Cabala è la nuova serie tv antologica, di genere fantasy urbano, che RaiPlay rende disponibile dal 25 marzo. La serie tv, nata dall’incontro tra Rai Fiction, Cattleya e Premio Solinas, è stata scritta da Francesco Toto e ha un concept innovativo. Fatta da e per i giovani, Cabala affonda nel loro mondo e nelle tematiche a loro più affini, osservate con occhio attento e senza giudizio.
La nuova serie tv Cabala, di cui RaiPlay offre il primo capitolo, è una raccolta di storie ai confini della realtà. Ogni episodio racconta le vicissitudini di protagonisti che si trovano costretti a relazionarsi con fatti assolutamente indimostrabili e a raggiungere le estreme conseguenze di quello in cui decidono di credere.
Le Vergini del fuoco
RaiPlay propone il 25 marzo la puntata pilota della serie tv Cabala, Le Vergini del fuoco. Protagoniste sono due giovani vestali. Durante le notti di luna piena, hanno il compito di mantenere viva la Fiamma della Vita e... di arrivare vergini fino al compimento del loro sedicesimo anno di età. Ma conciliare questi voti con una normale vita da liceali è un’impresa ardua
Le Vergini del fuoco è diretto da Giulia Gandini, già autrice del cortometraggio My Time, selezionato nella long list agli Academy Awards 2020, e regista della seconda unità della serie Sky Extinction. Il cast conta invece su talentuose attrici, come Mihaela Dorlan (Curon, Immaturi – La serie, Non uccidere), Gea Dall’Orto (Tre Piani, Mio fratello rincorre i dinosauri), Ludovica Ciaschetti (Summertime), Camillo Pardi (L’allieva, Sara & Marti), Alessandro Cannavà (Don Matteo 6, Tutto può succedere 3, Nero a metà 2) e Stefania Rocca, che impreziosisce il racconto con una partecipazione speciale.
Cabala: Le foto di Le Vergini del Fuoco (copyright: Paolo Modugno)
1 / 44Le due vestali
In Le Vergini del Fuoco, il primo capitolo della serie tv Cabala, disponibile su RaiPlay, racconta la storia di Marta e Claudia. Poco più che adolescenti, Marta e Claudia sono due ragazze in piena pubertà che, per volere del destino, sono chiamate a fare da vestali al fuoco della vita. Non hanno avuto possibilità di scelta, devono adempiere a una responsabilità che, prima che loro, è stata anche delle loro madri.
Studentesse come tante altre, non hanno alcuna interazione diretta nella vita di tutti i giorni. L’elemento sacro è l’unico punto di congiunzione delle loro esistenze, l’unico attimo in cui ogni mese durante le notti di luna piena si incontrano. Nel rispetto del compito che hanno, devono onorare i voti a cui hanno fatto giuramento: verginità e silenzio. Qualora non rispettassero i voti, il fuoco si spegnerebbe con conseguenze terribili per tutta l’umanità. Scenderebbero le tenebre e il mondo smetterebbe di essere quello che conosciamo.
Si tratta di un enorme peso che poggia sulle spalle delle due ragazze. Come possono mantenere il giuramento quando la loro vita liceale impone, suggerisce e quasi pretende altro? Del resto, anche il loro corpo è in pieno cambiamento e le loro identità hanno bisogno di trovare sfogo, facendo pace con ciò che a nessuno rivelano.
- Marta
Marta, interpretata nella serie tv RaiPlay Cabala da Gea Dall’Orto, ha una mamma comprensiva, portata in scena da Stefania Rocca. Con lei si confida e il loro rapporto non è conflittuale. La sua è una mamma per amica. Una mamma che ogni adolescente che sogna di avere. Quella che ti lascia libera di prendere in mano le redini della tua esistenza ma a patto di rispettare l’unico dovere di cui si è portatrici.
Marta ha anche un fidanzato Alex (Alessandro Cannavà). E, come ogni coetaneo maschio, anche Alex considera la verginità una condanna: prima la si espia e meglio è, come dice un amico di Marta. In una delle prime sequenze di Le Vergini del Fuoco, Alex vorrebbe far l’amore con lei ma si ritrova davanti a un secco e netto rifiuto. Come può Marta fargli capire che deve aspettare? Non vuole ma deve aspettare, un verbo servile che fa la differenza. Tra desiderio e intenti, c’è di mezzo il dovere, l’obbligo di aspettare i sedici anni.
Come prevedibile effetto indesiderato, Alex cercherà altrove ciò che Marta non può concedergli, aprendo la via verso il finale.
- Claudia
Claudia, impersonata nella serie tv RaiPlay Cabala da Mihaela Dorlan, è diversa da Marta. È molto più introspettiva e tormentata. Dentro di lei c’è qualcosa di irrisolto che fa quasi fatica a riconoscere. A differenza di Marta, ha una mamma che non cerca di capire cosa rappresentino i suoi disegni o che forse ha capito ma non vuole accettare. I voti, per la madre (Adriana Morganti), sono un dovere da cui Claudia non può esimersi: “Non mi deludere”, le dice, come quasi a sottolineare la pretesa.
In fondo, Claudia non ha ancora capito se stessa o la sua sessualità. Ma basta una notte di bagordi con gli amici per farle vedere come sua sia un’identità non binaria e che non sia la sola a non rientrare nelle etichette prestabilite da chissà chi e perché. Ha corso il rischio di perdere la verginità con l’amica Beatrice (Ludovica Ciaschetti). Già, perché la verginità è un concetto, non un fatto, come le sottolinea quest’ultima.
Eppure, dentro di lei, sa che nutre dei sentimenti per Marta. E che questi prima o poi verranno fuori. In un finale all’insegna della speranza: se il mondo finisce, ne faremo uno nuovo. Un invito a vivere senza etichette e nella speranza di rendere il futuro un posto davvero migliore, distopico o no.
Cabala: Le foto di le Vergini del Fuoco (copyright: Jessica Guidi)
1 / 119Largo ai giovani
Interessante esperimento che già dal pilota tratta temi come il rapporto madre-figlia, l’identità non binaria, la sessualità repressa e la verginità, la serie tv Cabala, su RaiPlay, promette bene sin dal primo episodio grazie a una scrittura mai banale e a una realizzazione curata in ogni dettaglio. Gran parte del merito va all’ottima regia di Giulia Gandini, in grado di sorprendere per come segue le sue due protagoniste senza cadere nel retorico o nel già visto.
Le interpretazioni, credibili e naturali, sono il surplus di un prodotto al di sopra della media della serialità italiana. Va dato adito al coraggio di Rai Fiction, Cattleya e di Solinas, di voler investire sui nuovi talenti e di lasciarli liberi di esprimere al meglio il proprio potenziale creativo anche in un genere complicato come il fantasy-urbano. A dimostrazione, che l’Italia può essere un paese per giovani.