Consiglia Cristiano, meglio conosciuta sui social come Consybo, ha un percorso artistico variegato che l'ha vista calcare i palcoscenici della televisione italiana con programmi come Domenica In, I fatti vostri e Bravo bravissimo prima di diventare una figura di spicco sui social media. Oggi, Consybo è una content creator apprezzata per le sue scenette ironiche e divertenti, che le hanno permesso di conquistare un vasto pubblico su TikTok e Instagram dal 2020.
Il motto di Consybo, “Scherzo ma non troppo”, incarna perfettamente il suo approccio alla vita e alla creazione di contenuti: attraverso l'ironia riesce a trasmettere messaggi profondi e verità universali, mantenendo sempre un sorriso sulle labbra. Questo spirito giocoso, ma con una nota di serietà, ha caratterizzato il suo successo e la sua capacità di relazionarsi con un pubblico sempre più ampio.
Nell'intervista ci ha concesso in esclusiva, capiremo come l'ironia sia stata un'ancora di salvezza per Consybo nelle situazioni più imbarazzanti e formali, permettendole di superare barriere e avvicinare le persone con la sua genuinità. Scopriremo inoltre come l’autoironia le abbia consentito di affrontare i suoi punti deboli e trasformarli in punti di forza, creando contenuti che risuonano con migliaia di follower.
Il percorso di Consybo sui social è stato segnato da una crescita esponenziale e dalla creazione di personaggi iconici come la ginecologa e la miliardaria Agnese, che le hanno permesso di esplorare e rappresentare aspetti diversi della realtà con un tocco di umorismo e acutezza. La sua capacità di interagire positivamente con i follower nei commenti riflette una connessione autentica e un impegno sincero nel trasmettere messaggi positivi.
Inoltre, Consybo condivide come le sue esperienze di vita, dai tempi della musica con il gruppo Latte Rock alla sua carriera di attrice e figurante, abbiano contribuito a plasmare la sua identità di content creator. Nonostante le difficoltà incontrate lungo il cammino, la sua determinazione e la passione per la recitazione l'hanno portata a reinventarsi e a trovare nel mondo dei social una nuova piattaforma per esprimersi e raggiungere il successo.
Tuttavia, scopriremo anche il lato umano di Consybo, la sua introversione e la sua timidezza, che contrastano con la figura energica e scherzosa che vediamo nei video. Consybo ci parla delle sue ambizioni future, del desiderio di portare i suoi personaggi sul grande schermo e della libertà che trova nell'espressione creativa.
Infine, sonderemo il significato della libertà per Consybo e il suo rapporto con la bellezza, sfatando stereotipi e pregiudizi. La sua storia è un esempio di come la perseveranza, l'ironia e l'autenticità possano portare a grandi risultati, invitando tutti coloro che vogliono seguire le sue orme a credere in se stessi e nelle proprie capacità.
Intervista esclusiva a Consybo
“Scherzo ma non troppo” è il tuo motto. Risponderai seriamente alle domande o dobbiamo aspettarci come al solito una buona dose di ironia?
Nelle interviste, mi sento di essere abbastanza seria, riservo l’ironia ai miei video, anche perché è la chiave che ho scelto per comunicare e dire delle cose che comunque celano un fondo di verità. Proprio come quando uno scherza…
Quanto ti ha salvata l’ironia nella vita?
Parecchio, soprattutto nelle situazioni in cui mi trovavo a interloquire con persone che si prendevano molto sul serio. L’ironia mi permetteva e mi permette di sviare, di uscire dalla nebbia dell’imbarazzo e della formalità, anche perché non fanno parte del mio carattere e non mi appartengono. Mi reputo una persona seria ed educata ma a cui piace scherzare e lanciare qualche battuta, ragione per cui non mi trovo a mio agio con chi non le sa cogliere e non sa ironizzare anche su se stesso. È solo quando si riesce a ironizzare su se stessi che si può farlo su tutto e tutti.
Quali sono i punti deboli che ti permettono ad esempio di ricorrere all’autoironia?
Ce ne sono tanti, a partire dal mio essere permalosa o dai piedi a papera, i primi che mi vengono in mente. Riesco a trovare appiglio anche su quegli aspetti che possono farmi star male quando sono a casa da sola.
E grazie all’ironia hai conquistato i social, dove a oggi conti una nutrita schiera di followers. Come hai reagito nel momento in cui hai capito che quel numero che indicava le persone che interagivano con i tuoi contenuti stava crescendo in maniera vertiginosa?
La prima cosa che ho pensato è che ce la stavo finalmente facendo. Ed era bello, comunque, bello vedere quel numero crescere perché mi dava una certa scarica di serotonina, una dipendenza positiva che mi faceva capire che anche gli altri mi capivano. Il tutto è partito dal personaggio della ginecologa ma devo molto anche a quello della miliardaria, che mi ha dato un’ulteriore spinta. Ma quello che mi ha sempre sorpreso è come le persone che mi seguono si relazionano a me attraverso i commenti in maniera sempre positiva: che sia così, mi infonde forza e mi aiuta molto.
