Giovane attrice veneta alla ricerca di se stessa, Giorgia Faraoni si apre nel corso dell’intervista che segue con rara intensità e consapevolezza, riflettendo sulla sua esperienza alla Festa del Cinema di Roma e sul viaggio interiore intrapreso interpretando Eva, la giovane e complessa protagonista di L’origine del mondo, il primo film di Rossella Inglese. Commossa dal riscontro positivo ottenuto, Giorgia Faraoni manifesta sin da subito un’emozione vibrante che riflette il profondo impatto che questo ruolo ha avuto su di lei, riportandola a un percorso di scoperta personale iniziato proprio con la regista Inglese durante il cortometraggio Eva.
L’incontro con la regista non è stato solo un'occasione di lavoro, ma una vera sinergia artistica. “Ritrovarsi è stato magico: la sua è un’opera prima che rivela tutta la poesia di cui è portatrice… trovo che sia una cineasta veramente talentuosa”, racconta Giorgia Faraoni, trasportata da un’ondata di energia e riconoscenza. Quest’energia ha pervaso il suo lavoro, permettendole di donarsi completamente a un personaggio intrappolato in un destino complesso, segnato da una colpa segreta che la spinge verso una ricerca di redenzione.
Con profondità, Giorgia Faraoni condivide il percorso emotivo affrontato per dar voce a Eva, esplorando le fragilità e le ferite che definiscono il personaggio. Eva, una giovane diciannovenne in cerca di senso, costretta a fare i conti con il proprio senso di colpa, ha dato a Giorgia Faraoni l’opportunità di scavare anche nelle sue stesse emozioni, nei suoi dolori e insicurezze. L’attrice racconta anche di come abbia trovato un terreno comune tra le proprie esperienze di sofferenza e la vulnerabilità di Eva, permettendole di infondere nel personaggio una verità che risuona di autenticità.
Attraverso le sue parole emerge non solo il talento di un’attrice in crescita, ma anche la forza di una donna che, grazie all’arte e alla recitazione, ha imparato a reagire di fronte al dolore, trasformando le sfide personali in risorse potenti per il proprio lavoro.
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Intervista esclusiva a Giorgia Faraoni
“È andata bene: era la prima volta per me che mi ritrovavo davanti a un pubblico e ricevere i complimenti a fine proiezione è stato una bella soddisfazione”, esordisce Giorgia Faraoni quando le si chiede come sia andata la sua esperienza alla Festa del Cinema di Roma, dove nella sezione Alice nella Città è stato presentato il film di Rossella Inglese di cui è protagonista L’origine del mondo.
“Avevo già lavorato con la regista per il cortometraggio Eva, presentato qualche anno fa alla Settimana della Critica, e ritrovarsi è stato magico: la sua è un’opera prima che rivela tutta la poesia di cui è portatrice… trovo che sia una cineasta veramente talentuosa”, prosegue come un fiume in piena Giorgia Faraoni, con quella stessa energia che ha profuso nell’interpretare un’adolescente chiamata a fare i conti con un destino molto più grande di lei.
Chi è Eva dal tuo punto di vista? Cosa hai pensato la prima volta che hai letto la sceneggiatura?
Il primo impatto è stato molto forte: quando ho letto la sua storia, ho dovuto sospendere il mio giudizio. Ho corso il rischio di giudicare male ogni sua azione, ragione per cui ho voluto scavare a fondo per cercare il perché delle sue azioni. L’averla capita per me si è rivelato fondamentale per riuscire a restituire quella purezza che la connota, nonostante quelle scelte sbagliate a cui va incontro e che portano a conseguenze gravissime non solo per lei.
Per comprendere meglio anche la sua fragilità ho dovuto però individuare un minimo comune denominatore con me stessa e la mia esperienza di vita: l’ho trovato nel dolore e nella sofferenza che anch’io ho potuto sperimentare. Ma ho puntato anche sul senso di colpa che l’attanaglia e che la spinge a punirsi tantissimo. Paradossalmente, Eva non è lacerata dal giudizio altrui ma da quello che ha nei suoi stessi confronti.
