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“Mia madre mi ha insegnato l’amore per la cucina. E io lo trasmetto ai miei figli”: Intervista esclusiva a Giusina in cucina

Giusina in cucina non è più un programma rivelazione ma una realtà concreta che da due anni ci accompagna ogni sabato. Abbiamo incontrato Giusina o, meglio, Giusi Battaglia, per farci spiegare le ragioni del suo successo e per farci raccontare chi è come donna e mamma.

Il volto di Giusina in cucina è entrato nelle nostre case all’improvviso. Eravamo in piena epoca CoVid, nel maggio 2020, quando su Food Network siamo stati rapiti da una giovane donna siciliana che, dalla cucina di casa sua, ci presentava succulenti piatti legati al gusto e alla tradizione palermitana. In breve tempo, quella che doveva essere una puntata di “prova” si è trasformato in un successo che, da due anni, ci tiene compagnia nel pomeriggio del sabato.

Il fare di Giusina in cucina è rassicurante. Davanti alla preparazione delle sue ricette, si rimane incantati dal sorriso con cui Giusina, come uno di noi, impasta, prepara, cucina e impiatta. Infarinandosi le mani, impastando, faticando, friggendo, raccontandoci della tradizione e della storia di ogni singolo piatto. E, soprattutto, regalandoci sorrisi.

Non si ha mai la sensazione di stare ascoltando una lezione. Non c’è mai una maestrina che dall’alto della sua conoscenza diffonde sapere. C’è semmai un’amica che ci conduce mano nella mano, ci svela segreti e trucchetti, ci invoglia a cucinare. Il segreto del successo di Giusina in cucina sta nel sentirsi a casa, tra amici, e nella capacità di Giusina di abbattere barriere con un linguaggio semplice, diretto ed efficace.

  • Un programma nato per caso

Come ormai molti sapranno, Giusina in cucina è nato per caso. In pieno lockdown, quando tutti ci divertivamo a impastare pizze per ingannare la noia, Giusina ha fatto appello alla sua passione per la cucina realizzando quella prima puntata tra le mura della sua abitazione. È bastata la sua dimestichezza con i fornelli, un cavalletto acquistato online e un telefono cellulare tenuto in mano dal marito, per dare il via a ciò che oggi è sotto gli occhi tutti.

Da quel maggio 2020, il programma non si è mai fermato. Ha avuto un’edizione speciale in estate, la Seasicily Edition, e ha generato un libro che, sorprendentemente, è stato uno dei regali più gettonati del Natale 2021 e che è tuttora nelle classifiche nei più venduti. Ciò che in molti, invece, non sanno è che dietro Giusina in cucina si nasconde una donna che, vincendo le sue insicurezze e le sue mille paranoie, è riuscita ad affermarsi sia nel privato sia professionalmente ancor prima di divenire la Giusina che tutti amano.

  • Una strada di incontri

Dietro Giusina si cela Giusi Battaglia, affermata giornalista palermitana e ufficio stampa di molti importanti artisti, a partire da Ficarra e Picone. Chi vi scrive, poi, conosce Giusi Battaglia dai tempi dell’università. Frequentavamo Scienze della Comunicazione a Palermo e Giusi Battaglia era un mito per tutti coloro che avevano intrapreso quel percorso di studi. Giovanissima, era quella che “già lavorava” in un settore come quello della comunicazione saturo allora quanto ora.

Giusi era una giornalista che sin dai primi acerbi pezzi mostrava tutto il suo carattere e la sua determinazione. Ricordo ancora quando per un primo pezzo sul più noto quotidiano di Palermo venne mandata a seguire una gara di lancio del martello senza sapere cosa fosse il martello in azione. Si trattava di una gara rivelatasi importante e il pezzo finì in prima pagina. Da allora, di tempo ne è passato ma, come spesso accade, la vita è fatta di cicli che si ripetono.

Incontrai nel mio percorso lavorativo Giusi Battaglia anni dopo. Mi occupavo della gestione del database di FilmTv.it, all’epoca appartenente al gruppo Mondadori, quando ricevetti un comunicato stampa su un film di Ficarra a Picone firmato da Giusi Battaglia. Curavo una rubrica sui mestieri che ruotano intorno al cinema (si chiamava CineLavorando) e decisi che avrei dovuto intervistare lei come simbolo delle attività di ufficio stampa. È stata la sua prima intervista ma già allora sapevo che aveva qualcosa in più: aveva dentro un fuoco che la portava a voler dare il meglio di sé sul lavoro.

