È passato del tempo dalla nostra prima conversazione con Carolina Benvenga, straordinaria artista e recentemente anche mamma, che ha saputo conquistare le famiglie italiane con la sua energia contagiosa e il suo approccio innovativo all'intrattenimento per bambini. Dalla allora, Carolina Benvenga ha non solo consolidato il suo status di icona televisiva e musicale per l'infanzia ma si è anche avventurata in uno dei capitoli più emozionanti e impegnativi della vita: quello della maternità.
Già nota per la sua capacità di mescolare educazione e divertimento, creando contenuti che stuzzicano l'immaginazione di grandi e piccini, Carolina Benvenga ha raggiunto traguardi significativi nel suo campo, con un canale YouTube che vanta oltre un milione di iscritti e più di un miliardo di visualizzazioni. Celebrata come una moderna Mary Poppins, Carolina Benvenga continua a influenzare positivamente il mondo dell'educazione infantile attraverso il suo lavoro in televisione e nella musica.
In questa nostra nuova chiacchierata, Carolina Benvenga si apre sulla sua esperienza di maternità, esplorando come quest'avventura abbia arricchito la sua vita e il suo lavoro. Ci racconterà anche dietro le quinte del suo nuovo video, Supermamma, in uscita in tempo per la Festa della Mamma e dedicato a quelle mamme che oggi devono dividersi tra mille ruoli da loro ricoperti, e di come l'impegno nell'intrattenimento infantile sia più che mai un pilastro della sua vita, mentre guarda avanti verso nuovi progetti creativi e personali.
Intervista esclusiva a Carolina Benvenga
“Ovviamente sapevo di essere incinta ma non potevo ancora dire niente”, sorride Carolina Benvenga quando le ricordo come in occasione della nostra prima intervista nel dicembre 2022 la sua Angelina già ci fosse. “Ero in una fase prematura della gravidanza, al quarto mese, e stavo aspettando i risultati del test prenatale. Tra l’altro, ero anche nel pieno del tour natalizio per cui mi muovevo e spostavo tantissimo. Nei primi cinque mesi sono sempre stata sul chi va là, ho passato una situazione delicata proprio mentre portavo avanti il tour sotto stretto controllo della ginecologa. È solo quando ho avuto la certezza che fosse tutto posto che mi sono sentita di comunicarlo: ho annunciato la mia gravidanza il 10 gennaio, il giorno del mio compleanno”.
Chi sono le Supermamme a cui dedichi la tua nuova canzone?
La canzone è frutto della mente del mio compagno, Riccardo Scirè. Dopo i mesi iniziali di paternità e maternità, ha composto la demo di Supermamma con tutta una serie di riferimenti che poi abbiamo ampliato e sistemato insieme. Nasce dal vedere quanto per le mamme, in un mondo in cui non sempre possono stare a casa e godersi i primi mesi di genitorialità perché occorre anche riprendere in mano il lavoro quasi immediatamente soprattutto se si è libere professioniste, è sempre più difficile incastrare tutte le cose quando i bimbi sono molto piccoli.
Le supermamme sono in realtà loro così come possono esserlo anche quelle che generalmente rimangono e casa e si occupano dei figli. E oggi lo so (non che non lo sapessi prima: sono cresciuta con mia nonna) perché l’ho vissuto sulla mia pelle: probabilmente una giornata a casa con i figli è più stancante di una giornata al lavoro. Anche se siamo stanche o abbattute, ci dividiamo in cento e lo facciamo con un debito di sonno infinito, raggiungendo anche un livello di stanchezza che non pensavamo neanche che esistesse… eppure, non solo lo raggiungi ma lo superi anche, consapevole che il giorno dopo dovrai ripartire da capo, da zero.
Per esperienza personale avrai avuto la fortuna di vedere da vicino quanto anche il papà sia presente nella crescita di un figlio.
La canzone si chiama Supermamma ed è dedicate alle mamme perché esce in prossimità della Festa della Mamma ma esistono anche i Superpapà. Parlerei, quindi, di Supergenitori. Nel mio caso, il mio compagno è veramente preziosissimo. Raramente ho visto un papà come lui, così dedito. Riccardo è innamoratissimo di nostra figlia e ha letteralmente messo lei davanti a tanti aspetti della sua vita, anche davanti a tante scelte professionali e lavorative. Angelina è diventata sin da subito la priorità e ci si è dedicato con una passione incredibile. E lo fa tutt’ora. Per me, la gravidanza è stata un po’ complicato, fisicamente parlando: se non avessi avuto lui, non so come avrei fatto. Fortunatamente, ho anche un supporto familiare ma quello del proprio compagno è prezioso, non ci sono altri termini per definirlo, e quindi sono stata molto, molto fortunata ad averlo al mio fianco.