L’aspetto che ho più amato della sua storia è stato invece la sua capacità di reagire. Un tratto che me l’ha resa molto vicina: di fronte a qualsiasi situazione difficile, per me l’importante è sempre reagire indipendentemente dalla direzione in cui si andrà. Ed Eva a un certo punto reagirà e smetterà di scappare sia dagli altri sia da se stessa.
L'origine del mondo: Le foto del film
1 / 3È stato per te complicato cercare di capire le ragioni della protagonista facendo leva sulle tue sofferenze?
Molto. Ho scelto di avvicinarmi al cinema per superare alcuni dei miei stessi dolori e traumi in un momento molto particolare della mia vita. Ho cercato nell’arte un modo per tirare fuori le mie emozioni, per capirmi, per avvalorarmi, per darmi forza e per sentirmi bella. È stata la mia maniera per mostrare che ho anch’io qualcosa di interessante da dire.
Non avendo dunque alle spalle una formazione accademica e tecnica, mi sono fatta molto male nell’interpretare Eva ma mi è servito moltissimo. Ho intenzione di studiare e di perfezionarmi ma questo modo di esperire il cinema in maniera quasi viscerale si avvicina al mio concetto stesso di recitazione e, senza peccare di presunzione, dai commenti che ricevo sembra che le emozioni provate siano arrivate anche agli altri.
Per certi versi, sprofondare nel dolore di Eva è stato anche terapeutico e catartico. Forse perché avevo bisogno anch’io di scavare nella sofferenza per rinascere. Ho la tendenza ad andare avanti di fronte a qualcosa di brutto che mi accade e a pensare di essere forte… ho invece scoperto che a volte è utile fermarsi, soffrire e lasciar cicatrizzare la ferita prima di guardare oltre.
Da dove nasce la tua volontà di diventare attrice?
Fondamentalmente da un forte desiderio di rivalsa personale. Avrei voluto avere un’altra ragione, parlare di passione profonda o di sacro fuoco che brucia dentro, ma purtroppo non sono mai stata una persona che ha avuto una grande autostima, almeno fino a quando non ho deciso che anch’io avrei potuto in qualche modo lasciare il segno con qualcosa che non fosse il mio lavoro di cameriera.
La recitazione è stata dunque la via per cercare un riscatto… quello che a prima vista appare però come mosso da sentimenti negativi è in realtà frutto di un sentimento puro, dall’amore per me stessa e dalla voglia di sentirmi anch’io degna agli occhi degli altri. Ma non è arrivata subito la recitazione: mi sono prima avvicinata alla musica scrivendo canzoni e poi quasi per gioco alla fotografia per provare a vedere come si stava davanti a una camera. Il caso ha fatto sì che poi venissi scelta per un videoclip, dando il via a quello che è venuto dopo.
Da cinque anni posso dire di fare l’attrice avendo avuto anche la grande fortuna di essere stata scelta sin da subito per ruoli da protagonista. Si trattava di produzioni soprattutto indipendenti ma mi sono servite tantissimo per muovere i primi passi e imparare a calibrare le emozioni. Va bene lo studio ma per questo lavoro si impara molto anche sul campo, fermo restando che la più grande palestra rimane sempre la vita vera che porta a provare sentimenti che un giorno si potranno portare nei personaggi.
La mancanza di autostima era indotta da altri?
Non solo. Era qualcosa che in primo luogo partiva da me e aveva origine nell’essere stata una bambina con qualche chilo in più, gli occhiali e l’apparecchio ai denti. A scuola gli altri mi prendevano anche in giro: la mia è un po’ la classica storia del brutto anatroccolo… ma, seppur diventata cigno, ho continuato per tanto tempo a non vedermi come tale.
Non mi hanno poi aiutata le relazioni tossiche che ho avuto e che hanno contribuito quasi ad azzera la stima che avrei potuto nutrire per me stessa. Almeno fino a quando non ho realizzato che la mia autostima non poteva dipendere dagli altri: dovevo trovare dentro me stessa quell’amor proprio che serve per sentirsi degni di questo mondo. In tal senso, l’arte e la recitazione mi hanno salvata diventando anche gli strumenti attraverso cui, tralasciando il lato estetico, posso lasciar emergere quella purezza interiore, bellezza d’animo e spessore che ho cercato di trasferire anche in Eva.