Il numero alto di followers non ti ha caricato di responsabilità?
Dà sicuramente un certo peso sulle spalle che ovviamente sento. Più crescono i followers più devo stare attenta a quello che dico. I primi tempi, ho peccato anche di qualche errore ma facendo la ginecologa, ad esempio, sono sempre stata attenta a non far passare un messaggio sbagliato sulla mia identità risultando volgare e a non urtare la sensibilità degli altri. Purtroppo, è capitato anche che qualcuno non abbia colto l’ironia o il desiderio di lanciare anche piccoli messaggi, pillole di saggezza nascoste dietro una battuta.
Il rapporto di una donna con un ginecologo è fondamentale e spesso siamo noi uomini a non capirlo fino in fondo: l’ironia da parte di una figura femminile ci aiuta forse a comprendere meglio quali sono certe dinamiche. Ti sei basata sulla tua esperienza personale?
Inizialmente, ho tratto spunto da quello che ho sperimentato io, anche se non sono mai stata da un medico maschio proprio perché mi imbarazza. Non si tratta di pregiudizio ma mi vergogno tantissimo, al punto da non sentirmi a mio agio anche con le donne stesse. Forse è stato proprio il mio imbarazzo a spingermi a scherzarci sopra…
Finite le esperienze personali, andando avanti con la realizzazione dei video, ho dovuto poi trovare nuove idee e problematiche da affrontare, anche poco comuni, e ciò ha richiesto anche ricerche approfondite e scientifiche. Mi informo e documento sempre per evitare di dire cavolate e di trasmettere informazioni sbagliate.
Anche il personaggio della miliardaria Agnese nasce dall’osservazione della realtà. Lavoravi come commessa in un panificio e una cliente particolare ha catturato la tua attenzione.
Esattamente. Tra i clienti c’era una signora molto simile ad Agnese, sia fisicamente sia caratterialmente. Per quest’ultimo aspetto, direi forse anche peggio: Agnese almeno scherza, lei non lo faceva mai. Grazie al rapporto lavorativo che intercorreva, notavo tutti le volte suoi comportamenti che trovavo esagerati e fuori contesto per quello che rappresentava: chiedeva fino all’ultimo centesimo di resta, pretendeva un bocconcino in regalo, esigeva di assaggiare ogni prodotto e di farlo sempre in maniera gratuita. Lo stress che si accumulava in una giornata di lavoro tra lei e il titolare era parecchio!
Si è la signora mai riconosciuta nei video?
No, anche perché non penso che stia sui social, non sono da lei. Tra l’altro, non so nemmeno se sia ancora in vita!
Il tuo percorso, prima di arrivare al boom social, è abbastanza variegato. Hai mai avuto la sensazione di aver vissuto più vite in una?
A volte, sì. Da persona molto sensibile, empatizzo con tutti coloro che incontro, ponendo molta attenzione a chi ho davanti e assorbendo come una spugna le loro esperienze, gli stati d’animo o le loro caratteristiche. Avendo da sempre desiderato di far l’attrice, mi viene quasi naturale farlo e potrebbe servire a far nascere un altro personaggio.
La tua timidezza è così palese che anche di fronte a una domanda diretta a te riesci a spostare l’attenzione sugli altri. Gran segno di umiltà.
Ma anche della mia introversione: faccio molta fatica a parlare di me. E, comunque, sì, ho vissuto tante vite ma non ne sento il peso se mi paragono a tantissimi altri e altre che ne hanno vissute veramente tantissime. Anzi, credo che la mia vita sia anche abbastanza monotona: mi piacerebbe ad esempio poter viaggiare di più…
Tra le esperienze fatte in passato c’è stata anche la televisione. Tuttavia, intorno a 15 anni, quando tutti vorrebbero apparire sul piccolo schermo, tu decidi che è arrivato il momento di dire ‘basta’. Cosa ti ha portato a smettere?
Sicuramente, niente di particolare. Facevo parte di un gruppo che si chiamava Latte Rock ma eravamo solo dei ragazzini che suonavamo insieme. Crescendo, ognuno di noi voleva fare dei percorsi differenti, come era giusto che fosse. Nel mio caso, tutto ciò che volevo con tutta me stessa era recitare. Anche se mi piaceva molto suonare ed ero anche brava (adesso posso dirmelo mentre prima me lo dicevano gli altri), ho smesso per seguire i miei altri interessi.
Ed eri brava a suonare il basso elettrico, uno strumento per stereotipo non prettamente femminile.
Mi divertivo tantissimo proprio perché mi gasava stare sul palco a suonare. Ma era più che un hobby che una vocazione.
Perché volevi far l’attrice?
