Denise Faro, una delle voci più autentiche del panorama musicale contemporaneo, è attualmente in radio e su tutte le piattaforme digitali con il singolo Cambio di rotta 2.0. Questo brano rappresenta un'evoluzione del suo precedente album Cambio di rotta, simboleggiando una ritrovata libertà e una nuova fase della sua carriera. Denise Faro ha affrontato molte sfide nel corso degli anni, e questo singolo riflette il suo viaggio personale di rinascita e autenticità.
Denise Faro racconta che la canzone è nata dalla necessità di esprimere il desiderio di essere se stessi, senza conformarsi alle aspettative della società. Il brano parla di quella sensazione di inadeguatezza e di costrizione a seguire le regole imposte, fino a quando si raggiunge una vera libertà interiore. Questa tematica è molto personale per Denise, che ha trovato ispirazione nei suoi diari scolastici, dove annotava le sue prime esperienze di sentirsi diversa e non accettata.
La sua carriera ha avuto un momento decisivo quando Vasco Rossi ha scritto per lei il brano Libera e se mi va. Denise Faro non avrebbe mai immaginato di avere l'opportunità di collaborare con un'icona della musica italiana. Così come non avrebbe mai immaginato di diventare l’artista che avrebbe aperto il tour 2024 del Blasco, esibendosi già sul palco dello Stadio San Siro di Milano e pronta per quello dello Stadio San Nicola di Bari,il 25, 26, 29 e 30 giugno. Ad accompagnarla c’è una band tutta al femminile composta da Eleonora Vella (chitarra), Angela Radoccia aka Diora Madama (tastiere), Carola Avola (batteria), Sara Sclafani (basso) e Anna Bielli (basso).
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Denise Faro è nata a Roma ma è americana d’adozione. La sua carriera è iniziata grazie a Riccardo Cocciante, che l'ha scelta come protagonista della sua Opera Musicale Giulietta e Romeo. Successivamente, ha ottenuto ruoli importanti in vari musical, tra cui il famoso High School Musical per Disney America. La sua carriera ha preso una svolta internazionale quando ha vinto il Festival di Viña del Mar nel 2012, rappresentando l’Italia. Questa vittoria le ha aperto le porte del mercato musicale latino-americano, dove ha iniziato a scrivere e pubblicare brani in spagnolo e inglese. Alcuni dei suoi brani sono stati scelti per serie di successo come Lucifer e Lo que callamos las mujeres.
I cambi di rotta di Denise Faro
Il viaggio personale di Denise Faro è stato caratterizzato da numerosi cambiamenti di rotta, come vedremo nel corso dell'intervista esclusiva che ci ha concesso. La sensazione di non sentirsi accettata e la difficoltà di trovare il proprio posto hanno spinto Denise a cercare opportunità all'estero. Ha trovato una nuova casa in Messico, dove ha iniziato a costruire una carriera internazionale. Tuttavia, il legame con le sue radici italiane è rimasto forte, e grazie a Vasco Rossi e alle nuove opportunità che le si sono presentate, Denise ha sentito che le porte si sono finalmente aperte anche in Italia. Questo cambiamento interno e la ritrovata libertà sono stati la scintilla che ha dato vita a Cambio di rotta 2.0.
La sua infanzia e il contesto familiare hanno giocato un ruolo cruciale nella sua formazione artistica. Cresciuta in una famiglia di musicisti, Denise Faro ha respirato musica fin da piccola: i suoi genitori facevano parte del gruppo Milk and Coffee, da loro fondato. Anche se ha vissuto con la nonna per gran parte della sua infanzia a causa degli impegni lavorativi dei genitori, questo ambiente le ha offerto un rifugio sicuro e protetto. La nonna, che è stata una figura fondamentale nella sua vita, continua a seguirla e supportarla con affetto e dedizione.
Denise Faro ha vissuto molte esperienze significative nel mondo dei musical. Dalla sua partecipazione casuale ai musical da bambina, dove coniugava canto, danza e recitazione, fino ai suoi ruoli in produzioni importanti, il musical è stato un trampolino di lancio per la sua carriera. Una delle esperienze più determinanti è stata quella in Messico, dove ha partecipato a un talent show televisivo che le ha permesso di emergere sulla scena internazionale.
La sua mentalità aperta e la voglia di esplorare nuove culture l'hanno portata a vivere esperienze uniche. Il trasferimento in Messico ha rappresentato un importante cambio di rotta, ma Denise ha saputo adattarsi e crescere, imparando la lingua e immergendosi nella cultura locale. Questo periodo è stato fondamentale per la sua crescita personale e professionale, permettendole di sviluppare una nuova visione del mondo e della sua musica.
