Evra e Tuasorellaminore sono due giovani cantautrici pugliesi. Hanno da poco presentato il loro primo singolo insieme, Killer (Artist First), un brano che parla di rapporti tossici. Cos’è un amore tossico se non quel sentimento che riesce ad assorbirti completamente fino a spogliarti della tua stessa pelle?
Partendo da Killer, abbiamo voluto conoscere Evra e Tuasorellaminore meglio. Spinti soprattutto dalla loro esperienza personale con alcuni rapporti tossici, condizione che, come tengono a sottolineare, non ha differenze di genere. Potrebbe essere il lui della coppia a essere tossico ma anche viceversa, una bidirezionalità che fa paura ma di cui oggi si parla sempre più spesso grazie a chi ha deciso di indagare le ombre dell’anima o di esporsi sui social.
Come ci diranno Evra e Tuasorellaminore, non è facile accettare un amore tossico e non è semplice liberarsi dal peso delle sue conseguenze. Scriverci sopra una canzone è un modo come un altro per esorcizzare quella sensazione di inutilità e di azzeramento che vive chi ne è vittima inconsapevole.
Ma a loro, giovani donne del sud, era impossibile non chiedere come vivono la loro condizione di musiciste. Evra e Tuasorellaminore hanno percorsi e formazioni differenti alle spalle. Evra (E) ha anche partecipato a X-Factor nel 2016, scelta da Fedez, mentre Tuasorellaminore (T) è sempre stata più misteriosa, una trasformista in continuo equilibrio tra Oriente e Occidente, tra sacro e profano, tra visibile e occulto. Si è quasi sempre presentata con il volto coperto e gli scatti che accompagnano quest’intervista sono i primi che la mostrano: una sorta di coming out che, come leggerete, non rimarrà unico.
Intervista esclusiva a Evra e Tuasorellaminore
Siete entrambe molto giovani e presentate un brano, Killer, che parla di una tematica abbastanza complessa: l’amore tossico. So che ad aver vissuto l’esperienza è stata in prima persona Tuasorellaminore. Mi raccontate come nasce la canzone?
E: Killer nasce da un racconto che mi ha fatto Tuasorellaminore, di un’esperienza realmente vissuta da lei. Tuttavia, è capitato anche a me di sentire di vivere un amore tossico e di trovarmi di fronte a dinamiche di ghosting non giustificate, di subire violenza non esplicita. Sono rapporti che hanno un impatto disastroso sulla mente perché non ti danno modo di confrontarti con chi ti sta facendo del male senza dirtelo.
Ci siamo ritrovate un giorno a parlar di amore tossico a casa mia, davanti a un caffè. Tuasorellaminore ha cominciato a parlarmi di quest’esperienza che l’aveva profondamente colpita. Ci siamo guardate e ci siamo dette: perché non scriverci una canzone? Entrambe abbiamo il desiderio di comunicare qualcosa attraverso la musica. Ci siamo messe così nel piccolo studio che ho nella mia casa di Bari e, parlando, sono uscite da sole le parole che hanno composto il pezzo.
È stato un momento molto bello che ha permesso a entrambe di conoscerci meglio e di scoprirci. Si è come rafforzata la nostra amicizia, ci sentiamo molto più unite. Per me è già magico di suo scrivere una canzone e rendere reali le idee che hai in testa. Ma farlo con qualcuno è ancora più magico perché finisce con il rinsaldare un legame che già c’era.
Quanto è difficile per una ragazza, soprattutto della vostra generazione, accettare di essere vittima di un amore tossico?
E: Purtroppo, siamo un po’ tutti prima o poi destinati a vivere un amore tossico, a dispetto dell’età o del genere di appartenenza. Accettarlo? È qualcosa che non si accetta. Semmai, visto che viene subito, va semmai esorcizzato in qualche maniera. Noi abbiamo avuto la possibilità di farlo scrivendo una canzone. Ma c’è chi riesce a farlo in altri modi: ogni male che subiamo va esorcizzato con del male.
Quand’è invece il momento in cui si realizza che un amore è tossico?
