Entertainment

Gecko Fest 2022: La veglia del già stato e del non ancora – Intervista esclusiva a Sauro Cardinali

Una serata magica al Gecko Fest 2022, quella della Veglia del già stato e non ancora, straordinaria performance d’arte di Sauro Cardinali. TheWom.it era lì per voi e ha incontrato l’artista.
Nell'articolo:

TheWom.it continua la sua presenza al Gecko Fest 2022 assistendo a un’esperienza unica nel suo genere: La veglia del già stato e del non ancora. Si tratta di una performance di arte contemporanea, a cura di Sauro Cardinali.

La Veglia del già stato e del non ancoraè una produzione originale di Spina-A Enhancing People, Associazione Culturale no profit ideatrice e organizzatrice di Gecko Fest. Hanno partecipato alla Performance: Sonia Andresano, Lucia Bricco, Sauro Cardinali, Virginia Dal Magro, Iginio De Luca, Matteo De Nando, Danilo Fiorucci, Monica Palma, Elena Nonnis, Angelo Pretolani, Roberto Rossini.

LEGGI ANCHE: GECKO FEST - SIAMO ENERGIA!

La veglia del già stato e ancora, manifesto.
La veglia del già stato e ancora, manifesto.

Cos’è il Gecko Fest

Il Gecko Fest nasce nel 2019 a Spina, piccolo borgo del comune di Marsciano (Perugia) restituito alla comunità̀ undici anni dopo il terremoto del 2009, con il fine di raccontare in tutti i settori del vivere umano, il concetto di Ripartenza. Che prende avvio proprio da quelle “scosse” fisiche ed esistenziali che, come avvenuto per il Borgo che lo ospita, non annichiliscono ma possono trasformarsi in rinnovata energia ed elemento propulsivo per una nuova progettualità.

Al centro della quarta edizione, dal 9 all’11 settembre 2022, racconti, esperienze, conoscenze di chi attraverso la scienza, l’arte, l’economia, il pensiero è alla ricerca di nuove rotte di navigazione per un rinnovato rapporto con il Pianeta, bene comune.

La veglia del già stato e ancora: Le foto

1 / 5
1/5
2/5
3/5
4/5
5/5
PREV
NEXT

La veglia del già stato e del non ancora

IlBorgo di Spina, sede del Gecko Fest, diventaun antico teatro a cielo aperto, dove il tempo sembra essersi fermato. Calato il sole sul Castello di Spina, cornice del Gecko Fest 2022, si accende la Veglia. Artisti e pubblico si incrociano, si raccontano, si “trattengono” in una ritrovata socialità e vicinanza con un continuum di performance, linguaggi ed espressioni. Tra il dettaglio di un’opera e l’azione individuale dell’artista, il viaggio intimo ed emozionale è durato fino a notte fonda mentre i vicoli del Borgo si affollano di un pubblico di esperti e curiosi. Le strade diventano ancora più piccole ma ridenti. Mentre nell’aria suonano le note del sax di Dimitri Grechi Espinoza. E la musica accompagna una performance piaciuta proprio a tutti.

La Veglia del già stato e del non ancora, un’opera plurale site specific a cura di Sauro Cardinali, torna indietro nel tempo quando senza Tivvù e senza “connessione” le sere d’estate si vegliava: le sedie e le coperte tirate fuori dalle case per godere della frescura, i bambini giocare tra le stradine del borgo, le donne e gli uomini a raccontarsi la fatica della giornata appena trascorsa, e il mondo oltre quelle mura. 

Fra i vicoli del Borgo Castello The Wom.it ha incontrato Sauro Cardinali. L’artista nasce e vive proprio a Spina, già docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, Bologna, Roma e Perugia, vanta molte partecipazioni a mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

La Veglia del già stato e del non ancora
La Veglia del già stato e del non ancora

Intervista a Sauro Cardinali

Sauro Cardinali cosa ha di magico il Borgo Castello di Spina dove avete deciso di esprimere la vostra performance?  