E, nonostante, il successo di Giusina in cucina, Giusi non ha mai abbandonato l’attività di ufficio stampa. Basti pensare che l’intervista realizzata è avvenuta mentre era nel pieno del turbinio della promozione di Lol 2 – Chi ride è fuori per Prime Video, un compito non facile in tempi di guerra.

Giusi Battaglia, Giusina in cucina.
Giusi Battaglia, Giusina in cucina.

INTERVISTA A GIUSI BATTAGLIA

Com’è stato questo ultimo anno? Immagino che la tua vita sia stata letteralmente stravolta tra tv, web e libro.

È stato un anno bellissimo, meraviglioso, ma faticoso. Ammetto che un po’ di fatica c’è perché il lavoro è la mia priorità ed è rimasto così anche quest’anno. Gli impegni legati al mondo di Giusina in cucina sono aumentati: ho scritto un libro, ho realizzato tantissime nuove ricette per il web e ho registrato il programma. Il 3 maggio festeggio due anni dalla primissima puntata. Sembra ieri ma sono trascorsi due anni. Non c’è stato un momento in cui sono rimasta ferma: Giusina in cucina è sempre in onda!

Con nuove puntate e maratone di tutto rispetto. Giusina in cucina è uno dei programmi più visti del canale con ascolti da prima serata e il libro di ricette che ne è seguito è un best seller tuttora.

La rete, Food Network, è contenta dei risultati ottenuti. È stato un anno colmo di soddisfazioni e gioie. Il libro è stato poi la chicca che non mi aspettavo: ha raggiunto vendite impensabili e continua a non fermarsi. Siamo già alla quinta ristampa. Ed è un risultato travolgente. Il mercato è molto saturo. Ci sono tantissimi libri di cucina e trovare quella piccola nicchia i cui emergere non era così scontato neanche nelle migliori previsioni. Da ufficio stampa che cura anche la promozione dei libri dei propri talenti, so che oggi è molto difficile vendere. E, invece, è successo.

Quale pensi che sia la tua chiave vincente? Io un’idea me la sono fatta. Sono la semplicità e il sorriso. Tanti programmi di cucina tendono a restituire l’idea di un maestrino che insegna. Con te, invece, in Giusina in cucina si ha come l’impressione di essere a casa e di condividere l’esperienza della cucina sullo stesso piano. È rassicurante per lo spettatore, che è invogliato a ripetere le ricette.

Sono rimasta sempre uguale e ciò ha pagato. Ho conservato le mie insicurezze, i miei errori e la bontà delle cose che preparo. La gente ha amato questo mio modo di essere. In prima battuta, il successo di Giusina in cucina è, però, a mio avviso, da attribuire alla Sicilia. La Sicilia è oramai un brand e la sua cultura ha una grande forza. Le mie non sono solo semplici ricette ma hanno dietro un racconto: questo è per me fondamentale. A parte scegliere delle ricette che mi rappresentano, scelgo anche delle ricette che hanno una storia, che hanno un substrato e una tradizione da raccontare. Probabilmente in tv non c’era qualcosa del genere.

Ricette che vengono dalla tradizione siciliana ma anche ricette che appartengono alla tua tradizione familiare. Nell’amore che hai per la cucina, grande ruolo ha giocato la figura di tua madre che, sin da bambina, ti mostrava quali fossero i passi e gli ingredienti necessari per un buon piatto.

Ma, soprattutto, l’amore per il cibo. Mia madre mi ha trasmesso l’amore per il cibo ed io lo sto trasmettendo ai miei figli. Non tanto a Marco ma a Luca, che è un appassionato. Si incanta a vedermi cucinare, prende il suo sediolino, si mette al mio livello e impasta. È già andata in onda una puntata di Giusina in cucina in cui Luca è voluto entrare nella registrazione così come si trovava, con il maglioncino di casa. Ho chiamato il direttore di rete per spiegargli quanto stava avvenendo e per chiedergli il permesso di farlo stare davanti alle telecamere. Abbiamo preparato insieme gli strombolini, un lievitato.