“La mamma brilla come il sole anche se fuori piove”: una bella metafora per descrivere una madre.
Quando i bambini, soprattutto in un’età più grande di quella della mia, cominciano a sviluppare un’emotività e ad esprimerla, non hanno filtri per farlo. La mamma ha il compito allora di far vedere il lato sia positivo sia negativo insegnando loro ciò che ancora non sanno di ciò che vedono fuori. E, quindi, metaforicamente parlando, anche nel caso di una brutta giornata devono far capire come il sole lo si trovi dentro, laddove il sole spesso sono le motivazioni. Non è solo dentro casa che i figli devono star bene ma dentro di loro. E stanno bene se sono felici, trovando le motivazioni per esserlo.
L’essere diventata mamma ha cambiato la percezione che avevi prima della maternità?
Molto. È un po’ ciò che sottolineavo prima: non ti rendi conto del livello di stanchezza possibile finché non lo provi. Ci sono bimbi che mangiano, dormono e rimangono immobili, quasi non sembra di vederli o sentirli (come mia sorella da piccola) ma la mia è un fulmine: cento ne pensa e una velocemente ne fa, anche perché essendo ancora in tenera età non riuscirebbe specificamente a farne cento insieme (ride, ndr)!
Ho passato mesi a non dormire o a svegliarmi ogni ora, cosa che quando tutto il giorno poi lavori diventa stancante e stressante. Ecco, questa è la parte che nessuno ti racconta: ti tocca scoprirla da sola ed è difficile affrontarla. Il resto, invece, lo conoscevo già, soprattutto la parte bella, quella riguardante la soddisfazione del vedere crescere una creatura che comunque hai portato tu, da donna, nel tuo ventre: è un’esperienza che visivamente avevo già visto e che avevo già immaginato potentissima e in grado di regalarti soddisfazioni infinite.
E sono proprio le soddisfazioni che ti ripagano di qualsiasi tipo di stanchezza o di cattivo umore che può nascere da una giornata in cui hai dormito solo un’ora e lavorato per dodici: pensi di non potercela più fare… ma rientri a casa e, di fronte a quel sorrisone con quei due denti sotto, ti rimetti in piedi e vai avanti in maniera più grintosa di prima.
Ha invece cambiato il tuo rapporto con i figli degli altri?
No, quello è sempre rimasto uguale. Anche perché sono sempre stata così, direi predisposta. Quindi, la maternità mi ha solo confermato quello che ho sempre pensato di me stessa, che coincide anche con la percezione che i genitori hanno di me. Da quel punto di vista, la maternità mi ha solo riconfermata.
Talmente riconfermata che i tuoi numeri su YouTube hanno raggiunto cifre importanti. Definita la Mary Poppins 2.0, il tuo canale conta su più di un milione di iscritti e su oltre un miliardo di visualizzazioni. Ti fa paura quel numero quando lo vedi?
No, ancora non mi fa paura perché in realtà è figlio di un percorso graduale, fatto di impegno, di sacrifici, di fatica e di un gruppo di lavoro che si adopera al massimo delle proprie potenzialità. Non mi fa paura ma mi da soddisfazioni, rendendomi felice: è un riconoscimento di tutto il lavoro che c’è dietro, non solo mio.
L’essere diventata presto la Mary Poppins 2.0 non ti ha portato in un certo senso a crescere in fretta?
Sì, ho iniziato da giovanissima, ma se ci pensiamo oggi ho 34 anni, non sono quella che si definisce una ragazza ma nemmeno così adulta. Sono cresciuta molto sia con il mio ruolo sia nel settore Kids ma sono cresciuta forse più in fretta quand’ero piccola e ho affrontato le mie prime sfide lavorative. Ho non bruciato ma annullato la mia adolescenza, per esempio: mentre gli altri si divertivano, io lavoravo. Ma l’ho fatto perché mi piaceva ciò che avevo davanti, approcciandolo subito come un lavoro: ero riuscita a trasformare la mia passione in professione, con metodo.
