Bianca Atzei è finalmente libera. Libera di essere se stessa e di regalarci la musica che sente più sua, vicina alle sue corde. Non rinnega nulla del suo passato, è chiaro. Ci sono pezzi che appartengono alla storia di Bianca così tanto come alla storia di tutti noi.
Ora esisti solo tu, ad esempio, presentata al Festival di Sanremo è nel cuore di chi ama la sua musica. Quella è la canzone che l’ha fatta entrare nelle case degli italiani più di ogni altro suo pezzo precedente. Se chiudiamo gli occhi, abbiamo davanti subito Bianca, quello scricciolo di donna dalla voce forte e potente che, quando sale su un palco, emana energia e vibrazioni positive.
Su Bianca Atzei si è scritto molto negli ultimi anni. Quasi sempre per ragioni che esulavano dalla sua musica. Oggi, noi di TheWom.it proviamo a fare il contrario: parleremo di e con Bianca Atzei solo della sua musica. Lasceremo che la sua vita privata, le sue gioie così come le sue sofferenze, rimanga tale. E ci concentreremo sul suo nuovo progetto musicale. Sì, perché dopo ben sette anni dall’album di debutto Bianca Atzei pubblicherà domani, 29 aprile, il suo secondo album, Veronica (su etichetta Apollo Records).
Per chi non lo sapesse, Veronica è il vero nome di Bianca Atzei. E basta questo per capire che il suo nuovo lavoro nasce per mostrarci chi è Bianca nel suo profondo. A 35 anni, la stessa età di quando Dante ha scritto La Divina Commedia, Bianca si è ritrovata nel mezzo del cammino di sua vita a togliersi le maschere musicali che altri le avevano fatto indossare. Ed è così che è venuto fuori un album straordinario, fatto di 11 fiori differenti che le permettono di giocare con i generi, con le parole e, soprattutto, con quel portento di voce che si ritrova.
Veronica si apre con Chanel, un pezzo vocalmente incredibile, e si chiude con la versione unplugged di Ora esisti solo tu in coppia con Kekko Silvestre, frontman dei Modà e autore della canzone stessa. In mezzo, però, ci sono collaborazioni e presenze che non possano inosservate. Con Bianca Atzei nelle varie canzoni cantano i Legno, Arisa, Briga, Virginio, Ciao Sono Vale & Dante, Boss Doms & Seryo, J-Ax e persino Cristiano Malgioglio. Il percorso di Veronica passa dall’indie al pop, dall’ironia all’omaggio a Giuni Russo.
E la voce di Bianca Atzei rapisce, ammalia, conquista ed emoziona come non mai. A dimostrazione che, solo credendo nelle proprie capacità, Bianca dà il meglio di sé. Come donna, come cantante e come autrice. Con dolcezza e determinazione. Con passione e con amore. Mai scontata e sempre sorprendente. Bianca è come un tulipano, il suo fiore preferito: continua a crescere anche se è già splendidamente sbocciata.
INTERVISTA ESCLUSIVA A BIANCA ATZEI
Bianca, uscirà domani il tuo nuovo album Veronica. Che sensazione ti accompagna?
Ho molto a cui pensare in questo momento tra la presentazione dell’album, la sua uscita, i concerti al Blue Note, gli invitati… è tipo un matrimonio, devi stare attenta a selezionare tutti: non è facile! Però, sono molto emozionata. Non vedo l’ora di salire sul palco perché so che in quell’attimo dimenticherò qualsiasi cosa. Sul palco, non altri pensieri se non quelli legati a ciò che sto facendo. Mi sento libera.
Ammetto di essere un pochino in ansia. Sono un po’ agitata. Al là di Ronny, il mio bassista da tanti anni, figura portante e importante della mia band, ho accanto due ragazze nuove e fortissime. Voglio instaurare con loro complicità e alchimia. Non è facile. Ci sono tante dinamiche che portano ad avere un po’ di stress. Anche l’ansia da prestazione per i giorni dei concerti si fa sentire.
