Arriva su Netflix dal 19 giugno il documentario Black Barbie. Prodotto da Shondaland, il documentario Netflix Black Barbie un momento cruciale della storia della Mattel mai raccontato prima. Con la regia di Lagueria Davis celebra infatti il significativo impatto che tre donne nere, Beaulah Mae Mitchell, Kitty Black Perkins e Stacey McBride Irby, hanno avuto alla Mattel sull'evoluzione del marchio Barbie così come lo conosciamo oggi.
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Attraverso le storie carismatiche di queste donne interne all'azienda, il documentario Netflix Black Barbie racconta come è nata la prima Barbie nera nel 1980, esaminando l'importanza della rappresentazione e come le bambole possano essere cruciali per la formazione dell'identità e dell'immaginazione.
La giusta rappresentazione
Ispirandosi alla storia della sua prozia Beulah Mae Mitchell, una stella tra i dipendenti della Mattel che un giorno ebbe il coraggio di chiedere a Ruth Handler: "Perché non facciamo una Barbie che assomigli a me?", la regista Lagueria Davis esplora l'impatto di quella domanda e il lungo percorso che ha portato all'introduzione della prima Barbie ufficiale non bianca nel 1980. Il suo viaggio porta gli spettatori alla scoperta della storia delle bambole nere, del loro impatto sui diritti civili e sull'imprenditoria nera, e del ruolo significativo del gioco immaginativo nella formazione dell'identità dei bambini.
Il documentario Netflix Black Barbie mette a confronto l'eredità di tre donne nere che hanno aperto nuove strade alla Mattel creando una Barbie a loro immagine e somiglianza, il tutto mentre sottolinea l’impatto culturale che l’iconica bambola ha avuto. Il risultato è un omaggio alla cultura nera degli ultimi 70 anni e all'influenza specifica della Barbie nera sulla vasta gamma di bambole che amiamo oggi.
“Crescendo a Fort Worth, Texas, ho incontrato mia zia Beulah Mitchell due volte. Lei viveva in California”, ha ricordato la regista. “Più tardi, da giovane cineasta, mi sono trasferita a Los Angeles nel 2011 e ho vissuto con mia zia. Fu allora, ascoltando il suo racconto di come passò dal lavorare sulla linea di montaggio della Mattel a incoraggiare Ruth Handler a creare una bambola che le assomigliasse, che mi resi conto che c'era una storia dietro la prima Barbie nera”.
“Ascoltando mia zia e osservando i suoi memorabilia della Mattel, capii perché mia zia e le sue colleghe nere desiderassero vedere una Barbie che assomigliasse a loro. Con questo in mente, mi sono seduta a fare un po' di ricerche e ho scoperto che ci sono voluti 21 anni prima che la Mattel rilasciasse la prima Barbie nera. Questa scoperta mi riportò indietro nel tempo, a quando ero piccola e scoprivo cosa significasse essere nera. Fu allora che capii che dovevo raccontare la storia della Barbie nera e, facendolo, raccontare la storia di mia zia”.
“Ricordo di aver avuto tre bambole crescendo. La prima, una bambola a grandezza naturale che ritraeva la Krystle Carrington della serie tv Dynasty. La seconda era una bambola nera Cabbage Patch. La terza, una bambola nera di Raggedy Ann che mia madre fece fare appositamente per me, pagando 150 dollari. Non eravamo una famiglia ricca. Per mia madre, spendere 150 dollari per bambola — ne comprò tre, una per me e le mie due sorelle minori — rappresentava qualcosa di più di quanto avrei mai potuto capire allora”.
“Tuttavia, pensavo che la mia bambola Krystle fosse bellissima e volevo assomigliare a lei. Ma la Raggedy Ann nera e la Cabbage Patch assomigliavano di più a me, e da bambina trovavo un certo conforto in questo. In quel conforto vivevano idee contrastanti ed emozioni conflittuali, perché sfortunatamente non trovavo la mia Cabbage Patch nera o la Raggedy Ann nera belle bambole. Detto ciò, penso che valga la pena esplorare la storia dietro quella comfort zone e come questa costruisca o decostruisca l'identità di una persona”.