E, mentre la settimana scorsa registravo delle nuove puntate, Luca è tornato da scuola, si è lavato le mani ed è venuto al mio fianco. Ha fatto con me i pupi cu l’ova, un dolce tipico della tradizione pasquale siciliana. Si vedrà nella puntata che andrà in onda il sabato di Pasqua. Per me, è una cosa meravigliosa perché, per i compagni dei miei figli, io sono Giusina in cucina. Quando chiedono loro come si chiama la mamma, Marco e Luca rispondono “Giusina in cucina”! Mi vedono sotto questa veste e non mi dispiace neanche: per me essere in cucina è condivisione, è famiglia. Se non hai nessuno per cui cucinare, non cucini, no?

Ma, mentre Luca cucina con te, Marco come reagisce?

Vi racconto un aneddoto che è divertente. Quando Luca è entrato per la prima volta a cucinare con me mentre registravo, ho chiamato anche Marco, chiedendogli se volesse venire. Mi ha risposto: “No, no. Io devo giocare”. L’ho lasciato giustamente giocare, non avrei mai forzato la mano. Nel momento in cui la puntata è andata in onda, si è arrabbiato da morire: “Perché Luca sì e io no?”. E, rivolgendosi al fratello, ha continuato: “Tu non dovevi registrare Giusina in cucina. Dovevi stare a giocare con me!”. Lo ha colto la gelosia.

Marco è un disturbatore nato. Per il web, per il calendario dell’Avvento, ho proposto per l’ultima puntata il loro dolce preferito: la torta al cioccolato. L’abbiamo preparata insieme. Guardando il video, noterete che Marco mangia la cioccolata piuttosto che aiutarci: non gliene importa niente!

https://www.youtube.com/watch?v=yr3PrsJR53U

Sono gemelli ma hanno caratteri diversi.

Sono totalmente all’opposto e ognuno con il proprio carattere. Con una sensibilità differente. Ma loro sono la mia vita. Se raccontassi la mia vita senza di loro, la racconterei a metà.

La loro nascita è stata da te fortemente voluta.

Sono due bambini che ho fortemente voluto. In un primo momento, non ho saputo che fossero gemelli. Credevo fosse solo uno ma dopo quattro mesi ho scoperto che erano due, che c’era un secondo non previsto. Sono un vero miracolo perché ho avuto una storia gravidica molto particolare. Sono stata operata d’urgenza mentre ero in gravidanza per salvar loro la vita. Non mi avevano dato grandi chance di vita per i bambini. Probabilmente, potevano nascere con problemi neurologici importanti. E, invece, è andato tutto bene.

Hai parlato con Luca e Marco del momento storico complicato che stiamo vivendo, dal CoVid alla situazione in Ucraina?

Ovviamente, si. Della guerra abbiamo parlato proprio qualche sera fa. Ho preteso che guardassimo insieme il telegiornale all’ora di cena e non i cartoni spiegando loro che c’era la guerra. Si sono fermati a guardare le immagini. Sono andate in onda immagini di bambini … morti e ne parlavo sottovoce con mio marito. Luca, che è di una sensibilità estrema, mi ha detto: “No, mamma, non sono morti. Stanno facendo la nanna”.

Gli ho spiegato che è una situazione molto brutta. Sono ancora piccoli, non hanno la coscienza critica per metabolizzare l’accaduto, ma hanno capito la gravità. Mentre ogni sera piangono se non vedono i cartoni, sono stati buoni buoni a guardare il tg con le bombe, le armi… A casa mia non sono mai entrate pistole giocattolo, non ho mai amato certi tipi di gioco. È importante regalargli un po’ di innocenza, la loro età lo pretende.

Abbiamo anche in passato parlato del CoVid. Mi chiedevano spesso quando andasse via il virus. Lo hanno percepito molto quando hanno dovuto mettere le mascherine per andare a scuola. Venivano dall’asilo dove non erano previste. Ricordo che spesso stavano in giardino a giocare e li sentivo gridare: “Vattene via, brutto virus!”. Sono una scoperta e un’emozione continua.

Tra l’altro, sono due splendidi bambini che vanno ad arricchire la tua già bella famiglia, di cui fa parte anche Nebbia, il cane che hai adottato da Striscia la notizia.

Sì, 11 anni fa dal bancone di Striscia è arrivato Nebbia, il mio primo figlio. Continua a essere il mio figlio maggiore. È sempre con noi, nonostante qualche malanno che ce lo stava per portare via. Nebbia è sempre stato un compagno di giochi per i bambini. Ricordo che, quando li portai a casa dall’ospedale dopo un po’, Nebbia stava tutto il giorno di guardia sotto le culle. Non si muoveva mai. Niente riusciva a distrarlo e rimaneva come in adorazione dei piccoli. Non c'è stato mai un momento in cui abbia abbaiato o ringhiato a Luca e Marco, nonostante loro gliene facciano di tutti i colori: lo cavalcano tipo pony.

