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Fabio Mollo: “Ho visto Casadilego affrontare un viaggio straordinario” – Intervista esclusiva al regista

My Soul Summer è il nuovo film di Fabio Mollo. Sarà presentato ad Alice nella Città, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma, e ha per protagonisti Casadilego e Tommaso Ragno. Del film ma non solo abbiamo parlato con il regista calabrese.
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Il regista Fabio Mollo presenta ad Alice nella Città, la sezione parallela della Festa del Cinema di Roma, il film My Soul Summer. Si tratta di un coming of age con protagonista, alla sua prima prova d’attrice, Casadilego, la giovane cantante vincitrice di X-Factor 2020.

Nel corso di questa intervista esclusiva, Fabio Mollo ci racconta perché abbia scelto Casadilego, allontanando i sospetti di chi parla di scelta commerciale o furba. Del resto, basta vedere il film per rendersi conto come Casadilego sia stata una scoperta per la recitazione. Semplice, diretta, schiva e timida, Casadilego veste i panni della diciassettenne Anita come un’attrice navigata: pian piano, ogni insicurezza del suo personaggio si trasforma in forza da leone e non c’è una scena in cui la cantante non sia credibile o fuori posto. Anche quando si confronta con il resto del cast di My Soul Summer, ovvero con mostri sacri come Tommaso Ragno, Lunetta Savino e Anna Ferzetti.

My Soul Summer segue l’estate del cambiamento della diciassettenne Alice. Fabio Mollo ha sempre avuto un’attenzione particolare per l’adolescenza e i cambiamenti. Lo dimostrano Il sud è niente, il suo primo film da regista, o Anni da cane, la pellicola Prime Video diventata un cult nel giro di un anno. Film tra loro molto diversi ma con un comune denominatore: la delicatezza dello sguardo di un regista attento ai dettagli, mosso dal desiderio di raccontare le paure legate all’unicità, un valore fin troppo spesso dimenticato o maltrattato.

In My Soul Summer, Fabio Mollo oltre agli attori in carne e ossa sceglie anche una protagonista intangibile ma sempre presente nelle nostre esistenze: la musica. Nel film, ogni canzone e ogni performance musicale sono state eseguite rigorosamente dal vivo. E non per solo vezzo artistico: ogni nota è funzionale al racconto. Basti vedere ad esempio, oltre alla sequenza che scoprirete leggendo sotto, come Sere nere di Tiziano Ferro sia fondamentale a un certo punto della storia o come le note di Chopin, suonate da Casadilego, non possano essere isolate dalla trama. Ci sono voluti oltre quattro mesi di preparazione e scelte musicali per arrivare a un risultato più unico che raro nel panorama cinematografico italiano.

Sì, perché My Soul Summer non somiglia a nessun altro film italiano. Fabio Mollo è quasi sorpreso quando glielo facciamo notare ma è evidente che i suoi riferimenti siano altri. Prima di tutto, il coming of age americano o britannico. Mentre in Italia tendiamo a raccontare i riti di passaggio molto spesso in chiave comica, Mollo sceglie toni più drammatici più vicini alla tradizione anglofona. Anita, il personaggio centrale del film, potrebbe benissimo essere una piccola donna di alcottiana memoria o una degli amici di Stand by Me.

E a rafforzare quest’impressione sono la presenza nella trama di My Soul Summer del viaggio e della figura di un mentore. Il viaggio porta verso sud, in Calabria, che come tutti i sud del mondo è pieno di musica, natura e prove. Il mentore porta invece verso Tommaso Ragno, che con il suo Vins, una star della musica geniale ma dannata, costruisce un personaggio complesso, ambivalente e perfettamente speculare ad Anita. Mentre Anita deve trovare la sua voce, Vins l’ha persa, fisicamente e metaforicamente.

Il regista Fabio Mollo e Casadilego sul set di My Soul Summer.
Il regista Fabio Mollo e Casadilego sul set di My Soul Summer.
  • La trama di My Soul Summer

Anita, diciassettenne timida e insicura si sente diversa dai suoi coetanei ma ancora non sa bene chi è. In una estate al mare, anziché trascorrere le giornate con gli altri ragazzi e vivere la spensieratezza di una vacanza, preferisce studiare il piano per prepararsi a un esame al Conservatorio. Ma accanto a lei abita Vins, una leggendaria rockstar dal passato turbolento.

Vins riconosce il suo speciale talento e spronerà Anita fino a farle scoprire un altro modo di vivere la musica e una voce che non sa neanche di avere. Anche l’incontro con Vittore, un ragazzo timido e diverso da tutti gli altri, le farà scoprire se stessa in quell’estate che ricorderà per sempre, la sua Soul Summer.