E: Quando in una coppia uno dei due avverte una mancanza che non viene percepita dall’altro, non viene compresa e viene fatta passare quasi come una sorta di follia, almeno in base a quella che è la mia esperienza personale. Parlarne e sentirsi dire che è tutto solo nella tua testa, che non è vero: inizi quasi a credere che sia un problema solo tuo, che in te ci sia qualcosa che non vada. Quando sei dentro a una relazione non è facile rendersene conto, è in atto una specie di manipolazione e ti convinci di essere sbagliata.
Accade però che con il tempo, quando realizzi di avere tralasciato troppo te stessa, arriva quel momento in cui ritorni lucida e capisci di aver toccato il fondo. È allora che devi tornare a riprenderti cura di te, a cercare di uscire da quella storia e di prendere la distanza da chi non ti faceva poi così tanto bene. Un amore tossico si supera come se fosse un lutto vero e proprio, un trauma che ti fa cambiare i rapporti che instauri con le altre persone: perdi la fiducia e stai sempre sull’attenti. Ti rende anche un po’ più apatico e meno pronto ad aprire il cuore. Inizi a credere che l’amore sia solo qualcosa che ti fa soffrire sempre e cominci ad avere paura degli altri.
Perché secondo voi è più facile parlare oggi di amore tossico rispetto a qualche anno fa?
T: Forse perché c’è più tossicità rispetto a prima. Potrebbe essere un’ipotesi: oggi è più facile cadere vittima di una relazione tossica perché le dinamiche relazionali sono totalmente cambiate. Anni fa non c’erano i social, il ghosting ad esempio era più difficile: non ti potevano bloccare i profili e non potevano fare lo stesso su whatsapp, semplicemente c’era la decisione di non vedersi più, anche se poi il destino ti faceva incontrare lo stesso.
Poi, ovviamente, se ne parla di più perché c’è maggiore apertura in generale: sono caduti molti tabù e i social hanno dato la possibilità di mettere in mostra i propri sentimenti senza paure. Questo è un aspetto delle nuove generazioni che mi piace molto: per quanto possano essere forti, spaventate, un po’ chiuse e apatiche, le nuove generazioni non hanno timore a rivelare ciò che provano. Si demonizzano tanto i social ma questa è una delle conseguenze positive del loro uso.
Com’è stato per voi, giovani donne del sud, muovervi e imporvi nell’ambiente musicale? Quanto è stato difficile trovare la vostra voce o seguire il vostro percorso?
E: In quanto donna, non ho incontrato particolari difficoltà qui a Bari. Suono con tre ragazzi di sesso maschile che sono un po’ più avanti rispetto a me e che vedono la realtà in modo diverso. Mi sono subito sentita accolta dalla comunità barese. E lo stesso dai miei colleghi musicisti: sono i miei migliori amici e mi stimano tantissimo, collaboriamo in totale armonia e mi trovo molto bene con loro. Non ho avvertito nemmeno particolari difficoltà durante l’esperienza a X-Factor, anche se ero forse un po’ piccola per comprendere delle dinamiche che però prescindono dal genere.
L’unica difficoltà che intravedo qui al sud è legata semmai agli sbocchi: sì, è vero che si sono tanti posti in cui suonare, andare al mare e stare bene, ma non c’è una realtà che discograficamente è pronta ad aiutare gli artisti. Quindi, c’è sempre quella voglia di andare via, di trasferirsi o di spostarsi al Nord.
T: Qui al Sud c’è una bellissima realtà ma non offre realmente la possibilità di spaccare. In questo momento vivo a Bari ma ho vissuto anche a Roma, Bologna o Milano, e posso fare il confronto tra le diverse esperienze. Percepisco però un cambiamento, un faro all’orizzonte: con i social siamo tutti un po’ più connessi, più uniti, e le distanze si sono come azzerate. C’è un cambiamento che è proprio totalitario.
In quanto musicista donna, però, devo ammettere di aver vissuto e di vivere ancora situazioni non proprio positive. Oltre a essere una cantautrice, sono anche una producer e mi capita di lavorare e collaborare con artisti sia uomini sia donne. Molto spesso mi affianca il mio batterista Dario Starace: quando andiamo in giro, tutti credono che il producer sia lui, lo danno per scontato. È un po’ come se fosse automatico: sei donna e quindi vieni prodotta da qualcuno, non sei in grado di produrti da sola. Devi ribadire almeno venti volte che sono io la produttrice.
