Desirée Popper è la protagonista femminile di due diversi film in uscita su due differenti piattaforme. Mentre in The Dadchelor su Netflix si confronta con un ruolo in cui può dar sfoggio a un inedito lato romantico, nella commedia Falla girare 2 – Offline su Prime Video dal 23 agosto Desirée Popper dà vita a Zoe, una dei tre giovani hacker al soldo dello spietato Muller (Christopher Lambert) che ostacolano la missione impossibile di Natan (Giampaolo Morelli) di porre rimedio a quella che per lui, influencer, è una catastrofe a tutti gli effetti: da un anno, il mondo è completamente offline a causa di un virus che ha riportato tutti a una dimensione analogica.
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Attrice di grande talento e personalità affascinante, Desirée Popper torna a raccontarsi a pochi mesi di distanza dal nostro primo incontro e, come già accaduto quella volta, dimostra di essere una giovane ragazza che punta tutto sulla sua essenza e non sull’apparenza, considerata solo come uno strumento di lavoro.
Ed è così che Desirée Popper ci svela un lato più intimo e riflessivo, condividendo le sfide e le esperienze vissute sul set di Falla girare 2. Nel progetto diretto da Giampaolo Morelli, Desirée Popper, del resto, interpreta un personaggio complesso e sfaccettato, che le ha permesso di esplorare nuove dimensioni recitative. Durante le riprese, la troupe ha vissuto un'esperienza particolare in sintonia con la trama stessa del film: privi di connessione internet, gli attori hanno potuto immergersi completamente nei loro ruoli, favorendo un'autentica interazione e una connessione più profonda tra loro.
Desirée Popper ci racconta come sia stato un "colpo di fortuna" per lei, una delle new entry del cast, ritrovarsi in questa situazione inusuale. La mancanza di distrazioni tecnologiche ha permesso a tutti di conoscere meglio i propri colleghi e di creare legami più stretti, un'esperienza che riflette in parte ciò che il film auspica: la riscoperta delle relazioni interpersonali in un mondo iperconnesso.
Desirée Popper non solo ci offre uno sguardo privilegiato sul suo lavoro e sui suoi progetti futuri, ma ci permette anche di scoprire una donna forte e determinata, capace di affrontare con ironia e intelligenza le sfide della sua carriera e della vita privata, segnate da quella che lei definisce una piccola rivoluzione. Scoprite quale.
Intervista esclusiva a Desirée Popper
“Era solo un’amicizia ma per i giornali chiunque al mio fianco passa per il mio nuovo amore”, scherza Desirée Popper quando prima di cominciare la nostra intervista le faccio notare quando con una battuta le dico di aver letto dettagli sulla sua vita privata online per via di un presunto flirt con un noto cantautore italiana. “Da persona molto, molto riservata, non posto nulla nemmeno sui social perché cerco sempre di tutelare e proteggere il partner. Ma ogni volta che mi fotografo con qualcuno me lo appioppano come fidanzato, facendo trasparire un’immagine di me che non mi appartiene, come se fossi una versione al femminile di un playboy che cambia compagno appena può”.
Intanto, sul fronte lavorativo due sono i nuovi progetti in cui possiamo apprezzarti. Il primo è Falla girare 2, il film di Giampaolo Morelli che ha un ottimo spunto di partenza: dovremmo tutti quanti stare senza internet per almeno una settimana per ritornare alla base dei rapporti personali.
La cosa curiosa è che quando abbiamo cominciato a girare il film ci è successo realmente di rimanere senza rete telefonica e connessione. La magia del cinema ha fatto sì che girassimo per prime le sequenze che si svolgono all’interno di un rifugio sotto il Vesuvio. Per circa dieci giorni, ci siamo ritrovati con gli smartphone fuori uso: sembrava quasi che fosse stato fatto apposta per metterci di entrare nei personaggi e nella storia. Ma è stato bello perché, giocoforza, ci siamo dovuti guardare realmente l’uno con l’altro per imparare a fare gruppo e conoscerci.
Essere privati della distrazione di internet ci ha fatto provare sulla nostra pelle cosa significherebbe tornare al passato quando le informazioni sugli altri non si reperivano dai loro profili social e quando durante la pausa pranzo si conversava amabilmente, ci si sedeva insieme e si scherzava. Per me, che ero una delle new entry del cast è stato quasi un colpo di fortuna.
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Nel film, interpreti Zoe. Quando hai ricevuto la sceneggiatura, come te la sei immaginata?