È qualcosa che senti dentro senza che ci sia un perché. Nasciamo tutti quanti con delle potenzialità che prima o poi sono destinate a emergere e sin da bambina la recitazione mi attirava. Sebbene fossi molto timida, come mi ha ricordato di recente una mia amica dei tempi del liceo, amavo far battute, per esempio. Così come osservavo molto gli attori che recitavano nei film e ho imparato da sola la dizione guardando Quark e sentendo la voce del doppiatore Claudio Capone, tant’è che quando ho frequentato i primi corsi l’insegnante non ha potuto fare a meno di notare la mia preparazione.
Quanti sacrifici ti ha richiesto il desiderio di volerti affermare come attrice?
A livello pratico, è stato difficile. Prima di cominciare a lavorare sui social, sostenevo continuamente provini. Mi spostavo in continuazione da Bologna per Roma o Milano, spendevo anche tantissimi soldi ma non succedeva mai nulla. E a un certo punto è stato anche molto faticoso continuare a farlo: avendo smesso di lavorare, dovevo chiedere a volte denaro in prestito per gli spostamenti. Fino a quando, stanca ed esausta dei “no”, ho pensato che avrei potuto provare a crescere da sola grazie ai social: anche se li consideravo un gioco, ero sicura e decisa.
Per questo mi piacerebbe dire a tutti quei ragazzi che come me vorrebbero fare dei video e che si sentono in qualche modo bloccati di iniziare comunque a farlo. Anche con delle cavolate perché, se hanno le scarpe giuste, sarà il pubblico ad aiutarli ad andare avanti e a sbloccarsi. A me sono stati di grande aiuto i commenti degli altri: è grazie a quelli che, infondendomi fiducia, da muta come un pesce mi sono aperta e ho tirato fuori le mie potenzialità e le mie peculiarità.
C’è stato oggi qualcuno che nel rivederti sui social ha provato a rimediare a qualche “no” rifilato a un provino?
Non ancora. Ma è capitato che cambiassero giudizio le persone intorno a me: conoscenti e qualche parente credevano che quella da me intrapresa non fosse una strada sicura. Oggi, mi stanno rimangiando quanto detto prima (ride, ndr).
Sottovalutavano quanta fatica richieda essere un digital creator, dall’ideazione di un contenuto alla sua realizzazione.
I video della miliardaria richiedono parecchio tempo per essere realizzati. Tralasciando le riprese per cui può capitare che non si sia del tutto in forma o ci si dimentichi delle battute, il montaggio richiede ore e ore di lavoro, anche giornate.
Camminando per Bologna la gente ti riconosce?
È capitato ma non solo nella mia città. Spostandomi, mi sono accorta con grande sorpresa di essere un volto oramai riconoscibile: la gente mi ferma e non nego che mi fa molto piacere riuscire a dare un volto a quelli che sono considerati solo un numero. E, poi, in qualche modo mi ripaga anche dei sacrifici fatti.
A cosa speri che ti conduca Consybo?
Sono molto scaramantica ma, a parte ciò, non ho aspettative ben precise. Tutto ciò che mi auguro è comunque poter recitare. Mi piacerebbe molto il cinema, con la possibilità di portare Agnese sul grande schermo ma non solo lei: l’ideale sarebbe fare come faceva Verdone (non mi paragono a lui!) con i film in cui metteva in scena varie sue creature ma accetterò tutto ciò che passerà sulla mia strada se farà al caso mio. Per indole, non amo programmare nulla: mi lascio guidare dal mio desiderio di recitare e far divertire gli altri.
Tra il cinema e la libertà di gestire i tuoi contenuti che hai oggi cosa sceglieresti?
Quello che sto facendo oggi. Però potrei sentirmi libera anche nel cinema, perché no? Non l’ho mai sperimentato e quindi chi dice come potrebbe essere? Tutto ciò che amo è entrare in vite che non sono mio.
Cos’è per Consybo la libertà?
Uno stato mentale che auguro a tutti e che non dipende dalle condizioni socio-economiche, come in molti credono. Ma è anche la possibilità di potersi esprimere in tutto e per tutto come si vuole.
Ti senti libera dal giogo della bellezza?
Come tutte le adolescenti, ho avuto un rapporto complesso con la mia bellezza: non mi sentivo mai bella nonostante gli altri mi definissero così per via della mia insicurezza. Riguardando oggi le mie foto del passato mi chiedo come facessi io stessa a trovarmi brutta ma ero convinta di esserlo.
E, comunque, non sempre l’estetica aiuta sul lavoro. Ho sostenuto dei provini per cui mi sono sentita dire che con il mio aspetto da brasiliana non ero adatta a interpretare una madre ‘seria’, a dimostrazione di come la lotta contro gli stereotipi sia ancora lunga soprattutto nel mondo del cinema italiano.
Fai ridere gli altri ma cos’è che fa ridere te?
L’assurdità delle cose semplici. È sempre alla semplicità che torno: non ho molti grilli per la testa…