Emily Shaqiri è nata con l’arte nel sangue. Sua madre è l’attrice Emanuela Morini mentre suo padre è il ballerino e coreografo Ilir Shaqiri, ragione per cui Emily Shaqiri sin da bambina ha considerato stare davanti alle telecamere come qualcosa di naturale, senza che mai nessuno le abbia indicato la via da seguire o imposto un percorso. Anzi, sono stati proprio i genitori a dirle di valutare un piano B quando ha deciso di diventare a sua volta attrice, ballerina e cantante.
Il momento di svolta per Emily Shaqiri è arrivato anche abbastanza presto. Nata a Roma nel 2004, aveva solo sette anni quando è stata scelta per affiancare Luisa Ranieri nella fiction di Rai 1 Una buona stagione e otto quando ha interpretato il cortometraggio dalle tinte dark, Doppia luce, che le è valso anche il premio come miglior attrice non protagonista al Superman Film Festival dell’Illinois.
Ed era appena uscita dalle scuole medie quando si è ritrovata a vivere in prima persona lo straordinario successo in mezzo mondo della serie teen Idol x Warrior Miracle Tunes (d’ora in poi solo Miracle, ndr) in cui, in coppia con Giulia Chiara Salemi, Emily Shaqiri ha dato vita al duo canterino Emily & Giuly, attivo fin non molto tempo fa. Con un presente e un futuro ben chiari nella sua testa, Emily Shaqiri torna ora con un ruolo più che interessante nella seconda parte della seconda stagione di Di4ri, la serie ormai cult disponibile su Netflix dal 6 dicembre.
In Di4ri, Emily Shaqiri interpreta Katia ma è lei stessa a dirci di chi si tratta e quanto diversa sia da lei.
Intervista esclusiva a Emily Shaqiri
Chi è Katia, il personaggio che interpreti nella seconda parte della seconda stagione della serie tv Netflix Di4ri?
Di Katia si vede già qualcosa nella prima parte della seconda stagione, iniziata con l’arrivo dei ragazzi della 3 D nella nuova scuola media di Marina Grande, ma è nelle nuove puntate che si capirà meglio chi è. Diciamo pure che Katia è una ragazza molto particolare che ritrova nella sua scuola non solo Flavia, che ha incontrato in Inghilterra e con cui è diventata amica, ma anche una serie di nuovi compagni, con cui non ha un rapporto positivo.
Al di là della sua apparenza anche da bulla (soprattutto nei confronti di Arianna), è in realtà una ragazza molto fragile anche a causa del suo rapporto che ha con la madre: vorrebbe da lei maggiori attenzioni ed è ciò che la spinge a far di tutto pur di essere calcolata, sia in positivo che in negativo. Il nuovo legame della madre con il padre di Pietro non l’aiuterà di certo.
Ha poi una sola amica, Livia, ma che finirà anche per lei per allontanarla una volta che scoprirà com’è fatta e cosa ha combinato. Prima del finale, vedremo dunque Katia totalmente da sola a Natale, scena che sottolinea la grande solitudine che vive.
Katia è quella che negli Stati Uniti definirebbero una queen bee, l’esatto contrario di quello che sei tu nella vita reale.
È l’esatto opposto di come sono io ma mi sono divertita a interpretarla. Grazie a lei, ho potuto fare ciò che nella vita reale non potrei mai per indole fare: è il bello della recitazione che ci permette di offrire una vasta gamma di rappresentazioni e di trattare argomenti anche abbastanza interessanti. Di4ri è lo specchio dei ragazzi della mia generazione e racconta di temi a noi cari, dall’integrazione alle relazioni queer, dalle difficoltà della crescita ai problemi legati alla scuola. Personalmente, ho trovato interessante il modo in cui si affronta il bullismo.
Come ti definiresti tu?
Ho sempre puntato sulla leggerezza e sulla simpatia. Sono molto espansiva: mi piace ad esempio molto parlare, forse lo faccio anche troppo: dovrei regolarmi! Grazie a mamma che faceva teatro e a papà che ballava, sin da piccola ho vissuto molto il mondo dello spettacolo e la timidezza non è mai stata una mia caratteristica preponderante: ricordo che da piccolina prendevo parte alle interviste ai miei genitori in televisione, senza mai temere la telecamera o esserne infastidita.
