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Boris 4: Torna la stralunata serie tv che ironizza sulla produzione delle… serie tv!

Dopo dieci anni, Boris 4 riporta su Disney+ gli stralunati interpreti di Gli occhi del cuore per ironizzare sul mondo delle serie tv e delle piattaforme che le ospitano.

Boris 4, la quarta stagione di una delle serie tv che ha cambiato la serialità italiana, arriva il 26 ottobre in esclusiva su Disney+, con tutti gli 8 episodi. Prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, la serie tv Boris 4 torna su Disney+ per raccontare, ancora una volta, con un linguaggio satirico e fuori dagli schemi, il dietro le quinte del mondo del cinema e della televisione italiani.

La trama di Boris 4

Dopo tre stagioni e un film, scritti e diretti da Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, la serie tv Disney+ Boris 4 riprende a distanza di dieci anni dall’ultimo episodio di Boris 3. Da allora, tutto è cambiato. La morente tv generalista – con i suoi medici buoni e le paternali contro la droga – è ancora più morente e perfino René e i suoi amici ora lavorano per una Piattaforma globale.

La serie che René deve girare stavolta è Vita di Gesù, da un’idea di Stanis La Rochelle. Che non solo vestirà i panni del protagonista, notoriamente morto a 33 anni quando lui ne ha 50, ma anche quelli di produttore, con la sua SNIP (So Not Italian Production). Stanis l’ha fondata con Corinna, che da qualche anno è anche sua moglie.

La scrittura di Vita di Gesù è stata affidata ai soliti tre sceneggiatori. Coproduttore e organizzatore è Lopez, che, in pensione dalla Rete, si è reinventato produttore con la sua QQQ (Qualità, Qualità, Qualità). L’occasione da non lasciarsi sfuggire è che la Piattaforma europea più importante sta seriamente prendendo in considerazione il progetto ma, prima del via libera definitivo, serve l’approvazione delle sceneggiature (il “lock”) da parte dell’Algoritmo.

Tutto sembra procedere bene ma cosa comporterà lavorare sotto questo nuovo padrone? René saprà approfittare della nuova occasione per girare una serie finalmente di qualità, ma soprattutto i nostri sapranno adattarsi al mondo che è cambiato così rapidamente?

La sigla musicale Gli occhi del cuore, una storia nuova è composta ed eseguita da Elio e le Storie Tese (Edizioni Hukapan s.r.l.).

Nel cast della serie tv Disney+ Boris 4 tornano tutti i protagonisti delle passate stagioni a cui si aggiungono alcune new entry, in ordine alfabetico: Luca Amorosino, Giulia Anchisi, Valerio Aprea, Massimiliano Bruno, Ninni Bruschetta, Raffaele Buranelli, Aurora Calabresi, Paolo Calabresi, Astrid Casali, Antonio Catania, Eugenia Costantini, Carolina Crescentini, Cecilia Dazzi, Massimo De Lorenzo, Giordano De Plano, Alberto Di Stasio, Caterina Guzzanti, Corrado Guzzanti, Angelica Leo, Andrea Lintozzi, Emma Lo Bianco, Jerri Mastrodomenico, Francesco Pannofino, Lucio Patanè, Cristina Pellegrino, Maurizio Pepe, Edoardo Pesce, Giuseppe Piromalli, Alessio Praticò, Karin Proia, Andrea Purgatori, Carlo De Ruggieri, Andrea Sartoretti, Pietro Sermonti, Alessandro Tiberi, Giorgio Tirabassi e Nina Torresi.

Il poster della serie tv Disney+ Boris 4.
Il poster della serie tv Disney+ Boris 4.

Il mondo delle piattaforme

“Fare una nuova stagione di Boris senza Mattia (Torre, prematuramente scomparso, ndr) ci sembrava una follia”, hanno dichiarato Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, creatori della serie tv Disney+ Boris 4. “È parte di noi e della serie. Ma quando Lorenzo (Mieli, ndr) ce lo ha proposto ci abbiamo pensato. E abbiamo ripercorso il cazzeggio fatto con lui su un’eventuale nuova stagione. E gli appunti ci hanno fatto ridere e commosso. Noi l’abbiamo fatta e speriamo con tutto il cuore che a lui piaccia”.

“Ci siamo domandati “è ancora possibile raccontare le vicende di una troupe che gira una tradizionale fiction nazionalpopolare nel 2022? Ha ancora impatto satirico? Coglie l’aria dei tempi?”. La nostra risposta è stata che dovevamo cambiare. Per conservare la natura intima di Boris dovevamo avere il coraggio di cambiare molte cose. Quando Boris è nato raccontava le scalcinate vicende di René e dei suoi, condannati a fare “la tv più brutta del mondo nel paese più televisivo del mondo”.