Denise Faro continua a sfidare le convenzioni e a cercare la propria strada nel mondo della musica. Con il supporto di un'etichetta indipendente, ha trovato la libertà di essere se stessa e di fare la musica che ama, senza compromessi. La sua partecipazione al tour di Vasco Rossi è una testimonianza della sua determinazione e del suo talento, mentre la tournée in Messico fino alla fine del 2024 dimostra il suo impegno a mantenere un legame forte con i suoi fan internazionali.
In conclusione, Denise Faro è un'artista che ha saputo trasformare le sfide in opportunità, trovando la propria voce e il proprio posto nel mondo della musica. La sua storia è un esempio di resilienza e passione, e Cambio di rotta 2.0 è un inno alla libertà personale e alla autenticità. Con il suo talento e la sua determinazione, Denise continuerà a conquistare cuori e a ispirare con la sua musica.
Intervista esclusiva a Denise Faro
Cambio di rotta 2.0 è il tuo ultimo singolo. Come è nato?
Cambio di rotta 2.0 è una canzone che ho scritto io stessa. È figlio del mio ultimo album Cambio di rotta, un percorso iniziato circa un anno e mezzo fa, a cui ho aggiunto il 2.0 per simboleggiare un cambiamento interno, una sorta di libertà riacquisita soprattutto nel contesto italiano dove fino a non molto tempo fa avevo trovato molte porte chiuse. Avevo quasi rinunciato, facevo le mie cose all’estero ma in fondo mi dispiaceva essere “non voluta” in casa mia.
Grazie a Vasco Rossi e alle nuove opportunità che mi si sono presentate, ho sentito che queste porte si sono aperte, e ciò mi ha ispirato a creare questa versione aggiornata della mia canzone. Il brano parla della sensazione di non sentirsi a proprio agio, di non trovare il proprio gruppo e di dover cambiare se stessi per essere accettati, fino a quando si raggiunge una libertà interiore.
Da cosa dipendeva la sensazione di non essere accettata?
Non mi trovavano bene con le persone intorno a me perché non mi rispecchiavano. Ho sempre avuto una mentalità molto aperta, desideravo viaggiare e cantare per il mondo. Da piccola, quando dicevo che volevo fare la cantante, spesso venivo derisa, nonostante i miei sogni ai miei occhi fossero fattibili e realizzabili. Questo mi faceva sentire incompresa e fuori posto. Anche quando ho iniziato a lavorare, mi sentivo diversa dagli altri artisti che avevano piani ben definiti. Io preferivo seguire le mie emozioni e lasciarmi guidare da ciò che sentivo in quel momento.
E in famiglia? Dopotutto, in casa si è sempre respirata aria di musica grazie ai tuoi genitori.
In casa mia, accadeva l’esatto contrario. Si è sempre parlato di musica e io ho ascoltato molto i racconti dei miei genitori, che per forza di cosa ne vivevano e ne sapevano più di me. Fino ai 12 anni, sono cresciuta con mia nonna proprio perché loro lavoravano molto come musicisti. Forse ho iniziato anche a cantare e scrivere musica per avvicinarmi al loro mondo, per la disperazione di nonna dato che fino ai 6 o 7 anni ero anche stonata.
Crescere con tua nonna è stato ovviamente il riflesso delle conseguenze che la musica aveva nella tua famiglia: è stato facile?
Col senno di poi, è stata una delle cose migliori della mia vita: seppur in un paese che non mi capiva del tutto, sono cresciuta in un ambiente sano, sicuro e protetto, e ho vissuto un’infanzia felice. D’altro lato, i miei genitori mi mancavano moltissimo: li vedevo solo nei fine settimana. Tutte le dinamiche che avrei dovuto vivere con loro le ho vissute invece con nonna, per cui ancora oggi che ha 94 anni provo un affetto e un amore indescrivibili. Nonna segue da vicino il mio percorso artistico, canta e balla ancora le mie canzoni.
Di cambi di rotta nel tuo cammino ne hai affrontati tantissimi e spesso giganteschi. I tuoi primi passi verso il mondo della musica arrivano ancora adolescente con l’esperienza dei musical, in cui coniugavi canto e recitazione.