Sarà per questo motivo che ho iniziato presto per gioco anche a recitare: non mi rendevo conto della grandezza di ciò che stavo facendo ma mi piaceva. Ho girato la mia prima serie tv a sette anni, al fianco di Luisa Ranieri e per la prima serata di Rai 1: ero la più coccolata del set. Con il passare del tempo, ho realizzato che era recitare la mia vocazione e sono stata fortunata ad avere due genitori che non mi hanno mai ostacolato o spinto: mi hanno sempre lasciata libera di decidere cosa volessi fare, l’importante per loro – consapevoli di quanto questo lavoro fosse precario - è che avessi anche un piano B.
Ho allora frequentato il liceo linguistico, seguendo il loro consiglio: “Le lingue ti serviranno”. E li ringrazio ancora oggi: ho sempre avuto una certa predisposizione per le lingue, sin dalle scuole medie dove la mia preparazione buona in inglese mi è ritornata utile per Miracle, la serie tv che mi ha regalato il primo grande successo. Diretta da Roberto Cenci, era tutta girata in inglese ed è stata una palestra incredibile a cui devo tantissima formazione e, soprattutto, il senso della disciplina.
Anche perché l’esperienza di Miracle non si è limitata al set: è andata oltre, portando voi protagoniste in giro per tappe sempre strapiene di fan. Come hai vissuto la popolarità da adolescente?
Abbiamo girato la serie quando frequentavo la terza media: abbiamo lavorato da giugno fino a fine settembre ed è stato veramente tosto. Ma anche fantastico: il risultato è piaciuto sia in Italia sia all’estero. Non scorderò mai quanti bambini avevamo di fronte quando facevamo i live: a Napoli, la folla era oceanica.
In Miracle, potevi dare sfogo a tutte e tre le tue passioni: canto, ballo e recitazione.
È il lavoro più completo che abbia fatto fino a oggi proprio perché riuniva le tre grandi passioni della mia vita. Oggi mi sono concentrata maggiormente sulla recitazione ma non considero il canto e il ballo semplicemente un hobby: mi completano anche loro a livello professionale.
Recitare significa non solo cimentarsi con la commedia ma anche con il dramma. Hai appena finito di girare il film Gli assenti, in cui interpreti una giovane albanese che con te condivide le origini.
Sono italo-albanese. Sono nata a Roma, dove ho sempre vissuto, ma da qualche tempo amo conoscere meglio l’Albania, con la sua cultura e i suoi modi di vivere. Ci vado spesso e breve ci tornerò per il compleanno di mio nonno. Il film ha toni molto più adulti di Di4ri ed è arrivato in concomitanza del mio desiderio di riscoperta delle origini della mia famiglia, anche se il personaggio di Danja non ha molto da spartire con me.
Se non fosse chiaro (ride, ndr), meno un personaggio mi somiglia, più mi piace interpretarlo. Fa parte delle mie dicotomie da Bilancia… mi piace spaziare da un estremo all’altro: da spettatrice, amo i film Disney tanto quanto gli horror. In me convivono molte sfacciature diverse e opposte: odio arrabbiarmi ma mi arrabbio se qualcuno continua a istigarmi, sono espansiva ma so essere anche introversa, parlo molto ma riesco a stare anche in silenzio.
Di4ri 2: Le foto della serie tv
1 / 16L’arte di mamma e papà ha influito nelle tue scelte dandoti qualche vantaggio?
Non mi sono mai posta la domanda. Sicuramente, grazie a loro sono cresciuta con quella scioltezza che magari altri acquisiscono più tardi. Già da piccola, mi sembrava molto naturale stare sotto ai riflettori o osservare i professionisti per imparare. Quando ad esempio andavo a teatro con mamma, stavo con le ballerine o con le attrici per imparare i passi, i testi, i copioni, che puntualmente replicavo a casa.
Forse il vantaggio è l’aver scoperto prima di altri cosa volessi fare nella vita e cosa significasse impegnarsi, imparare e applicarsi: dico sempre che la mia scuola è stata il set. Nonostante la mia giovane età, a maggio saranno 12 anni che lavoro come attrice: ho imparato tanto ma ho ancora tanto da imparare… e non vedo l’ora di scoprire quello che imparerò in futuro.
E il piano B che chiedevano i tuoi lo hai elaborato?
Avrei voluto frequentare Medicina ma per farlo avrei dovuto mettere da parte la recitazione. Ho trovato allora un buon compromesso: studio Psicologia, un percorso che mi torna anche utile per la recitazione e per l’approfondimento della psiche dei miei personaggi. Tra l’altro, mi sono sempre piaciuto le materie letterarie mentre ero negata per tutto ciò che era legato alla matematica: non riuscivo proprio a capirla, soprattutto quando ai numeri si sono sostituite le lettere!