Veronica è un album bellissimo. Te lo dice uno che non si lascia facilmente conquistare da un primo ascolto. Ci sono dei brani che sono, testualmente e musicalmente, molto forti. Mi ha colpito particolarmente il pezzo di apertura, Chanel. È uno dei pochi in cui canti da sola, senza alcun ospite. Ed è uno dei pochi in cui la tua voce emerge con malinconica grinta. Non è un brano facile, sia tecnicamente sia tematicamente.
Ho fatto bene allora a metterlo per primo! L’ho voluto fortemente al primo posto della track list. Quando ho sentito per la prima volta Chanel, per me è stato un colpo allo stomaco. C’è una carica espressiva forte, anche sessuale a volte. È la traccia sicuramente più d’impatto, più di pancia, dell’album. Volevo che l’album iniziasse col botto.
Ma, prima di parlare degli altri brani, voglio soffermarmi sulla copertina e sul concept che accompagna tutto Veronica. Hai fatto un po’ come Dante: nel mezzo del cammin di tua vita, ti sei ritrovata a voler quasi indagare la tua immagine e rivoluzionarla. Asserisci che vuoi finalmente essere te stessa. Cose c’era nella te stessa precedente che non andava? Musicalmente, è ovvio.
In realtà, non c’era niente che andasse. Non mi sono mai accettata in generale. Ho la consapevolezza ora che libertà significa avere la possibilità di decidere, di scegliere, di cambiare, di trasformarsi, di intraprendere una nuova direzione. Veronica è stato la mia libertà, la mia rinascita.
Come dicevo, in tutti questi anni non mi sono mai accettata perché non mi sentivo libera di poter fare o dire. Tutto quello che sentivo rimaneva dentro di me, imprigionato. Non avevo modo di aprirmi. Ho fatto delle cose che mi piacciono e che, soprattutto, mi porterò a vita. Ora esisti solo tu, ad esempio, è un brano che ha conquistato ed entrato nel cuore di tantissime persone. Ed è un brano che mi ha portato del bene. Ma ci sono state delle cose che, nel filone del mio percorso, hanno rappresentato delle deviazioni in cui non mi sono sentita me stessa.
Adesso, a 35 anni, dico che un po’ mi dispiace. È un peccato perché chissà dove sarei arrivata, in che direzione sarei andata se avessi cambiato o potuto cambiare. Ma non è mai troppo tardi. L’importante è rendersi conto di quel che si è, riuscirci e stare bene con se stessi. Poteva succedere qualche anno fa ma è successo ora. Non mi interessa guardare indietro, voglio soltanto andare avanti.
Quando mi dici di Chanel, io sono ancora più felice. L’ho voluta io fortemente. L’ho scelta io.
Hai l’impressione che la tua immagine sia stata percepita nel corso degli anni in maniera sbagliata?
Certo. È stato detto anche più volte. Mi rendo conto di avere un viso molto telegenico e fotogenico. Può essere un bene da una parte e un male dall’altra. Nel momento in cui appaio per tre minuti di canzone in televisione, senza poter dire “a”, è normale che possa assumere degli atteggiamenti che quando non canto non ho. Le persone da casa vedono sicuramente una persona che non corrisponde proprio a me o alla mia profondità.
Invece, partecipando a un programma come L’Isola dei Famosi, ho avvertito che sono stata molto apprezzata, umanamente parlando. È stata la mia vittoria più grande perché mi faceva star male che la gente mi avvertisse per quella che non sono. Quando ti esibisci, non hai la possibilità di dire chi sei. Sì, tramite la musica ma quella può piacere o non piacere.
Tre minuti sono pochi per capire chi hai davanti, sono come i tre famosi minuti sul palco dell’Ariston. Si presenta una canzone a milioni di persone ma non ci si presenta come persona. Io sono convinto che abbia giocato a tuo sfavore anche la tua formazione. Ormai siamo abituati ai cantanti che arrivano dai talent, di cui sappiamo tutto. Ci si appassiona più ai personaggi che al loro talento artistico vero e proprio. Tu sei arrivata da una strada differente, hai anche studiato. È come fossi arrivata dal nulla, come un’incognita.
