Cielo trasmette in prima visione tv la sera del 13 settembre il film Fiume di passione. Diretto da Sergio Machado e Tercio Silva, il film Cielo Fiume di passione è basato su L’addio del Comandante, sesto dei 14 racconti della prima raccolta dello scrittore amazzonico Milton Hatoum, A Cidade Ilhada, pubblicata nel 2009.
Girato in Amazzonia, la cui geografia, umana e ambientale, si integra energicamente nella narrazione guidandone l'epilogo, il lungometraggio si costituisce principalmente come un vertiginoso lavoro di attori – una sorta di duello tra gli interpreti Daniel de Oliveira (Dalberto), Gabriel Leone (Armando), Rômulo Braga (Dalmo) e Sophie Charlotte (Anaíra), i protagonisti di un quadrilatero amoroso mozzafiato.
Il cast comprende vari artisti del cinema amazzonico, come l'attore, poeta e comico Nivaldo Motta, l'attrice e comica Rosa Malagueta, il leader indigeno, attore e politico Fidelis Baniwa, le attrici Isabela Catão e Maria do Perpétuo, e l'attore, curatore e regista Diego Bauer.
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La trama del film
Dalberto, uno dei protagonisti del film Cielo Fiume di passione, è un comandante di una barca che trasporta un misterioso passeggero (il colossale attore peruviano Coco Chiarella, morto subito dopo le riprese, di Covid-19, all'età di 77 anni) in un lungo e rischioso viaggio lungo il fiume Negro fino a Iquitos, in Perù, cercando di raccogliere risorse extra per realizzare un sogno della donna con cui si è appena sposato, la bella e misteriosa Anaíra. Per lei, Dalberto ha anche lasciato il suo lavoro nelle forze di polizia.
Durante questo periodo di assenza, che si protrae per un tempo indefinito, Anaíra resta a casa con i fratelli del marito Dalberto: il minore, Armando, dal temperamento libertario, e Dalmo, fotografo dai costumi monastici, silenzioso e conservatore. Ed è così che desideri proibiti cominciano a venire a galla. Mentre Dalmo fatica a controllare l'attrazione che prova per sua cognata, Anaíra e Armando si avvicinano fin troppo. Il ritorno di Dalberto riunisce, sotto lo stesso tetto, i tre fratelli innamorati della stessa donna.
In questo lungometraggio, il regista Sergio Machado più che lambire i margini politici della regione amazzonica, che sono immensi, percorre il cammino dall'esterno verso l'interno dell'individuo, dell'essere umano, e dei suoi innumerevoli affluenti psicologici ed emotivi. Tuttavia, invece dell'amore yuppie e delle storie romantiche urbane più comuni nella cinematografia brasiliana, va al cuore degli amori fatti di poche parole, di silenzi, di esplosioni di sensualità e di erotismo.
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L’oscurità dell’anima
Nel racconto originale di Milton Hatoum, da cui è tratto il film Cielo Fiume di passione, c'è un elemento di forte misticismo, di forza soprannaturale, che non è presente nel lungometraggio, se non nella presenza premonitrice della cuoca che non sorride. “Sérgio ha preferito enfatizzare la relazione tra i tre fratelli e il personaggio femminile, Anaíra, interpretata da Sophie Charlotte. Quindi, diciamo che l'atmosfera, gli indizi del soprannaturale, si adattavano bene al racconto, alla concisione della narrazione. È un testo di poche pagine. Il mistero, in realtà, ruota attorno a questa passione dei tre fratelli per Anaíra, e il desiderio è il vero mistero”, ha affermato lo scrittore Hatoum.
Il cineasta Sérgio Machado ha chiesto allo scrittore amazzonico di scrivere altri “due o tre” testi inediti “per arricchire la sceneggiatura e sviluppare la relazione tra i quattro personaggi principali” del film che si vede sullo schermo. L'autore vede l'immanenza del desiderio tra i protagonisti come il vero mistero della narrazione. “Questa passione indomita, questo squilibrio, ha davvero qualcosa di soprannaturale”.
Nel racconto di Hatoum, la spina dorsale è anche l'integrità etica di Dalberto, il comandante, ma in questa ordinata ossessione si nasconde anche un'immersione nell'oscurità dell'anima umana. In questo, la performance di Daniel Oliveira è esemplare – il suo personaggio diventa sempre più disorientato e intriso di sudore man mano che il film avanza, simile a un Klaus Kinski in Fitzcarraldo o a un Mickey Rourke in Angel Heart, perdendo gradualmente il controllo.
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