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E, come ha reagito tuo marito, alla nuova situazione che stai vivendo e a questa improvvisa popolarità?

Insieme a me, è stato un po’ l’artefice di tutto. Le prime ricette per la tv le abbiamo realizzate insieme, solo io e lui. È un ex cameraman e, se non ci fosse stato lui, quando ho avuto l’input che mi ha portata a vivere questa grande avventura, non avrei avuto dei video di ottima qualità: non era e non è il mio mestiere. Forte della sua preparazione, si è industriato. Abbiamo comprato online un cavalletto utile alle riprese fisse e con un altro telefono cellulare faceva le riprese mentre cucinavo. Nessuno dei due immaginava che quel primo video ci avrebbe cambiato la vita.

Nella vita, le cose belle e le cose brutte avvengono sempre improvvisamente. Se fosse venuto un angelo e mi avesse raccontato che sarebbe accaduto tutto questo, avrei risposto che non era possibile. Oltrepassati i 40 anni, con un lavoro che mi soddisfaceva, mi rendeva felice e che mi ero costruita da sola, mai ci avrei creduto. Giusina in cucina, a discapito dei malpensanti, è arrivato davvero per caso e devo dire grazie a mio marito per avermi supportato e supportarmi.

C’è da badare alla famiglia quando si registrano le puntate, ci sono le mie assenze: se non avessi avuto una famiglia unita, sarebbe stato tutto complicato. Lui è parte integrante del mio percorso e continua a esserlo. Mi consiglio molto con mio marito, ha una visione televisiva maggiore della mia avendo lavorato in tv. È, per me, una figura di grande importanza.

Tra i tuoi assistiti, c’è uno chef d’eccezione: Antonino Cannavacciuolo. Ti ha dato qualche consiglio?

Antonino è stata una delle prime persone a cui ho raccontato quello che mi stava accadendo. Mi ha sempre incoraggiata. Quando mi ha visto, mi ha detto: “Brava, mi piaci, continua”. E, quando ho scritto il libro, mi ha dato dei preziosi consigli. È il mio primo fan. Durante la settimana, ci ritagliamo spesso un momento per parlare di noi. È una persona di una generosità imbarazzante, una delle più belle che ho incontrato nella mia vita. E non ho dubbi nel ribadirlo.

Al di là del rapporto professionale, tengo molto a lui: è una persona vera, sincera, che non ha avuto nulla regalato da nessuno, che si merita tutte le fortune che ha avuto… le fortune? No, non è fortuna. Antonino merita ciò che ha perché è un imprenditore. Se domani si dovessero spegnere i riflettori della tv, avrebbe la sua vita di grande pregio. Antonino è Antonino: auguro a tutti di poterlo un giorno nella vita incontrare e avere la conferma di quello che dico io. Mi chiedono spesso se è come si vede in tv. No, è meglio, molto meglio!

E, invece, gli altri due “incastrati”, Ficarra e Picone?

Ah, beh… Loro sono intervenuti addirittura sulla sigla di Giusina in cucina. Ricordo che mandai a Valentino la sigla in anteprima della prima puntata chiedendogli poi se gli piacesse. Da grande regista qual è, mi rispose che gli piaceva ma… mi disse: “Il tuo sorriso, la parte più importante di te, arriva troppo dopo”. Aveva notato che mi si vedeva prima con gli occhi bassi e intenta a cucinare e mi ha suggerito di cambiare il montaggio per far emergere come prima cosa il sorriso. Con grande umiltà, ne ho parlato con la produzione raccontando di aver avuto quel piccolo consiglio da una persona a cui tengo. Per fortuna, eravamo in tempo per rimediare. Salvo e Valentino sono due grandi registi, due grandi attori e due grandi teste e due grandi amici.

E hanno anche curato in maniera divertente la prefazione del tuo libro. Hanno raccontato di essere stati loro le prime tue felici “cavie”.

Lo hanno fatto in maniera un po’ romanzata ma è vero. Quand’erano a Milano, non occorreva che mi dicessero che la sera sarebbero venuti a cena a casa mia. Finita la diretta di Striscia la notizia, mi squillava il telefono e mi dicevano che stavano per arrivare. Io sapevo cosa far loro trovare: anche se non avevo niente di pronto, qualcosa si mangiava!

