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“Spero che possa arrivare in futuro la mia Rose”: Intervista esclusiva al cantautore Cioffi

Èappena uscito Jack & Rose, la nuova canzone del giovane cantautore salentino Cioffi in featuring con Emanuele Aloia. Un brano d’amore che suona come una promessa eterna ispirato ai due protagonisti di Titanic. Abbiamo per l’occasione incontrato Cioffi per un’intervista a cuore a cuore, che passa dalla musica alla sua vita privata.
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Cioffi è tonato in radio e su tutte le piattaforme digitali con il suo nuovo singolo, Jack & Rose. Uscito su etichetta Hokuto Empire/Sony Music, Jack & Rose vede il giovane cantautore salentino duettare con Emanuele Aloia, giovane cantautore torinese. Hanno scritto il brano quattro mani e l’inedita collaborazione nasce dalla stessa passione per la musica e per la scrittura e dalla condivisione dello stesso produttore, Steve Tarta.

Nato a Galatina nel 1996, Cioffi scrive e compone musica sin da adolescente, come ci rivela in quest’intervista esclusiva. A trasmettergli la passione per la musica sono state la madre e la sorella, prima con un ipod regalato e dopo con una chitarra ricevuta in dona quasi per caso una Vigilia di Natale.

Da quando Cioffi strimpellava sulle note di Torn di Natalie Imbruglia sono oramai passati anni. Ha preso lezioni di canto e da autodidatta si è approcciato anche a un secondo strumento, il pianoforte. E le sue canzoni, mix di pop e cantautorato classico italiano, si sono affacciate più volte nei gradini più alti delle classifiche e delle playlist. In più, Cioffi è stato notato da numerosi artisti che lo hanno chiamato ad aprire i loro concerti, da Fabrizio Moro a Le vibrazioni.

Abbiamo incontrato Cioffi all’inizio di quello che lui definisce un nuovo percorso, sia personale sia professionale. Sta ancora rimettendo insieme i pezzi della sua vita dopo la più terribile delle perdite e aspetta la sua Rose, colei che possa farlo innamorare e che diventi la sua compagna. Ma sta anche pensando all’evolversi del suo lavoro, una professione che ha scelto e in cui crede senza avere ulteriori piani di riserva.

La copertina di Jack & Rose.
La copertina di Jack & Rose.

Intervista esclusiva a Cioffi

Come nasce Jack & Rose? Fa chiaramente riferimento ai due protagonisti di Titanic, il cui amore a prima vista non sembra avere una fine felice.

Il featuring nasce dalla collaborazione con Emanuele Aloia. Ci accomuna lo stesso produttore, Steve Tarta, che è stato un po’ il regista, colui che ha cucito l’abito musicale sul brano. Nasce da un incontro casuale con Ema su internet, da un caffè preso insieme che ci ha fatto conoscere di persona e successivamente dall’incontro in studio.

Stavo lavorando a Jack & Rose da solista. Ho fatto sentire il brano a Ema e io e Steve gli abbiamo proposto di entrarci. Abbiamo impiegato mesi e mesi a perfezionarlo per bene, perché bisognava trovare un punto di incontro. E alla fine è nato Jack & Rose.

Perché Jack & Rose? Siamo due cantautori e ci piace tanto ricorrere a immagini o metafore per descrivere il sentimento che stiamo cantando. Apparteniamo alla Generazione Zero e nel brano facciamo anche riferimento a Hailey e Justin Bieber per contestualizzare la nostra età. Ma quello di Jack e Rose è un amore iconico e atemporale, nel quale ci possiamo rispecchiare tutti. È vero che non ha una fine così felice ma sottolinea come si possa sacrificare la propria vita per l’amore di un’altra persona.

Nella canzone c’è tutto ciò che concerne l’amore. Ci sono il colpo di fulmine, il litigio, gli alti e bassi, la volontà di andare contro tutto e tutti. Ma anche la differenza di ceto sociale, quindi la volontà di stare insieme non per quello che si ha ma per quello che si è realmente.