“Quando Boris - La serie vide la luce la tv generalista era al suo apogeo. Da pochi anni era apparso il “Grande Fratello” che era la dimostrazione della massima potenza di quel modello, basato sull’“appuntamento”. E in Italia il premier era un tycoon televisivo. Parlare di tv voleva dire automaticamente parlare dei meccanismi del mondo, fare satira. Ma negli ultimi dieci anni il panorama è molto cambiato. La tv ha perso moltissimo del suo potere e non è più il centro della comunicazione”, hanno proseguito.

“Oggi nella fiction si parla di grande successo per numeriche dieci anni fa sarebbero stati ridicoli. Due cose fondamentali sono accadute: il peso si è spostato dall’appuntamento ai contenuti e poi questi nuovi contenuti hanno dovuto dotarsi, possibilmente, di un appeal internazionale. E questo è successo per il progressivo imporsi in tutto il mondo delle piattaforme, vasi di pandora di ogni possibile contenuto, cui si può accedere in qualsiasi momento.  Non serve spiegare che questo ha cambiato tutto”.

“E in Italia? È successo anche da noi, ma con alterne fortune, perché per misteriosi motivi non riusciamo a stare al passo con le produzioni straniere. Almeno per quanto riguarda la fiction in Italia siamo come Re Mida all’incontrario, tutto quello che tocchiamo si trasforma in m**da. Boris nel 2022 poteva ancora attaccare la buona vecchia tv per famiglie, tranquillizzante e intimamente “democristiana” (dato che quella tv si fa ancora, non è affatto sparita)? La risposta che ci siamo dati è che sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa”.

“Di qui la necessità di cambiare alcuni assunti di base, di rinnovare la sfida. Sia la nostra – come autori – sia quella cui sono chiamati i personaggi. In qualche modo dovevamo far approdare i nostri improbabili protagonisti nel salotto buono della produzione internazionale di oggi: la Piattaforma. Non è stata una sfida facile. Dovevamo dare a tutti i personaggi un’evoluzione plausibile. Per non parlare del lutto che ha tristemente colpito il cast: la dipartita nel 2019 anche dell’insostituibile e meravigliosa Roberta Fiorentini, Itala. E invece anche di quello abbiamo dovuto in qualche modo parlare. In una sitcom. Si possono fare tutti questi cambiamenti e non scontentare tutti? Non lo sappiamo, ma ci abbiamo provato”, hanno concluso.

Carolina Crescentini e Pietro Sermonti in Boris 4.
Carolina Crescentini e Pietro Sermonti in Boris 4.

I personaggi principali

Ma come sono cambiati in dieci anni i protagonisti della serie tv Boris 4, disponibile su Disney+? Da che punto ricominciano le loro avventure? Scopriamolo insieme.

  • René Ferretti (Francesco Pannofino)

René accetta di fare la regia di “Vita di Gesù” più per soldi che per convinzione. Ma quando scopre da Alessandro che la Piattaforma potrebbe essere interessata al suo concept di serie Anni ’70 (che è un po’ la storia della sua giovinezza) decide di mettercela tutta a testa bassa, come ha sempre fatto anche coi progetti più brutti. Sa che la Piattaforma non affiderebbe mai la regia a un “vecchio”, ma lui ce la metterà tutta per dimostrare loro che il vecchio René Ferretti vale molto di più dei pischelli che girano stilosi ma senz’anima. L’impresa si rivelerà difficile per le ingerenze della Piattaforma e per l’inadeguatezza della sua troupe “troppo italiana”.

  • Alessandro (Alessandro Tiberi)

Alessandro riveste un inedito ruolo di potere. Ma scoprirà via via che il potere che gli hanno dato è più apparente che reale. Si troverà progressivamente schiacciato dallo scomodissimo compito di mediare tra i limiti della troupe che tanto bene conosce e le richieste della Piattaforma e del suo Algoritmo, che tutto vede e tutto controlla. Algoritmo che può chiedere di inserire nel Vangelo una storia d’amore teen o un coreano tra gli apostoli. Come se non bastasse la pressione dall’alto, Alessandro subisce insieme anche il disprezzo dei vecchi compagni di lavoro che faticano a vederlo se non come “schiavo”.

  • Arianna (Caterina Guzzanti)

Arianna continua a rivestire il ruolo di fidata collaboratrice di René, stavolta finalmente col nome oltre che col ruolo di aiuto regista. È sempre l’affidabile professionista che conosciamo, ma stavolta la sua serietà deve confrontarsi con una vita privata che si è molto complicata: ora ha un matrimonio in dissoluzione con un regista irlandese e i problemi legati alla gestione di un figlio di otto anni. Tra i nuovi compiti che deve svolgere c’è quello–difficilissimo su un set italiano–di garantire il rispetto del codice di comportamento politicamente corretto che la Piattaforma impone a tutti i suoi collaboratori.

  • Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti)

Stanis, vedendo gli anni che passano e l’inconcludenza della sua carriera, ha deciso di fondare la So Not Italian Production, forse più per il gusto di definirsi produttore che per vero slancio imprenditoriale. Comunque, una cosa è chiara, la SNIP deve servire per progetti che, guarda caso, vedono lui nel ruolo del protagonista. Anche il matrimonio con Corinna è stato combinato tra i rispettivi agenti per far fare un salto di qualità a entrambi. La sua prima produzione e regia, Gengis Khan, è stata interrotta dopo una settimana per i disastrosi risultati. A questo punto Stanis ha ritirato fuori un suo vecchio progetto, “Vita di Gesù”, personaggio scelto perché gli sembra l’unico alla sua altezza.

  • Corinna Negri (Carolina Crescentini)

Corinna eviterà il ruolo dell’Emorroissa a cui Stanis voleva relegarla e otterrà il ruolo di Maria: una madre più giovane del figlio. Ma va bene, l’ha fatto anche Michelangelo. Stanis, per pura gelosia professionale, ostacola finché può questa soluzione, sostenendo paradossalmente che solo così può salvare il suo matrimonio. La stranezza è che Corinna ora si sente molto produttrice e quindi non insiste per il ruolo in sé, vuole solo rientrare dei soldi investiti in Gengis Khan.

Forse per il fatto che non ci tiene più tanto, ora non è più “cagna” e si dimostra da subito più brava di Stanis, creando conflitto. Il suo segreto è un vecchio consiglio di René: quando ha un primo piano lo “regge” facendo un calcolo a mente. E approfitta dei ciak per calcolare interessi, piani finanziari, ecc. Perché il controllo dei conti della SNIP ha fatto emergere una specie di sua seconda natura: è molto attenta ai numeri e ha sempre il polso dell’aspetto economico della Produzione.

  • Gli Sceneggiatori (Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti)

Aprea, Max e Zachia sono gli autori prezzolati del copione della “Vita di Gesù”, che hanno scritto col “passamontagna” pensando che fosse solo un ultra pagato vezzo di Stanis, destinato a finire nel cestino della carta straccia. Ma ora che la produzione parte per davvero si trovano del tutto spiazzati. A loro sta il compito impossibile di rendere la sceneggiatura approvabile dall’Algoritmo. E quindi servono trame teen, apostoli “non tutti necessariamente caucasici”, Giuda magari gay e “diversity” sparsa.

  • Allison Daltman(Emma Lo Bianco)

Allison appartiene a una nuova generazione di executive dello spettacolo globetrotter, abituati a lavorare nei posti più disparati tenendo sempre fede ai dettami della Piattaforma: correctness, storieteen e high concept sono le sue parole d’ordine. Per lei tutto è “amazing”, anche i progetti più brutti. Non particolarmente intelligente, viene tuttavia da un mondo incomparabilmente più “grande” di quello dei Nostri, il cui orizzonte è decisamente provinciale, e se li giostra un po’ come le pare. Anche perché rappresenta l’onnipotente Piattaforma.

Inizialmente non aveva alcun interesse nel progetto di Stanis (anche se lui è certo di averla sedotta durante un weekend in Toscana), ma deve essersi convinta che ne può fare una serie in qualche modo adatta al pubblico internazionale. Se non altro perché le serie che parlano di Gesù possono fare rumore, specie se non seguono i canoni. E poi Gesù è un po’ italiano. Allison vede il materiale girato sul set praticamente in tempo reale comunicando ad Alessandro le correzioni di rotta. Non le sfugge niente.

  • Duccio Patanè (Ninni Bruschetta)

Duccio negli ultimi anni ha fatto fortuna a Bollywood dove svolge regolarmente il suo lavoro in coppia con Lorenzo. Anzi, si è fatto una discreta fama. In realtà, come si scoprirà a poco a poco, Duccio e Lorenzo hanno fatto un patto lucroso per entrambi: Lorenzo, troppo serioso e freddo per essere accettato nel ruolo di DOP, si limita agli aspetti tecnici, mentre Duccio costituisce la facciata del sodalizio, quello che si sa presentare, che sa dire parole altisonanti al momento giusto. In questo modo hanno fatto carriera. Nel corso degli episodi si scoprirà che Duccio ha un nuovo piccolissimo problema...