My Soul Summer arriverà in sala come evento speciale il 24, 25 e 26 ottobre, distribuito da EuroPictures. Il film è una produzione Bartlebyfilm e Fidelio con Rai Cinema.

Intervista esclusiva a Fabio Mollo

My Soul Summer è un titolo a doppia lettura che gioca con la parola soul. È l’estate alla scoperta del soul come genere musicale da parte della protagonista, la diciassette Anita. Ma è anche l’estate in cui Anita scopre la sua voce e per farlo deve guardarsi necessariamente dentro puntando alla sua anima. Il film è un racconto di formazione che ricorda lo spirito di cult come Stand by Me. In Italia solitamente si racconta di formazione adolescenziale in chiave comica, tu scegli invece atmosfere molto differenti puntando su venature drammatiche che sono tipicamente statunitensi.

Quando mi è arrivata la sceneggiatura, mi aveva colpito di come raccontasse l’estate del cambiamento della protagonista, qualcosa che appartiene a tutta una tipologia di cinema americano e non italiano. Solitamente, è nei film americani che vediamo gli adolescenti maturare nel corso di un’estate e prendere consapevolezza di chi sono. Ma è qualcosa di molto universale: tutti noi abbiamo avuto la sensazione di aver vissuto estati in grado di cambiarti l’esistenza e di farti arrivare a settembre in maniera diversa rispetto a giugno.

Tuttavia, la sceneggiatura aveva una declinazione più da commedia. Io ci ho tenuto invece a portarla verso il dramma vero e proprio. Non perché non fosse bello o divertente l’aspetto comico ma perché sentivo l’esigenza di uscire fuori dallo sguardo della commedia cercando di avvicinarmi drammaturgicamente a quei film che sono stati di riferimento per la mia generazione. Ma c’è anche un altro aspetto: il mio primo film, Il sud è niente, raccontava già dell’affermazione di una ragazza e della sua trasformazione in giovane donna. Qualcosa mi risuonava dentro e ho allora voluto avvicinare la storia a quel tipo di cinema che mi piace fare.

Ma hai anche spostato la meta del viaggio della protagonista.

La sceneggiatura originale di My Soul Summer era ambientata sul lago di Como. Per me, è stato importante invece spostare l’azione in Calabria. Non solo per far rivivere quel mondo che io conosco e che mi piace esplorare attraverso il cinema ma anche per dare un peso specifico all’estate della protagonista. L’idea era quella di crea un punto di contatto tra la musica, la storia di formazione della protagonista e l’ambiente circostante: il caldo, la natura del sud e i suoi colori sono fondamentali.

My Soul Summer è un film piccolissimo ma c’era l’ambizione di portarlo verso il coming of age dei film inglesi e americani. Sono cresciuto guardando tanto cinema inglese che raccontava l’adolescenza in maniera anche abbastanza tosta: Fish Tank di Andrea Arnold è uno dei miei film di riferimento da sempre.

Per l’aspetto musicale, invece, ho avuto come ispirazione un film dei fratelli Cohen, A proposito di Davis, una commedia in cui tutta la musica e le canzoni erano funzionali al racconto. Così anche in My Soul Summer le canzoni fanno parte della narrazione e rispecchiano cosa prova un personaggio in quel momento del film o del racconto.

Casadilego in My Soul Summer.
Casadilego in My Soul Summer.

C’è una scena fondamentale per capire l’importanza che gioca la musica in My Soul Summer: quella in cui Tommaso Ragno si cimenta nel canto di (You Make Me Feel Like) A Natural Woman. Per la prima volta, sentiamo la canzone cantata dalla voce di un uomo con un’interpretazione quasi sofferta, ed è funzionale alla sequenza successiva. Quanto è stato complicato far cantare Tommaso Ragno e affidargli un personaggio anche sopra le righe? Come attore, si è messo molto in gioco, recitando anche totalmente nudo.

Adoro Tommaso come attore. Lo stimo tantissimo perché è uno dei pochi attori che non giudica mai il personaggio che interpreta. Questa è una dote rara: alcune volte gli attori hanno paura di interpretare dei personaggi perché, guardandosi dall’esterno, temo il giudizio o il pregiudizio del pubblico. Tommaso, invece, si cala nel personaggio e non giudica mai le sue azioni. Con lui è stato semplice impostare Vins, un musicista particolarmente complesso: buono e cattivo allo stesso tempo così come corretto e scorretto contemporaneamente.

