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Eleonora Caressa: “Combatto per quello in cui credo” – Intervista esclusiva

Eleonora Caressa
Reduce dalla sua prima esperienza televisiva con il padre Fabio nel programma Pechino Express, Eleonora Caressa si racconta in esclusiva a The Wom. Entreremo in punta di piedi nel suo mondo, nel racconto dell’avventura e in ciò che per lei significa essere una ragazza di oggi.

Eleonora Caressa ha vissuto un'esperienza unica partecipando a Pechino Express, uno show Sky Original prodotto da Banijay Italia in onda tutti i giovedì su Sky e in streaming su NOW e sempre disponibile on demand, al fianco di suo padre, il noto giornalista sportivo Fabio. A soli 19 anni, Eleonora Caressa si è trovata a navigare le complessità di un'avventura che va oltre la semplice competizione televisiva, esplorando dinamiche familiari sotto una lente di ingrandimento molto particolare e affrontando sfide che hanno messo alla prova non solo la loro resistenza fisica ma anche il loro legame emotivo.

Durante l’intervista, Eleonora Caressa condividerà con noi come ha percepito questa esperienza tanto intensa quanto formativa. Parleremo dei momenti di difficoltà e di come questi abbiano influenzato la sua visione del rapporto padre-figlia, trasformandolo in una collaborazione tra pari, dove entrambi hanno avuto momenti di guida reciproca. Eleonora Caressa ci racconterà anche di come l’esperienza abbia cambiato la sua percezione di sé e delle sue capacità, spingendola a scoprire aspetti del suo carattere che non conosceva e a confrontarsi con la realtà di una competizione che va oltre il mero aspetto ludico.

Inoltre, Eleonora Caressa rifletterà sull'impatto emotivo di vedere suo padre in situazioni di vulnerabilità, sfatando il mito del genitore sempre forte e incontrollabile, e su come questo abbia permesso di costruire un nuovo livello di intimità e comprensione reciproca. Ascolteremo dal suo punto di vista come l'esperienza di Pechino Express abbia influenzato il suo cammino verso l'età adulta e come abbia modificato la sua visione delle relazioni familiari e delle dinamiche di potere all'interno di queste. Con un’idea sempre ben chiara in testa: essere un giorno ciò che sua madre, Benedetta Parodi, è stato per lei.

Eleonora Caressa (Foto: Piero Costantini; Press: Realize Networks).
Eleonora Caressa (Foto: Piero Costantini; Press: Realize Networks).

Intervista esclusiva a Eleonora Caressa

Come hai vissuto l’esperienza di Pechino Express con tuo padre Fabio? Cosa ti ha permesso di capire del vostro rapporto?

Un’esperienza del genere ti permettere di scoprire diversi aspetti di te stessa, mettendoti molto alla prova. È stato bellissimo farla a 19 anni perché, ponendoti di fronte a tantissime difficoltà, ti aiuta a capire come sei in grado di affrontarle. Viverla, poi, al fianco di mio padre è stata un’aggiunta bellissima: ci ha permesso di vivere dei momenti che nella quotidianità non si vivono e di dover affrontare delle sfide collaborando.

Per la prima volta, non ci siamo visti come padre e figlia ma come due persone alla pari: due giocatori che, dovendo fare una gara insieme, hanno eguale responsabilità nelle scelte da prendere. Così come mio padre ha guidato me in alcune occasioni, anch’io ho guidato lui in altre. Ciò ha reso il nostro rapporto molto più profondo, mettendoci davanti anche a circostante molto emozionanti in cui ho visto suoi lati molto emotivi che nella vita di tutti i giorni traspaiono meno.

È questo l’aspetto che mi ha maggiormente sorpreso: non ha avuto paura di mostrarsi emozionato o di piangere rovesciando quel cliché secondo cui il padre deve sempre essere quella figura solida di riferimento che ha tutto sotto controllo. Si è lasciato andare e si è fatto anche consolare da me: sono molto contenta che sia accaduto: alla vigilia della partenza, pensavo che si sarebbe chiuso in se stesso per sembrare forte o tutto d’un pezzo e invece no…

Essendo lui un animale da televisione rispetto a te il rischio di celare le proprie emozioni era alto, dopotutto.

Esatto. Anche se, in un programma come Pechino Express, non importa quanta esperienza televisiva tu abbia alle spalle.  L’ha confermato anche mio padre: è difficilissimo riuscire a modellare ciò che viene fuori perché ci si mette totalmente a nudo davanti a tutti perché si è troppo in difficoltà o troppo stanco per riuscire a fingere di essere qualcun altro.