C’è una Rose nella tua vita?

No, al momento non c’è. La cerco e spero che possa arrivare in futuro. Sono convinto che l'amore alla fine vincerà. Arriverà il momento della persona che potrò amare tanto quanto ho potuto amare mia madre e mia sorella e che potrà essere la mia compagna di vita.

Che cosa rappresenta per te l'amore, se dovessi descriverlo con poche parole che non siano una canzone?

L'amore rappresenta quella chiave irrazionale che riesce a dare un senso alla vita stessa. È il sentimento che muove la vita, che dà un obiettivo e che fondamentalmente ti fa da compagno di viaggio, facendoti vedere tutto più bello. Probabilmente, l'amore per una persona è quella chiave che permette di aprirsi alla felicità. Essere felici è per me questo: stare bene e godere della bellezza delle piccole cose, magari con la persona che ami.

Nonostante non ci sia una persona che ami al momento al tuo fianco, tu sei felice?

Sto ritrovando la felicità. L’ho persa qualche mese fa, dopo la morte di mia madre. Non sono felicissimo, non ancora. Potrei esserlo di più ma sto ritrovando pian piano la giusta strada, rimettendo a posto un po’ di cose della mia vita. Sono, però, felice da un punto di vista professionale. Mi sento fortunato nell’avere la possibilità di fare della mia passione un lavoro e di inseguire i sogni senza guardarmi un domani con dei rimorsi.

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Come dicevi prima, sei un giovane della Generazione Z. Ma sei anche uno dei pochi che ha scelto un percorso musicale diverso da quello che tentano tutti: non sei venuto fuori da un talent. Quali difficoltà hai incontrato per affermarti?

Tantissime: il successo non è stato così immediato come può essere per chi partecipa a un percorso televisivo, a un talent o a qualunque cosa che possa darti un’esposizione mediatica. Scorre tutto molto più a rilento ed è tutto molto più impegnativo. Fondamentalmente, devi inventare e reinventare, da solo, un mestiere: non hai quell'alone di magia che ti può dare un programma televisivo. Devi partire dal nulla e costruire mattone dopo mattone, fondamenta dopo fondamenta, giorno per giorno, il tuo percorso.

Ci sono chiaramente i suoi contro: ci vuole più tempo, ci vuole più impegno. Probabilmente, ci vuole anche un po’ più di fortuna. Però, secondo me, ci sono anche i suoi pro: quello che costruisci quotidianamente, seppur poco, rimane. Quindi, è un percorso più lungo ma magari può rivelarsi più duraturo in futuro.

Ricordi quando hai scritto la prima canzone?

Era il giorno del compleanno del mio quindicesimo compleanno. Mi sono reso allora conto che mi stavo allontanando da quella che era un'età di comfort, quella in cui ti senti protetto, in cui trovi magia e, appunto, bellezza nelle piccole cose. Scrissi allora un brano, ancora inedito, che racconta la volontà di non voler crescere e il fatto che, comunque, a quell’età tutti i problemi passano. Li affronti ma alla fine passano perché stai crescendo ed è giusto che sia così: è il tuo percorso di vita.

Come mai è ancora inedito? Per scelta o perché non hai avuto finora la possibilità di pubblicarlo?

Entrambe le cose. Ho scelto di pubblicare prima altri brani. Quella è per me una canzone che vorrei rappresentasse il connubio tra il mio essere e la mia volontà artistica. Vorrei che fosse centralizzata verso qualcosa di molto importante.

Quando hai capito invece che volevi cantare e scrivere musica?

Mia mamma e mia sorella sono le persone che mi hanno fatto appassionare alla musica. Mi avevano regalato da piccolo un iPod con cui ascoltavo le canzoni dei Blink, di Max Pezzali, di Cesare Cremonini… avevo all’incirca 8 o 9 anni, avevo dei capelli lunghissimi. Li asciugava mia mamma perché erano così lunghi che non riuscivo ad asciugarli da solo. Mentre lo faceva, la mia mente viaggiava e immaginavo di essere un cantante che cantava, appunto, e riusciva a conquistare le ragazzine a scuola.