Da dove arriva? Come mai? È raccomandata? sono alcune delle domande che si facevano. Adesso, invece, a Sanremo vedi cantanti che spesso ti fanno persino dire Chi sono? Non li ho mai sentiti prima. Si è ribaltata completamente la situazione. Io son partita dalle radio e, quindi, la gente non associava la mia voce alla mia immagine. Di conseguenza, anche se ho fatto molti duetti con alcuni dei cantanti italiani più importanti, purtroppo risultavo “sconosciuta”. Se fosse successo tutto ora, sarebbe stato completamente diverso. È incredibile.
È una questione di tempo. Tempo come i sette anni che sono trascorsi dal tuo precedente album. Perché così tanto tempo? Sono usciti diversi singoli, alcuni anche di grandissimo successo, ma non album. Ma sette anni sono sette anni.
Sette anni sono sette anni, hai ragione. Ci sono delle domande alle quali neanch’io avrò mai risposte. In generale, non solo nella musica. Però posso dire che non mi sono mai fermata. Sono usciti diversi singoli, solo negli ultimi tempi ho rallentato un pochino.
La verità è che probabilmente il mio percorso, come dicevi prima, è stato molto strano ai tempi. Quando ho realizzato io i duetti, non erano di moda, non andavano. Oggi, invece, si fanno solo duetti! Vado sempre un po’ controcorrente.
Per scelte non mie, avevano deciso di non far uscire altri album e di percorrere solo la strada dei singoli. Mi sono ritrovata in quella situazione e ho accettato. Avrei però voluto uscire con degli album anche in passato.
Nonostante non siano usciti album, hai un profilo Instagram da 800 mila e passa followers. Un dato impressionante.
È impressionante perché non li ho neanche comprati. I miei followers commentano anche tanto e io amo stare loro dietro. Mi piace: è l’unico modo per avere un po’ di contatto con le persone che ti seguono. Poi, non so quante mi seguano per la musica e quante perché sono una bella ragazza: lo vedo ovviamente quando posto una foto un po’ più “osé” e i like schizzano alle stelle! È normale, funziona per tutti così.
Anche il like alla foto “osé” è un modo per dire “ti apprezzo”, “amo il tuo coraggio”. No? Non è facile esporsi sui social. Quando poi i followers sono così tanti si avverte anche una certa responsabilità.
È vero. Tra l’altro, sono felice perché posso contare veramente sulle dita di una mano le persone che mi scrivono cose “brutte”. I miei followers sono molto rispettosi e tranquilli. Per fortuna, non ho incontrato molti haters!
Tornando a Veronica, il tuo nuovo album, come hai scelto gli ospiti con cui duettare? Sono tutti abbastanza ricercati. A parte John Travolta con i Legno e Videogames con Ciao Sono Vale & Danti, che avevamo già sentito, mi colpiscono i duetti con Virginio, Arisa o Cristiano Malgioglio. Le stelle, cantata con Arisa, sembra quasi una gara tra due donne a chi è la più brava, con un testo sull’amore, inteso in tutte le sue accezioni.
Alcune collaborazioni sono nate molto per caso. Sono stati incontri magici. Come quello con Arisa, per esempio. Mi trovavo a Milano, dentro a un ristorante, quando Arisa è entrata per caso con i suoi cagnolini perché cercava ombra per loro. Ci siamo incontrate così e abbiamo cominciato a parlare. Le ho raccontato dell’idea di questo nuovo album di duetti che volevo fare. Mi ha detto che ci sarebbe stata. E, ovviamente, io non me la sono fatta scappare!
Le canzoni c’erano già e ho subito individuato in Le stelle la canzone perfetta per Arisa. Le stelle è una canzone magica come la voce di Arisa. Era da tantissimo tempo che non mi emozionavo sentendo una voce così come la sua e, soprattutto, cantandoci insieme. Abbiamo registrato il brano a Roma in presa diretta. L’abbiamo cantato una sola volta dall’inizio alla fine. Non ci sono state interruzioni e le nostre voci si sono incrociate, armonizzate, senza che io e lei studiassimo la canzone prima. È stata veramente una magia meravigliosa!
Le stelle è molto romantica, molto particolare. Può parlare di amore tangibile come di amore eterno. Racconta qualsiasi sfumatura dell’amore, qualunque tipo di amore.