Per te si trattava della prima esperienza lavorativa davanti alle telecamere. Cosa ti ha permesso di scoprire dell’Eleonora adulta che sei diventata?

Ho scoperto di essere più competitiva di quanto credessi. In genere, non mi piacciono le competizioni o gli sport perché le gare mi mettono in ansia. In questo caso, invece, mi sono lasciata prendere dall’adrenalina e mi sono parecchio divertita.

Mai avuto paura?

È capitato. Come, ad esempio, nella sesta puntata quando, durante una prova, mio padre è stato male. Ho temuto per la sua salute: per come è fatto, sarebbe stato capace di farsi venire un infarto anziché lasciare la gara.

Hai considerato l’aver dovuto lasciare il programma prima della sua finale una sorta di fallimento?

No, mai. Io e papà siamo partiti con l’idea di considerare la gara semplicemente come un viaggio tra noi due, come un’esperienza che avrebbe cambiato il nostro rapporto rendendolo più profondo. Ci avrebbe permesso di scoprire una cultura diversa e di divertirci prendono parte alla gara, anche perché siamo da sempre grandi fan di Pechino Express: eravamo curiosi e non vedevamo l’ora di metterci in gioco senza pensare ossessivamente alla vittoria. Una volta eliminati, ho fatto il mio personalissimo bilancio e non sono rimasta delusa dal risultato: ho fatto ciò che volevo fare, mi sono divertita e ho conosciuto un mondo diverso insieme a mio padre.

Pechino Express: Eleonora Caressa

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Ti sei rivista in televisione?

Sì. Con gli amici organizzavamo le serate Pechino Express e, forse, il rivedere il programma insieme a loro è stata una delle parti più divertenti di tutta l’esperienza. All’inizio, per me era stranissimo rivedermi in onda: sono in passato andata qualche volta in tv con i miei genitori ma non ero mai stata io la protagonista diretta e, quindi, era curioso per me rivedermi e, soprattutto, capire l’effetto che sortivo sui miei amici, soprattutto quando correvo. E sì, mi prendevano in giro tutti quanti perché non so correre (ride, ndr).

Passato lo smarrimento iniziale, sono rimasta molto contenta dei feedback che nel frattempo ho ricevuto da parte di chi mi ha visto: è stato positivo e sono in tanti ad avermi scritto per dirmi che hanno trovato commovente il rapporto che ho con mio padre.

Qual è stato invece il consiglio che ti ha dato mamma prima della partenza che, come tutti i figli in viaggio, hai disatteso?

Da mamma, la sua preoccupazione principale era quella che fossi al sicuro, che stessi bene al 100% e che non esagerassi facendomi del male o qualcosa di sbagliato. Di mio, sono contenta di aver dato il 102% di me stessa, anche quando non ne avevo quasi più le forze non essendo molto allenata a certi sforzi fisici.

Quello di Pechino Express è un viaggio in totale assenza di comfort. Cosa ti è mancato maggiormente?

Nulla di materiale. Penso semmai che mi sia mancato maggiormente il non poter visitare monumenti o soffermarmi su determinati paesaggi, non sostare in un monastero o non godersi un panorama perché comunque c’era la gara che andava avanti. Rivedere le puntate in televisione mi ha permesso di scoprire alcune realtà bellissime che sul posto non ho potuto vivermi con così tanta attenzione. È uno dei motivi principali per cui vorrei tornare in quelle zone con più calma.

Non ti è mancato instagrammare i momenti che vivevi?

Sì, perché comunque è diventato oramai un modo di comunicare istintivo. Spesso dicevo a mio padre che avrei voluto uno smartphone per scattare una foto: può sembrare paradossale quando hai una telecamera che ti segue 24 ore su 24 ma quella telecamera non restituisce il tuo punto di vista o la tua prospettiva. L’occhio della telecamera non ha la tua visione e non coglie i tuoi stessi particolari.

https://www.instagram.com/p/CrjE6d0r_5Y/?hl=it&img_index=1

La comunicazione per te è da sempre importante. Tanto che all’Università hai scelto di frequentare Scienze della Comunicazione. Perché?