Mi sono avvicinata al musical in maniera casuale: da bambina, cantavo per piacere ma in realtà studiavo danza. Mi vedevo ballerina nella vita ma il caso ha preso il sopravvento, facendomi rendere conto che fare musical era divertente sia per l’energia che tornava dal pubblico sia per il clima quasi familiare che si respirava dietro le quinte con il resto del cast. Con i musical, potevo ballare, cantare e recitare, tutte attività che poi ho fatto anche singolarmente: tutte molto belle ma anche molto differenti e diverse tra loro.
Un altro cambio di rotta determinante è stato il tuo trasferimento in Messico, dove sei diventata a tutti gli effetti una star.
Con il musical Il mondo di Patty, avevo fatto una tournée in Italia quando un giorno il nostro produttore ci ha chiesto chi parlasse spagnolo per una serie di spettacoli in Spagna. Senza pensarci due volte, sebbene non conoscessi una parola della lingua, risposi che lo parlavo benissimo: ho usato tanta di quella convinzione che ci ha creduto. Non solo mi hanno portato in Spagna ma mi hanno anche fatto fare da trainer per gli attori spagnoli, insegnando a quei poveri cristi battute e passi di danza con una lingua che inventavo.
Per lo spettacolo, avevo imparato il testo a memoria, avevo un piccolo ruolo ed era anche facile non notarmi. Eppure, qualcuno mi ha notata mandandomi un messaggio su MySpace per un casting destinato a un talent televisivo in stile Operazione trionfo. Risposi che mi sarei presentata e per un paio di mesi non ho avuto più nessuna notizia, ho creduto che fosse anche una bufala fino a quando non mi ha chiamata per dirmi che il giorno dopo avrei avuto il casting finale. Nella mia mente, si sarebbe svolto tutto a Madrid: è stato solo alle 7 di sera che ho scoperto che alle 9 del mattino avrei dovuto prendere un volo per il Messico.
E con un biglietto di sola andata sono partita. Ho fatto l’audizione con il mio spagnolo inventato e con quelle poche parole che avevo imparato (rispondevo quasi a tutto con claro que sì) sono stata scelta. Due giorni dopo ero concorrente in un talent a metà strada tra Amici e il Grande fratello ed è andata bene.
All’epoca avevi solo 22 anni. Come hai vissuto lo stare lontano da casa?
Non era certo qualcosa che avevo cercato ma il crescere con nonna mi aveva abituata ad avere contatti con i miei genitori anche solo telefonici e continuare a sentirli vicini. Ero giovanissima e, quindi, felicissima di fare un’esperienza che fosse solo mia. Da sempre di mentalità abbastanza libera, ho cercato di godermi il più possibile ciò che stavo vivendo e, per di più, imparando dal convivere con la cultura messicana. Grazie a quel talent e alla convivenza con gli altri giovani messicani, ho anche imparato lo spagnolo e a mangiare i tacos: mi piace avvicinarmi alla cultura dei posti in cui mi trovo, posti che non vivo mai da turista.
Ho sentito poi con gli anni la lontananza dai miei cari, dalla famiglia e dagli amici. Sono rimasta all’estero per tanti anni e ciò ha fatto sì che venisse a mancare la condivisione dell’esperienze con chi amavo: quando li ritrovavo, mi rendevo conto che non c’era più la connessione di prima. Forse, perché in fondo non mi capivo più neanch’io, divisa tra i due mondi che avevo dentro.
C'è stato un momento particolare in cui hai capito che stavi diventando un'adulta?
Direi proprio mentre sono stata per due anni in Messico. È lì che ho sviluppato un mio mondo, ho scelto le persone che volevo intorno a me e quelle che non volevo e ho imparato a gestire la mia vita in modo indipendente. È stata la prima volta che ho preso un appartamento da sola, ho fatto i miei contratti e ho capito come funziona la vita da adulta. Questo mi ha fatto crescere e mi ha reso la persona che sono oggi, con un passaggio non da adolescente ma da bambina ad adulta.
Cominciare a scegliere vuol dire anche essere libere di farlo. Sono per te scelta e libertà sinonimi?
Dovrebbero esserlo ma il problema è a volte non solo a causa di una cultura che finisce per scegliere al posto nostro. Se ci pensiamo, sin da piccoli non siamo liberi di scegliere: sono gli altri a decidere la nostra strada, anche semplicemente dicendoci cosa è giusto o sbagliato o assegnandoci dei pronomi. Per quanto riguarda la libertà femminile, il discorso si complica ulteriormente: c’è spesso la scelta dell’uomo di non essere rispettoso della donna.