Mentre leggevo la sceneggiatura, mi sarebbe venuta voglia di dirle di rilassarsi un attimo. La vedevo molto soldato e mi ricordava anche dei personaggi già visti, da Furiosa, il personaggio della saga di Mad Max, a Sarah Connor di Terminator, tutte donne guerriere toste ma che in fondo hanno una missione da portare a termine che rivela tutto il loro gran cuore: anche perché, se non si è morbidi o buoni dentro, non fai determinate cose. E Zoe è esattamente come loro: diffidente, spigolosa e rigida solo come conseguenza di quello che ha vissuto e per cui ha sofferto, il revenge porn.
Con lei condivido non solo la corazza dura e il cuore tenero ma anche il fatto di essere straniera: Zoe è stata prelevata dalla propria cultura e porta con sé quella sensazione di sentirsi sempre un po’ sola, aliena e spaesata.
Nella nostra prima intervista, ci avevi raccontato della tua corazza. È nel frattempo cambiata?
La corazza è, purtroppo, un meccanismo di difesa che, come Iron Man, indosso ogni volta che mi ritrovo in un ambiente per me nuovo con persone a me sconosciute. Non vuol dire però che sono spigolosa o che non entro in relazione con gli altri: ci metto semmai tempo a fidarmi e a mostrare la mia parte più morbida: è come se gli altri dovrebbero meritarsela (sarà per questo che ho sempre gli amici di sempre, suddivisi in gironi: quelli più stretti, nessuno li toglie dal loro posto!). Non è un atteggiamento che fingo o che metto appositamente in atto ma negli anni mi ha permesso di risparmiarmi delle sofferenze.
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Lo hai accennato: Zoe è vittima di revenge porn. Il tuo personaggio in Mare fuori era vittima, invece, di stupro. C’è un tuo certo interesse verso vicende che trattano temi così attuali e che si mettono in difesa dei diritti delle donne?
Nel mio piccolo porto avanti una rivoluzione che non deve essere necessariamente chiassosa o sbandierata ai quattro venti: le cause si sposano perché ci si crede e non per ottenere l’approvazione degli altri e si portano avanti tutti i giorni. Sono da sempre in difesa delle donne e sono anche molto amica delle altre donne, un atteggiamento che è quasi da piccola ribelle in certi ambienti come quelli del cinema o della moda in cui dobbiamo ancora imparare a fare squadra.
E sei riuscita a far squadra con le altre donne di Falla girare 2?
Sì, anche se in questo film c’erano pochi personaggi femminili: due importanti, interpretati da Valeria Angione e Beatrice Schiros. Con Beatrice, la poliziotta che dà la caccia ai criminali della storia, avevamo pochissime pose insieme ma con Valeria siamo state quasi inseparabili, tanto che tra noi è nata una bellissima amicizia: ci siamo ripetute spesso che è stata una fortuna avere accanto l’una l’altra perché non siamo mai entrate in competizione. E il non entrare in competizione è qualcosa che va fatto da entrambe le parti altrimenti è inutile che io non vada in competizione quando l’altra ce l’ha invece con me.
In più, mi piaceva tantissimo anche il rapporto che c’era in scena tra la mia Zoe e la sua Greta: sono due donne che si completano a vicenda e che sono legate da una relazione quasi di mentore e allieva, tanto che in certi momenti ho voluto fare leva su come Zoe fosse orgogliosa di Greta e quanto le volesse bene. Sempre per quell’idea di abbattere i muri tra le donne.
E, visto che di uomini in scena ce ne sono diversi, come li hai tenuti a bada?
Non nascondo che ci sono stati attimi per me molto difficili all’inizio delle riprese: loro erano già un gruppo coeso per cui ridevano e scherzavano come se fossero in vacanza mentre io ero dovevo rimanere per via del personaggio molto seria e cercare di non farmi trascinare dalla loro serenità e complicità. E in più avevo l’ansia da prestazione di lavorare con Morelli… la gente pensa che sia un dolcione e lo è ma come regista è molto esigente e molto tosto. Tanto che prima di cominciare a girare per l’ansia mi era venuto anche un rush cutaneo che è andato via solo quando una volta ingranato il meccanismo tutto si è rivelato un po’ più semplice.
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Come hai vinto l’ansia?
