Il podcast di Giulia Di Quilio, È il sesso bellezza!, ritorna per una seconda stagione a partire dal 25 settembre Disponibile su tutte le piattaforme digitali, il podcast affronta in dieci nuove puntate, dalla durata di cinque minuti ciascuna, argomenti dedicati alla sessualità e a tutte le sue implicazioni con un punto di vista chiaro e inequivocabile: quello femminile.
Forte del titolo di Miglior Podcast Benessere al Premio IlPod – Italian Podcast Award, Giulia Di Quilio con ironia e con il suo immancabile sorriso affronta in questa nuova stagione di È il sesso bellezza! temi particolarmente interessanti. Se nella prima serie i temi caldi sono stati il tradimento, il calo del desiderio, il sesso in gravidanza, i sogni erotici, la masturbazione, le insicurezze legate al corpo, e i sexy toys, nella seconda si parlerà di dimensioni, di poliamore, di matrimoni bianchi, di sesso e disabilità, e di molto altro ancora.
L’obiettivo di Giulia Di Quilio, del resto, è quello di proporre grazie al podcast È il sesso bellezza! una nuova narrazione del sesso e del corpo come strumento di piacere, e del piacere come dimensione fondamentale dell’esistenza sfidando luoghi comuni, cliché e benpensanti, e allacciandosi alla sex positive.
Giulia Di Quilio (attrice, performer di burlesque e scrittrice) per la seconda stagione del podcast È il sesso bellezza! ha pensato di affidarsi a cinque monologhi e a cinque interviste a persone coinvolte in prima linea nella divulgazione della sex positive. Sentiremo così Shinratensei98, ovvero Matteo e Vittoria, sex workers e creatori di contenuti erotici; Jenevieve LeJeune CEO dello Skirt Club (sex-party per sole donne); Serena Grasso Peer Educator e Presidentessa dell’organizzazione Piacere per tutti, progetto di sviluppo della sessualità nei giovani con disabilità; Diego Tigrotto Glikman e Libera Ligorio creatori del mazzo Sex Positive Tarot e, infine, lo psicologo e psicoterapeuta Michele Mezzanotte.
Potevamo non parlarne direttamente con lei? Ovviamente, no. E le ragioni di quest’intervista esclusiva con Giulio Di Quilio si trovano nelle sue risposte: educhiamo i giovani alla sessualità (e al consenso) e non al puro atto meccanico, forse è la più importante di questi tempi.
Intervista esclusiva a Giulia Di Quilio
“Sono sul set di un film francese in questi giorni. Sono impegnata anche in scena molto sensuali ma il regista ha un rispetto incredibile nei confronti di noi attori”, mi racconta come prima cosa Giulia Di Quilio nello spiegarmi perché la nostra chiacchierata era stata traslata di un’ora. “È la storia di un pittore che perde i genitori in giovanissima età e che si reca a Parigi, dove incontra due persone molto importanti per la sua vita. Tra queste due, ci sono io, una sorta di pigmalione a ruoli invertiti che diventerà la sua amante e lo trasformerà in un pittore affermato. Un ruolo che sovverte i cliché e che in Italia nessuno mi ha mai proposto”.
Noi ci ritroviamo però per parlare della seconda stagione del podcast È il sesso bellezza!. In cosa si differenzia dalla prima?
La seconda stagione nasce sulla scia della prima, andata benissimo e vincitrice di un premio inaspettato come “miglior podcast benessere”. Non mi sarei mai aspettata tale riconoscimento perché, comunque, il mio era un podcast indipendente che in quella categoria si scontrava con altri titoli realizzati da grandi major, ragione per cui vado molto orgogliosa. Di diverso, la seconda stagione ha solamente le interviste: i toni rimangono sempre gli stessi, cambiano gli argomenti e si sono aggiunte le chiacchierate con alcuni esperti.
La decisione di inserire le interviste è una diretta conseguenza. La prima stagione è composta da nove monologhi e un’intervista. Guardando i dati di download e ascolto, l’intervista ha riscosso particolare successo e, quindi, questa seconda stagione sarà composta da cinque monologhi e cinque interviste.
Come hai scelto le persone da intervistare?