Con Virginio, identica cosa. Ci siamo trovati in diverse serate insieme, tra amici in comune. Abbiamo cantato insieme in quelle occasioni, una volta anche l’Alleluia. C’è stata un’alchimia pazzesca. Ci siamo presi tantissimo, anche umanamente. Ci divertiamo tantissimo, c’è qualcosa di molto forte tra me e lui. Fortissima. Ci siamo l’uno per l’altra. Se ci succede qualcosa, ci chiamiamo, ce lo diciamo. È veramente incredibile perché è da poco che ci conosciamo. In Collisioni volevo assolutamente la sua voce: era per lui. Non ha cambiato una sola parola del testo, gli è piaciuta da morire: dall’inizio l’ha sentita subito sua.
Come mai avete scelto Collisioni come singolo di lancio di Veronica?
Veronica non ha un genere forzato di appartenenza ma è tutto e di più. Passa dal brano ironico con Malgioglio al pezzo più pop. Siamo partiti da John Travolta con i Legno per avvicinarci dall’indie al pop piano piano. Dopo Lo Straniero con Boss Doms & Seryo, è arrivata con Collisioni la parte un po’ più pop, più cantata. Ascolto molto i miei sostenitori ed è da tanto tempo che mi chiedono di “Bianca, quella che canta, quella di Ora esisti solo tu”.
In questo momento, nella musica si tende a cantare un po’ meno. Se canti, sembri vecchio ma è bello sentire una persona che canta. Ho voluto tornare un po’ alle origini per far capire che l’album aveva molti generi all’interno. Con Virginio, che canta da paura, volevo far arrivare un po’ di voce.
A proposito di voci, non possono non citare Fotogrammi in duetto con J-Ax. È un altro brano da accendini accesi nonostante non sia poi “allegro”. Il testo spinge anche verso una nota accentuata di sensualità: Quante volte ti ho pensato accanto, quante volte ti ho pensato dentro. Con Ax avevi già duettato in passato.
Fotogrammi, insieme a Chanel, è uno dei miei brani preferiti, lo ammetto. Son tutti belli ma Fotogrammi mi prende molto. Avendolo scritto, mi sa tanto di me, mi appartiene fortemente. Ho voluto il ritorno in coppia con Ax in questo pezzo perché mi ricordava un po’ Intro, la canzone che avevamo cantato insieme qualche tempo fa. Non dico che Fotogrammi è il seguito di Intro, imbattibile e con un testo devastante di Ax, però me la ricordava. Volevo che fosse la sua versione un po’ più ricercata e rinnovata. Ax ha scritto delle parole così belle che quando le ho lette avevo i lacrimoni agli occhi. Il ritornello, che si apre tantissimo, è molto orecchiabile.
In La televisione hai anche scherzato con il rap con la complicità di Briga.
C’è tanto in quel pezzo. È molto forte sia come sonorità sia come testo. Le parole che dice Briga sono molto forti. Quando le ho sentite, ho detto: “Ah! Siamo sicuri? Ma, poi, sai che c’è? È vero”. Volevo musicalmente far uscire un po’ di leggerezza, spensieratezza. Il testo, però, è anche una provocazione: tu puoi provare a cambiare le cose, urli ma non ti sentono. Puoi urlare, fare battaglie, dire ma poi rimani sempre nello stesso punto. È come se qualcuno non ti sentisse. A un certo punto pensi: “Sai che c’è? Fregatene. Lascia andare le cose, tanto questo è”. Alcune cose non si possono cambiare.
In Sei la mia città, un pezzo che canti da sola, c’è una bellissima metafora che associa la città all’uomo che si ama. Siamo tutti legati ai luoghi da cui proveniamo. Tu ti senti più sarda o milanese?
Mi sento tutte e due insieme. Il mio sangue è sicuramente sardo, i miei genitori sono entrambi sardi. Ho passato tanto tempo in Sardegna dai miei nonni, da piccolissima fino ai sedici, diciassette anni. Quando finivano le scuole, andavo da loro e stavo lì per i tre mesi d’estate. Così come stavo con loro per tutte le feste: Natale, Capodanno, Pasqua… sento tantissimo l’appartenenza alla terra sarda. Ogni tanto ho l’esigenza di sentire la sabbia calda sotto ai piedi, il vento, quei sapori e quei profumi che solo in Sardegna sento.
