Bones and All è il nuovo film di Luca Guadagnino, in concorso al Festival di Venezia 2022. A un paio d’anni di distanza da Chiamami con il tuo nome, il regista palermitano ritrova Timothée Chalamet per una storia d’amore di una dolcezza tanto sublime quanto oscura e inquietante. Tratto da un romanzo di Camille DeAngelis, Bones and All racconta il viaggio on the road di due giovani statunitensi disadattati alla ricerca della propria identità, che condividono un appetito feroce e devastante (il cannibalismo) che li allontana dal resto del mondo e, per quanto anelino a trovare un luogo nel quale sentirsi davvero a casa, li porta a fuggire.
Con Taylor Russell nella parte della coprotagonista, Bones and All arriverà nelle sale italiane grazie a Vision Distribution il 23 novembre.
La trama di Bones and All, il film di Luca Guadagnino
Bones and All, il nuovo film firmato da Luca Guadagnino, inizia negli anni Ottanta. La giovane Karen (Taylor Russell) cela un segreto sin dalla nascita ed è spinta da una voracità che va oltre ogni limite umano. Incapace di comportarsi come gli altri e in costante peregrinazione di città in città, ha sempre avuto la sensazione di essere un’emarginata senza possibilità di appello.
Quando il padre, affranto, si rende conto di non poterla più aiutare, a Maren non resta che andarsene e arrangiarsi da sola. Ed è lì che scopre di non essere l’unica. Al mondo esistono altri come lei. Altri che provano quello stesso bisogno impellente. Altri come Lee (Timothée Chalamet), un ribelle di paese che la aiuta a sopravvivere, le si affeziona sempre di più e riesce a vedere al di là dei suoi desideri proibiti, anche quando i due diventano pericolosamente vulnerabili l’uno per l’altra.
Un destino ineluttabile
Nonostante la patologia di cui soffrono i protagonisti del film Bones and All sia raccapricciante, Guadagnino porta la storia di Maren e Lee ben oltre i confini del genere. Le loro voglie implacabili non sono trattate come un qualcosa di cupo o mostruoso, quanto, semplicemente, come un destino ineluttabile. E a mano a mano che la vicenda si dipana, il racconto si trasforma in qualcosa di diverso: una liberatoria odissea on the road di due giovani che tentano di trovare il proprio posto nel mondo, alla continua ricerca di identità e bellezza in un contesto irto di pericoli, che non riesce a tollerare il loro modo di essere.
Guadagnino non ha mai inteso la fame di carne umana dei personaggi, per quanto improvvisa e minacciosa, come un modo per rompere i tabù al mero fine di scioccare il pubblico, bensì l’esatto contrario, ovvero mettersi nei panni di chi si sente perso, di chi non riesce a trovare il proprio posto e si ritrova a vagabondare ai margini, di chi viene costantemente respinto dalla società eppure accettato dai propri pari.
Bones and All, ha affermato Guadagnino, è un film “sugli amori impossibili, sui reietti e sul sogno di trovare un luogo in cui sentirsi a casa”. E prosegue: “È la storia di due giovani che scoprono che, per loro, non esiste un posto da poter chiamare casa, per cui devono reinventarselo. Maren e Lee vanno alla ricerca della loro identità in situazioni estreme, ma le domande che si pongono sono universali: chi sono, cosa voglio? Come posso sfuggire a questo senso di ineluttabilità che mi trascino dietro? Come possono entrare in sintonia con qualcun altro?”
Il cannibalismo
Bones and All è il primo film che Guadagnino realizza negli Stati Uniti e rappresenta una sorta di omaggio alla tradizione cinematografica americana dei “viaggi di transizione” on the road con dei protagonisti disadattati. Alla base del film c’è un racconto dello sceneggiatore David Kajganich, che a sua volta prende spunto da un romanzo young adulto scritto da Camille DeAngelis nel 2015. Il romanzo stravolgeva completamente i canoni del racconto di formazione a partire dall’idea di un’adolescente geneticamente nata con il bisogno di consumare esseri umani.
Nel suo adattamento, Kajganich si concentrava sul modo in cui Maren combatte con le ansie di una qualunque ragazza che scopre il suo potere: con le insicurezze sull’amore e sulla moralità, con il fardello e i misteri del proprio corpo, con il fascino e lo scotto della ribellione, e con le difficoltà poste non solo dal forgiare un senso di sé, ma dal coraggio di imporre quel sé al mondo, a prescindere da quanto sia complicato. Nel caso di Maren, poi, tutto ciò confluisce in un unico, enorme problema, dato dal dubbio se mai riuscirà a legarsi a qualcuno a dispetto del tremendo istinto che la spinge a divorare le persone che ama, fino all’osso.