In prima battuta direi, se pure in senso strettamente autobiografico, Spina è il paese dove sono nato. Ma ampliando il perimetro personale, il castello di Spina, ci mette subito in contatto con qualcosa di “originario “. Sgombrando il campo da tentazioni esotiche e passatiste, ci convoca per una presenza che non permette digressioni da intrattenimento, ma chiede agli artisti e a chi lo abita una presa di posizione con il tempo e lo spazio del vivere. Ecco direi proprio questo: ci mette in contatto con l’esemplarità. Che è qualcosa di molto più articolato dell’autenticità.

Cosa fanno gli artisti fra queste pietre?

D’accordo con la memoria di ciascuno e di nessuno stringono patti con le forme del vivere. Le allineano, le ritagliano dagli sfondi che le hanno rese pallide e indistinte, le ravvivano con l’alito del sembiante e della dissomiglianza. Frugano tra i riti che le pietre tengono murati nelle loro fessure. Ampliano i segreti e nascondono le evidenze. L’arte rimette in un altro ordine le cose tra gli uomini, le forme della natura, il soma dei volti, le movenze dei corpi.

L’ arte fa dire il nome e riconoscere l’altro da sé a chi le sta di fronte. Lo fa con reticenza e senza pudore, si espone e dona, poi di colpo ci lascia soli. Perché è arrivato il nostro momento: dobbiamo stare al cospetto di noi stessi nel silenzio.

La veglia del già stato e del non ancora “: come nasce questo emozionale ritorno indietro nel tempo?

Il movente emozionale e temporale della veglia fa ponte con la memoria. Quando da bambino mia madre mi conduceva, tenendomi per mano, alla veglia sullo spiazzo davanti alla chiesa, “il frontone” dove trascorrevamo al fresco le sere d’estate seduti sulle coperte tirate via dal letto. E noi bambini giocavamo nei vicoli immaginando agguati e lotte. La veglia era un’attesa e un ripensamento.

Cosa scegli il passato o il futuro? La memoria è ciò che è stato o sottilmente ciò che deve ancora accadere?

La memoria non è una teca inerte se non avvertiamo in essa ciò che deve ancora accadere. Riconoscere il sintomo, questa è la postura del pensiero e del desiderio che oscillano sul bilico del tempo. Il tempo ci comprende e ci eccede. O forse siamo noi viventi con la coscienza della morte, che stabiliamo riti e misure perché il fine della vita non coincida con la sua fine.

Cos’è la veglia?

È un’esperienza estetica ed esistenziale. Voglio dire che essere “in atto” con l’arte significa conservare aprendo, separare e fondere nel crogiolo del linguaggio forma e contenuto, etica ed estetica. Due polarità che vede persino una escludere l’altra. Credo però che un atto estetico che raccolga questa complessità, in filigrana con il vivere, e non il contrario, tiene insieme in un nodo il fare vita e il desiderio di vita. Un nodo solo da illuminare, non da stringere, né da sciogliere. Gli artisti della veglia vogliono ingelosire la natura e il reale. Non espongono significati, ma stemmi della necessità. Vegliano davanti ai tramonti del già stato, aspettando le aurore del non ancora.

Cosa significa per te la cura dei particolari?

Avete cura significa offrire nella forma più luminosa il fare ed il pensiero.

Quale importanza ha la materia nei tuoi lavori?

La materia è ben distinta daimateriali. La materia spesso ci nega l’accesso e non si piega alla nostra volontà.

Ma è anche vero che la materia cade sempre, come noi. Allora accade che tra estasi e cadute la nostra compresenza apra un varco al contatto ed è proprio il contatto a conferire una “temperatura” al farsi della forma e quindi alla sua “bellezza”.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho vari progetti a cui sto lavorando. Il primo è la conclusione di una mia esposizione nella nuova casa di un mio collezionista di Milano.  Una serie di incontri con curatori e filosofi, per ragionare, partendo dal mio lavoro, su alcuni temi del linguaggio del contemporaneo in una prospettiva aperta, volta anche a mettere dei punti fermi sulla presa di posizione che hanno le immagini nell’attualità.

Sto organizzando la presentazione del mio libro Le regole della macchia e proseguo un lavoro sul paesaggio iniziato due anni fa.

Sauro Cardinali.
Sauro Cardinali.
Riproduzione riservata