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Il diritto di uccidere: Il film Cielo che ci pone dolorosi quesiti su cosa sia giusto fare in guerra

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Una bambina innocente, una missione contro il terrorismo e un solo pulsante: Il diritto di uccidere ci costringe a guardare negli occhi il lato più oscuro della guerra moderna.
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La sera del 4 novembre Cielo trasmette il film Il diritto di uccidere. Diretto da Gavin Hood, il film Cielo Il diritto di uccidere è un thriller di guerra moderno che esplora i dilemmi etici legati all'uso della tecnologia militare e, in particolare, all'impiego dei droni per eseguire operazioni di attacco mirato. Il colonnello Katherine Powell (Helen Mirren) guida un'operazione per eliminare una cellula terroristica nascosta a Nairobi. Il pilota del drone, Steve Watts (Aaron Paul), si trova a migliaia di chilometri di distanza in una base nel Nevada, e il generale Frank Benson (Alan Rickman) supervisiona da Londra. Quando una bambina innocente entra inconsapevolmente nel raggio d'azione, emerge un dilemma morale che mette in discussione le scelte e le responsabilità di ogni personaggio coinvolto.

Gavin Hood affronta il tema della guerra moderna e dei droni senza moralismi espliciti, lasciando allo spettatore il compito di giudicare. Come lui stesso ha affermato, la sceneggiatura di Guy Hibbert si distingue per la capacità di porre interrogativi senza fornire risposte definitive, stimolando una riflessione autentica sul costo umano della guerra.

Il diritto di uccidere si configura, in definitiva come una delle opere più rilevanti sul tema della guerra contemporanea. Attraverso interpretazioni magistrali, come quella di Helen Mirren e Alan Rickman, e una sceneggiatura intensa, il film resta una riflessione potente e attuale sulle ambiguità morali della guerra e sull’impatto della tecnologia nel mondo moderno.

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I personaggi principali

Nel film Cielo Il diritto di uccidere, i personaggi principali si distinguono per profondità e complessità emotiva, che li rende portavoce di dilemmi morali intensi. Helen Mirren interpreta il colonnello Katherine Powell, una figura determinata, il cui rigore professionale si scontra con l’inevitabile peso morale delle sue azioni. Powell è disposta a rischiare tutto pur di completare la missione, guidata dalla ferma convinzione che sacrifici individuali possano essere giustificati dalla sicurezza collettiva.

Accanto a lei, Steve Watts, impersonato da Aaron Paul, incarna il giovane pilota di droni che, pur lontano dal campo di battaglia, sperimenta da vicino l’angoscia di dover potenzialmente colpire una bambina innocente. La tensione tra la sua reticenza e il senso del dovere militare riflette il difficile compromesso tra obbedienza e coscienza.

In contrasto con i dubbi di Watts, Alan Rickman (alla sua ultima apparizione) interpreta il generale Frank Benson, un uomo di grande esperienza e realismo, che cerca di risolvere i dilemmi etici con un pragmatismo che deriva da anni di servizio militare. Il suo approccio, però, non gli impedisce di dimostrare empatia, rivelando la complessità della posizione di chi deve assumersi le responsabilità finali di un'azione tanto controversa.

Infine, Jama Farah, supportato da Barkhad Abdi, è l’agente sul campo che si avvicina più di tutti all'azione e alla sofferenza reale, rischiando la vita per evitare che una giovane innocente sia coinvolta nell’operazione. La presenza di Alia, con il volto di Aisha Takow, è centrale: la sua innocenza e inconsapevolezza della tragedia che si sta svolgendo intorno a lei rendono più difficile ogni decisione.

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Il poster del film Cielo Il diritto di uccidere.
Il poster del film Cielo Il diritto di uccidere.

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Il sacrificio di una vittima innocente

Il film Cielo Il diritto di uccidere affronta temi rilevanti e complessi, partendo da un interrogativo centrale: fino a che punto si può giustificare il sacrificio di una vittima innocente per la sicurezza pubblica? Tale dilemma morale, che permea ogni scena, sottolinea il prezzo delle decisioni militari e politiche in un contesto di guerra moderna, dove la distanza fisica e la tecnologia sembrano ridurre il peso del costo umano delle operazioni. La tecnologia stessa, rappresentata qui dal drone, diventa simbolo di una nuova modalità di guerra, che disumanizza il nemico e permette ai militari di agire con una freddezza che diventa quasi surreale. Tuttavia, il film ricorda come questa distanza possa avere effetti devastanti anche sui piloti e sugli ufficiali, che si trovano costretti a confrontarsi con le conseguenze emotive e morali delle proprie azioni.

Attraverso il gioco di continui rimandi burocratici e l’incessante “refer up”, il regista Gavin Hood mostra la complessità e l'ironia del sistema di comando militare e politico, evidenziando come la decisione finale sia ostacolata da interminabili passaggi di responsabilità, che rallentano e complicano l'operazione.

Infine, Il diritto di uccidere tocca un tema cruciale per la geopolitica contemporanea, ovvero il rischio che le operazioni militari, come gli attacchi di droni, possano alimentare sentimenti anti-occidentali e diventare così una forma di propaganda negativa. In questo contesto, l’umanità e l’empatia che emergono osservando Alia diventano una critica alle politiche di guerra, che spesso trasformano individui innocenti in mere statistiche.

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Il diritto di uccidere: Le foto del film

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