E: Anche a me capitano episodi del genere, piccolezze che ti fanno riflettere su quanto sia ancora forte la disparità del genere. Mi è capitato di suonare con il mio chitarrista e mi è stato spesso chiesto se fosse lui l’autore delle mie canzoni, come se io non fossi in grado di scriverne una. È qualcosa che mi fa rabbrividire e che cerco di combattere.
T: Il maschilismo è insito nella mentalità di questo paese. Ci vorrà tanto lavoro per fare dei passi in avanti. Prendete in esame i casi in cui si parla di femminicidio: il più delle volte si parla di movente passionale, la donna è colei che ha scatenato tutto e che quasi si meritava quello che le è accaduto. Oppure il colpevole viene raccontato dai vicini come il signore che salutava sempre, che sembrava una persona tranquilla. E che doveva fare andare in giro con un’accetta in mano per sembrare strano?
E tu, Tuasorellaminore, di stranezza ne sai qualcosa. Ti sei spesso definita strana.
T: Io sono stata spesso discriminata non tanto quanto donna ma come donna strana, quella da cui allontanarsi. Anche da bambina, a scuola, venivo considerata strana ed emarginata solo perché non amavo essere conforme alle mode del momento. Sono cose che ti segnano e che ti fanno stare sempre all’erta. Ancora oggi mi chiedo se sono strana sul serio ma la gente dovrebbe imparare a comprendere che siamo tutti diversi, chi più chi meno. Bisogna semplicemente accettarsi e accettare gli altri.
Occorre far valere sempre la propria individualità: almeno si ha la certezza di essere rimasti sempre se stessi e di non esser diventati ciò che volevano loro.
T: Ed io per tanto tempo sono diventata quello che volevano loro. Mi sono fatta un po’ schiacciare. Ma con Tuasorellaminore ho ritrovato quella che sono io. Sono contenta di essermi riappropriata della mia identità: per assurdo, sono più io adesso che prima.
A cosa pensate che sia dovuto l’emergere di tante cantanti, cantautrici e musiciste del Sud? In questi anni, ne abbiamo viste parecchie. Penso ad esempio che dalla vostra Puglia provengono anche Emma Marrone e Alessandra Amoroso.
T: Alla voglia di rivalsa e di emancipazione. Avendo vissuto a Milano, mi sono resa conto che esiste ancora tantissima differenza di Nord e Sud: parliamo di due mondi differenti. Chiaramente, chi è nato e cresciuto al Nord non può saperlo ma chi viene dal Sud invece sente molto le differenze. Siamo nati in un posto in cui non c’è la possibilità di interagire con altri grandi artisti: non è che vai in un locale e incontri, che ne so, Marracash. Qui, al limite incontri il matto del Paese, bellissimo per carità: io amo tanto le figure così folkloristiche!
Nascere in un posto che non offre possibilità immediate di raggiungere un obiettivo ci spinge a dover sudare maggiormente, a dover cambiare casa, a lasciare la famiglia, a ricostruirti una vita altrove. Ecco perché c’è più desiderio di emergere e di farcela.
Visto che siete una accanto all’altro, ditevi qualcosa che non si siete mai dette.
E: Tuasorellaminore, sei la mia artista preferita in assoluto. Mi piace tutto di te e sento che arriverai lontanissimo.
T: Evra, ti ringrazio poi dopo: ti sbaciucchio tutta. A questo proposito, mi viene naturale dirti qualcosa che non ti ho mai detto e che è molto personale: sono bisessuale. Approfitto di quest’intervista per fare coming out: è uno dei temi di cui parlerò anche nelle mie prossime canzoni.
E: Non me lo hai mai detto ma io lo avevo capito.
T: Io sono più grande di te, tra noi c’è qualche anno di differenza – sei più piccola anche di mia sorella minore – eppure in te ho trovato un’artista matura. Scrivi delle cose che mi colpiscono e che arrivano subito. Sentiranno parlare tanto di te!