Ho seguito le mie passioni e ciò che mi attraeva. Sono ad esempio un’appassionata di tarocchi e nell’ambiente in cui lavoro ho avuto modo di conoscere un performer che sta sviluppando l’idea di coniugare i maggiori arcani con alcuni temi legati alla sex positive, al consenso e alla body positive, tutti argomenti che mi interessavano e riguardavano. Ho poi intervistato Jenevieve LeJeune, la creatrice del format inglese dello Skirt Club, che consiste in serate sex-party a tema femminile: mi aveva scritto per invitarmi a un party a Milano e mi si è accesa la lampadina, come per tutto ciò che richiama un’apertura sull’erotismo e sulla sessualità.
Tra gli intervistati, c’è anche Serena Grasso, peer educator e presidentessa dell’organizzazione Piacere per tutti, un progetto di sviluppo della sessualità nei giovani con disabilità.
Si tratta quasi di un argomento tabù che anche il cinema ha osato affrontare solo pochissime volte. Ricordo un film olandese (con un remake statunitense) e uno con Helen Hunt nei panni di una sex worker ma poi nient’altro. Ovviamente, non ne ha mai parlato il cinema italiano, che ha dei problemi enormi nel trattare la sessualità: basti vedere come alle attrici, mi baso un po’ sulla mia esperienza personale, si propongano solo ruoli da mamma o da prostituta, come se non esistessero le vie di mezzo o le varie combinazioni.
Se già si fa fatica a parlare di sessualità, pensiamo a quanto complicato sia associarla alla disabilità. Serena Grasso conviene con me quando sostengo che si tratta di un’altra forma di discriminazione, che lei vive sulla propria pelle, come se le persone con disabilità non avessero bisogni sessuali. Serena vive al Sud e si occupa di promuovere la questione, organizzando giornate e workshop per avvicinare i ragazzi e le ragazze con disabilità ai temi della sessualità e alle/ai sex worker. Inoltre, insieme a un’altra persona, lavora anche alla creazione di sex toys per disabili, diversi rispetto a quelli comunemente in vendita.
Cosa ti ha sorpreso durante le interviste?
Tra le persone intervistate c’è Shirantensei98, ovvero Mario e Vittoria, due sex worker e creatori di contenuti erotici. Mi hanno raccontato che tra le richieste che ricevono più spesso per contenuti da pubblicare sulle loro piattaforme ci sono i cosiddetti “video blasfemi”, di cui ignoravo l’esistenza: in quarant’anni di età, non ne avevo mai sentito parlare! Si tratta in pratica di video in cui la lei pratica autoerotismo e impreca. Mi sono data una mia spiegazione: molto probabilmente c’è chi sublima così la repressione e l’oppressione religiosa, esorcizzando gli insegnamenti ricevuti. Non dimentichiamo che l’aspetto sessuale va a toccare la parte più profonda di noi, quella più impulsiva e animale a cui abbiamo paura di avvicinarci.
Tutti gli argomenti sono trattati con ironia, una dote che rende il tuo podcast, È il sesso bellezza! differente dai tanti altri in cui in maniera seria di parla di sesso con esperti.
Non è un trattato di sessuologia. Non volevo realizzare un prodotto di quel tipo prima di tutto perché non ne ho le competenze e dopo perché volevo raccontare il mio punto di vista, quello di una donna over quaranta con tutte le sue esperienze e ciò che negli anni ha imparato del sesso e del rapporto con il proprio corpo. Con il corpo ci lavoro da sempre, sono una performer di burlesque: tra l’altro, ogni volta che lo dico, mi fa ridere che poi mi si chieda cosa ne pensi mio marito, come se una donna non fosse libera di scegliere cosa fare e cosa no in base ai desiderata del suo uomo. È una domanda che è figlia di quella nostra cultura patriarcale che fatichiamo a scrollarci di dosso: “ti spogli e tuo marito non dice niente?”. Vi sembra normale?
È ancora così forte il pregiudizio?
A volte, mi sconvolgo. Mi ritrovo da un lato a frequentare colleghi e amici che la pensano come me ma dall’altro lato, uscendo dalla bolla, ho a che fare con la vita di tutti i giorni, quella in cui magari accompagno i miei figli a scuola e mi ritrovo a parlare con gente molto lontana da me che mi pone domande che per me non hanno ragione di essere. Forse ciò che mi spinge a parlare anche di più di cose intime è proprio il desiderio di sradicare certe convinzioni e certi retaggi.
Mi è capitato anche di assistere a conversazioni in cui alcune mamme sottolineano come la maestra “X” si vesta in maniera provocante per catturare l’attenzione dei papà. O ad altre in cui mi attaccano dei bottoni sui loro figli, sottolineando come vivano solo in loro funzione dimenticando che prima di essere mamme sono anche donne.
