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Chiamate Jane per abortire: Un film sul movimento pro-choice

Ha destato scalpore al Sundance prima e al Festival di Berlino 2022 dopo il film Sky Call Jane, che ripercorre in chiave di commedia la storia del Collettivo Jane e le battaglie di un gruppo di femministe americane per la libertà di scelta delle donne sull’aborto. L’argomento ancora oggi è di estrema attualità. Sono davvero libere le donne di scegliere?

Call Jane è il titolo del film Sky che riporta a galla le discussioni legate all’aborto e alla libertà di scelta delle donne. Ha come protagonista Elizabeth Banks, affiancata da superstar come Sigourney Weaver e Kate Mara. Lo ha diretto Phyllis Nagy, la sceneggiatrice di Carol. Come Call Jane, anche Carol solleva questioni inerenti alla condizione femminile e al maschilismo con cui tutti i giorni ogni donna è costretta a confrontarsi. Ma perché il film può assurgere a titolo di film ideale per l’8 marzo?

Cosa racconta

In Call Jane, il film Sky sulla libertà di scelta delle donne sull’aborto, si mescolano fantasia ed eventi reali, parlando di una storia accaduta nel 1968, in pieno tumulto socio-politico.

I giovani dell'epoca speravano in un domani migliore con le loro rivolte e i movimenti contro la discriminazione razziale facevano sentire la loro voce. Le donne, invece, erano ancora succubi di un sistema patriarcale che non lasciava loro nemmeno il diritto di forgiare il proprio destino.

Nemmeno quando a repentaglio c’era la loro stessa vita. La parola aborto non era nemmeno contemplata dalle istituzioni e in certi stati, vedasi il Texas, non lo è nemmeno oggi. Eppure, in tale contesto conservatore, un gruppo di donne, le Jane, è riuscito a portare avanti un cambiamento epico. Dalla parte delle donne e per le donne.

  • La trama del film

In Call Jane, siamo catapultati nella Chicago del 1968. La città e gli Stati Uniti sono sull’orlo di violenti sconvolgimenti politici. La casalinga Joy (Elizabeth Banks), invece, conduce in periferia un’esistenza normale con il marito e la figlia. Incinta, Joy è esposta a un pericolo di vita o di morte. Si ritrova così ritrova a sbattere contro le istituzioni mediche e una sanità che non sono disposte ad aiutarla.

La ricerca di una soluzione a una situazione che è oramai impossibile da gestire la conduce fino al Collettivo Jane. Il collettivo è un’organizzazione clandestina di donne che le offre un’alternativa che le cambia per sempre il futuro. A capo c'è Virginia (Sigourney Weaver), capace di rischiare ogni cosa per regalare la possibilità di scelta a donne senza il controllo dei loro destini. Sarà così che Joy darà un nuovo senso alla sua vita, divenendo parte del collettivo.

Elizabeth Banks e Sigourney Weaver in Call Jane.
Elizabeth Banks e Sigourney Weaver in Call Jane.

Il Collettivo Jane

Phyllis Nagy ha preso le redini della regia di Call Jane, il film Sky sulla libertà di scelta delle donne sull’aborto, per mettere in scena un racconto avvincente, basato in parte su eventi reali. Il Collettivo Jane è stato attivo in un periodo compreso tra il 1968 e il 1973 rendendosi fautore di circa 11 mila aborti illegali sicuri.

In un mondo in cui abortire clandestinamente significava mettere a repentaglio la loro stessa vita per via di una cultura maschilista e patriarcale, il Collettivo Jane dava alle donne la possibilità di interrompere le gravidanze in maniera sicura.

Con la clinica clandestina messa in piedi, una filiale della Chicago Women’s Liberation, il Collettivo Jane ha dato una spinta decisiva per il movimento pro-choice e per l’abolizione di servizi di aborto costosi, non sicuri ed eseguiti spesso senza tatto o delicatezza.

LEGGI ANCHE: LA VERA STORIA DEL COLLETTIVO JANE

Il poster del film Call Jane.
Il poster del film Call Jane.

Le parole della regista

“Quando Robbie Brenner mi ha mandato la sceneggiatura di Call Jane, il film sulla libertà di scelta delle donne sull’aborto, sentivo che dovevo dirigerlo ma avevo paura di farlo”, ha dichiarato Phyllis Nagy. “Paura e coraggio mi hanno aiutato a rimanere onesta nel racconto. Il mio impulso è stato quello di creare una rappresentazione che consentisse al punto di vista di ogni personaggio di emergere e di essere trasmesso senza alcun giudizio morale.

I comportamenti disordinati, complessi e contraddittori, di ognuna delle donne in scena incoraggiano l’empatia nel pubblico. Non danno lezioni e non ne vogliono. Sottintesi, umorismo e, soprattutto, la convinzione che la politica sia sempre una questione personale mi hanno guidata sia in fase di scrittura sia in fase di regia”.

  • Una libertà dolorosa

“Raccontare la storia attraverso la prospettiva di Joy, una donna normale che si ritrova a vivere una circostanza straordinaria e che si vede negata ogni libertà di scelta personale, ha guidato lo sviluppo di una sceneggiatura già bella di suo per offrire una storia intrisa di politica”, ha continuato la regista.

“Una politica che non si svolge in un’arena pubblica. Ripercorrere la conquista di una libertà così dolorosa come quella dell’aborto in America mi ha permesso di rendere omaggio ai notevoli contributi offerti dalle donne come le Jane in maniera delicata e attenta. Senza però dimenticare che fatti e realtà a volte si escludono a vicenda”.

Phyllis Nagy, la regista di Call Jane.
Phyllis Nagy, la regista di Call Jane.
  • I toni della commedia

“Nonostante tutto, non ho mai avuto dubbi sulla scelta di raccontare una storia seria con un tocco leggero. Per invitare le persone a sedersi a un tavolo e chiacchierare, è necessario offrire uno spunto di conversazione. E non si può sostenere la conversazione non si sa ascoltare così come non si può imporre a qualcuno di stare ad ascoltare.

Come comunicare un forte punto di vista cinematografico a un pubblico con una prospettiva differenze è stato uno dei motivi per cui ho realizzato Call Jane”, ha evidenziato.

  • Il più imparziale possibile

“Ritenendomi onesta, ho dovuto rimettere in discussione le mie convinzioni e i miei sentimenti sulle varie situazioni narrative che Call Jane presenta: aborto, razza, diritti delle donne, che conquiste abbiamo raggiunto e quali no.

E, così facendo, ho concluso che prima di ogni cosa Call Jane è una riflessione sulla scelta (personale, politica, transazionale, familiare). Ma è anche una spinta a riaprire un dibattito in continua evoluzione”, ha concluso la regista augurandosi che, quando il film uscirà in sala, il dibattito abbia trovato la giusta conclusione. Una speranza che accompagna anche noi, senza distinzione di sesso, credo religioso o razza.

Call Jane: Le foto del film

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