Con loro sono capitate anche delle cene organizzate con altri amici presenti. Ne ricordo una, in particolar modo, con Salvo, Valentino e altri amici importanti, milanesi. Questi ultimi rimasero colpiti.

C’è da fare una premessa. Ho un’abitudine: quando organizzo delle cene con tante persone, a me piace godermi la cena insieme agli ospiti. Non esiste che loro mangiano e io cucini. Preparo delle portate per tempo, otto o nove pietanze che metto a tavola, a meno che non si tratti di pastasciutta che preparo al momento.

Gli ospiti quella sera arrivarono e trovarono, dunque, la tavola imbandita di piatti tipici siciliani favolosi: lo sfincione bianco e rosso, un timballo di melanzane, le polpette di melanzane e quelle di sarde, i peperoni alla palermitana (uno dei miei piatti preferiti) … Mi dissero che c’era troppa roba. Risposi che quella era la cena e che ognuno avrebbe potuto modulare la propria porzione a secondo della fame. I peperoni erano rimasti intonsi, non erano stati nemmeno toccati, vittima della leggenda per cui tendono a riproporsi. Li invitai allora ad assaggiarne anche solo uno. E, beh, nonostante le pance piene, i peperoni ebbero un così tale successo che mi chiesero se potessero portarli via per l’indomani!

Giusi Battaglia.
Giusi Battaglia.

Qual è invece il rapporto con chi ti segue sui social? Hai un rapporto molto empatico con loro. Non c’è distanza tra te e chi ti scrive. Alle presentazioni ti accolgono come una di famiglia. Da spettatore, posso dirti che compartecipiamo con te alla realizzazione dei piatti e ne respiriamo tutto l’amore che c’è dietro.

È una cosa bellissima, che mi emoziona. Tu lo stai dicendo e io in questo momento ho i brividi sulle braccia. Non c’è nessuna strategia dietro, sono così. Io non sarei nulla senza le persone che mi seguono. Per me, è naturale relazionarmi con loro sullo stesso piano: non ho mai messo distanze neanche nel lavoro di ufficio stampa. Se non ci fossero le persone che ci seguono, noi non saremmo nulla. Va a loro tutto il merito di ciò che siamo.

Ricordo ancora come, quando le prime puntate di Giusina in cucina andarono in onda, cominciai ad avere flussi di followers. Mamma mia, che sta succedendo? mi chiedevo. All’inizio, è stato destabilizzante perché dovevo convincermi di essere diventata forse un personaggio pubblico. Non ero più un personaggio anonimo, qualunque cosa io dicevo acquistava un valore. Questo ti investe di una grande responsabilità, diventi un esempio che speri sia positivo per la gente che ti segue.

Mi rende felice che il mio pubblico sia molto trasversale, fatto di mamme, papà, figli, tanti bambini e tanti anziani. L’altro giorno mi ha scritto una ragazza a cui è morta da poco la mamma. Mi ha detto che sua madre, fino a quando ha potuto, mi guardava sempre ed era felice, le ridevano gli occhi anche se non poteva più parlare. Mentre te lo dico, mi viene da piangere (e le si rompe la voce per telefono, commossa, ndr).

Personalmente, sono testimone diretto di un tuo grandissimo gesto di altruismo e bontà. Una sera, a casa di un amico, ti ho casualmente inviato un messaggio per raccontarti un episodio “curioso”. Eravamo in un momento di lutto, con un signore di 85 anni, lo “zio” Giacomo, affranto per la morte del fratello. Come spesso capita, i discorsi volano e non ricordo perché, a un certo punto, ci disse che, pur vivendo a Bologna, portava sempre la Sicilia nel cuore e … che il sabato non poteva fare a meno che guardarti in tv, ammaliato dalle tue ricette e dai tuoi racconti che lo facevano sentire a casa.

Te lo scrissi d’impulso su WhatsApp. Due secondi dopo, senza averti chiesto nulla, hai inviato allo “zio” un video che lo ha commosso e che ancora oggi conserva gelosamente nel suo telefono. Lo avevi fatto spontaneamente, regalandogli un’emozione felice in un momento che felice non era.

