Gli attassati è il nuovo film del duo comico palermitano Matranga e Minafò disponibile in esclusiva su Prime Video dal 31 agosto. Gli attassati racconta la storia di Toni ed Emanuele, due giovani originari di un non meglio specificato paesino del sud, l’immaginario Pantama. Qui, a causa dell’avidità e della corruzione di un sindaco con mire politiche più grandi di lui e un dirigente che somiglia più a uno sceriffo dei film western, cominciano arrivare a tutti quanti cartelle esattoriali da pagare da parte dell’ente Equitù per le ragioni più disparate.
Anche Toni ed Emanuele ricevono le loro: diecimila euro legati in qualche modo tra loro. Toni si è trasferito al nord dove vive di espedienti e piccole truffe: sarebbe un rappresentante di guanti e mascherine ma la fine della pandemia ha messo in crisi il suo lavoro. Emanuele, invece, gestisce al sud un salone di bellezza per cani, ammaliando le sue clienti e vivendo alla giornata con le sue bizzarre acconciature.
Ed è proprio il salone di bellezza a unire nel film Prime Video Gli attassati il destino di Toni ed Emanuele. Il primo riceve la cartella per una difformità catastale, il secondo per il pignoramento della sua attività dovuto al mancato pagamento per la tassa di carico e scarico merci. Non si conoscono ma hanno in comune una nonna, quella nonna di Toni che, innamoratasi del nonno di Emanuele, ha lasciato in eredità il locale in cui sorge il salone a Emanuele senza però che nulla sia stato sistemato al catasto.
Uniti loro malgrado nella disavventura, Toni ed Emanuele elaborano, con la complicità di alcuni improbabili alleati, un piano per mettere a segno il colpo del secolo: liberare Pantama dal giogo di Equitù. Il colpo prevede l’ingresso nella sede dell’ente e il furto delle cartelle di tutti i complici ma, a causa di un imprevisto, finiranno per rubare i file di tutto il paese, segnando la rinascita del posto dopo un periodo di crisi economica e sofferenza.
E uniti come i personaggi interpretati nel film Prime Video Gli attassati sono anche i comici palermitani Antonio Matranga ed Emanuele Minafò, che proprio quest’anno celebrano i 18 anni di sodalizio. I due si sono conosciuti in un villaggio vacanze nel 2005 e da allora non si sono più lasciati, muovendo i primi passi nel mondo delle reti locali sicule in programmi di denuncia sociale in cui la loro satira si fa pungente grazie a un’ironia mai fuori luogo e attenta alla realtà.
Una caratteristica questa che è tornata fuori non solo quando hanno calcato le scene di Made in Sud su Rai 2, di cui sono stati una colonna portante, ma anche nel primo film da loro interpretato, Un pugno di amici. Ma che diventa fondamentale in Gli attassati, il film che si candida a diventare il primo heist movie comico presente su Prime Video. Prodotto da Lungta Film, Sicilia Social Star e Vision Distribution, Gli attassati è diretto da Lorenzo Tiberia (anche scrittore per Rizzoli), al suo primo lungometraggio.
Intervista esclusiva a Matranga e Minafò
Matranga e Minafò, chi sono gli attassati?
Siamo tutta l’Italia. Siamo tutti noi e noi ci siamo presi il carico di liberarci dal peso delle tasse, tanto avevamo già la fedina penale sporca e abbiamo fatto uno più uno.
Immagino abbiate pensato anche al fatto che “attassati”, oltre che pieni di tasse, in palermitano significa anche sfigati. In cosa sono sfortunato Toni ed Emanuele? Forse nel conoscersi?
Esattamente. Ma nel film siamo “attassati” perché ci arrivano delle cartelle esattoriali da pagare e, quindi, non sappiamo cosa fare. Le cartelle arrivano a tutto il paese immaginario di Pantama e per liberarcene pensiamo di organizzare una rapina ai danni del palazzo di Equitù, l’equivalente di Equitalia (per ovvie ragioni non ne potevamo usare il vero nome). L’obiettivo è quello di andare a rubare i nostri stessi debiti per cancellarli.
Gli attassati, oltre a essere una commedia divertente, è anche un film che fa il verso agli heist movie, con protagonisti due Robin Hood che rubano ai furbi e prepotenti. Qual è la stata la difficoltà maggiore in fase di scrittura dal momento che ne siete anche sceneggiatori?
La trama è abbastanza intrecciata, motivo per cui non siamo stati soli a scrivere il film e abbiamo avuto l’aiuto di Giampiero Pumo, uno sceneggiatore che lavora insieme a noi anche ad altri progetti palermitani. È molto bravo: noi siamo pieni di idee ma lui riesce a riportarci sulla dritta via.
La storia di Gli attassati è ambientata in un immaginario paesino del Sud Italia, spezzato dalla pandemia e dalla crisi economica. Il comico ha da sempre il compito di guardare alla società che lo circonda per restituirne una sua lettura. Ma cosa sono stati per Matranga e Minafò la pandemia e la crisi economica?