Vinto è un parolone. La mia sindrome dell’impostore mi porta sempre a pensare di non meritarmi ciò che mi arriva o mi capita. Ogni volta che facevamo le prove con Morelli, dentro di me pensavo che una volta arrivati sul set avrebbe poi realizzato di aver sbagliato a scegliere me, che non ero io la sua Zoe. Ho allora provato a fare come faccio sempre, a studiare tantissimo e a prepararmi molto, anche sin troppo: è il mio modo di proteggermi e sentirmi un po’ meritevole.
Falla girare 2 - Offline: Le foto del film
1 / 16Anche se ormai tutti noi siamo consci del tuo talento. Anche perché se così non fosse non saresti nel frattempo stata scelta per The Dadchelor, il film che dal 15 agosto stiamo vedendo su Netflix in tutto il mondo. È una produzione internazionale le cui riprese hanno avuto luogo anche in Umbria. Ti ha permesso l’essere scelta di tirare un sospiro di sollievo?
L’ho fatto adesso ma solo perché me l’hai detto tu, da sola non ci arrivo a determinate conclusioni. Anche se, comunque, sto lavorando tuttora con la mia terapista per risolvere il problema: penso di aver fatto qualche progresso perché comunque ogni progetto e ogni conquista che arrivano è come se fossero dei mattoncini che tirano su quella torre che sarebbe Desirée, permettendole piano piano di camminare un po’ più dritta. Ma sono ancora quella bambina che non riusciva a guardare le persone negli occhi e che camminava un po’ curva per tentare di nascondersi e non attirare l’attenzione.
The Dadchelor, come Falla girare 2, è una commedia…
Racconta la storia di un uomo che, prima di diventare papà, parte per un viaggio per salutare la sua vecchia vita da non genitore nella città in cui ha frequentato 15 anni prima l’università, Perugia. A riportarlo in Italia, senza che lui ne sia cosciente, sono un gruppo di amici ed ex colleghi universitari, olandesi come lui e tutti businessmen dalla vita noiosissima e grigia. E tra le persone che lui, un tempo playboy rivede, c’è anche il mio personaggio, la sua ex fidanzata storica rimasta in Italia.
È un ruolo che mi è piaciuto tantissimo interpretare. Sebbene sia una commedia d’azione, ho avuto l’occasione di essere in scena un po’ più dolce, accogliente e femminile del solito, quasi la ragazza della porta accanto delle rom com. Nonostante io abbia 35 anni, la mia carriera sta iniziando adesso e pian piano sto scoprendo cosa mi piace e cosa no o come si interpreta un determinato ruolo anziché un altro. Sto quindi ancora affinando i miei strumenti ma è bello che i due progetti siano usciti quasi in contemporanea permettendo di mostrare due Desirèe completamente diverse.
Da quando ci siamo incontrati la prima volta, sono andate in onda le puntate di Mare fuori che raccontavano la storia di Consuelo e del suo stupro. Quali sono stati i commenti che ti hanno colpito di più?
Quando sono andate in onda quelle puntate, piangevo dalla mattina alla sera di gioia, di commozione ma anche di tristezza perché ho ricevuto tantissimi messaggi privati di ragazze che hanno subito la sua stessa esperienza. Volevano raccontarmi le loro storie ma anche ringraziarmi per aver raccontato, anche se non ho scritto io quella trama ma ne sono stata solo strumento, un argomento di cui non si parla mai abbastanza e, quando lo si fa, viene affrontato solo per cliché e stereotipi.
Per me farlo era necessario per la piccola rivoluzione di cui prima. Ma anche per vincere quella diffidenza, intolleranza e allergia che in Italia si ha nei confronti delle donne che arrivano dalla moda o dalla televisione, soprattutto se belle. L’equazione è sempre la stessa: bella è sinonimo per molti di non competente. Consuelo mi ha permesso di mostrare quanto io non abbia nessun attaccamento verso l’apparenza e l’immagine: il mio corpo, che non ho scelto ma che amo tantissimo, è solo uno strumento a mia disposizione che posso usare in tutti i modi che voglio…
…cambiandone spesso anche l’aspetto da un personaggio all’altro.
I personaggi sono come le maschere e un attore deve essere in grado di indossarle. Non sto dicendo che sono più brava di altri ma è quello il gioco a cui sono chiamata: cambiare maschere e portarne di diverse per raccontare storie differenti. Tant’è che mi fa piacere quando in occasioni in cui sono me stessa mi si avvicini per dirmi che quasi non mi avevano riconosciuta: se racconto di una donna che sta male o ha subito un trauma, non voglio avere lo smalto o indossare le ciglia finte, sono le ultime cose a cui penserebbe. O, almeno, è questa la mia idea, senza voler sindacare su chi gestisce il trauma in maniera diversa: ognuno ha i suoi modi e tempi di reazione, non esistono regole prefissate.