È qualcosa che mi viene spontaneo. Mi viene dal cuore rispondere direttamente con un video inaspettato. So che sto facendo una cosa che a me non costa niente, che mi riempie di gioia e che magari regala un secondo di gioia a chi riceve quel messaggio. Lo faccio spesso con le persone anziane e con i bambini. Non sai quante mamme mi scrivono dicendo che le loro figlie e figli da grande vogliono fare “Giusina in cucina”! Per me è ancora tutto molto strano, anche fare un’intervista. È tutto nuovo. Devo ancora metabolizzare quello che mi è accaduto. Come dice mia sorella, devo realizzare che è diventato tutto un’altra cosa.

Oggi, grazie ai riscontri di Giusina in cucina e all’affetto delle persone, sono in un bel momento della mia carriera professionale. Sai cosa mi ha invece ferito all’inizio? I commenti degli haters. Fortunatamente, con il tempo sono notevolmente diminuiti, ma c’è persino chi vedendo questa “ragazza” nuova in tv è arrivato ad augurarmi la morte. O chi ha osato dire che ero lì perché “raccomandata” dagli chef per cui lavoravo: “Non sa fare niente… sta lì perché lavora per Cannavacciuolo”. Mi si gelava il sangue ma ho resistito, capendo che non bisogna prestare il fianco a quella che è una vera e propria piaga.

Accetto tutte le critiche sulle ricette, ognuno ha le sue idee, ma io rispondo a tutti. A volte mi sfugge qualche commento pubblico sui post, perché per fortuna sono diventati tanti, ma in privato rispondo a tutti. La sera mi metto a letto e rispondo.

Altra cosa che nessuno ti ha regalato. Tu parti giovanissima da Palermo per trovare un lavoro a Milano. La determinazione e la cocciutaggine hanno sempre fatto parte del tuo carattere.

Sono partita da Palermo senza un lavoro, andando allo sbaraglio, a 29 anni. In Sicilia, stavo emergendo da giornalista e ufficio stampa in un ambiente che ritenevo piccolo. Volevo mettermi in gioco in un ambiente più grande per capire se avessi realmente valore. È stata una sfida con me stessa. Mi sono due anni di tempo, pronta a ritornare giù se non fosse cambiato nulla. E, invece, la mia vita professionale ha preso una svolta decisiva.

Salvo e Valentino, Ficarra e Picone, mi hanno dato il via: ho preso il primo lavoro con loro, seguendoli come ufficio stampa. Loro facevano Striscia la notizia e altre cose. Ma, quando loro non lavoravano, cosa avrei dovuto fare io? Non era una questione economica. Era proprio una questione di tempo, mi annoiavo a restare con le mani in mano. Ho cercato allora anche altro, come le collaborazioni con i giornali. Fino a quando poi non sono arrivati Alessandro Siani da seguire, il primo film da promuovere (La matassa). E mi si è aperto un mondo e la mia vita ha preso il volo.

Tornerà anche quest’anno Seacily Edition di Giusina in cucina? L’hanno scorso sei stata a Favignana e Ustica.

Si, posso confermarlo. Faremo un’altra uscita dalla mia cucina in un’altra località di cui sono letteralmente innamorata.

Per fortuna, anche perché erano delle puntate che andavano alla scoperta del territorio, oltre che della cucina locale. Un po’ quasi à la Linea Blu.

Uno dei miei programmi televisivi preferiti di sempre, quello per cui io sarei andata in tv per condurlo quando ancora non ero Giusina in cucina, era ed è Linea Blu! Essendo una timidona, non ho mai chiesto una foto ad un artista o a un personaggio famoso. L’unica persona a cui ho chiesto di fare una foto insieme è stata Donatella Bianchi. L’ho incontrata all’aeroporto di Fiumicino una ventina di anni fa, l’ho fermata sulle scale mobili, mi sono scusata e mi sono presentata come una sua fan, dicendole che avrei voluto fare nella vita quello che faceva lei.

Ma non solo. Quando ero bambina, mio zio aveva un motoscafo. Quando capitava che uscissimo io e i miei fratelli in barca con lui la domenica, mi mettevo a prua. Partivamo da Isola delle Femmine e arrivavamo all’isolotto. Durante il tragitto, stavo con la crema solare in mano fingendo che fosse un microfono e dicevo: “Buongiorno. Benvenuti a Linea Blu. Oggi stiamo solcando le acque di Isola delle Femmine”. Lo ricordano ancora tutti.

Chi me lo doveva dire?

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