’uomo,. In poche parole, Beau ha paura è un film che osserva al microscopio una vita che va fuori dai binari. “Ari Aster ci mostra un incubo kafkiano non dissimile da quello che viviamo oggi”, ha dichiarato Parker Posey, l’attrice che interpreta Elaine, amica d’infanzia di Beau. “Fotografa sentimenti intensi su cosa significhi passeggiare per le nostre città e vivere nelle nostre case, su ciò che dei nostri genitori continua a perseguitarci, sul caos della cultura e sul capitalismo, e ci suggerisce come possiamo salvarci”.
Una madre da non deludere
Il film Beau ha paura permette al suo protagonista Joaquin Phoenix di mettere in scena una performance virtuosistica che spazia dal fisico all’emotivo e allo psicologico all’interno della stessa scena. “Beau è qualcuno la cui crescita è stata seriamente arrestata”, ha spiegato Ari Aster. “Dentro di lui ci sono molte cose che non sono state risolte o che non ha capito. È paralizzato dall’ansia, intrappolato in se stesso e, sostanzialmente, sospeso in uno stato simile all’adolescenza”.
Pieno di temi edipici, il film Beau ha paura inizia con il momento della nascita di Beau, preannunciando come la dinamica del rapporto tra madre e figlio sia complicata ancora prima che il bimbo esca dal grembo di Mona. Presentato come un adulto ferito che vive in un appartamento fatiscente del centro di una città senza nome, Beau porta addosso i segni di una madre prepotente e di un padre assente. “Il rapporto tra Beau e Mona è teso, per usare un eufemismo, e la natura della loro relazione rimane il mistero centrale del film”, ha sottolineato Aster.
Se è vero che i genitori proiettano le loro ansie sui figli, quelle proiettate su Beau hanno quasi dell’incredibile. Le paure e le aspettative di Mona infatti si riflettono in maniera assurda sull’esistenza del figlio, chiamato ad affrontare nel corso della sua vita eventi imprevedibili come incendi elettrici, microcriminalità, estranei eccessivamente amichevoli, una compagnia teatrale itinerante e molto altro ancora… Tutte situazioni che farebbero preoccupare qualsiasi madre. La paura maggiore di Beau è quella di deluderla e di fare la selta sbagliata.
Ha commentato Armen Nahapetian, l’attore che interpreta Beau a 13 anni: “La loro relazione è complicata. Mona gli dà fin troppo amore ma è quel tipo di sentimento incontrollabile che può creare rabbia e risentimento tra chi lo dà e chi lo riceve. Il suo amore è il controllo sul figlio e Beau, che non sa come mostrare le emozioni, è incapace di ricambiarlo come si deve. E Mona la prende molto sul personale”.
La genesi del film
Aster ha cominciato a pensare al film Beau ha paura mentre si trovava a Los Angeles quasi un decennio fa, prima di debuttare alla regia e mentre scriveva ancora cortometraggi. Con un ultimo giorno di affitto rimastogli sul contratto di locazione e sul punto di trasferirsi altrove, ha cominciato a immaginare un uomo che viveva in un appartamento come il suo e che era in preda all’ansia, spaventato da tutto e sul procinto di andare a visitare sua madre, cosa che però non gli riesce.
Nata come esercizio di scrittura, la storia pian piano nel corso degli anni si è arricchita di elementi. Il protagonista ha preso il nome di Beau e il rapporto con la madre ha assunto connotazioni freudiane, divenendo la causa di tutti i problemi e i sensi di colpa che affliggono il figlio.
“Beau ha paura era nato come una parodia”, ha ricordato Ari Aster. “Volevo che fosse il mio primo film, anche se la prima bozza di sceneggiatura era più arcana e fumettistica e meno psicologica. Dopo Midsommar, ho sentito che era giunto il momento di girarlo e ho rimesso mano alla storia. Sono arrivato a qualcosa di molto diverso ma il dna della storia non è mai cambiato”.
L’idea centrale è rimasta sempre quella di raccontare di un protagonista la cui crescita psicologica si era fermata e le cui paure primordiali si rivelano essere concrete. “Non si trattava di esplorare la vita di un uomo quanto la sua esperienza, portando lo spettatore nella sua testa e dentro ai suoi sentimenti. Sperimentiamo a livello epidermico i suoi ricordi, le sue fantasie e le sue paure”.
La struttura del film
Il film Beau non ha paura è suddiviso in quattro capitoli principali e due sequenze aggiuntive, tra cui un flashback su una nave da crociera che consolida la dinamica madre-figlio e un enigmatico epilogo. “Volevo allontanarmi dalla struttura cinematografica tradizionale”, ha proseguito Aster. “Volevo che la storia sembrasse romanzata, con una forma non convenzionale e in qualche modo controintuitiva o forse, semplicemente, prettamente intuitiva”.
La kafkiana sezione iniziale serve a preparare l’intera storia mentre la seconda parte assume i contorni da black comedy. Il terzo capitolo invece diventa sempre più surreale e cerebrale preparando il terreno a una parte del tutto imprevedibile.
All’inizio della storia, Beau vive da solo in un quartiere difficile affrontando le tensioni quotidiane di una comunità devastata dalla dipendenza, dal consumismo, dalla violenza e dalla follia. Dopo un incidente, si ritrova però in una ricca periferia, dove diventa il figlio surrogato di un chirurgo e di sua moglie, interpretati da Nathan Lane e Amy Ryan, il cui amato primogenito è stato ucciso in combattimento e la figlia adolescente sta cadendo a pezzi.
In un lungo flashback a metà film, possiamo vedere come si rafforzi il complesso legame tra l’ansioso Beau tredicenne e l’iper presente madre, impersonata in questo caso da Zoe Lister-Jones.A portare sconvolgimento nella loro vita è, però, Elaine, una tredicenne ribelle alle prese con i propri problemi con la madre. Prima di separarsi, Beau ed Elaine diventano amici ma tanto Elaine è determinata a liberarsi dal peso della madre quanto Beau non può.
In fuga dal passato e dal presente, Beau entra, nel misterioso terzo capitolo del film, in una foresta. Qui, conosce una troupe teatrale e assiste a uno spettacolo che assume dimensioni personali, psicologiche e persino epocali. “Sotto ipnosi, entra in scena e immagina cosa potrebbe accadere se trovasse il coraggio di essere più attivo nella sua vita”, ha annotato Aster.