Trovo che negli ultimi anni come attore abbia completamente abbandonato ogni sovrastruttura. Ed è anche diventato più consapevole di come il suo corpo sia uno strumento in più a disposizione della recitazione. Ha cambiato molto della sua fisicità e ha preso confidenza con un corpo diverso.

Ha preso molto sul serio il canto: ha capito quanto la musica fosse fondamentale e funzionale alla narrazione. Abbiamo scelto appositamente A Natural Woman, una canzone “femminile”, per farla cantare a una voce iper mascolina come la sua: bisogna uscire da determinati schemi e stereotipi. Ma per quella sequenza fondamentale è stata Casadilego: è stata lei a far da supporto a Tommaso per la parte musicale mentre Tommaso ha aiutato lei per quella attoriale. C’è stato uno scambio bellissimo tra i due: il giorno in cui Tommaso ha cantato la canzone, Casadilego era lì a tenergli la mano… un momento molto, molto bello.

Tommaso Ragno e Fabio Mollo sul set di My Soul Summer.
Tommaso Ragno e Fabio Mollo sul set di My Soul Summer.

Hai appena citato la protagonista, Casadilego, alla sua prima prova attoriale e alla sua prima prova musicale importante dopo la vittoria a X-Factor. La sua presenza non è legata al lancio del suo nuovo singolo, Oceano di cose perse, come qualche maligno ha presupposto, ma è qualcosa che va ben oltre. Che esperienza è stata per te da regista dirigere qualcuno che non nasce come attore?

C’è una grande tradizione di cantanti che diventano attori o attrici. Per me, ad esempio, Bjork è tra le più brave in assoluto per non parlare poi di come ultimamente in Italia diversi cantanti si stiano dimostrando anche ottimi attori: provo da un po’ a corteggiare Emma Marrone per un nuovo progetto.

Quando abbiamo aperto i casting di My Soul Summer abbiamo incontrato Elisa (il vero nome di Casadilego, ndr), così come altre possibili attrici. È importante sottolinearlo: l’operazione commerciale non è mai stata pensata o valutata come ipotesi. Io ricordo ancora ora l’incontro con Elisa e il modo in cui mi ha colpito: c’era qualcosa che mi ha fatto sentire come in lei ci fosse lo strumento della recitazione e quanto lei ne fosse inconsapevole. È stato un po’ come quando ho incontrato Miriam Karlkvist, la protagonista di Il sud è niente: neanche lei pensava di far l’attrice, eppure aveva, come si è visto dopo, tutto il potenziale per farlo.

Dopo essere stata scelta, Elisa ha affrontato mesi di preparazione, fatti di prove di recitazione al mattino e prove musicali al pomeriggio. La cosa che mi rende più fiero della sua prova è che riesce a mostrare tutto il suo amore per la musica e il suo talento per la musica classica, ha un’incredibile versatilità musicale. Durante le riprese, le ho visto fare un salto incredibile: si è messa tanto a nudo ed è stata molto sincera nella recitazione, una cosa non semplice per una persona schiva come lei. Ha fatto un viaggio straordinario e non era scontato che lo facesse. Tutti eravamo consapevoli del salto mortale carpiato che stava facendo e mai l’avremmo messa in difficoltà ma l’abbiamo vista mettere tutta se stessa alla prova anche nelle scene per lei più complicate.

Tra l’altro, Casadilego ha dovuto confrontarsi anche con attori che hanno alle spalle una certa esperienza, da Anna Ferzetti a Lunetta Savino, e con l’intensità del giovane Luka Zunic. Di My Soul Summer colpisce la delicatezza con cui si trattano due sottotrame: quella relativa alla nonna della protagonista (Savino) che ha una relazione con un’altra donna, e quella relativa al rapporto che Vittore (Zunic) ha con i suoi genitori, incarcerati. Quanto è stato importante per te dare spazio a queste tematiche?

Volevo che ci fossero determinate tematiche e ho dovuto un po’ insistere affinché venissero inserite. sono contento che siano arrivate: per me è fondamentale. Il cinema mi ha insegnato che cos’è la vita, quindi per me è fondamentale restituire attraverso il cinema un po’ di quell’esperienza che ho avuto io da spettatore. Un film per me è anche uno strumento per dare un piccolo contributo a determinate tematiche, a partire dai diritti civili. Lunetta Savino ha sposato in pieno le mie idee sul personaggio della nonna ed era felice di aver potuto dare il suo primo bacio in scena a una donna.

