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Richard Gere in un film sulla scoperta della paternità

era mio figlio film
Era mio figlio è il nuovo film dell’icona Richard Gere nei panni di un uomo che, a diciannove anni dalla fine di una relazione, scopre di essere padre di un ragazzo appena morto.
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Lucky Red porta in sala dal 18 luglio Era mio figlio, il film diretto da Sam Gabizon con Richard Gere e Diane Kruger protagonisti, che riadatta il film Longing dello stesso autore. La storia ruota intorno a Daniel, un ricco scapolo newyorkese interpretato da Richard Gere, è costretto a rivalutare le sue scelte di vita quando scopre che la sua ex fidanzata canadese (Suzanne Clément) ha avuto un figlio da lui 20 anni fa dopo la loro separazione.

Era mio figlio è un film sulla genitorialità, sul desiderio di essere genitori e sulle afflizioni che ne derivano. È un viaggio che crea quasi delle condizioni di laboratorio per esaminare gli aspetti nascosti della paternità, una condizione che dura per sempre anche al di là della vita stessa.

La trama

Cosa succede a un newyorkese benestante e senza figli quando riceve una telefonata dalla sua ex ragazza e la incontra in un ristorante elegante? È questa la premessa del film Era mio figlio, con Daniel che scopre come, quando si sono lasciati 20 anni fa, la donna fosse incinta. Non glielo ha mai detto perché sapeva della sua decisione di non voler figli.

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Daniel non sa come reagire. Il ragazzo, da poco diciannovenne, per uno strano scherzo del destino è morto due settimane prima: con la sua auto ha sfondato le barriere di un ponte ed è finito nel fiume morendo.

Dal nulla, la vita di Daniel è stravolta tanto che decide di lasciare New York per il Canada per provare a scoprire chi fosse quel ragazzo, suo figlio. E lo fa incontrandone gli amici, gli insegnanti e la fidanzata. Pian piano, inizia anche a identificarsi con lui, rattristato dai suoi difetti, arrabbiato per le ingiustizie subite e, per la prima volta sperimenta il significato della parola paternità.

Il poster del film Era mio figlio.
Il poster del film Era mio figlio.

Esaminare la genitorialità

“Circa 10 anni fa, durante il mio divorzio e l'introspezione che lo accompagnava, fui tormentato da alcune domande inquietanti: come sarà la mia vita da adesso in poi, cosa ne sarà del mio rapporto con i miei figli? Mi sono chiesto che tipo di padre fossi stato finora e che tipo di padre stavo per diventare”, ha raccontato Sam Gabizon nello spiegare la genesi del film Era mio figlio.

“È stato da questo stato d'animo che è nata l'idea per la sceneggiatura. La trama, che all'inizio era radicata nella mia vita quotidiana, si è allontanata verso altri mondi e ha assunto sembianze diverse. Ma dietro il trucco pesante, a volte si possono scorgere i suoi veri tratti. Era mio figlio è un tentativo di esaminare la genitorialità”.

“A quel tempo, un'amica tornata da Singapore mi raccontò di una cerimonia taoista a cui aveva assistito. I credenti taoisti cercano, quando muore un ragazzo, di sposarlo con una ragazza morta anch'essa. Credono che questo matrimonio li aiuterà a stare insieme ovunque si trovino. E ho pensato che se fossi riuscito a raccontare una storia in cui un matrimonio del genere si svolgesse nella società occidentale, sarebbe un film interessante. Quello che mi interessava di più in questo matrimonio erano i genitori; ero attratto dal loro bisogno psicologico di continuare a essere genitori che si occupano dei loro figli, e meno dal lato mistico e metafisico”.

Era mio figlio: Le foto del film

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