Capisco che è difficile conciliare i due ruoli, viviamo in un Paese che non fa nulla per essere d’aiuto e certe donne finiscono con il non curarsi più, dedicandosi totalmente alla famiglia e dimenticando persino di esistere. Anch’io ho dovuto fare i conti con la maternità e solo con tanta analisi ho realizzato che dovevo prendermi del tempo per me stessa senza poi sentirmi in colpa o una madre snaturata che lascia i figli per seguire le proprie passioni.
Parlare di sesso alle nuove generazioni non è facile. Hanno più accesso al sesso ma ciò non significa che lo conoscano bene o sappiano cosa sia.
Internet ha facilitato l’accesso al sesso: chiunque, anche i bambini, possono imbattersi in contenuti erotici o, peggio ancora, pornografici. Ai miei figli ho sempre cercato di parlare di sessualità in maniera aperta proprio per evitare che ne abbiano una percezione sbagliata. Servirebbe un’educazione alla sessualità a partire sin dalla tenera età: i giovani parlano tanto di sesso ma spesso non sanno cosa fare, come procurare piacere al/alla partner o procurarselo da soli/e.
Si allertano i giovani sulle malattie o sulle gravidanze indesiderate ma raramente si parla loro di piacere, di desideri o di fantasie… ma anche tra partner stessi: spesso chi mi scrive mi parla di sue fantasie che non ha mai confessato alla persona con cui sta per paura di sentirsi “strano” o “malato”. Bisognerebbe far capire che le fantasie sono il carburante del sesso e non stranezze o che la sessualità non è solo l’atto del sesso ma tutto ciò che gira intorno all’eros.
Beh, il sesso è un rituale dopo tutto…
Esatto. Non è solo l’atto in sé ma è anche tutto quello che accade prima e anche dopo. Andando avanti con l’età, mi sono ad esempio resa conto che non mi importa molto dell’atto meccanico in sé ma che mi piace proprio il flirt. Quindi, che ben vengano le fantasie… un po’ meno, invece, le aspettative: sono pericolose perché se deluse, scappi via dall’altro.
Tornando all’educazione sessuale, occorrerebbe spiegare alle donne come cambia il corpo con la gravidanza (durante e dopo), con le mestruazioni o con la menopausa. Sono tutti tabù di cui quasi ci vergogniamo, così come noi donne ci vergogniamo del dedicarci al nostro piacere. Io stessa quand’ero ragazza assecondavo il maschio senza preoccuparmi di me perché non ero abituata a farlo. Ho scoperto col tempo che il miglior sesso non è quello dei vent’anni, quando sei nel pieno vigore fisico ma pieno di complessi, ma quello dell’età adulta. Ora è come se i miei orgasmi fossero anche più intensi!
È stato relativamente tardi che ho capito che dovevo pensare a me. È avvenuto quando mi sono sentita “figa” e mi ha aiutato molto proprio il burlesque. Mi sentivo prima complessata e mai all’altezza ma il burlesque e l’analisi mi hanno aiutato a vincere ogni dubbio. Trovando la mia dimensione, ho poi cominciato a pensare a me stessa, al mio corpo e ai miei bisogni.
L’intervistatore pieno di preconcetti ti chiederebbe se ne è stato contento tuo marito.
Ecco, questo è un altro tema poco dibattuto ma che nel podcast affronto: il sesso all’interno di un matrimonio che dura da molto tempo quasi sparisce. Dovrebbe essere illegale far sesso con la stessa persona per più di cinque anni! Quando lo dico, in molti si stupiscono ma la passione, come direbbero gli esperti più seri, dopo un po’ si spegne.
Uno dei temi che ovviamente affronti nel podcast è il poliamore…
Sono andata alla scoperta dei vari tipi di relazione, valutandone i pro e i contro di ognuna. Ed è così che sono venuta a conoscenza di come gli antichi greci davano nomi diversi all’amore in base alla fase che si stava vivendo. La fase dell’eros, ad esempio, rappresentava per loro l’inizio e non ci si poteva di certo fermare a quella: significherebbe altrimenti non evolversi.
Performer, scrittrice e attrice, sei impegnata anche a teatro…
Con uno spettacolo dove pratico burlesque nella cornice della rappresentazione teatrale. Si intitola La misteriosa fiamma della Regina Loana, tratto da un libro di Umberto Eco. È una pièce teatrale che si trasforma in varietà: amo la contaminazione tra i generi!