E le lingue?
Parlo inglese, francese e spagnolo. Le lingue sono importanti non solo per il mio percorso professionale: sono anche una passione che torna utile anche per viaggiare o capire come funziona il mondo.
Quindi, se ti dico catcalling, sai cos’è.
Ci sono argomenti di cui non si parla mai abbastanza. Catcalling, cyberbullismo, ghosting... non se ne parla mai apertamente, c’è una certa ritrosia a riguardo. Forse è più facile farlo attraverso i social. So benissimo cos’è il catcalling: vivendo in una grande città come Roma è quasi impossibile non sentirsi fischiare dietro. Ho smesso però di reagire per due motivi: da un lato, perché non cambia nulla, e dall’altro perché non sai purtroppo mai chi hai di fronte o quanto pericoloso possa essere.
Hai mai avuto paura di camminare da sola per le vie della città?
Ho cominciato ad uscire da sola abbastanza tardi. Come tutte le città, il problema sicurezza esiste, tanto che la sera tendo sempre a muovermi in compagnia. Quello che si sente in giro è preoccupante: possiamo noi donne anche stare attente a ciò che facciamo ma il problema è che non sappiamo mai cosa fanno o hanno intenzione di fare gli altri. È un po’ come quando guidi: rispetti tutte le regole ma non sono tutti a farlo.
Com’è stato crescere con un papà che tutte ti invidiavano?
Per me, è stato semplicemente mio papà. I miei genitori sono stati i miei eroi: sono figlia unica e siamo sempre stati indivisibili. Il resto della famiglia è lontano (i nonni paterni vivono in Albania, quelli materni a Verona) e da sempre siamo solo noi tre, uniti in tutto e per tutto. Papà e mamma hanno una mentalità giovane, molto aperta e inclusiva: mamma è ancora oggi la migliore amica a cui racconto tutto.
Gli altri ti hanno mai fatto pesare le origini albanesi?
No, sono onesta. Anche perché sono sempre stata fierissima delle mie origini: non saprò tutto della terra di papà ma ne sono orgogliosa. Non ho mai dato spazio a nessuno per ferirmi in tal senso: “Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso”, come diceva qualcun altro.
Com’è oggi la tua giornata tipo?
Sto studiando per un esame e, quindi, i miei sforzi si concentrano maggiormente su quello Mi dedico poi ai video per i miei social e allo studio della recitazione. Se ci sono dei provini da sostenere, vado… ho sempre comunque qualcosa da fare.
E quando trovi del tempo per te stessa?
Forse nei fine settimana o quando mi dedico alla skincare, mi rilassa, o ai miei animali: ho due gatti e un cane, che convivono pacificamente. Paradossalmente, hanno fatto più fatica ad adattarsi un gatto con l’altro che i due gatti con il cane!
Uno dei gatti si chiama Memole: in onore al cartone animato?
Sì: sembra un folletto. So che non è un cartone animato della mia generazione ma mamma mi ha fatto vedere quei cartoni che guardava anche lei, quelli con una storia, un senso e un messaggio che certe serie animate di oggi per bambini non hanno. Conosco, quindi, tutte le sigle cantate da Cristina D’Avena, da Magica magica Emi a Il Tulipano Nero, da Rossana a Piccoli problemi di cuore: ancora oggi ci facciamo dei rewatch incredibili!
(La metto alla prova, ndr)… anche Evelyn?
Non era la maghetta con il cerchietto magico? (ride, ndr). Amo realmente i cartoni animati: mi piace ritornare bambina e conservare sempre quella parte di me. Ma conosco anche tutte le canzoni dei film Disney. Chiedimi qualcosa: le so tutte!
E un bel giorno…
…ti accorgi che esisti, che sei parte del mondo anche tu: il Re Leone! Casualità vuole che io abbia sul costato un tatuaggio con la celebre frase Disney if you can dream it, you can do it e che io sia nata lo stesso giorno della fondazione della Walt Disney Company, il 16 ottobre!
Salutiamoci come si fa nelle interviste serie: un tuo pregio e un tuo difetto.
Il pregio? Sono molto empatica: mi piace aiutare gli altri quando hanno qualche problema e sono un ottimo Cupido (molti stanno insieme grazie alla mia spintarella!). Il difetto? Sono troppo logorroica e forse un po’ permalosa: non sopporto ad esempio chi finge di ascoltare quando parli ma poi non lo fa.