Benvenuti nella casa in cui si concentra la storia di BigBug, il film folle e inclassificabile di Jean-Pierre Jeunet proposto da Netflix il prossimo 11 febbraio. Il regista di Il favoloso mondo di Amélie ha scelto un mix di ambientazioni retro-futuristiche per una farsa distopica tanto geniale quanto sorprendente.
Cosa racconta BigBug?
BigBug è il nuovo film di Jeunet, che troverete su Netflix dall’11 febbraio. Vi guideremo in un viaggio a 360° nella casa al centro della storia. Già, la storia: cosa racconta il film? Eccone la sinossi ufficiale:
Nel 2045 l'intelligenza artificiale è ovunque, al punto tale che l'umanità la usa per soddisfare qualsiasi bisogno o desiderio, anche il più segreto e inconfessabile. In una tranquilla zona residenziale quattro robot domestici decidono all'improvviso di prendere i loro padroni in ostaggio.
Rinchiusi tra quattro mura, una famiglia non proprio in sintonia e una vicina curiosa con il suo intraprendente amante robot devono sopportarsi a vicenda in un'atmosfera sempre più nevrotica! Intanto fuori, gli androidi di ultima generazione Yonyx cercano di prendere il comando.
All'avvicinarsi della minaccia, gli umani si abbandonano al tradimento, si ingelosiscono e si scannano tra loro sotto lo sguardo perplesso dei robot di casa. Forse sono i robot ad avere un'anima... o forse no!
Il tour virtuale della casa
Siamo in BigBug, il nuovo film di Jeunet su Netflix, immersi in un’atmosfera futuristica che ha nella casa il suo perno centrale. Ma come è stata realizzata l’abitazione? Scopriamolo insieme, grazie a un tour virtuale che rivela tutti i segreti dei diversi spazi realizzati negli studi di Bry-sur-Marne in poco meno di quattro mesi.
La cucina
Ispirandosi tanto ai mobili americani degli anni Cinquanta e Sessanta quanto al mondo di Jacques Tati e James Turell, la scenografa Aline Bonetto ha immaginato per BigBug, il film Netflix, un’architettura tutta curve che offre una certa fluidità a tutto l’insieme. Non appena si entra nel soggiorno, lo spazio circolare emana un clima di dolce calore ma al contempo crea una forte sensazione di inevitabile reclusione.
La cucina, retrò e funzionale, è perfettamente integrata nella stanza principale, come si vedeva nelle pubblicità americane degli anni Cinquanta. È il regno di Monique, la domestica robot per il cui look la costumista Madeline Fontaine si è ispirata ai vestiti futuristici degli anni Sessanta, influenzati da stilisti come Paco Rabanne e Pierre Cardin. Fondamentalmente, Monique è un robot come tanti altri, anche se è un po’ più sofisticato.
La libreria
L’angolo della libreria, che ben si sposa con la curvatura delle pareti, ospita qualcosa come 3 mila libri, alcuni dei quali sono vuoti al loro interno per esigenze di scena e luci. Il pavimento, altrettanto ludico, è in sintonia con la visione stravagante e colorata del futuro prossimo immaginato da Jeunet nel film Netflix BigBug.
Le camere di Alice e Nina
La camera di Alice, la padrona di casa, è stata pensata nei toni del malva e del lilla, per restituire le caratteristiche del personaggio, ingenuo e romantico.
La stanza di Nina, la figlia adolescente di Alice, esprime invece il carattere ribelle di chi la occupa: le due sillabe del suo nome diventano elementi decorativi che riflettono il suo spirito ribelle e la sua determinazione.
Fedele al mood retro-futuristico di BigBug, il film disponibile su Netflix dall’11 febbraio, lo spazio ospita oggetti di ieri, vecchi computer e cimeli che legano Nina al suo passato.
Monique ed Einstein, i due robot guida
Due robot, “protagonisti” a pieno titolo di BigBug, il film Netflix diretto da Jeunet, guidano la visita degli spazi della casa.
Innanzitutto, c’è la già citata Monique, un’umanoide che vorrebbe tanto assomigliare alla sua padrona. Per creare una leggera discrepanza con un essere umano, Madeline Fontaine ha coperto il corpo dell’attrice Claude Perron con collant bluastri dall’aspetto plastico. Da parte sua, la truccatrice Nathalie Tissier l’ha dotata di una parrucca squadrata e un colore verde mandorla dominante, che ricorda lo stile vintage della cucina.
Radicalmente diverso è invece Einstein, l’altro robot creato dal geniale Pascal Molina. È un assemblaggio artigianale di parti meccaniche che ha richiesto 1500 ore di lavoro e più di 80 motori per animarlo. Mix di legno e metallo, materiali caldi e freddi, Einstein (doppiato nella versione originale da André Dussolier) incarna perfettamente il punto d’unione tra una certa nostalgia del passato e la visione di un futuro terrificante di cui vale la pena ridere.