E: Vedi? Non è sempre vero che le donne odiano le donne. Stiamo travolgendo l’intervista ma se c’è un aspetto che non sopporto è la rivalità che spesso si crea tra donne. La solidarietà femminile è quasi un’utopia: c’è troppa invidia, è una relazione tossica anche quella. Non si pensa mai che se c’è qualcuna ce l’ha fatta era perché aveva capacità che magari tu non avevi, si pensa sempre a soluzioni altre. Anche a me da piccolina è capitato di sentirmi inferiore ad altre e le reputavo antipatiche. Ma solo perché rappresentavano quello che volevo essere io. Non occorre farci la guerra: dovremmo condurre tutte insieme la battaglia contro chi ci fa sentire inferiori e non attaccarci tra di noi. Credo nella solidarietà femminile così come credo nella solidarietà collettiva del genere umano.
Siete delle artiste indipendente. Quanto conta per voi l’indipendenza non solo artistica ma anche personale?
T: A volte mi rendo conto di non essere totalmente indipendente e questa cosa mi fa arrabbiare tantissimo. Ci sono delle situazioni in cui dipendo dalle mie emozioni o da quelle di qualcun altro. Mi capita nelle relazioni forte, come quelle che possono instaurarsi con i genitori o con i propri amici. Quando lo realizzo, capisco di non essere così indipendente come vorrei: mi piacerebbe avere un equilibrio maggiore, una via di mezzo in cui niente può farmi male o farmi sentire dipendente da qualcun altro. L’indipendenza è un valore fondamentale soprattutto quando vuoi perseguire un obiettivo: ho scelto la musica indipendente perché avevo chiaro il percorso davanti a me e non volevo che nessuno lo influenzasse o scegliesse per me.
Di recente l’oroscopo mi diceva di non vedere la dipendenza come necessariamente qualcosa di negativo: consideratela anche positivamente perché ci sono casi in cui senza di essa non potreste far nulla. Se non fosse stato per le persone che amo, la mia famiglia, non avrei mai potuto fare ciò che volevo. Ma ricordate sempre che l’indipendenza, soprattutto per noi artiste donne, è fondamentale: ci permette di non indossare quei vestiti che altri hanno scelto per noi, un trucco che non desideriamo o una canzone che non ci rispecchia per niente, solo perché funziona in quel momento.
Avete avuto delle fonti musicali d’ispirazione, dei modelli di riferimento?
E: Chi mi ha spinto a scrivere, il mio primo modello di riferimento, è stata Carmen Consoli. Ricordo che ero molto piccola quando mia madre faceva partire tutte le sue canzoni: è stato un colpo di fulmine. Amavo che suonasse benissimo la chitarra, che scrivesse dei testi da urlo, che calcasse i palchi e non avesse niente di meno rispetto ai suoi colleghi uomini. Mi ha spronato tantissimo a cominciare a suonare la chitarra e a scrivere: mi ha fatto capire che una donna non solo poteva comporre canzoni ma anche che non doveva avere paura di dar voce con la propria arte a quello che pensava, senza inutili orpelli.
T: Io ho due grandi dive nel cuore. La prima è Maria Callas, la seconda Ella Fitzgerald. Sono cresciuta con loro e mi hanno ispirato proprio per la loro personalità, non solo per le artiste che erano e per quello che hanno fatto. Come tutti coloro che sono cresciuti negli anni Novanta, ho amato tutti i gruppi che in quel periodo facevano r&b. È un mix un po’ strano, lo so, ma mi piace da sempre miscelare tutto. Sono belle le integrazioni: nella musica non ci sono suddivisioni, non c’è un genere aulico o uno più basso.
La vostra collaborazione avrà un seguito o rimarrà un episodio isolato?
E: Il mio sogno è quello di fare un disco intero con Tuasorellaminore, tipo Bruno Mars e Anderson .Paak. Potremmo anche continuare ognuna a fare le sue cose e ritrovarci anche una volta all’anno per sperimentare insieme cose nuove. Anzi, vorrei proprio creare con lei un genere nuovo: ha delle caratteristiche che a me mancano.
T: Ora mi firmi subito un contratto: Ogni anno farò un disco con Tuasorellaminore! (ride, ndr). Le nostre voci di somigliano tantissimo. Abbiamo scelto di intervallarle in Killer ma dai primi feedback che abbiamo ricevuto nessuno è in grado di capire chi è chi, siamo irriconoscibili: è interessante come effetto… siamo, nel nostro piccolo, come Shakira e Beyoncé in Beautiful Liar!