Eterno visionario, il film di Michele Placido uscito nelle sale giovedì 7 novembre grazie a 01 Distribution, ci trasporta nell’intensa vita di Luigi Pirandello, genio della letteratura e del teatro, attraverso un viaggio che mescola memoria e sogno. Siamo nel 1934, e Pirandello è in treno verso Stoccolma, dove riceverà il Nobel per la letteratura. Il viaggio è tutt’altro che semplice: ogni stazione, ogni sussulto del treno riporta Pirandello a momenti essenziali della sua vita, spingendolo a fare i conti con ricordi mai risolti. Emergono i fantasmi del passato, le ombre dei suoi affetti più cari e le figure che hanno segnato profondamente il suo essere, come la moglie Antonietta, tormentata e instabile, e Marta Abba, giovane attrice e musa, amore inaccessibile che diventa al tempo stesso rifugio e tormento.
Nel suo viaggio mentale e fisico, il Pirandello del film Eterno visionario si confronta con la complessità delle sue relazioni familiari: il rapporto complicato con i figli, schiacciati dal peso del genio paterno, e il legame burrascoso con il fascismo, che lo pone al centro di forti contraddizioni.
La struttura del film si sviluppa così in un viaggio nei luoghi che hanno segnato il suo cammino artistico: dalla Sicilia arcaica delle miniere di zolfo e dei paesaggi aspri, alla Roma in cui vive con la famiglia, fino alla vivace Berlino dei cabaret. Ogni luogo è una tappa emotiva, un tassello che costruisce l’immagine sfaccettata e tormentata di un uomo, rivelandone gli aspetti più intimi e le motivazioni dietro la sua arte.
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I Personaggi Principali
Al centro del film Eterno visionario troviamo Fabrizio Bentivoglio nei panni di Luigi Pirandello, un artista in perenne conflitto, un visionario che oscilla tra il desiderio di raggiungere una grandezza artistica e la sofferenza personale che questo comporta. La sua genialità lo porta ad alienarsi dagli affetti, a vivere un amore platonico e impossibile per Marta Abba, interpretata da Federica Luna Vincenti. Marta è la giovane attrice di talento che Pirandello eleva a musa, incarnazione di un’idea di amore e bellezza che sfugge continuamente e che, proprio per la sua inafferrabilità, alimenta il suo spirito creativo.
Valeria Bruni Tedeschi impersona Antonietta, la moglie di Pirandello, personaggio controverso, divorata da una gelosia patologica e vittima di una malattia mentale che la allontana dalla realtà. Incapace di accettare il mondo dell’arte a cui il marito si dedica con tanta intensità, Antonietta diventa il simbolo delle difficoltà di Pirandello nella sfera familiare, una figura che, nonostante il legame coniugale, gli è estranea e lo rende prigioniero di una vita domestica complessa e dolorosa.
A completare il quadro familiare ci sono i tre figli: Stefano, interpretato da Giancarlo Commare, il primogenito che cerca di seguire le orme del padre ma è inevitabilmente schiacciato dalla sua grandezza; Fausto, portato in scena da Michelangelo Placido, l’unico dei figli che riesce a staccarsi dall’influenza paterna, e Lietta (Aurora Giovinazzo), la figlia che idolatra il padre, pur rimanendo nell’ombra dell’amore che egli prova per Marta.
Eterno visionario: Le foto del film
1 / 11La clip in anteprima
Il film Eterno visionario esplora in profondità il legame tra sofferenza e creatività, mostrando come Pirandello trasformi le sue ferite emotive in arte. È il ritratto di un uomo che vive la vita come una lotta contro i propri demoni, usando l’arte come unica via di fuga e realizzazione. La pellicola si concentra anche sull’impossibilità dell’amore: da un lato il legame malato e disperato con la moglie Antonietta, dall’altro l’ossessione inappagata per Marta Abba, che rappresenta un’idea pura di bellezza e ispirazione, ma che rimane un amore mai vissuto pienamente.
La narrazione rivela, inoltre, il conflitto di Pirandello tra realtà e finzione, con frequenti passaggi onirici che fondono passato e presente, memoria e immaginazione. I luoghi del film, tra cui la Sicilia, Roma e Berlino, sono più di semplici scenari: rappresentano dimensioni simboliche della vita dell’autore, dalla terra natia carica di tradizioni fino all’Europa artistica e vivace che accoglie i suoi successi.
Placido, come regista, dipinge Pirandello non solo come il genio letterario che tutti conoscono, ma anche come un uomo controverso, che trova nella sua stessa infelicità l’ispirazione per creare. Eterno visionario è quindi una storia di identità, amore e perdita, di come l’arte possa nascere dalla frattura tra ciò che si desidera e ciò che si possiede. Placido riesce a renderci partecipi del mondo intimo e tormentato di Pirandello, costruendo una narrazione che si muove come una sinfonia tra dramma e bellezza, restituendo il profilo di un genio, sempre in bilico tra il dolore e la grandezza della sua visione artistica.