Arriva al cinema il 29 settembre Dante, il nuovo film del maestro Pupi Avati distribuito da 01 Distribution. Prodotto da Antonio Avati per DueA Film con Rai Cinema e con M.G. Production, Dante nasce da una sceneggiatura scritta dallo stesso Pupi Avati. Il film racconta la vicenda umana di Dante Alighieri, fra i grandi certamente il più grande e il più noto.
Ribadire l’importanza che ha Dante nella storia della letteratura non solo italiana ma mondiale è pleonastico. Bastano il Dolce Stil Novo e la Divina Commedia a farci capire il ruolo che ha giocato per la nascita della lingua italiana. Il poema dantesco è ad esempio tra i più citati dal primo Vocabolario degli Accademici della Crusca, dato che evidenzia l’influenza che ha avuto il Sommo Vate.
Tuttavia, Dante Alighieri è morto dopo aver contratto la malaria mentre si trovava in esilio a Ravenna, nel 1321. Esattamente 701 anni fa, nella notte tra il 13 e il 14 settembre. Ed è dalla sua morte che prende spunto il film Dante, diretto da Pupi Avati, con un cast stellare: Sergio Castellitto, Alessandro Sperduti, Enrico Lo Verso, Alessandro Haber, Gianni Cavina, Erica Blanc, Milena Vukotic e Carlotta Gamba tra i tanti.
La trama del film Dante
Dante, il nuovo film di Pupi Avati, comincia nel settembre del 1350. Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto) viene incaricato di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor Beatrice. Costei è la figlia di Dante Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi.
Dante è morto in esilio nel 1321 mentre la sua fama, grazie alla divulgazione della Commedia, si è diffusa ovunque. Gli ultimi suoi vent’anni sono stati terribili. In continua fuga, cercava ospitalità presso le varie corti. Sulla sua testa, una condanna al rogo e alla decapitazione inflitta sia a lui che ai suoi figli maschi fuggiti a loro volta da Firenze.
Intanto nel capoluogo toscano gli equilibri di potere sono profondamente mutati e la città cerca una riappacificazione, seppure postuma, con un concittadino di tale valore. I dieci fiorini sarebbero il risarcimento simbolico per la confisca dei beni e per la condanna a essere arso vivo e decapitato. Una condanna decretata ormai quasi mezzo secolo prima dal comune fiorentino. Contro quella parte del mondo ecclesiale che considera la Commedia opera diabolica, Giovanni Boccaccio accetta quest’incarico nella convinzione di poter svolgere un’indagine su Dante che gli permetta di narrarne la vicenda umana e le ingiustizie patite.
Nel suo lungo viaggio Boccaccio oltre alla figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell’esilio ravennate, diede riparo e offrì accoglienza. Ma anche chi, al contrario, respinse e mise in fuga l’esule. Ripercorre da Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante. Sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera storia.
“A farmi intravedere la possibilità di raccontare quell’essere umano ineffabile che è stato l’Alighieri è stata la scoperta della missione di Giovanni Boccaccio nel 1350”, ha spiegato il maestro Pupi Avati. “Ovvero, quella di portare a Ravenna, alla figlia di Dante, una borsa di dieci fiorini per risarcirla del tanto male che i fiorentini avevano fatto a suo padre. La gran parte della mia narrazione la debbo quindi allo stesso Boccaccio che di Dante fu biografo e appassionato divulgatore. Il resto è invece frutto di congetture e suggestioni che mi provengono da un ventennio di disparate letture”.
Dante: Le foto del film
1 / 27Il primo incontro tra Dante e Beatrice: la clip in anteprima
Chiunque abbia incontrato la figura di Dante Alighieri nel proprio percorso di formazione sa che fondamentale per il Vate è stata la figura di Beatrice Portinari. Beatrice è colei che nella Divina Commedia rappresenta la Fede e la Sapienza e accompagna le persone in Paradiso. Di lei e del loro incontro Dante narra nella Vita Nova. Oggi, tuttavia, possiamo vedere come Pupi Avati ha immaginato il momento nel suo film, Dante.
“Dante è entrato nella mia vita dapprima attraverso la lettura di cronisti a lui coevi e dei tanti saggi e le tante biografie accademiche e non. Furono quelle letture a convincermi di come fosse lasciata sul fondo, sfocatissima, la sua umanità, seppure così esplicita”, ha spiegato Avati. “Più o meno in quegli anni lessi La Vita Nova, quel prosimetro d’amore che Dante ventenne si trovò a scrivere all’indomani della morte di Beatrice Portinari. Sufficiente a far sì che mi riconoscessi nella gran parte delle emozioni di quel giovane remoto, facessi mio il tentativo di tenere in vita, attraverso la sublimità della poesia, quell’essere celestiale che fu per lui Beatrice Portinari”.
Mentre il giovane Dante ha il volto di Alessandro Sperduti, Beatrice è interpretata da Carlotta Gamba. La scelta di Beatrice ha richiesto diverse settimane di provini. Le giovani attrici venivano vestite col costume di scena e veniva loro chiesto di camminare, di sorridere e di ripetere una sola frase, l’unica che, storicamente, Beatrice abbia mai rivolto a Dante: “Vi saluto”. Avati è rimasto da subito affascinato dal sorriso, ma soprattutto dallo sguardo di Carlotta Gamba. Tuttavia, ha continuato i provini e da ultimo ha richiesto un call back per Carlotta e altre due attrici, prima di essere del tutto convinto.