Rai 1 trasmette la sera dell’11 febbraio in prima visione tv il film Califano. Tratto dall’opera Senza manette di Franco Califano con Pierluigi Diaco (edito da Mondadori 10), il film di Rai 1 Califano è diretto da Alessandro Angelini e segna il debutto come attore di Leo Gassmann, nei panni del protagonista.
Prodotto da Greenboo Producion in collaborazione con Rai Fiction, il film di Rai 1 Califano conta anche sulle interpretazioni di Giampiero De Concilio (Antonello Mazzeo), Valerio Bono (Ornella Vanoni), Andrea Ceravolo (Gianni Minà, Angelica Cinquantini (Mita Medici), Angelo Donato Colombo (Francis Turatello), Jacopo Dragonetti (Edoardo Vianello), Andrea Dugono (Alfredo Rossi), Rosa Palasciano (Jolanda), Antonio Perna (Elio), Celeste Savino (Rita De Tommaso), Tiziano Scirè (Paolo) e Simone Spinazzè (Avvocato).
La trama del film
Su soggetto e sceneggiatura di Isabella Aguilar e Guido Iuculano, Califano, il film trasmesso da Rai 1, racconta la storia di un giovane Franco Califano, negli anni che vanno dalla Dolce vita alla metà degli anni Ottanta. L’aspetto originale del progetto è l’aver cercato di raccontare questi venti anni ponendo l’artista, l’uomo e il bambino di un tempo sullo stesso piano, in un dialogo costante tra loro.
Leo Gassman ha saputo entrare nella parte nel personaggio e vestire i panni di un’icona senza diventarne l’imitatore, a incarnare due anime contrapposte; quella del ragazzo di strada “affamato di vita” e quella malinconica di chi porta con sé i graffi di un’infanzia vissuta tra collegi e perdite. Leo si è avvicinato con grande delicatezza a Califano, studiandone i gesti e i modi ma soprattutto “ascoltandolo”. Non ne ha solo vestito i panni ma gli ha dato vita, voce, reso evidenti le fragilità e quel bisogno di solitudine, quel “se scrive libertà ma se legge solitudine” che ha caratterizzato la sua intera esistenza.
La storia comincia a Roma nel 1984. Al Teatro Parioli, mille spettatori attendono che salga sul palco il Maestro, il Poeta, il saltimbanco, il Califfo. Franco è nel camerino in attesa di quella che sarà la serata più importante della sua vita: d’ora in avanti basta follie, sarà il miglior Califano possibile. Di lì a poco sei uomini in divisa faranno irruzione nel camerino, gli metteranno le manette ai polsi e lo faranno sfilare davanti al suo pubblico esterrefatto.
Andiamo indietro negli anni: Roma, 1961. Franco ha 22 anni, vive a Roma con la madre e il fratello, è orfano di padre, scrive poesie e sogna la Dolce Vita. Conosce Antonello Mazzeo, amico che gli resterà fedele per tutta la vita, e Rita, suo primo amore, con la quale si sposerà e darà alla luce la sua unica figlia. Ma a Franco la quotidianità ordinaria diventerà sin da subito troppo stretta e nel 1963 abbandonerà tutto e tutti trasferendosi a Milano, ospite di Edoardo Vianello. Inizierà a scrivere canzoni, frequentare molte donne, a consumare droga e a fare amicizie importanti come quelle con Gianni Minà e Ornella Vanoni. Inizierà ad avere successo come autore e scout, senza mai abbandonare alcune sue fragilità che nel 1968, al culmine di una depressione, lo porteranno a trascorrere qualche mese in una clinica per disintossicarsi dalla cocaina.
Ma il Califfo è determinato, ambizioso. Ricomincia da zero: e torna a scrivere successi tra i quali “Minuetto” interpretato da Mia Martini e con Edoardo Vianello fonda la Apollo Records, scommette sui Ricchi e Poveri, li porta a Sanremo e nello stesso periodo si innamora di Mita Medici. Eppure, anche questo momento aureo non è destinato a durare. Ben presto comincia di nuovo a sentirsi in gabbia, si allontana dalla Medici, fino alla svolta negativa: l’arresto per droga.
Il carcere è un colpo di grazia, ma anche un’occasione di rinascita. Franco riesce ad ottenere i domiciliari e grazie all’aiuto del grande amico Mazzeo riesce a scrivere ed incidere l’album “Impronte Digitali”, la sua più grande eredità, il suo grande riscatto. Il film si chiude con un suo storico concerto al Parioli, una volta tornato in libertà.
Califano: Le foto del film
1 / 22Le note di regia
A chiarirci meglio le intenzioni di Califano, il film in prima tv di Rai 1, sono le parole del regista Alessandro Angelini. “Franco Califano è venuto al mondo a diecimila metri di altezza, mentre l’aereo che riportava sua madre a Roma dal Sud Africa, sorvolava la Libia. Per certi versi, questo suo primo gesto improvviso e vitale, gli ha lasciato in dote la patente per l’esistenza libera e fuori dagli schemi che ha vissuto”.
“Ė stato venditore di enciclopedie e aspirapolveri, attore di fotoromanzi e impiegato all’Inail. Poi è stato paroliere per Ornella Vanoni, Mina, Edoardo Vianello e Mia Martini, prima di iniziare a scrivere per se stesso e cantare le sue canzoni. Come un eroe della tragedia greca ha conosciuto la gloria e la polvere, rialzandosi e pagando sulla propria pelle, sempre fedele a sé stesso e alla sua libertà”.
“Raccontare la storia del giovane Califano, è stato un percorso affascinante, per certi versi unico e straordinario, fatto di sfide. Quella del cast in primis. Credo che il merito di Leo nell’incarnare il ruolo di Franco Califano sia quello di aver trovato un equilibrio, facendo convivere sullo stesso piano stati d’animo opposti; il sorriso seducente di chi non accetta mai un “no” come risposta e le fragilità del giovane uomo. Leo non ha semplicemente vestito i panni di Califano ma ha reso evidente la sua “fame” e il suo bisogno di solitudine”.
“Di pari passo il mio intento è stato quello di raccontare l’uomo oltre la maschera, mettendo in un dialogo costante l’uomo, il bambino, l’artista. Da regista ho amato subito questo progetto, complicato e ambizioso, la bella sceneggiatura di Isabella Aguilar e Guido Iuculano che non sarebbe stato possibile realizzare senza il supporto di tutti i compagni di viaggio”.
“A tutti loro va il mio ringraziamento di regista ma soprattutto di uomo, per l’intensa esperienza umana vissuta; un ringraziamento particolare va ad Antonello Mazzeo e Alberto Laurenti, amici e collaboratori di Califano, che ci hanno guidati e consigliati con affetto e fiducia. Un grazie di cuore alla signora Mita Medici, per i suoi preziosi racconti che ho cercato di mettere in scena con delicatezza”.
“Alla fine di questo percorso così ricco, solo una domanda rimarrà senza risposta. Sapere se questo film sarebbe piaciuto a Franco. O forse no. Perché sincero e diretto come ce lo hanno raccontato, chissà che il Maestro non trovi il modo di farcelo sapere”.