“Sono attratto da coloro che, forse per scelta, non sono al centro dei giochi. Per me, Bones and All è la storia di due persone che sono costrette a vivere ai margini della società”, ha sottolineato Guadagnino. “Non l’ho mai visto come spaventoso. Volevo che le persone amassero questi personaggi, li comprendessero, tifassero per loro e non li giudicassero. Il mio desiderio è che il pubblico veda in Maren e Lee il riflesso cinematografico di tutte le possibilità che fanno parte di noi in quanto esseri umani”.
Guadagnino ha scelto di approcciarsi al cannibalismo dei personaggi come a un semplice dato di fatto, una necessità fisiologica come un’altra, che però implica paura, vergogna, impulso e pregiudizio. “Bones and All è una storia di persone affette da una patologia che non sono in grado di controllare, e che può suggerire la presenza di molte altre problematiche”, ha riflettuto il regista. “Ma, sin dal principio, io ho semplicemente creduto nell’esistenza di questa gente. E ho voluto che anche il pubblico ci credesse, senza dover inserire alcun elemento fantasy”.
Maren e Lee, i due protagonisti
A interpretare Maren nel film Bones and All è Taylor Russell, attrice fortemente voluta da Luca Guadagnino. “Dopo esserci incontrati, Luca mi ha inviato la sceneggiatura; io sono rimasta impressionata, perché non avevo mai letto niente del genere prima di allora”, ha ricordato l’attrice. “Mi è piaciuto subito che fosse una storia di speranza, in cui si racconta che, anche nella “alterità”, si può comunque creare una profonda connessione. Ho adorato che Maren fosse così misteriosa e difficile da catalogare, e l’ho sentita vicina per quel suo costante anelito”.
Lee è, invece, impersonato da Timothée Chalamet. “Ho interpretato la condizione di Lee e Maren come una chiara metafora della diversità, del trauma infantile, della vergogna, delle dipendenze, di tutti quei demoni che le persone si trascinano dietro e che non riescono a scrollarsi di dosso”, ha spiegato il giovane attore. “E quello che più mi ha affascinato di Lee è che, per poter gestire tutto questo, si è creato una sorta di fragilissima corazza. Si tinge i capelli, si veste in un certo modo, si atteggia da figo, fiero di essere un outsider, e cerca di aggirare il sistema a suo modo, eppure, tutto ciò si rivela estremamente precario”.
“Maren, all’improvviso, fa riaffiorare la gentilezza e il senso di cura che lui aveva messo da parte”, ha continuato Chalamet. “Gli apre un mondo di colori e possibilità che lui non era mai stato in grado di sperimentare. Questo lo cambia. Ma al tempo stesso lo spaventa. Credo che nel momento in cui ci si sta davvero innamorando per la prima volta, si abbia come la sensazione di guardarsi allo specchio, e il riflesso che Lee vede lo destabilizza”.
L’incontro con Lee, con il suo sorriso malizioso, la sua stravaccata timidezza e quell’audacia quieta, dà a Maren una ragione per credere in un altro tipo di vita, in una vita di condivisione, mentre davanti a loro si apre una strada che non pone limiti a chi possono essere. Il loro girovagare dona a Maren tutto ciò che aveva sempre pensato di non poter avere, e che afferra a piene mani. “La crudezza della strada e degli uomini che incontra le danno il permesso di sfogare la sua parte selvaggia alla luce del sole”, ha detto Taylor Russell.
“Maren e Lee si influenzano l’un l’altra in modo paritetico. Sono due amanti sventurati ma, in un certo qual modo, anche due anime gemelle”, ha proseguito. “Hanno un cuore e un’anima affini, e hanno lo stesso senso di cura. Prima che incontrasse Lee, nessuno era mai stato sincero con Maren riguardo a chi fosse lei veramente, o a ciò che le stava accadendo, cosa che le provocava un senso di vergogna. Ma con Lee, per la prima volta, sente che qualcuno la capisce e la sostiene proprio per essere così com’è. All’inizio c’è una sorta di tira e molla perché lui è un estroverso, mentre lei è più introversa. Lui la spinge verso l’esterno mentre lei lo aiuta a scavare all’interno”.
Chalamet, inoltre, è rimasto molto colpito da quello che Maren e Lee sono capaci di trovare insieme, mentre si battono per uscire dall’emarginazione. Lo ha riassunto così: “Sono due persone diffidenti e sempre sul ‘chi va là’, che scoprono che è possibile sentirsi al sicuro con qualcuno, e trovare quel genere di conforto che allevia le fatiche dello stare al mondo”.