Anche alla luce della tua esperienza personale, cosa ha significato mostrarsi letteralmente nuda in scena?
Mi ha molto aiutata il fatto che la regista era una donna. Già nel corto girato insieme, avevo avuto prova della sua poeticità e del modo con cui mi aveva portata a usare il corpo in scena, mettendomi a mio agio e non facendomi sentire né osservata né giudicata. È un risultato che ho raggiunto pian piano: al primo ciak, ero immobile ma passo dopo passo ho acquisito la fiducia necessaria, supportata anche dalla produzione e da una troupe ridotta al minimo. Devo ringraziare anche Fabrizio Rongione, il mio partner in scena, per la sensibilità e la delicatezza che ha avuto nel rapportarsi con me e con la mia spontaneità.
Tra l’altro, l’aspetto forse ironico è che per il corpo di Eva ho anche dovuto mettere su qualche chilo rispetto ai miei attuali. Avendo un’età maggiore della sua, per far sì che risultasse credibile il suo fisico da post adolescente ho dovuto trasformare il mio. Può sembrare banale ma mi è servito per entrare nel suo mondo e attuare una metamorfosi a tutto tondo, funzionale al racconto.
In una delle prime scene di L’origine del mondo, Eva è protagonista di un sex tape amatoriale che si diffonde tra i coetanei, un argomento di scottante attualità.
Mi piace definire Eva come una ragazza molto libera: agli occhi degli altri non mostrerà mai quanto sta morendo dentro… e maggior ragione capirà di esserlo ancora di più quando smette di sopportare il peso di azioni di cui non ha alcuna colpa. In quelle prime scene ho voluto mostrare tutto il suo carattere forte ma anche quella aggressività che manifesta nei confronti degli altri per nascondere in realtà la sua fragilità, quella dolcezza che lentamente emerge quando inizia a risolvere i suoi conflitti interiori e non sente più il bisogno di indossare una corazza.
Un po’ invidio la sua “sfrontatezza” iniziale: se un mio video privato fosse finito in rete o sugli smartphone degli altri, avrei probabilmente tentato il suicidio. E non è una frase pronunciata per stupire: ricordiamoci sempre che siamo di fronte a un vile reato che mina fortemente la psiche della vittima, come ci insegna tristemente anche la cronaca. Anche perché viviamo ancora in una società fortemente maschilista per cui inevitabilmente la donna al centro di un sex tape è una poco di buono persino agli occhi delle altre donne… sull’uomo non c’è mai un giudizio così forte.
La storia è poi ambientata in una provincia resa ancora più cupa e claustrofobica. Non ti sei mai sentita psicologicamente costretta?
Sono arrivata a Biella una settimana prima delle riprese perché volevo conoscere la città, passeggiare e ambientarmi nel mondo che sarebbe stato poi di Eva. E l’ho trovata effettivamente cupa, un luogo in cui, non essendo milioni gli abitanti, si conoscono tutti: mi ha ricordato il posto in cui sono cresciuta con tutti quei meccanismi che ben conoscevo. Psicologicamente costretta? Sì, ero talmente dentro alla storia che in alcuni casi, soprattutto di fronte a scene forti, il mio corpo ha somatizzato le emozioni portandomi a vomitare subito dopo le riprese ma mi è servito tutto quanto per entrare meglio nella psiche della protagonista. Aggiungo, però, che ci siamo anche divertiti molto sul set: non è stato sempre tutto così pulp (ride, ndr).
Hai mai sentito invece il peso del confronto con gli attori con cui ti confrontavi, da Rongione a Roberta Mattei?
Prima di conoscerli ero molto in ansia. Sapevo che Fabrizio era stato il protagonista di diversi film dei fratelli Dardenne e conoscerne la levatura internazionale mi dava un’asia da prestazione incredibile. Ma anche in questo caso il supporto della regista ha contribuito pian piano a infondermi sicurezza: mentre io le palesavo i miei dubbi chiedendole cosa dovessi studiare o delle dritte, lei mi ricordava le contingenze, come il dover andare in bicicletta… Le prove le hanno dato ragione: sia Fabrizio sia gli altri si sono rivelati persone dolcissime nei miei confronti.
