I figli degli altri è il film della regista Rebecca Zlotowski in onda su Rai 3 la sera del 5 settembre. Distribuito al cinema da EuroPictures, racconta la storia di una donna che deve fare i conti con la separazione dal suo ex ma soprattutto dalla figlia di lui. Protagonista del film di Rai 3 I figli degli altri è l’attrice Virginie Efira, affiancata da Roschdy Zem e Chiara Mastroianni.
Rebecca Zlotowski è una delle più talentuose e giovani registe francesi. Classe 1980, ha diretto il suo primo lungometraggio Belle Epine nel 2010, conquistando il premio per la Miglior Opera Prima alla Semaine de la Critique a Cannes. Sono seguiti dopo titoli come Grand Central, Planetarium (con Natalie Portman, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia) e Un’estate con Sofia. I figli degli altri è il suo quinto film ma ha anche diretto la miniserie Les Sauvages, tratta dal romanzo di Sabri Louatah.
La trama del film
I figli degli altri, il film proposto da Rai 3, racconta la storia di Rachel (Virginie Efira). Quarantenne e senza figli, Rachel ama la sua vita, fatta dagli studenti del liceo in cui insegna, dai suoi amici, dai suoi ex e dalle lezioni di chitarra che prende.
Ben presto, Rachel si innamora di Ali (Roschdy Zem). L’uomo ha una figlia di quattro anni, Leila (Callie Ferreira-Goncalves). Rachel si affeziona inevitabilmente alla piccola: la coccola, la cresce e l’ama come se fosse sua. Ma amare i figli degli altri è uno dei rischi più grossi che si possono prendere. Se ne renderà conto Rachel quando la sua relazione con Ali giunge al termine e deve allontanarsi da quella che oramai era per lei come una figlia.
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Quarantenne, senza figli
I figli degli altri in onda su Rai 3 è un film che nasce quasi per caso. La regista Rebecca Zlotowski stava lavorando a un altro progetto quando la storia ha cominciato a farsi strada nella sua testa. “Avevo cominciato a lavorare all’adattamento di Biglietto scaduto di Romain Gary, un romanzo che affronta senza mezzi termini l’impotenza di un uomo ma qualcosa mi bloccava”, ha raccontato la regista.
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“Non che non potessi mettermi nei panni di un uomo che non aveva più un’erezione o avessi paura… Ma forse perché mi stavo proiettando troppo dentro la storia. A poco a poco, nella mia mente si è fatta strada la mia stessa impotenza. Quella di una donna di quarant’anni senza figli che desidera averne uno e cresce per un periodo quella di qualcun altro”, ha aggiunto. “Di una matrigna che non è madre. Banale, dolorosa e vergognosa al pari dell’impotenza maschile, la situazione dava il là a una storia che valeva la pena raccontare”.
“È paradossalmente un argomento di cui si è parlato finora poco, non solo al cinema ma anche nella società. Non c’è nemmeno un nome per descrivere il legame che può unire una persona ai figli di chi ama ma che non sono suoi. Condividiamo con loro la vita e diventiamo famiglia ma non c’è un termine per dire cosa sia”, ha concluso.
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Per ironia della sorte, quando meno se lo aspettava, la regista Rebecca Zlotowski ha scoperto di essere incinta mentre preparava il film I figli degli altri. “Girando, ho avuto la sensazione di filmare una lettera d’amore e di solidarietà nei confronti delle donne senza figli - le nullipare, come le chiamano i medici. L’ho fatto pur non appartenendo più alla loro comunità ma senza appartenere ancora all’altra, a quelle donne diventate madri”.
I figli degli altri: Le foto del film
1 / 7Una relazione di rimbalzo
Il film I figli degli altri permette alla regista Rebecca Zlotowski di affrontare un tema particolarmente complesso inerente al concetto di genitorialità, maternità in questo caso. “La figura materna che ho scelto di raccontare è orfana della rappresentazione cinematografica. Non è la matrigna malvagia dei film Disney, costretta a ereditare suo malgrado il posto di donne che morivano di parto e non pronta all’onere di crescere e amare figli non suoi. E non è nemmeno la matrigna delle commedie più o meno romantiche che si fa carico di una bella famigliola allargata”, ha evidenziato la regista.
“Rachel, la protagonista di I figli degli altri, stringe un legame intimo e prezioso con Leila, una figlia acquisita che cresce per un certo periodo. Non avendo lei stessa figli, con un orologio biologico che oramai sembra aver segnato il suo tempo per divenire madre, Rachel affronta un rischio dalle conseguenze devastanti. Che ne sarà del suo rapporto con Leila quando finirà la sua relazione sentimentale con Ali, il padre della bambina? Quanto vincolante può essere la sua affezione con Leila nel decidere le sorti del suo amore con l’uomo? Come può continuare a vivere nella stessa città di colei che ha cresciuto, amato e accudito, senza essere più parte della sua vita?”.
Domande a cui Zlotowski cerca di rispondere con il suo film sottolineando tutta una gamma di situazioni ed emozioni che raramente il cinema racconta se non con eccesso di ardore e conflitto: l’amicizia tra uomini e donne, la tenerezza tra le donne, il dispetto piuttosto che il tradimento, la malinconia degli incontri mancati con l’esistenza ma anche l’eccitazione degli incontri riusciti con il desiderio, l’erotismo e la gioia consolatoria. In fin dei conti, la regista mette in scena quello che viene definito “amore di passaggio”, quello che si vive tra due grandi storie e che gli americani chiamano “relazione di rimbalzo”.