Il settore Kids è arrivato quando avevo già ventidue anni, con alle spalle una certa gavetta. Ha rivelato la mia predisposizione nei confronti del mondo dell’infanzia e oggi non posso non considerarlo il mio ambiente naturale. Certo, la gavetta non è ancora finita: non si finisce mai di imparare e, soprattutto, di evolversi (anche in relazione ai tempi) e di rimettersi in gioco in nuove vesti. Non c’è mai un punto di arrivo: quando fai il lavoro che ti piace e ti muovi nel settore che ti piace, non ti sentirai mai arrivata. E così sarà per me proprio perché mi piace quello che faccio, rimanendo sempre con le antenne all’erta.
Angelina ha già la capacità di individuare la mamma nei video?
Mi guarda ma mi tollera poco in televisione, forse perché mi ha tutti i giorni davanti: non sortisco su mia figlia l’effetto che ho sugli altri bambini, dopo qualche minuto si stufa e devo cambiare canale… fermo restando che la tengo poco davanti al televisore: mezz’ora la mattina e un’altra mezz’ora al pomeriggio perché preferisco farle fare altre. Tuttavia, in quell’ora, quando capita che mi veda, mi guarda e ride ma non capisco se lo fa perché trova una familiarità o perché semplicemente perché le piace ciò che sta guardando e mi osserva per cercare complicità: non riesco ancora a decodificare la cosa in maniera corretta ma sarei più propensa alla seconda… guarda qualcosa che le piace, è emozionata e vuole condividere quello stato di gioia con me.
Alla teoria, quindi, corrisponde la pratica: avevamo già parlato insieme di come non si possa lasciare ai device il compito dell’educazione e della formazione della generazione che sarà.
È impossibile: i device non possono sostituire l’educazione umana. Possono supportarci da un punto di vista motorio-creativo ma i bambini hanno bisogno di una persona accanto a loro, di manualità, di esperienze, di uscire e andare al parco, di vedere le foglie, di guardare in cielo, di vedere gli uccelli e i cani, di relazionarsi con gli altri bambini, di giocare, litigare o discutere con loro. Necessitano di fare esperienza diretta, qualcosa per cui i device non vanno bene: oltre a quelli, c’è tanto altro che nel mondo dei bambini ha rilevanza.
Partirai a breve in tour nei teatri italiani con Un’estate favolosa, il tuo nuovo spettacolo.
È un po’ come il sequel di Un Natale favoloso, anche se poi la storia su cui si fonda è totalmente diversa. È incentrata sulla scuola e sull’estate: sono un’insegnate à la Mary Poppins, appunto, che arriva per ristabilire la comunità… un’insegnante vecchio stile alle prese con una classe di alunni un po’ indisciplinata durante gli ultimi mesi di scuola, quelli che precedono la fine dell’anno scolastico e l’inizio delle vacanze estive.
Ti rivedi nel sorriso di tua figlia?
Angelina è uguale a me ma con i colori del padre: è una Carolina mora, con la mia stessa identica faccia, la mia bocca, i miei zigomi, il mio naso, il taglio dei miei occhi… negli anni sono molto cambiata ma se metto una foto di me da bambina vicino a una sua la somiglianza è impressionante. In più, ha anche il mio stesso carattere: è testarda così tanto da farmi perdere la pazienza. E ha solo dieci mesi!
Capirai quindi ora i tuoi genitori…
Ogni tanto guardo mia madre e le dico: “Povera te, adesso ti capisco”. E, ridendo, mi risponde: “Ah!” (ride, ndr).
Le hai allora dato il nome sbagliato…
Beh, in casa la chiamiamo Angelina tremendina (ride, ndr).
Le racconterai le favole di tua nonna?
Assolutamente. È ancora piccolina ma già sa, entrando in casa, la stessa in cui nonna ha trascorso i suoi ultimi tre mesi di vita, dove deve guardare e cosa per salutare nonna: il quadro da lei dipinto, con delle sue foto attaccate. Quando comincerà a capire, le parlerò le cose della vita che nonna ha raccontato a me e le storie che mi ha regalato e che mi hanno formata. Ma cercherò anche di tramandarle tutte le tradizioni che nonna ha tramandato a me.
Nel ripensare a tutto ciò che mi è accaduto da quando lei è mancata, mi piace credere che, in qualche modo, andandosene da lassù ha contribuito a metterle in moto. Come stella protettrice, mi ha aperto tante occasioni e mi ha spalancato tanti portoni o, comunque, mi ha dato la forza per aprirli. Mi dispiace che però non le abbia vissute vicino a me… o forse sì, chi lo sa? In qualsiasi consistenza e forma adesso sia, magari mi sta osservando. Però, mi sarebbe piaciuto vederla qui con i miei occhi e sentirle dire “Brava, bella di nonna!”.