Le sequenze dei genitori di Vittore sono state invece girate all’interno di un vero carcere: ringrazio la casa circondariale di Catanzaro per avercelo permesso: il realismo di quel momento per me era importante. Quella dei bambini con i genitori in carcere è una questione spinosa: quando sono piccoli, sono sempre gli altri a decidere per loro dimenticandosi che sono bambini costretti a crescere chiusi dentro a istituti in condizioni molto particolari. Nonostante tutto ciò che ha vissuto, Vittore ha una forza e una vitalità stupenda che coinvolge anche Anita. A lui che i suoi genitori si sposino non importa molto: gi interessa vederli vivere almeno per un giorno all’aria aperta.

Casadilego e Luka Zunic in My Soul Summer.
Casadilego e Luka Zunic in My Soul Summer.

Tutto My Soul Summer è un invito a trovare la propria unicità. Quanto è stato per te difficile trovare la tua voce negli anni? Quanta fatica hai fatto?

Vengo dalla periferia di Reggio Calabria. Per me, fare cinema era qualcosa di impensabile. All’università, però, ho conosciuto meglio il cinema e ho capito che avrei dovuto azzardare e provare a farlo. Non perché mi interessasse il potere del cinema ma perché sentivo l’esigenza di voler e dover raccontare qualcosa che di solito non veniva raccontato: il posto di cui sono originario e la comunità LGBTQIA+ a cui appartengo e che negli anni in cui sono cresciuto era quasi un tabù. Quindi, la mia esigenza nasceva dal bisogno di dare voce a chi non veniva solitamente rappresentato. Ci provo sempre, anche quando lavoro a prodotti super mainstream.

La mamma di Anita (Ferzetti) pensa di predeterminare il destino della figlia. Ha scritto quella che sarà la sua strada e non accetta deviazioni o cambi di percorso: per lei, non c’è spazio per la vocazione. Fabio ha avuto invece spazio per la sua vocazione?

La risposta è già nella dedica a mia madre di Il sud è niente: “A mia madre perché mi ha insegnato a volare anche quando volare non si può”. Dove sono cresciuto volare non si poteva, eppure mia madre mi ha sempre detto di fregarmene e di volare comunque. In un certo senso, ho avuto quindi spazio, in altri no: ci sono state dinamiche familiari o altro per cui è stato impossibile acquisire appieno la mia identità. Fare coming out a Reggio Calabria quando avevo diciotto anni nel 1998 non è stata una festa. I rapporti con chi ti circonda non sono in generale sereni quando si va incontro a un cambiamento: ci sono momenti di supporto e altri di mancanza di riconoscimento.

Un po' come nella vita professionale: quando ho cominciato a far film io, il cinema era ancora molto machista, molto maschilista. Essere un regista gay che proveniva da una famiglia non legata al mondo del cinema, quindi dal nulla, all’inizio è stata una mancanza di riconoscimento e non c’era incoraggiamento. È qualcosa che tengo sempre in mente nei miei film: il mio tentativo è quello di raccontare la complessità delle partiture e mai una nota sola.

My Soul Summer: Le foto del film

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A proposito di riconoscimento, qual è il diritto civile che ti manca di più?

La lista da sottoscrivere sarebbe lunga. Ma in questo particolare momento mi manca il riconoscimento dal punto di vista legale del matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Occorrerebbe fare come in Irlanda, ovvero eliminare la specifica che vuole il matrimonio solo tra un uomo e una donna. Farlo sarebbe un primo passo per cambiare la percezione anche sugli altri diritti civili: verrebbero di conseguenza. E, in più, sarebbe un gesto fortemente simbolico: da cittadino sentirei di avere gli stessi diritti e doveri di chiunque altro. È assurdo che nel 2022 uno stato europeo occidentale che si vanta di essere liberale e democratico vieti ancora il matrimonio per le coppie omosex.

Sei impegnato con le riprese di Nata per te, il film che racconta la storia di Luca Trapanese. Che sfida è?

Capite perché non dormo la notte? Provo tantissima responsabilità nei confronti di una storia umana bellissima. Ho conosciuto Luca e Alba: passando tanto tempo con loro, mi rendo conto che la loro è una storia umana così bella di suo che ho quasi paura di raccontarla al cinema o di rovinarla. È questa la mia più grande preoccupazione: non riuscire a restituire a pieno la bellezza di tale racconto umano. Vedendoli insieme, ho detto: “Perché non facciamo invece un documentario? Mettiamo la macchina ferma a osservarli: bastano loro due!”.

Fabio Mollo e Pierluigi Gigante sul set di Nata per te.
Fabio Mollo e Pierluigi Gigante sul set di Nata per te.
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