Rai 4 trasmette lunedì 01 luglio il film Becky, diventato un piccolo fenomeno di culto tanto da meritarsi un seguito (L'ira di Becky). Diretto da Jonathan Milott e Cary Murnion, racconta la storia di un’adolescente, la Becky del titolo, che durante un fine settimana in una casa sul lago con il padre si ritrova a dover lottare con le unghia e con i denti per la propria sopravvivenza contro un gruppo di detenuti neo nazisti.
Con Kevin James nei panni dell’antagonista Domick, un suprematista bianco, il film di Rai 4 Becky ha il suo punto di forza nella protagonista, l’attrice Lulu Wilson, tredicenne al momento delle riprese. Definita da alcuni come la versione splatter del Macaulay Culkin di Mamma, ho perso l’aereo, Lulu Wilson è da sola in grado di reggere l’intero film e far sì che il suo personaggio non perda mai il suo lato umano, anche quando si trasforma nella più spietata delle assassine.
Buoni contro cattivi
Già dai suoi primi minuti, il film di Rai 4 Becky rivela tutta la sua originalità grazie a un montaggio alternato che ci mostra da un lato un padre e una figlia uscire per un fine settimana in campagna e dall’altro lato un gruppo di detenuti in fuga dal furgone di sicurezza in cui erano trasportati. Basta poco per capire che da un momento all’altro i destini dei due nuclei sono destinati a incrociarsi senza che nulla sia come prima.
E l’incontro avviene proprio in mezzo alla foresta, dove Becky è scappato quando scopre che al fine settimana con il padre (Joel McHale) si sono uniti anche la sua nuova compagna e il suo figlioletto. In compagnia di uno dei suoi cani, Becky appare sin da subito un’incognita agli occhi del gruppo di criminali ma nessuno di loro sospetta come la tredicenne sia piena di risorse e pronta sul punto di esplodere.
Tuttavia, quella che comincia come una storia di irruzione domestica si trasforma rapidamente in una caccia spietata in cui la parola vendetta assume un significato più che serio. E, in definitiva, Becky, il film trasmesso da Rai 4, non è altro che una storia di buoni contro cattivi, dove tra i buoni rientra l’adolescente e tra i cattivi i criminali volutamente rappresentati in maniera bidimensionale.
La banda di neonazisti è composta dal leader Dominik (Kevin James) e dai suoi tre scagnozzi (Ryan McDonald, James McDougall e Robert Maillet). Una alla volta, inseguiranno Becky ma, trovandosi nel suo territorio, la ragazzina saprà come difendersi e scatenare la sua furia.
La furia di un’adolescente
I paragoni tra Becky, il film offerto da Rai 4, e Mamma, ho perso l’aereo sono fioccati, soprattutto online. Occorre però ricordare che le due opere non potrebbero che essere diverse. Hanno in comune l’assunto di partenza ma non il modo in cui la storia si dipana. Becky, innanzitutto, non è una commedia: è un film vietato ai minori, frenetico e orientato all’azione (e al sangue). Ogni momento è imprevedibile e non si intuisce mai come la vicenda andrà a finire. Ciò che è chiaro è che la “piccola” Becky ha la stessa furia di un vulcano in eruzione: non si serve di trappole elaborate come il simpatico Kevin ma di semplici aggressioni portate all’estremo, con una carneficina mostrata in modo più che esplicito.
C’è un ulteriore aspetto che rende Becky interessante. È innanzitutto uno dei pochi film di vendetta con una ragazzina protagonista. Non sono tanti i titoli che si assumono tale rischio (forse uno dei più famosi rimane Hard Candy) e il motivo è anche da ricercare nel fatto che spesso a raccontare tali storie sono sguardi maschili. Certo, sono uomini anche Jonathan Milott e Cary Murnion, i due registi del film di Rai 4, ma nel guardare a Becky i due si mostrano consapevoli di come gli uomini raramente sappiano relazionarsi con una ragazza adolescente, come non riescano mai a prevederne le reazioni e come, purtroppo, le sottovalutino.
Il film ha avuto anche il merito di aver rivelato il talento di Lulu Wilson, confermato anche dal sequel L'ira di Becky, dove la protagonista affronta un gruppo di estremisti per difendere se stessa e l’anziana donna di cui si prende cura. E lo farà ancora una volta non solo per se stessa ma per tutti coloro che ama e per il suo Paese.