Crescendo, la musica è stata un po’ accantonata perché avevo altre passioni, altri obiettivi.  Facevo sport, ero un ragazzino “normale” … fino quando mia sorella non mi ha regalato una chitarra classica per la Vigilia di Natale. Avevo 12 o 13 anni e inizialmente non ho accettato di buon grado quel regalo, perché dicevo: “Non la so suonare, cose me ne devo fare?”.  Poi, invece, ho cominciato a cimentarmi nelle prime cover di artisti internazionali, come I’m Yours di Jason Mraz o Torn di Natalie Imbruglia. Da lì, ho cominciato ad appassionarmi nuovamente alla musica e a capire che era quello che volevo fare nella vita.

La tua famiglia ti ha sempre sostenuto nel percorso musicale che hai intrapreso?

Sì, vedevano che avevo una passione che andava oltre il normale. Non era per me un hobby. Capivano che in me c'era la volontà di voler fare, di voler scrivere, di volersi mettere sempre in gioco. Mi riconoscevano anche un minimo di bravura che indicava che non era tempo perso.

Però, non è stato facile. Quando dici alla tua famiglia che vuoi fare il cantante, non è semplice fare accettare quello che non è un lavoro diciamo così ordinario. Mi hanno sempre detto di trovare un piano B. Un’alternativa che non volevo e non ho mai voluto trovare, mi sono sempre augurato che il tempo mi desse ragione.  

Ora i miei cari sono i massimi sostenitori della mia musica e condividono con me la volontà di far sì che il piano A venga concretizzato. Non ci sono altri piani.

Tu hai un rapporto molto diretto con chi ti segue sui social. Da dove nasce la volontà di “mettere tutto in piazza”?

Già il mio nome su Instagram, Cioffi della gente, spiega la mia volontà di avere un rapporto quasi viscerale con chi si rispecchia nella mia musica. Io ho un motto: la mia musica, nel momento in cui esce, non è più mia ma è di chiunque l'ascolta. L'obiettivo principale per un cantante deve essere quello di far sì che qualcuno possa rispecchiarsi nei suoi brani o che possa cogliere dai brani sfumature diverse. Quando succede, mi rendo conto di aver dato una parte di me alle persone e loro hanno restituito una parte di me a me, una sfumatura che non conoscevo. Non dimentichiamo, poi, che bisogna essere sempre riconoscenti alle persone che ti seguono sin dal primo momento e che costruiscono un percorso insieme a te.

Per il resto, mi sento un ragazzo normale che insegue i suoi sogni. Mi sento molto vicino alle storie di vita quotidiana di chiunque, di chi sogna di fare il cantante, l'architetto, l'artista, il medico o, che ne so, l'imprenditore agricolo.

Ti è mai capitato nei social di vivere episodi spiacevoli o di confrontarti con qualche hater?

Devo essere sincero, ancora non mi è capitato. Quindi, non saprei dire nemmeno come reagirei. Se a qualcuno fa schifo, e uso volutamente questo termine, ciò che faccio, a me va bene. L'importante è che la critica sia costruttiva e non distruttiva: sono sempre un ragazzo che insegue un sogno!  Credo che, non dando fastidio, ognuno sia liberissimo di inseguire il suo sogno.

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Come hai vissuto questi ultimi anni che sono stati segnati prima da una pandemia che sembrava non avere fine e poi, quando l’incubo sembrava finito, dalla guerra?

La pandemia sicuramente ci ha fatto guardare dentro e, secondo me, ha aiutato anche tante persone a ritrovare se stesse: è l'unico aspetto positivo della pandemia.  Tra i tanti lati negativi, ci sono invece l’averci fatto perdere il contatto con la gente e l’averci privato di tante cose che prima davamo per scontate.