A proposito di confronti, Eva ha un rapporto complicato con la madre: la sua figura c’è ma è come se fosse del tutto assente.
Credo che le presenze assenze siano un grande problema generazionale di oggi. Purtroppo, è sempre più complicato tenere le famiglie vicine e unite. Ma non perché i genitori si separino: ai ragazzi mancano per varie ragioni il calore umano e i valori che la presenza familiare trasmetterebbe. L’origine di tutte le insicurezze di Eva è da ricercare proprio nel suo sentirsi sola.
…e tu ti sei mai sentita sola?
Sono molto fortunata: mia mamma, mio fratello e mia nonna mi sono molto vicini e mi supportano in ogni mio passo. Mio padre è venuto a mancare qualche tempo fa ma i miei sono sempre stati molto uniti e mi hanno dato dei bellissimi valori in cui credere.
Come ha reagito mamma quando le hai comunicato che volevi fare l’attrice?
Avevo già un lavoro per cui mi pensava “sistemata” quando le ho comunicato la mia volontà. Non ha provato però a farmi desistere dal proposito: “Vai, prova ma devi arrangiarti perché non navighiamo nell’oro”. Certo, non nego che non mi avrebbe fatto comodo un sostegno economico ma molto probabilmente è stato meglio così: la fame mi ha spinto a correre più veloce di altri e a muovermi da autodidatta. Non potendomi permettere una scuola, ho letto non so più quanti libri sui vari metodi di recitazione e ho cominciato a cercare anche sui social qualsiasi opportunità di lavoro, accettando progetti, anche pagati pochissimi o niente, che mi permettevano di accumulare esperienza e di imparare il prima possibile.
Tanti progetti, tra cui anche un horror. Di cosa ha paura Giorgia?
Del tempo… il tempo che passa è qualcosa che mi uccide, ragione per cui cerco di vincerlo in velocità. Sono costantemente in corsa contro il tempo, inseguita, e senza volerne fare una critica filosofica la colpa è anche dei social che ci mostrano quanto gli altri abbiano fatto dando l’impressione che corrano più veloci di noi. Ho paura di fermarmi…
Il fermarsi implicherebbe anche il pensare…
…e lo stare da soli. Forse è per questo che tendo a circondarmi di amici o di persone con cui fare qualcosa: è un modo per sfuggire da se stessi e non guardarsi dentro. Anche se poi inevitabilmente arriva il momento di dirsi “stop” e immergersi nei propri pensieri per rinascere. Detto ciò, non sono però una persona cupa, anzi: sono molto allegra e ho anche una bella verve comica, nonostante mi affidino sempre ruoli molto drammatici. Prima o poi, mi piacerebbe cimentarmi anche in una commedia o in un action.
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Eva: Le foto del corto
1 / 7È stato semplice trasferirsi dal Veneto a Roma?
Inizialmente no. Non ero abituata alla grande città e, per di più, non conoscevo nessuno. Ho trascorso il primo anno chiusa in casa, non uscivo e non frequentavo nessuno (men che meno gli altri attori). Poi, è arrivato il lockdown e mi ha salvata: eravamo tutti fermi e per la prima volta non ho sentito l’esigenza di correre, ero uguale a tutti gli altri e avevo il tempo di ritrovare quelle passioni che stavo quasi perdendo.
Ho cominciato a leggere i libri di cui prima o a vedere film, riappropriandomi del desiderio di voler fare questo lavoro. Ed è stato cercando su internet ho anche trovato il casting per Eva, dando il via a quel percorso che mi avrebbe portata dritta a Mia di Ivano De Matteo con un ruolo significativo, seppur piccolo, che mi è servito a capire che era questa la mia strada e che avevo forse anch’io qualcosa da dire.
E come ti senti oggi?
Felice. Ho visto tutta la sofferenza attraversata per L’origine del mondo ripagata dall’amore di chi ha capito e apprezzato Eva… mi vien da piangere ma di gioia. In più, è grazie a Eva che ho imparato che bisogna essere forte e reagire per essere libera: oggi ho una consapevolezza diversa.