Arriva in Italia grazie alla distribuzione di Teodora il film Dalva, opera prima della regista Emmanuelle Nicot con la centro la storia di una dodicenne dietro cui si nasconde l’ombra di uno dei più grandi tabù dell’umanità: l’incesto. Interpretato dall’esordiente Zelda Samson, il film Dalva ha avuto la sua premiere alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2022.
La trama del film Dalva
Dalva (Zelda Samson), la protagonista del film di Emmanuelle Nicot, ha solo dodici anni ma si veste, si trucca e vive come una donna. Una sera, viene improvvisamente portata via dalla casa del padre (Jean-Louis Coulloc’h). All’inizio, Dalva è sbalordita e indignata. Non capisce cosa sia realmente successo per arrivare a tanto: quella che viveva dopotutto era la sua normalità e non ne conosceva altre.
Grazie all’incontro con Jayden, un assistente sociale, e Samia, un’adolescente con grande temperamento, Dalva si appresta così a iniziare una nuova vita. La vita di una bambina della sua età.
Nella sua ricerca della verità, la regista affronta la necessità di Dalva di imparare ad amare di nuovo dopo essere cresciuta sotto l’influenza del padre che le ha fatto conoscere una forma d’amore sbagliata. Spinta dal desiderio di comprendere tutti i personaggi in gioco, Emmanuelle Nicot traccia con gentilezza e destrezza la trasformazione di Dalva, accompagnandola nella sua nuova vita.
“I veri mostri non esistono”, ha dichiarato la regista. “È molto difficile sfuggire alla presa di qualcuno perché spesso alla base c’è anche molto amore. Uno dei problemi principali per i ragazzi affidati alle case famiglia è che sono affamati d’amore. È molto complicato per Dalva far scendere il padre dal piedistallo in cui l’ha messo. Come si può vivere in un regno senza re?”.
Da piccola donna a bambina
Il film Dalva si apre in un clima di tensione, brutalità e gravità sin dal primo fotogramma: è in corso un arresto all’interno di un’abitazione e una bambina urla per cercare di impedire che portino via il padre. Sin da queste primissime scene è possibile intuire quale sia la forza del legame tra Dalva e suo padre, lontano dal quale non immagina di poter sopravvivere.
La realtà che emerge qualche minuto dopo è delle più devastanti. La piccola Dalva ha vissuto anni di prigionia e abusi a opera del padre. È questo il motivo per cui bisogna portarla via da quel mostro. Un orco che lei non percepisce come tale e ricollocarla in una struttura per adolescenti allontanati dalle famiglie. A poco a poco, Dalva comincia a relazionarsi con chi come lei ha sofferto e vissuto dolorosi traumi familiari. Il mondo esterno comincia lentamente ad aprirsi davanti ai suoi occhi e una nuova realtà le si presenta davanti agli occhi. Non è semplice accettarla, il processo è tanto caotico e doloroso quanto estremamente commovente e straziante.
Quello di Dalva è un processo di formazione al contrario. Da piccola donna costretta ad assecondare i gusti e le perversioni del padre, deve ritrovare la bambina che non è mai stata, gli anni che le sono stati negati. È un percorso difficile ma Dalva non sarà sola ad affrontarlo. Accanto a lei ci sono l’assistente sociale Jayden (Alexis Manenti), a cui spetta il compito di farle capire che suo padre era un abusatore e che quello che ha conosciuto non era amore, e la compagna di stanza Sammia (Fanta Guirassi), dapprima apparentemente ostile.
Un lungo processo di presa di coscienza
“Dalva nasce da un miscuglio di suggestioni”, ha dichiarato Emmanuelle Nicot, la regista del film. “Per un precedente cortometraggio, sono stata in un centro per minori e sono rimasta colpita da un particolare: sebbene avessero subito comprovati abusi, i bambini si chiedevano per quale motivo stessero vivendo l’ingiustizia di essere stati separati dai loro genitori. Poi, il padre di una mia amica lavora come educatore che per lavoro è a contatto tutti i giorni con bambini tolti alle famiglie. Un giorno, questi ha dovuto prendersi cura di una bambina di sei anni che viveva da sola con un padre sospettato di incesto”.
Per gran parte del film Dalva c’è però un’incertezza di fondo. Allo spettatore non è dato sapere se Dalva è stata manipolata psicologicamente dal padre o se è affetta da un radicale complesso di Edipo che la porta ad amare e desiderare il padre e rifiutare la madre. “Dalva ha vissuto totalmente sotto il giogo del padre”, ha sottolineato la regista.
“Prima di essere portata via dalle autorità, ha vissuto da sola con lui per anni. Non ha avuto alcuna presenza materna, non è andata a scuola e non ha nessun altro referente esterno a parte quel padre che l’ha trasformata nella sua piccola moglie. Per riuscire a sopportare l’insopportabile, Dalva si è rifugiata in una potentissima forma di negazione. Racconta che con il genitore viveva una storia d’amore che nessuno potrà mai comprendere. Ha come confuso l’amore filiale con l’amore di coppia. La madre per lei non è altro che la sua principale rivale. Dalva non è solo vittima di incesto ma anche di una privazione della sua lucidità, del suo libero arbitrio e della sua naturale evoluzione da bambina ad adolescente”.
La confusione nella testa di Dalva porta in qualche modo la bambina a confondere anche le reali intenzioni di Jayden, l’educatore predisposto a farle capire quanto sia stata amata in maniera sbagliata. “La figura di Jayden è ispirata a mio fratello”, ha sottolineato Nicot. “È un uomo dotato di grande empatia, poco cerebrale e molto professionale che deve cercare di non esplodere di fronte a ciò che segue e deve curare. Ammiro molto la figura degli assistenti sociali: spesso hanno compiti estremamente complessi, soprattutto quando devo rieducare ragazzi che hanno un’idea sbagliata di famiglia”.
“Quando realizza chi è realmente il padre, Dalva ha dentro di sé un grande vuoto da colmare. Jayden in qualche modo è l’unico che può riempire quello spazio, è sempre accanto a lei a sostenerla e indirizzarla, la accompagna nei momenti cruciali… Ed è in lui che Dalva cercherà tenerezza e amore, anche se Jayden non può assolutamente darle quello che vuole. Uno dei problemi di Dalva è che oramai non sa più scindere l’amore dalla sessualità”.