Eismayer di David Wagner è uno dei sette film in concorso alla Settimana della Critica, una delle due sezioni parallele del Festival di Venezia. Ispirato a eventi realmente accaduti, racconta di come la presenza di un giovane gay dichiarato all’interno dell’esercito austriaco faccia uscire allo scoperto un sergente maggiore che ha da sempre represso la sua sessualità.
La trama di Eismayer
Eismayer, il maggiore sergente che dà il titolo al film di David Wagner, è l’incubo di ogni nuova recluta. Tra le fila dell’esercito austriaco, Eusmayer (Gerhard Liebmann) è conosciuto come il più severo e spietato degli addestratori. Chiunque non gli mostri obbedienza o non si dimostri disciplinato è destinato a soffrire o a subire le pene dell’inferno. Del resto, Eismayer è un militare tutto d’un pezzo, uno à la Full Metal Jacket per intenderci. E per tale ragione richiede impegno e totale dedizione da parte dei giovani che addestra, anche quando non hanno più le forze per seguire un suo comando. Tutti coloro che falliscono sono soggetti a sfuriate e invettive spietate che hanno reso Eismayer una leggenda vivente.
Per preservare la sua reputazione, Eismayer nasconde un aspetto di se stesso. Nessuno deve sospettare della sua omosessualità e i suoi incontri sessuali (anche con le giovani reclute) avvengono in gran segreto, furtivamente e animalescamente, all’insaputa della moglie (Julia Koschitz), del figlioletto e dei suoi compagni militari. Un giorno, però, agli ordini di Eismayer arriva una nuova recluta, Mario Falak (Luka Dimic). Mario è dichiaratamente gay e approfitta di ogni occasione per sfidare l’autorità di Eismayer.
L’iniziale e tesa relazione tra Eismayer e Falak si trasforma prima in inconfessata attrazione reciproca e dopo in amore profondo, in un sentimento così puro che dà a Eismayer la sicurezza di poter fare coming out con sua moglie. Quando la donna va via di casa, portando con sé il figlio, Mario si trasferisce a vivere da Eismayer.
Quando poi al sergente maggiore viene diagnosticato un cancro, Mario non solo si prende cura di lui ma lo sottopone anche a un rigido regime di riabilitazione. Il suo programma dà i frutti sperati e, una volta ripresosi dalla malattia, Eismayer torna al lavoro in caserma. Tuttavia, viene sollevato dal suo ruolo di addestratore a causa del suo fisico indebolito e continua a mantenere segreta la sua relazione con Mario.
Mario, invece, dal canto suo è stanco di segreti e bugie. Decide allora di proporre a Eismayer di unirsi civilmente. Terrorizzato dall’idea di poter perdere la sua reputazione, Eismayer rifiuta… fino a quando non capisce che, così facendo, perderà per sempre il suo Mario.
Da una storia realmente accaduta
Con il film Eismayer, il regista David Wagner affronta un tema particolarmente delicato come quello dell’omosessualità nelle fila militari, un ambiente da sempre considerato sessista e omofobico. Per farlo, si affida a una storia realmente accaduta, scoperta per caso nel 2014 grazie a un articolo di giornale. Nel pezzo, si raccontava la storia del più terrificante addestratore militare austriaco che si era unito civilmente con una delle sue reclute. I due si erano “sposati” in uniforme nel cortile della stessa caserma in cui militavano.
All’epoca, Wagner studiava regia alla Hamburg Media School. Per un corso che seguiva, decise di trasformare la storia in una sceneggiatura per un lungometraggio. Otto anni dopo, quel film è ora realtà. “Un film come Eismayer non è mai stato realizzato in Austria, hanno affermato i produttori Arash T. Riahi e Sabine Gruber. “Era arrivato il momento che qualcosa cambiasse. La storia di Eismayer, una leggenda vivente nel mondo della formazione militare, abbatte ogni preconcetto e supposizione sulla mascolinità e la forza, dando loro nuovo significato e senso”.
Eismayer: Le foto del film
1 / 11Una nuova mascolinità
“La prima volta che ho sentito parlare del sergente Charles Eismayer e delle storie terribili sul suo conto è stato quando ho fatto il servizio militare nel 2001”, ha ricordato David Wagner, regista del film. “Come molti altri, avevo paura di incontrare l’uomo più duro dell’esercito. Molti anni dopo, mentre studiavo ad Amburgo, ho cominciato a far ricerche sulla sua storia e ho scoperto qualcosa che non mi sarei mai aspettato: una storia d’amore incredibilmente toccato. Contro ogni previsione, due soldati si erano innamorati e uniti civilmente. Uno ero proprio Charles Eismayer e l’altro Mario Falak, una recluta da lui addestrata. La storia di come Mario abbia cambiato Eismayer e lo abbia spinto ad accettarsi era, come ogni storia vera, accattivante, dolorosa, potente, ma anche surreale e in certi punti inaspettatamente divertente”.
“L’istituzione stessa dell’esercito, il suo ambiente, la mascolinità tossica e il coming out sono tutte questioni interessanti da esplorare”, ha proseguito il regista. “Ma la storia di Eismayer era ancora più interessante perché era quella di un uomo che ha paura di essere la persona che è realmente. Il film parla di un uomo che può trovare la felicità solo vincendo la sua paura e abbandonando una visione obsoleta di cosa significhi essere un uomo”.
Per il suo film, Wagner ha conosciuto personalmente Charles Eismayer e Mario Falak (la cui foto compare anche nei titoli di coda). “Ho trascorso diverse ore con loro. Ho ascoltato i loro racconti e ho posto delle domande. Mi hanno anche permesso di filmarli. Ma ho voluto anche sentire la “controparte”, incontrando un certo numero di ex reclute. Tutte avevano il loro ricordo personale di Eismayer e hanno in qualche modo messo in luce i lati più oscuri della sua personalità. È stato affascinante esplorare quanto polarizzante fosse la personalità del sergente”.
“Tuttavia, nessuno degli intervistati aveva mai sospettato dell’omosessualità di Eismayer, una possibilità che non veniva nemmeno presa in considerazione. Ecco perché uno dei temi centrali del mio film riguarda la percezione della mascolinità e dell’orientamento sessuale legata a determinati luoghi comuni. Un “vero uomo” ha una moglie, è duro, urla ordini e sminuisce gli altri. Ed Eismayer faceva tutto ciò nel tentativo strategico di evitare di essere scoperto”.