Il Queer Lion 2023, il premio che viene assegnato nel contesto del Festival di Venezia alla miglior pellicola con tematiche lgbtqia+, è andato quest’anno al film Housekeeping for Beginners (letteralmente Lavori di casa per principianti) del regista Goran Stolevski, “per aver rappresentato un insolito e coraggioso ritratto di etnie, diversità, identità di genere, amori, amicizie e affinità elettive”.
In concorso nella sezione Orizzonti, il film Housekeeping for Beginners racconta una storia che esplora le verità universali della famiglia, sia quella in cui nasciamo sia quella che scegliamo. La protagonista Dita non ha mai desiderato essere madre, ma le circostanze la costringono ad allevare le due figlie della sua ragazza: la piccola peste Mia e l’adolescente ribelle Vanesa. Ne nasce uno scontro di volontà che porta le tre a litigare continuamente e a diventare una famiglia improbabile, costretta a lottare per restare insieme.
Per dirla con le parole del regista, Housekeeping for Beginners è un film che sottolinea come “le queer family non sono il futuro, sono il presente!”.
La trama del film
Venduto da New Europe Film Sales e distribuito prossimamente nelle sale da Universal Pictures, il film Housekeeping for Beginners ci porta all’interno dell’abitazione dell’operatrice sanitaria Dita (Anamaria Marinca). Entrare nella sua casa può essere in un primo momento disorientante: persone senza nome entrano ed escono dalle stanze in conversazioni rumorose e sovrapposte, confondendo i confini delle relazioni che convivono all’interno della grande residenza che tutti condividono a Skopje, la capitale della Macedonia del Nord.
Pian piano, però, capiamo quali sono le relazioni in essere attraverso gli occhi del giovane Ali (Samson Selim), che si risveglia dopo l’avventura di una notte con il più maturo Toni (Vladimir Tintor). Ali è quasi l’elemento trascinante ma al contempo “intruso”: è lui che trasforma ad esempio il soggiorno della casa in una grande pista da ballo, coinvolgendo la piccola chiacchierona Mia (Dzada Selim) e la lunatica adolescente Vanesa (Mia Mustafa) sulle note di In corpore sano, il brano di Konstrakta presentato all’EuroVision 2022.
La disinvolta allegria di Ali si scontra con la cauta severità di Dita, soprattutto quando questa si ritrova ad affronta un’improvvisa perdita e le pesanti responsabilità che ne derivano. Dita, che non ha mai voluto essere madre, deve mantenere infatti la promessa fatta alla compagna Sauda (Alina Serban), malata terminale: prendersi cura delle sue figlie, Mia e Vanesa. In più, Sauda ha insistito affinché si riconosca Toni come il padre di Vanesa sul certificato di nascita della ragazza.
Di etnia kosovara, Dita non ha mai vissuto la stessa discriminazione di cui è stata vittima Sauda, di origine rom. Sono state la sua freddezza e la sua capacità di far coesistere la comunità kosovara con quella rom a convincere Sauda che fosse la persona giusta per prendersi cura delle sue ragazze dopo la sua scomparsa. Tuttavia, Vanesa si ribella violentemente all’idea…
Housekeeping for Beginners: Le foto del film
1 / 2Cinema verité
In costante equilibrio tra dramma e commedia, il film Housekeeping for Beginners è pieno cinema verità: più che alla trama, il regista Goran Stolevski è attento alla rappresentazione della grande vitalità che aleggia nella casa di Dita, nonostante le difficoltà affrontate (morte, scomparsa, stupro, discriminazione, razzismo). “Sono sempre stato affascinato dai momenti che sembrano “trovati” o “scoperti”, piuttosto che “messi in scena”. Molte delle mie esperienze come regista si sono dovute basare per necessità su budget limitati e troupe ridotte”, ha spiegato.
“Mi sono adeguato a questa realtà sviluppando uno stile verité che ora è diventato un elemento importante del mio lavoro. Sono un grande sostenitore dell’idea di lavorare con i mezzi che si hanno a disposizione, piuttosto che contro di essi: valutandoli e costruendo con questi la storia più emozionante possibile. L’approccio che ho adottato con il film Housekeeping for Beginners – così come con You Won’t Be Alone, Of an Age e i miei numerosi cortometraggi – è stato quello di creare un ambiente sul set che sembri reale e quasi indipendente dalla storia che sto raccontando. Spesso ciò ha significato girare in location reali, solitamente senza indicazioni e senza fare le classiche prove, incoraggiando l’improvvisazione e il rapporto personale tra gli attori, avendo cura di creare un ambiente sicuro ed emotivamente stimolante sia dentro che fuori lo schermo, in modo che la creatività possa fiorire”.
“Per tutte le riprese e il montaggio, io e il mio gruppo siamo rimasti aperti a idee, suggerimenti e circostanze mutevoli al fine di trovare il modo più efficace per catturare e dare corpo ai sentimenti dei nostri personaggi, dando vita al loro mondo. Plasmare le storie in questo modo ha contribuito a liberare i nostri attori e ha portato a tutta una serie di performance affascinanti e naturali. Nella scelta di uno stile verité, con dialoghi sovrapposti, camera a mano, illuminazione naturalistica, inquadrature strette ma volutamente disordinate e profondità di campo ridotta, lo scopo è sempre stato quello di far vivere allo spettatore la storia come la vivono i personaggi; di fargli sentire visceralmente il panico e l’intensità delle situazioni drammatiche in cui si trovano; di fargli provare com’è vivere nei loro panni e, infine, partecipare al loro viaggio emotivo”.