Mi è sempre interessato tantissimo il mondo della comunicazione ma soprattutto quello della televisione. In un certo senso, sono cresciuta con intorno a me quel mondo: mamma registrava Cotto e mangiato dalla cucina di casa quando io, molto più piccola, stavo a osservarla da sotto il tavolo. Mi sono poi recata spesso in visita allo studio di Bake Off e ciò ha contribuito a far nascere in me la passione per tutto ciò che sta dietro alle telecamere, avvicinandomi al lato autoriale e alla costruzione di un programma. Da lì, è nato il desiderio di approfondire ciò che vi ruota attorno e non nascondo che mi piacerebbe un giorno lavorare in quel campo.

Sei la seconda di tre figli: è stato facile per te essere “quella di mezzo”?

È vero: solitamente i figli di mezzo sono coloro che non hanno uno spazio o una collocazione precisa. Però, nel mio caso, mi sono autoproclamata figlia maggiore: ho tutte le caratteristiche per esserlo (ride, ndr). Sono forse un po’ più responsabile di mia sorella e mi sono sempre presa cura di mio fratello più piccolo.

Eleonora Caressa.
Eleonora Caressa.

Sono diverse le tue passioni, tra le quali spicca l’astrologia.

Non so perché mi affascini così tanto: è comunque una pseudoscienza ma mi è sempre piaciuto, anche moltissimo, vedere come si rapportano rispetto a me le persone quando dico loro di esserne appassionata. Lo trovo un test molto interessare per capire quanto una persona è disposta a lasciarsi andare o a lasciarsi spiegare qualcosa che non conoscono e che invece è molto solida nelle sue idee. Direi che è un trick che metto in atto anche quando conosco qualcuno per vedere se mi starà simpatico o no. Se ha pensieri lontano dai miei, non potremmo mai andare d’accordo: sarebbe troppo rigido o solido (ride, ndr)!

Lo hai sottoposto anche al tuo attuale fidanzato?

Si è lasciato leggere tutto il suo quadro astrale, spiegandogli ogni cosa.

Ti riconosci nelle caratteristiche tipiche del tuo segno, Bilancia?

Direi di sì: sono super Bilancia! Non riesco a stare in un posto dove non c’è equilibrio. Per me, l’equilibrio è fondamentale e credo che traspaia molto anche dall’esperienza a Pechino Express, dove ho cercato con mio padre di mantenerlo a tutti i costi.

È facile mantenere l’equilibrio quando si è figli di due genitori così famosi?

Non l’ho mai considerato un valore negativo o vissuto come tale. E non mi è pesato esserlo: fortunatamente, i miei di base sono due personaggi molto amati e mi ha capito spesso che qualcuno mi raccontasse di come grazie a loro si sia avvicinato al calcio o alla cucina. Quando frequentavo le scuole, ci sono state un paio di battutine al riguardo ma mi hanno sempre fatto ridere: i primi giorni in un nuova classe all’appello, una volta udito Caressa, tutti mormoravano “come quello lì”; rispondevo puntualmente che era mio padre. Ma era uno stupore che si esauriva dopo le prime due volte.

Dal tuo profilo social si evince quanto i libri siano stati fondamentali nel tuo percorso di crescita: li scambi con tua madre, ad esempio, o ve li consigliate a vicenda. Cosa trovavi nei libri che ti aiutava a capire chi eri?

La prima cosa che ho trovato è stato proprio il rapporto con mamma: ci uniscono maggiormente e sono un argomento di conversazione bellissimo. Ho iniziato a leggere perché volevo poter condividere tale passione con lei ma col tempo i nostri gusti si sono ovviamente allontanati. Grazie ai libri, ho scoperto storie incredibili, la possibilità di sentirmi meno sola quando in adolescenza leggevo di ragazzi che vivevano le mie stesse sensazioni ma anche nuove passioni o interessi: hanno il potere di aprirti moltissime porte e altrettanti mondi.

Qual è stato il libro che ti ha maggiormente segnata?

Il primo libro che ho letto in vita mia che non fosse di pertinenza scolastica è stato It di Stephen King. Ero abbastanza piccola, era un volume grosso e avrebbe potuto spaventarmi ma mi ha colpito così tanto da finirlo e farmi amare lo scrittore, un genio che tuttora adoro.

È fondamentalmente una storia di paura. Di cosa ha paura Eleonora?

Non saprei dare una risposta all’istante… ma ho una stranissima fobia contingente: quella di strozzarmi. Non riesco a prendere le pastiglie o a mangiare ciliegie o olive per paura di soffocare.

Eleonora Caressa.
Eleonora Caressa.

Sei chiaramente una ragazza degli anni Duemila: guardandoti intorno, come giustifichi le realtà che non ti piacciono?