Ho avuto però la fortuna di vivere in California, dove (anche rispetto ad altre zone degli Usa) la gente è libera di scegliere qualsiasi cosa, dalle azioni a chi essere. A volte anche troppo ma è stando lì che mi sono sentita liberissima di essere chi volevo io quando volevo, di cambiare il giorno dopo e di non avere nessuno che con il suo giudizio me lo faceva notare. Potevo essere anche dieci persone diverse al giorno e nessuno mi avrebbe mai detto di “non riconoscermi”.
Che rapporto hai con il giudizio degli altri?
Non lo vivo benissimo: sto imparando solo strada facendo a fregarmene un po’ di più e a non prendermela troppo. Quando ero più piccola, invece, sentivo il bisogno di piacere a tutti, non solo artisticamente ma anche umanamente: facevo di tutto per adeguarmi alle aspettative altrui con il rischio di perdere di vista anche me stessa. Ho imparato con tempo che non si può piacere a tutti: ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da obiettare e oggi, i commenti negativi non mi toccano molto; anzi, spesso mi diverto a rispondere con ironia soprattutto sui social, dove tutto è impersonale. Certo, i giudizi delle persone vicine possono ancora ferirmi, ma cerco di comunque di non farmi influenzare troppo, a meno che non siano critiche costruttive.
Apri i concerti negli stadi di Vasco Rossi. Come vivi da donna l’esperienza?
È stato fantastico. Il pubblico di Vasco è molto appassionato, ho cercato pian piano di conquistarlo e, fortunatamente, mi ha accolto con grande entusiasmo. Grazie a Vasco ma anche alla canzone che ha scritto per me, è come se un po’ del suo pubblico si fosse riversato nel mio: non posso dire che tutto lo stadio canti le mie canzoni, ma c'è sempre qualcuno che mi riconosce e canta con me. È una sensazione meravigliosa vedere persone che non mi conoscevano venire da me dopo lo spettacolo per dirmi che gli sono piaciuta e che hanno iniziato a seguire la mia musica.
Ma, ripeto, è un pubblico che devi attirare. Ricordo benissimo il primissimo giorno che ho aperto un concerto di Vasco e, per qualche motivo, quel pubblico era molto restio, forse più stanco e senza voglia di guardare l’opening. Ma ho cercato ugualmente di attirare l’attenzione (tra una canzone e l’altra, parlo sempre con la gente) e alla fine ci sono riuscita. Ma non faccio alle persone una colpa: sto in un posto non mio e loro non mi devono assolutamente nulla… sta a me conquistarli e far sì che si avvicinino alla mia musica.
Tornerai in Messico per una tournée che durerà fino alla fine dell'anno. Non ti piacerebbe farne una anche in Italia? Quale pensi che sia l’ostacolo maggiore che limita ancora il riconoscimento del tuo talento?
In Italia, manca il coraggio di provare: è difficile trovare chi vuole fare un tentativo con una giovane fino a quando non ha la sicurezza dei numeri. Ma è un po’ un cane che si morde la coda, un controsenso: come fai a sapere che non vendo un biglietto se un concerto non lo faccio? Fortunatamente, oggi ho scelto di stare con un management e una casa discografica indipendente che crede in me e a breve faremo i nostri primi tentativi di date in Italia. Non saranno stadi o palazzetti ma a me basta trovare anche un posto piccolo in cui accogliere le persone e ritrovare anche chi ha cominciato a seguirmi per via dei musical.
Come ti senti a lavorare con un'etichetta indipendente? Quali sono i pro e i contro rispetto a una major?
Lavorare con un'etichetta indipendente ha i suoi pro e contro. Le major hanno porte spalancate e budget più grandi, ma con l'indipendente ho trovato una squadra che crede veramente in me e mi supporta in ogni passo. Mi sento libera di essere me stessa e di fare la musica che amo senza compromessi ma anche coccolata, senza che nessuno provi a cambiare il mio stile o il mio modo di fare. Stiamo facendo un percorso insieme e trovo che sia la cosa più bella, anche perché tutto ciò che ho sempre voluto è fare musica per arrivare alla gente e non diventare l’artista più popolare del mondo.
Se ti proponessero di tornare a fare musical, accetteresti?
Dipenderebbe dal musical. Ci sono alcuni progetti che mi piacciono molto e che farei volentieri, ma oggi sono più propensa a concentrarmi sulla mia carriera musicale: dovrebbe essere qualcosa che mi impiega poco tempo e non una lunga tournée… questa significherebbe togliere tempo a me stessa e non è il momento giusto: tra qualche mese, arriverà anche il mio nuovo album!