Ne ho bisogno. Come ho bisogno di non staccarmi da Milano. Sto benissimo a Milano, è la mia casa, la mia città. Mi piace quando vado in giro per le vie, per le strade. È una lotta: faccio fatica a dire se mi sento più sarda o milanese.
Sono un po’ come le due facce della tua stessa anima. Pensiamo tutti quando ti vediamo che sei una donna fortissima ma poi scopriamo in te una dolcezza che disarma. Il lato sardo e quello milanese sono un po’ come il lato che appare e quello più nascosto. E poi in Straniero, da palermitano non posso non averlo notato, citi Alghero e Giuni Russo.
Giuni Russo per me è un’artista completa. Ha fatto anche lei delle robe diverse l’una dall’altra. Si conoscono un paio di canzoni ma, se si ascoltasse tutto quello che ha cantato, si scoprirebbe un mondo intero. Era in grado di passare da canzoni all’apparenza leggere ad altre che ti fanno pensare che non è possibile che cantasse in quella maniera. Volevo parlare della terra citando un’artista che è magari un filino dimenticata. È un peccato che non sia stata un po’ più considerata.
Quanto ti sei divertita a incidere Siamo tutte uguali, la canzone in duetto con Cristiano Malgioglio? Testo ironico e musica volutamente retrò restituiscono un dialogo tra due persone che, pur amando entrambe gli uomini, ne hanno una percezione totalmente differente. Tra l’altro, sottolineiamo che è un professionista serio, uno di quelli che lavora sodo! Spesso si tende a confondere la persona con il personaggio.
Cristiano Malgioglio ora si può permettere di fare uscire il suo lato più divertente. Le canzoni meravigliose che ha scritto restano memorabili, cantate da Mina a Iva Zanicchi. Non ha bisogno di mostrare o far vedere che sa fare: il suo l’ha fatto e anche bene. È un grandissimo professionista ed è bello che abbia la voglia di cimentarsi in cose che gli fan piacere. Fa benissimo: non ha niente da dimostrare a nessuno.
Sono felicissima che abbia accettato di prestarsi al duetto. Si è messo in gioco ancora di più: nel brano, dice delle cose molto forti che non passano inosservate. Le dice in maniera ironica però le dice. Ricordo che è arrivato in studio e cantava con la mascherina. A un certo punto, siamo stati noi a invitarlo a levarsela. È ligio in tutto e per tutto. È stato fantastico, una bella vibrazione.
Definisci le tue canzoni come i tuoi fiori. Sul tuo profilo Instagram ci sono molte tue foto legate ai fiori.
Il mio fiore preferito è il tulipano. Mi sono resa conto, alla mia età, che è molto più bello per una donna ricevere dei fiori piuttosto che una borsa. Per me, è così. L’ho scoperto, anche quello, forse un po’ tardi però l’ho scoperto! (ride, ndr). Mi piace da morire ricevere fiori perché mi fa sentire più donna, desiderata, apprezzata. Il fiore per me è il simbolo della donna, della femminilità. Dire che ogni canzone è come un fiore è come dire che c’è una rinascita a ogni canzone, un qualcosa di nuovo, di libero, di profumato.
Non è un caso allora che tu sia nata l’8 marzo, il giorno dei fiori alle donne per eccellenza. Chiudi l’album con la versione unplugged di Ora esisti solo tu in coppia con Kekko Silvestre, il frontman dei Modà. Com’è ritrovarsi insieme dopo tanto tempo? Avete musicalmente mosso i primi passi quasi insieme.
Kekko mi ha supportato tanto. Sono grata di tutto quello che ho e ho avuto. Kekko, al top della sua carriera, mi ha dato una mano. Mi ha scritto delle canzoni che mi porterò dietro a vita. Ho voluto fare un regalo a me stessa e alle persone che amano Ora esisti solo tu.
È una canzone che, scritta da Kekko per me, ha una storia incredibile dietro. Non tutti lo sanno ma Kekko scrisse Ora esisti solo tu un anno prima di Sanremo. Solo che poi la mise da parte perché non riusciva ad andare avanti perché parlava della mia storia passata passata. Quando poi divenne pubblica la storia d’amore con il mio ex, Kekko riprese in mano la canzone e la continuò portandola in positivo nel ritornello: Ma ti rendi conto amore che da quando stiamo insieme non esistono più le nuvole. Se ascoltate bene le strofe, invece, si parla di Bianca malinconica, triste, giù di morale.