Non dimenticheremo mai quel momento. Avevamo in uscita il nostro primo film da protagonisti, Un pugno di amici. Venivamo da otto sold out al Teatro di Verdura di Palermo e c’era tra i nostri fans molta attesa ma poi è arrivata la catastrofe senza nemmeno essere stata preannunciata. Ci siamo ritrovati come tutti quanti chiusi in casa, con il film dirottato sulle piattaforme e nessuno spettacolo da portare in scena. Ma non siamo rimasti mani nelle mani: è proprio nel periodo della pandemia che abbiamo cominciato a scrivere la sceneggiatura di Gli attassati. Quando poi ci hanno liberati e potevamo stare in ufficio, abbiamo cercato di vendere il film a Prime Video e ci siamo riusciti: Prime Video ci ha salvati la vita, dato che il direttore della nostra banca suonava già al citofono!
Vi conoscete dal 2005: quest’anno come coppia diventate maggiorenni. Come si fa a convivere per così tanto tempo e cercare sempre di essere originali rispetto alle altre coppie siciliane? Di voi non si può dire certo che siete emuli di Franco e Ciccio o di Ficarra e Picone: siete Matranga e Minafò e basta.
È bello ciò che dici perché noi abbiamo lavorato tanto nell’ottica di essere originali e non ricordare qualcun altro: non volevamo restituire una comicità che c’era già, come quella di Salvo e Valentino, e da sempre tentiamo di restituire letture nostre, originali. Quando scriviamo film, ad esempio, ci piace molto puntare sull’idea del crime o del pulp comico proprio per differenziarci dagli altri, che invece propongono qualcosa di più siciliano o comunque legato alla nostra terra.
Lo si nota in Gli attassati ma si percepiva anche in Un pugno di amici: non era un film tipicamente siciliano nonostante i volti fossero tutti siciliani. In Gli attassati, invece, non c’è quasi nessuno siciliano a parte noi due e Maurizio Bologna. C’è da sottolineare poi come il nostro percorso cominci più da Napoli (grazie a Made in Sud) che da Palermo; quindi, non siamo strettamente collegati alla nostra terra. E, poi, sì: ci siamo voluti assolutamente distinguere anche con un linguaggio dritto e indirizzato ai nostri coetanei, ai ragazzi.
Quanto ha contato nel vostro caso il passaparola? Non sempre è semplice venire dal sud e farsi conoscere anche al nord… Quando siete arrivati a Made in Sud eravate conosciuti solamente in Sicilia.
In Sicilia ci conoscevano ma non troppo. Abbiamo prima preso parte a Made in Sud e poi subito dopo a Sicilia Cabaret (programma trasmesso dai circuiti televisivi siciliani con protagonisti i giovani comici dell’isola, ndr). Quel tipo di comicità che proponevamo fatto in casa nostra richiedeva uno stile tutto suo, che fortunatamente la gente ha apprezzato e fatto diventare un tormentone, come nel caso di “A Palermo si inzuppa il biscottino”.
Il personaggio di Emanuele in Gli attassati sostiene di essere un artista (un parrucchiere per cani!). Cosa significa per voi essere un artista?
Essere un artista significa sicuramente pensare oltre gli schemi prestabiliti, sempre. O comunque vivere in scena delle situazioni, anche mentali e psicologiche, da superare, sfide vere e proprie in vari ambiti della vita. La gente deve ricominciare a ripensare soprattutto a coloro che fanno il nostro mestiere: siamo artisti e non macchine al servizio della battuta, liberi di fare ciò che vogliamo ma tenendo a mente il valore artistico di ciò che proponiamo.
Visto che è presente anche Lorenzo Tiberia, il regista, chiediamogli se è stato facile tenervi a bada sul set…
LT: A un certo punto li ho legati (ride, ndr). Scherzi a parte, si sono presentati preparati alle riprese perché hanno fatto un buon lavoro di preparazione prima delle riprese. Sul set, tutto si è rivelato semplice perché avevano già una base da cui partire. Rispetto alle dicerie sui comici, li ho trovati molto preparati, disponibili e umili: il loro atteggiamento ha poi agevolato il mio lavoro.
MM: Ma ci ha fatto solo complimenti? (ridono, ndr).
LT: Ma ve lo meritate.
Di recente, in un’intervista Roberto Lipari ha dichiarato che tra comici siciliani non è molto facile fare squadra. Confermate o smentite?
Smentiamo. Noi abbiamo fatto squadra: abbiamo anche girato un primo film pensandolo proprio per far lavorare anche i nostri amici, anche a discapito nostro. Avremmo potuto fare il film solamente noi due e invece lo abbiamo fatto con tutta la squadra di Sicilia Cabaret. Per certi versi, Gli attassati è come se fosse veramente il nostro primo film da protagonisti: Un pugno di amici era corale ed è stata anche molto bello girarlo tutti insieme.