Credo nella necessità del cambiamento, ragione per cui combatto fino alla fine in nome di ciò in cui mi riconosco. Sono molto legata ad esempio al femminismo: è un argomento estremamente attuale e necessario. Per ciò che non mi piace, scendo in piazza e discuto con chi non la pensa come me: è utile per cambiare lo status quo.

Quale pensi che sia la prima cosa da fare per colmare il gender gap?

La lista sarebbe infinita. Non posso ancora parlare del mondo del lavoro perché è una realtà che ancora non conosco direttamente e quindi parto da qualcosa di più pratico che vivo sulla mia pelle tutti i giorni: mi piacerebbe poter tornare a casa a piedi da sola o andare in discoteca senza essere importunata. Vorrei poter vivere la mia vita da donna senza che un uomo mi veda come un oggetto di desiderio.

Come reagisci quando vieni importunata?

La verità? Mai in maniera troppo violenta o aggressiva: non sai mai chi hai dall’altro lato e a quale rischio vai incontro. Il primo pensiero in quel momento è di tutelarti il più possibile.

Cos’è invece per Eleonora l’amore?

Ho avuto la fortuna di avere due genitori che vivono una relazione molto bella e stabile. Mi hanno sempre insegnato cosa è giusto e, soprattutto, cosa volere da una relazione. Ragione per cui sono sempre stata estremamente esigente su un punto: trovo fondamentale che all’interno di una coppia ci sia il massimo rispetto non solo per l’altra persona ma anche per i suoi spazi. Non tollererei la gelosia o il controllo da parte del partner, per esempio.

Quand’è stata la prima volta che ti sei sentita adulta?

Da alcuni punti di vista, sono ancora una bambina e devo crescere. Ma la prima volta che mi sono sentita più adulta, indipendente dai miei genitori e responsabile di me stessa, è stata lo scorso anno quando mi sono diplomata. Ho considerato quel momento come il raggiungimento di un mio obiettivo personale.

Hai frequentato un liceo cattolico e Pechino Express ti ha portato in una zona del mondo in cui la spiritualità, diversa dalla nostra, è molto sentita. Che rapporto hai tu con la spiritualità?

È stato frequentando una scuola cattolica che ho conosciuto molti lati del cristianesimo. Penso, dunque, di aver avuto abbastanza basi per definire la mia posizione a riguardo: mi sono molto allontanata da certi dogmi di comportamento dettati dalla religione cattolica, che personalmente non posso condividere. Sono stata così tanto vicino alla religione per potermi definire oggi, con molta certezza, atea.

Eleonora Caressa.
Eleonora Caressa.

È vero che non sai cucinare?

Piccola premessa: ho pochissime possibilità in casa dei miei di mettermi ai fornelli. Rispetto alle amiche che cucinano meglio di me perché se vogliono mangiare qualcosa non c’è nessuno che glielo prepara, a casa mia mamma è sempre pronta a esaudire ogni richiesta proprio perché le piace stare in cucina! Materialmente sono state rare le occasioni in cui ho potuto cimentarmi nella preparazione di qualcosa e, quindi, non ho mai imparato a cucinare. Ma spero di farlo quando avrò una casa tutta mia: comprerò qualche libro di cucina di mamma e cercherò di rimediare al problema!

Non ti infastidisce che quando nel parlare con te si tirano in ballo i tuoi genitori? Non ti senti messa in secondo piano?

No. Trovo semmai che sia fastidioso quando capisci che qualcuno con cui tu vivi un rapporto profondo non è interessato a conoscere te come persona ma loro. Oggi è normale che in un’intervista mi si chieda di loro: sono fiera di essere la figlia di Benedetta Parodi e Fabio Caressa.

Come ti immagini in futuro?

Non so come sarà il mio futuro. Ma c’è una cosa che sicuramente voglio: essere mamma ed esserlo come la mia lo è stata con me. Sarebbe un bellissimo traguardo.

Come è stata tua madre con te?

È stata la mamma forse più vicina e dolce che si può avere nel mondo. Ma anche un’amica con cui condividere una certa complicità fatta di scherzo, sincerità e totale apertura. Ci ha dato tutti gli strumenti necessari affinché noi figli potessimo affrontare la nostra vita.

Qual è il valore più importante che ti ha trasmesso?

La gentilezza, la bontà.

Non temi che la gentilezza possa essere scambiata per stupidità?

No, non mi importa. Finché sarò gentile, saprò il fatto mio. Se gli altri vedono la gentilezza come una debolezza, non è un problema mio.

Eleonora Caressa.
Eleonora Caressa.
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