  • Lorenzo (Carlo De Ruggieri)

Finalmente può dedicarsi in toto al suo amato lavoro. È più sicuro di sé e pieno di entusiasmo. Biascica – pur essendo adesso un suo sottoposto – continuerà a cercare modi per mobbizzarlo. È l’unico apertamente ostile all’estetica pseudo innovativa della Piattaforma.

  • Sergio (Alberto Di Stasio)

Sergio è finito sfortunatamente in galera – non sappiamo perché e percome – ma il suo mestiere continua a saperlo fare. Nonostante sia recluso in una cella, riesce a dare consigli preziosi a Lopez, che ha preso il suo posto. E così può vivere la soddisfazione di “lavorare con gli Americani”, anche se da una collocazione molto particolare.

  • Biascica (Paolo Calabresi)

È il personaggio rimasto più fedele a sé stesso, difensore delle prerogative della vecchia guardia. Il suo nemico principale sarà il nuovo codice etico del set: in passato, infatti, trattare male i sottoposti e prenderli in giro, specie se appartenenti a una minoranza di qualunque tipo, era per lui quasi una ragione di vita, ciò che dava senso alla sua giornata di set. Non poterlo più fare lo sottoporrà a uno stress non indifferente che finirà per inguaiarlo.

  • Diego Lopez (Antonio Catania)

Diego Lopez è andato in pensione dalla Rete e ha fondato una casa di produzione sua, la QQQ, Qualità Qualità Qualità, insieme al cugino Michele, calabrese e chiaramente ‘ndranghetista. Il suo inguaribile ottimismo lo porterà a mantenere la calma anche davanti alle pressioni della malavita, il ritardo cronico delle riprese e il rinvio continuo del sospirato lock da parte della Piattaforma. Per l’indisponibilità di Sergio ricoprirà anche il ruolo di organizzatore

  • Zio Michele (Giuseppe Piromalli)

Il cugino calabrese di Lopez, detto da tutti “zio Michele”, è modicamente attratto dal cinema, ma soprattutto è interessato a riciclare denaro contante per mezzo della produzione. Tuttavia, decide che, per curiosità, alcuni giorni li passerà sul set. Non ha affatto un aspetto feroce, ma il suo assoluto mutismo e la capacità di stare per ore a osservare il set col mento appoggiato al suo bastone ne faranno una presenza inquietante e temuta. Ben presto si capisce che l’unico interessato all’ortodossia cattolica nella serie è lui. E questo potrebbe diventare un problema.

  • Alfredo (Luca Amorosino)

Il suo primo lavoro (spacciatore) gli ha dato un’idea e così è potuto passare da aiuto regista ad autore. Infatti, un suo film girato tutto in soggettiva sulla giornata di lavoro di un pusher, che rimane anonimo e senza volto – era chiaramente lui, ma ovviamente lo ha sempre negato – ha vinto dei festival e gli ha portato una certa fama. Sul set fa la regia della seconda unità.

  • Karin (Karin Proia)

La bomba sexy de “Gli Occhi del Cuore” non sta più lavorando tanto a causa del MeToo (“Renè, sincero... ma tu ti sei mai sentito molestato da me?”). René la ingaggia anche per solidarietà nel ruolo di Maria Maddalena. Ma la fissazione di Karin che il pubblico, anche quello della Piattaforma, voglia vedere il sesso ovunque la porterà a far sì che le sue scene con Gesù siano al limite dell’imbarazzante.

  • Mariano Giusti (Corrado Guzzanti)

La fede è andata talmente oltre da non avere niente da eccepire alle “licenze” di “Vita di Gesù” ... Stranamente il cattolico ultrà Mariano ha perso la sua, peraltro improbabile, fede. È presente sul set nel ruolo di San Giovanni Battista, fortemente voluto dalla Piattaforma che lo considera una star dopo il successo di Pepperoni, una serie canadese sulla mafia italoamericana di cui è protagonista. Ne vedremo vari flashback.

La sua fede è andata oltre –c rede in un Gesù morto a 137 anni in Alabama – e a “Vita di Gesù” contesta di essere sì innovativo, ma non abbastanza. E ha una nuova passione, le armi. Viene sul set con diverse pistole e come dice un vecchio adagio del cinema “se in scena compare una pistola, prima o poi sparerà”.

  • Lalla e Fabio (Aurora Calabresi e Andrea Lintozzi)

Lalla e Fabio sono i due nuovi stagisti di regia. Lei è più sveglia, molto ambiziosa, una possibile futura Arianna. Ma la sua intraprendenza potrebbe anche metterla nei guai. Fabio invece è più timido, allampanato, sembra un Alessandro della prima stagione, ma è più bravo di lei a farsi scivolare via le cose.

Boris 4: Le foto della serie tv

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