Debutta mercoledì 21 settembre su Netflix la serie tv Dahmer, la nuova creatura nata dalla mente di Ryan Murphy. Protagonista nel è l’attore Evan Peters nei panni di Jeffrey Dahmer, serial killer statunitense che tra il 1978 e il 1991 uccise diciassettenne vittime innocenti.
Obiettivo della serie tv Netflix Dahmer è quello di evitare che si dimentichino i suoi irragionevoli crimini, ponendo l’attenzione sulle vittime (spesso, disagiati ai margini della società) e sulle loro comunità. Ad agevolare le mosse di uno degli assassini seriali più famosi d’America e a permettere alla sua follia di proliferare per oltre un decennio sono stati innanzitutto il razzismo sistemico e i fallimenti come istituzione delle forze di polizia.
Alla regia dei dieci episodi si susseguono i registi Gregg Araki, Paris Barclay, Carl Franklin, Jennifer Lynch e Clement Virgo.
Vittime di un cannibale e del razzismo
Il 22 giugno 1991, due agenti di polizia sono entrati nell’appartamento di Jeffrey Dahmer a Milwaukee. All’interno, hanno trovato resti umani e teste mozzate, conservate in un frigorifero e in un congelatore, oltre a innumerevoli polaroid di corpi mutilati. Dahmer è stato arrestato e in seguito ha confessato di aver ucciso in modo raccapricciante almeno 17 persone. La maggior parte delle vittime di una follia andata avanti per 13 lunghissimi anni erano giovani gay neri.
Ma come ha fatto Dahmer a farla franca per così tanto tempo? Questa è la domanda a cui cerca di rispondere la serie tv Netflix Dahmer. Nella trama del progetto, frutto della mente di Ryan Murphy, si parla anche dei fallimenti della polizia come istituzione e cosa si intenda è visibile già dal primo trailer rilasciato. Basta guardarlo per vedere Dahmer, interpretato da Evan Peters, chiamato nel buio dalla sua vicina di casa Glenda Cleveland, impersonata da Niecy Nash.
Glenda Cleveland è colei che numerose volte ha segnalato alla polizia gli odori e le urla provenienti dall’appartamento di Dahmer ma senza ottenere mai risposta o intervento da parte degli agenti. “E questo solo perché era una donna di colore che si lamentava e chiedeva di far qualcosa”, ha spiegato Nash. “Tutte le sue chiamate sono rimaste senza seguito e il numero delle vittime di Dahmer ha continuato a salire impunemente”.
“Non è stato facile dar corpo a Dahmer, il più famigerato serial killer della storia americana”, ha sottolineato Evan Peters. “Ero molto spaventato da tutto ciò che ha fatto. Ho dovuto fare appello alle zone più oscure del mio cervello: è stata la cosa più difficile della mia vita”.
A differenza di molti altri prodotti incentrati sul serial killer, la serie tv Netflix Dahmer non si concentra soltanto sul “mostro”. Ryan Murphy ha infatti voluto consultarsi con Rashad Robinson, leader statunitense dei diritti civili e presidente dell’organizzazione Color of Change, per dare voce al dolore delle vittime. “La serie tv di Netflix si chiama Dahmer ma non riguarda solo lui e il suo passato”, ha dichiarato Evans. “Parla anche di come la società e l’intero sistema non siano riusciti a fermarlo diverse volte a causa del razzismo e dell’omofobia”.
E la negligenza sistemica, ha annotato ancora Nash, è esattamente il motivo per cui la storia di Dahmer è oggi più attuale che mai. “Il tema è senza tempo”, ha detto l’attrice. “Ci sono ancora oggi comunità che non sono servite abbastanza e che sono troppo controllate ma in maniera sbagliata. La gente chiede un cambiamento e ha voglia di essere ascoltata dai poteri forti”.
Il cast di Dahmer, la serie tv Netflix disponibile dal 21 settembre, è completato dagli attori Richard Jenkins e Penelope Ann Miller (sono i genitori di Dahmer) e da Molly Ringwald e Michael Learned (sono la matrigna e la nonna del serial killer).
Dentro la storia
I crimini di Jeffrey Dahmer hanno terrorizzato e colpito il mondo intero quando sono diventati di dominio pubblico con il suo arresto nel 1991. La storia del serial killer, del cannibale della porta accanto, a distanza di dieci anni è ancora viva nella memoria della gente. I titoli sensazionalistici dei giornali, i dettagli macabri sugli omicidi o i documentari crime che ne ricostruiscono ogni momento non sono mai mancati ma nessuno si è mai domandato chi fossero le vittime. La loro identità e la loro parabola personale è sempre passata in secondo piano ma non nei dieci episodi della serie tv Netflix Dahmer, che affronta l’intera vicenda da una prospettiva inedita.
L’attore Evan Peters, che interpreta Dahmer dagli anni del liceo fino alla sua morte in prigione all’età di 34 anni, non ha nascosto il suo disappunto su come i media abbiano trattato il caso. “A volte faccio fatica a credere che sia tutto realmente accaduto. Ecco perché trovo rispettoso concentrarsi sulle vittime e sui loro familiari per raccontare la storia nel modo più autentico possibile. Bisognava mettere da parte il sensazionalismo per una questione di rispetto. La regola di Murphy era chiara: mai sposare il punto di vista di Dahmer”.
Dahmer ha ucciso 17 uomini e adolescenti, per lo più neri, in tutto il Midwest nell’arco di 13 anni. Con l’evolversi della serie tv Netflix, si sottolinea come la polizia abbia ignorato le gesta di Dahmer quasi volontariamente, nonostante le chiamate e i sospetti di una donna, una vicina di casa che può essere considerata un’ulteriore vittima della storia.
Glenda Cleveland, la vicina, viveva nello stesso complesso di appartamenti di Dahmer, a Milwaukee. Ed è stata la prima a sospettare dei suoi crimini sin dall’inizio. Tanto che aveva diligentemente avvertito il loro padrone di casa più volte del cattivo odore proveniente dalla residenza dell’uomo. Il padrone, tuttavia, non fece mai nulla per indagare la questione: Dahmer era un “buon inquilino”, bianco, che pagava regolarmente l’affitto. Ma anche le chiamate di Glenda alla polizia caddero nel vuoto: nessuno la prendeva in considerazione, dopotutto tutto era una donna nera che con la sua famiglia vivere in una zona degradata di periferia.
Per capire quanto gli agenti di polizia fossero mossi da idee razziste, basta ricordare un episodio particolarmente significativo. Glenda aveva visto scappare, nudo e ferito, dalla casa di Dahmer il quattordicenne asiatico Konerak Sinthasomphone. La polizia in quel caso intervenne ma ha diede ascolto alle sole parole di Dahmer: quel giovane era il suo fidanzato e avevano appena avuto una discussione.
Glenda implorò gli agenti di valutare bene la situazione ma questi finirono, incredibilmente, per riportare Konerak nelle mani di Dahmer, condannandolo a morte. Non si posero nemmeno domande sul ragazzo (pedofilia?), anche – si dice – a causa della sua etnia: a chi vuoi che interessi un asiatico?
Nel ripercorrere le gesta di Dahmer, la serie tv Netflix lascia largo spazio alle famiglie delle vittime, per sempre segnate dagli omicidi. “Le famiglie e le comunità di appartenenza delle vittime sono tuttora perseguitate dagli atti macabri e insensati di Dahmer e meritano che le loro storie vengano finalmente raccontate”, ha chiosato l’attrice Niecy Nash.