Abbiamo capito che la libertà non è scontata, così come non è scontata la bellezza di piccoli gesti come il parlare con un amico del più o del meno davanti a un bicchiere di vino. Per i ragazzi più piccoli di me si tratta anche di un problema di ricordi che non avranno mai: sono stati privati degli anni più belli della loro vita, quelli del liceo o delle scuole medie.

Da musicista, la pandemia è stata come una sorta di lutto: ha negato la possibilità di poter cantare davanti alla gente, quello che è per me il livello massimo di condivisione musicale.

La guerra, purtroppo, è un argomento più grande di me per poterlo trattare. Spero che possa quanto prima finire e che possa ritornare la pace, soprattutto per tutti i bambini, le donne e gli uomini ucraini: sono vittime di un qualcosa contro cui non possono nulla.

Com’è stato per te crescere al Sud? Solitamente chi ha aspirazioni artistiche viene visto con occhi diversi.

Quella del Sud è una bellissima realtà. Mi è però successo di essere visto come lo “strambo”.

A parte mia mamma, fondamentalmente, nessuno credeva in me. Però, penso che con il lavoro quotidiano uno possa far ricredere la gente e che sia giusto anche dare una seconda possibilità a chi inizialmente ti critica.

Adesso c’è più gente tra i miei sostenitori e, quindi, sono grato ai miei amici e a quelle persone che magari non c'erano sin dal primo momento ma che adesso ci credono. Sono un motivo di orgoglio per loro: un ragazzo che fa qualcosa di inusuale e che viene dal Sud.

Il Sud non offre le tante opportunità che dà il Nord. È obiettivo dirlo: Milano è Milano. Però, Il Sud ti dà tanto a livello di calore umano. E a chi non ha nulla consente di viaggiare tanto con la fantasia, di costruirsi un mondo ideale intorno a sé e di rendere magica qualsiasi cosa, anche la più piccola.

Con il successo hai mantenuto gli stati amici di prima o hai stravolto la tua vita?

Riesco a mantenere il rapporto con quelli che sono i miei amici da sempre: non è cambiato nulla. Loro non mi giudicano per quello che faccio ma mi giudicano per quello che sono: di questo gliene sono grato. Quando diventi popolare e hai la possibilità di arrivare a tante persone, hai sempre paura che la gente possa giudicarti non per quello che sei ma per quello che fai.

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Visto che Emanuela Aloia con cui hai duettato in Jack & Rose non è presente per quest’intervista, digli qualcosa che non gli hai ancora detto.

Gli dico due cose. La prima un po’ pungente: “Mamma, ma quanto sei pignolo e quanto sei meticoloso!”. È un perfezionista e fa bene: mi ha insegnato tanto. La seconda: “Grazie mille di avermi dato questa grande opportunità, spero di riuscire a ripagare la tua fiducia in futuro. Sei un grande amico, ti sarò sempre grato e ti voglio bene!”.

Hai in programma per il futuro altri incontri musicali. Se dovessi sognare in grande, con chi ti piacerebbe collaborare?

Ce ne sono tanti, tantissimi. Non vorrei scomodare dei giganti ma, se devo sognare, penso a Cesare Cremonini, a Tiziano Ferro o ai Negramaro. Oppure, visto che sono un cantautore, potrei sognare di duettare con un rapper: sarebbe figo. Salmo mi piace un sacco.

Hai mai valutato l’ipotesi Sanremo?

Sì. Mi auguro che possa trasformarsi in un’opportunità concreta, tra i giovani o magari tra i big. È uno di quei sogni nel cassetto che spero di poter realizzare!

Come ti vedi tra dieci anni?

Mi auguro di vedermi, innanzitutto, felice. Di aver realizzato almeno il 50% dei sogni. Di avere una moglie che mi vuol bene. Ed essere padre di figli a cui posso dare lo stesso amore che ho ricevuto io da bambino dalle persone che mi hanno amato o che mi vogliono bene, facenti ancora parte della mia vita o non più. Mi hanno loro fatto sentire un bambino amato.

Cioffi ed Emanuele Aloia.
Cioffi ed Emanuele Aloia.
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