Close è il nuovo film del regista belga Lukas Dhont, presentato al Festival di Cannes 2022 e distribuito prossimamente in Italia da Lucky Red. Dhont si era già fatto notare qualche anno fa con l’intenso Girl, la storia di una ballerina quindicenne nata nel corpo di un maschio.
“Presentare Close, un film sull’amicizia e sulla responsabilità, in concorso a Cannes per me è un incredibile e folle sogno che si avvera”, ha dichiarato Dhont. “Qualcosa che il giovane Lukas, che ha mosso i primi passi con una telecamerina regalata per il suo dodicesimo compleanno, non avrebbe mai osato sognare”.
“Grazie alla splendida accoglienza in tutto il mondo di Girl, sono stato per un anno e mezzo in giro per il mondo”, ha raccontato Dhont. “Ho vissuto tutte le grandi emozioni possibili in quel periodo ma è poi arrivato il momento di passare oltre, di andare avanti. Quando sono tornato a casa e mi sono ritrovato davanti a una pagina bianca, è stato uno shock. Sentivo il peso della responsabilità e non riuscivo a scrivere. Avrei dovuto continuare con qualcosa che fosse all’altezza di Girl, che ne avesse la stessa intensità e che in qualche modo fosse un ideale seguito”.
Di cosa parla il film
Lukas Dhont nel suo nuovo film Close racconta la storia dell’intensa amicizia tra due ragazzi di tredici anni, Leo (Eden Dambrine) e Remi (Gustav De Waele). Il loro legame, però, si interrompe bruscamente da un giorno all’altro. Cercando di capire cosa sia successo realmente, Leo si avvicina a Sophie (Émilie Dequenne), la madre di Remi.
“Ho scoperto la passione per il cinema, grazie a mia madre: era un’appassionata del film Titanic”, ha ricordato Dhony. “Poi, ho proseguito con gli studi di cinema e ho da subito realizzato che ero più portato per le storie intime e personali. Volevo provare a parlare delle cose che mi hanno turbato durante l’infanzia o la mia prima adolescenza. Con Girl, volevo raccontare quanto difficile sia essere se stessi in una società basata sulle norme e sulle etichette. Ma era anche un film fisico, incentrato sulla lotta tra esteriorità e interiorità. Ho voluto allora con Close continuare il percorso che contrappone in maniera conflittuale lo sguardo degli altri all’io”.
“Ho provato a buttar giù diverse storie ma mi sono come perso. Un giorno, però, sono tornata nella scuola che frequentavo da ragazzino, nel paese in cui sono cresciuto. Mi sono allora ricordato quanto ai tempi fosse difficile essere me stesso, senza filtri. I ragazzi si comportavano in un modo, le ragazze in un altro: io non mi sono mai sentito appartenere a nessuno dei due gruppi. Le amicizie che avevo soprattutto con i ragazzi mi spaventavano perché ero molto effemminato e soggetto a molte osservazioni. Se fossi stato amico intimo di un maschio avrei dato agli altri conferma di tutto ciò che già pensavano sulla mia presunta identità sessuale”.
“Ho incontrato una delle mie ex insegnanti, diventata preside della scuola”, ha proseguito Dhont. “Ha iniziato a piangere non appena mi ha visto. Ritrovarsi è stato molto intenso e abbiamo condiviso ricordi che non erano tutti molto felici. So ancora oggi quanto le scuole siano state per me molto dolorose. Quindi, ho provato a trascrivere ciò che provavo e qual era la mia prospettiva. Ho messo nero su bianco alcune parole: amicizia, intimità, paura, mascolinità… ed è così che è nato Close. La sceneggiatura poi ha preso pian piano a prendere forma grazie agli scambi con Angelo Tijssens, con cui avevo già scritto Girl”.
L’identità di genere e l’amicizia
“Con Close, volevo prima di tutto fare un film che rendesse omaggio agli amici che ho perso”, ha proseguito Lukas Dhont, “per colpa mia perché ho voluto prendere le distanze da loro. È come se li avessi traditi ma l’ho fatto in uno stato di confusione, pensando che fosse la cosa migliore da fare. Volevo anche parlare della perdita di una persona cara e dell’importanza del tempo trascorso con chi amiamo. Tutto in Close è stato costruito intorno a questa intimità rotta e al senso di responsabilità o colpa”.
“Close è come se raccontasse l’inizio del cammino verso l’adolescenza. Volevo parlare del peso che si porta sulle spalle quando ti senti responsabile di qualcosa ma non puoi parlarne. Leo, il personaggio principale, si confronta con il sentimento legato alla perdita di una fortissima amicizia che definisce la sua identità. Volevo evocare ciò che gli spezza il cuore”.
Segreti profondi
Nel film Close, Lukas Dhont ammette di aver messo un po’ di sé sia in Leo sia in Remi. “C’è una parte di me in entrambi i personaggi. Sin da subito, ho voluto che avessero un’età specifica, quella che segna il passaggio tra le scuole medie e il liceo. In questo lasso di tempo, ci si pongono domande sulla sessualità, sul cambiamento fisico, sul rapporto con il mondo”.
“Mi ha ispirato molto un libro della psicologa Niobe Way, Deep Secrets, in cui si seguono cento ragazzi tra i 13 e i 18 anni. A 13 anni, i ragazzi descrivono i loro amici come le persone che più amano al mondo, con cui possono condividere le proprie emozioni e confidarsi. Man mano che passano gli anni, però, Way si rende conto come gli stessi ragazzi provino difficoltà a discutere di argomenti intimi con i loro amici. Mi ha aiutato a capire che non sono stato l’unico ragazzo gay che nel crescere ha avuto problemi a creare rapporti di amicizia”.
“Ho voluto che Leo avesse paura che gli altri vedessero l’amicizia con Remi come qualcosa di sessuale”, ha continuato Dhont. “Remi, invece, non teme il giudizio degli altri, se ne frega e non cambia nulla del suo comportamento. Per lui, Leo è molto importante, gli vuole così bene che non capisce come mai il suo atteggiamento stia cambiando. C’è molto di me in entrambi ma Leo è forse quello che mi rappresenta maggiormente mentre Remi rappresenta tutti coloro che cercano di rimanere sempre se stessi”.