Per me, era doveroso in qualche modo essere riconoscente nei suoi confronti e averlo in mezzo agli amici, lui è un amico importante, di un disco che è qualcosa di importante.
Nel tuo profilo Instagram, c’è una bella foto con tua mamma. Che tipo di legame avete?
Il nostro è un legame molto forte. Mia madre è l’unica che è riuscita a tirarmi su in qualsiasi momento. È l’unica che capisce, comprende e conosce Veronica e Bianca. Da ogni mio sguardo o parola, sa come sono. e sono una persona super complicata. Ed è l’unica che mi supporta e sopporta tantissimo. Non è facile.
Che tipo di bambina sei stata?
Mi hanno insegnato tantissimo l’educazione. Sono sempre stata molto educata, dico grazie per qualsiasi cosa, molto dolce. Ho parlato tantissimo con mia mamma perché è super logorroica. Quando arrivavo a casa e c’era qualcosa che non andava, lei mi faceva sedere e parlare finché non dicevo cosa avevo. Ho sempre ascoltato ma ho anche voluto provare le cose molto subito e in fretta. La mia fortuna è stata quella di avere sempre molta paura di provare o di fare determinate cose. Quindi, mia mamma si sentiva molto sicura sia del suo insegnamento sia del mio senso di responsabilità sin da piccola.
Devo dire che la mia famiglia è la famiglia della Mulino Bianco! In questo, sono stata molto fortunata. Mia madre mi ha sollevata e risollevata da tantissimi momenti bui. Ho bisogno di mia mamma in tutto e per tutto.
Oltre che con l’aiuto di mamma, come hai superato i momenti bui? Senza scendere nei particolari, ce ne sono stati diversi.
Mi sono sempre sentita molto fragile. Avendo avuto sempre mia mamma che mi tirava su, pensavo di non farcela da sola. Invece, in alcune occasioni, crescendo, mi sono resa conto che poteva farcela. La fine della mia ex storia d’amore per me è stata come un lutto. Mi ha devastata, sono dimagrita tantissimo (dieci chili). Fino a quando non mi sono data la forza di fare qualcosa per me stessa.
Il fatto di prendere e andare dall’altra parte del mondo non era per partecipare all’Isola. Probabilmente, non l’avrei mai fatto se non mi fosse successo quello che mi è successo. Vedendomi dimagrire ogni giorno e stare così male, mi son detta: “Forse ho bisogno di pensare a me stessa, di andare via da queste quattro mura”. Ed è in quel momento che mi sono sentita forte perché ho fatto qualcosa per me stessa.
Nel caso della fine di una storia è come se ti operassero al cuore. Se non avessi avuto mia mamma, non so se da sola sarei riuscita ad affrontare tante cose. Psicologicamente, stai male e non ne hai la forza. Io ho lavorato tantissimo su me stessa, anche con l’ausilio dei dottori e psicoanalisti. Non mi vergogno assolutamente a dirlo.
Anzi. Devi dirlo. Serve a far capire che se si ha bisogno di aiuto bisogna cercarlo in chi sa darlo.
Certo. Purtroppo, molte persone si vergognano. C’è ancora questo preconcetto che non porta a non andare dallo psicoterapeuta. È un peccato. Non c’è niente di male a ricorrere al loro aiuto: puoi migliorarti e basta. A me ha aiutato tantissimo nel darmi forza.
Sei serena oggi?
Si, devo dire di sì. Se mi avessi chiesto se sono felice, non ti avrei risposto. Sono in un momento sereno, poi magari tra dieci giorni cambierà! (ride, ndr). Pensare al futuro, a cose che vorresti fare, mette anche serenità. Il pensiero di poter realizzare qualcosa che vuoi rende sereni. Sono serena in toto.
Ci sarà un tour dopo l’uscita di Veronica?
Dopo le serate del 28 e 29 aprile al Blue Note di Milano, usciranno le altre date del tour. E per tutto maggio sarò impegnata nei firmacopie in giro per l’Italia.