The Dadchelor: Le foto del film
1 / 20A proposito di Mare fuori, che tu sia in questo momento in Corsica e non a Napoli vuol dire qualcosa?
No, non vuol dire niente. Sono semplicemente in vacanza ma non nutro nessun attaccamento per tutto ciò che faccio. Sono un po’ come i funghi che di recente vedevo in un documentario: sto su un terreno, prendo i nutrienti che mi servono e dopo mi sposto, cammino e vado avanti. E, quindi, non è detto che rimanga attaccata a Mare fuori o a Falla girare, visto che molto probabilmente ci sarà un terzo capitolo. Per me, i progetti sono come delle storie d’amore che a un certo punto finiscono: bisogna solo prendere ciò che ti viene dato, accoglierlo, dare del tuo meglio con ciò che hai a disposizione in quel momento e dopo andare avanti come un treno, senza fermarsi mai.
E quali sono le prossime tappe di questo treno in corsa?
Ci sono già e ne sono felice. Tra l’altro, una è legata a un progetto internazionale per cui mi vengono i brividi a pensarci ma ancora non posso dire nulla. Sono molto contenta di come sta continuando il viaggio, anche se non so se è merito mio o è qualcosa che dipende anche dalla mia fisicità e da come sono.
Ma non ho tossicità verso i progetti che non accolgo o per cui non vengo presa: quello di attore è un lavoro fatto di tantissimi no e di treni su cui ti piacerebbe salire ma che non si fermano a meno che non ci sia una bomba. Rimango serena e non vivo male i provini non andati per il verso giusto, le attese o i rifiuti, sono molto più distaccata rispetto ad altri colleghi ed è un bene: sto sicuramente meglio e con meno pressione psicologica.
Se potessi stare realmente una giornata intera senza internet, come occuperesti il tempo?
Di mio, non sono vittima di internet o dei social, non passo intere giornate attaccata allo smartphone. Sui social, poi, cerco di farmi guidare dall’empatia filtrando anche gli input che arrivano dall’esterno, dalle pagine che seguo ai siti web che consulto. Però, se non funzionasse la rete, passerei un’intera giornata al mare o a godermi la natura facendo lunghe passeggiate come quelle che già faccio tutti i giorni. A pensarci, non mi cambierebbe molto… forse ci rimarrei un po’ male perché non potrei sentire mia sorella che vive in Brasile.
Lo dicevamo in apertura: Zoe è vittima di revenge porn. Come reagiresti nel caso in cui qualcuno violasse così tanto la tua intimità?
Non ho mai avuto la fantasia di fotografarmi o riprendermi in determinate circostanze. E, anche se ce l’avessi, non lo farei perché non mi fiderei dell’altro. Sono quasi una maniaca del controllo e non ce la farei a pensare che qualcosa sfugga alla mia volontà finendo in quel mondo senza regole che è internet, dove non ci sono leggi e controlli e regna l’anarchia.
Quando qualcosa finisce su internet, è difficile che sparisca e ciò mi mette ansia e paura. Io stessa ne so qualcosa: quattro anni fa mi hanno fotografata al mare mentre parlavo con il mio vicino di lettino e uscirono articoli e articoli spacciandolo come la mia storia d’amore dell’estate. Quelle foto sono state riproposta nuovamente di recente, come se fossero del tutto nuove e inedite…
Nel caso di Zoe, le riprese non erano nemmeno consenzienti, ragione per cui la violazione è ancora più grave.
Hai mai fatto qualcosa contro il tuo volere?
No, penso di no. Posso far qualcosa con poca voglia per far contenti gli altri ma se deve farmi stare male preferisco di no. Torna sempre fuori la mia corazza ma ciò non significa che non venga presa in giro o che non mi capitino brutte situazioni.
E, sotto la corazza, c’è oggi spazio per l’amore.
Si, c’è. Per molto tempo, ho pensato di non potermi dedicare contemporaneamente al lavoro e all’amore, facendo sì che il primo escludesse il secondo. Grazie anche al percorso con la mia psicologa ho capito che non avrei dovuto scegliere tra l’uno o l’altro e pormi limiti: si può anche amare e contemporaneamente concentrarsi sulla propria carriera. Non ci sono limiti…