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Il mezzo mondo di Emma Marrone

emma marrone mezzo mondo
A quattro anni di distanza dal precedente album, Emma Marrone rilascia Mezzo mondo, il primo singolo del prossimo disco a cui l’artista sta lavorando. Abbracciando una nuova maturità artistica e stilistica, Emma Marrone gioca in maniera inedita con la sua voce e presenta un testo in cui racconta il suo desiderio di ritrovare se stessa e quella semplicità con cui è cresciuta.

Mezzo mondo è il titolo del nuovo singolo con cui Emma Marrone torna in radio e digitale dal 28 aprile (Capitol/Universal Music). Canzone scritta e composta da Francesco Tarducci, Emma Marrone, Jacopo Ettore e Francesco Catitti, Mezzo mondo è prodotta da Katoo e Zef e rappresenta il primo estratto dal prossimo disco di inediti a cui l’artista sta lavorando e che uscirà a distanza di quattro anni dal precedente Fortuna.

La cover di Mezzo mondo, il nuovo singolo di Emma Marrone.
La cover di Mezzo mondo, il nuovo singolo di Emma Marrone.

Un ritorno atteso

Che Emma Marrone stesse lavorando a un nuovo disco da far uscire, senza fretta, quando si sarebbe sentita pronta era chiaro a tutti. Alcune delle fasi di lavorazione, scrittura e creazione, erano presenti nel docufilm Sbagliata ascendente Leone, in cui Emma Marrone mostrava anche le difficoltà legate alla nascita di un nuovo album. Sulle sue spalle pesa non solo la volontà di offrire un lavoro che rispecchi la sua nuova maturità artistica ma anche il carico delle aspettative.

Per capire quanto siano le aspettative che gravitano intorno a un’artista come lei, basta dare un’occhiata ai numeri che ogni suo singolo raccoglie su Spotify o a quel dato che visualizzato pubblicamente su Instagram ci racconta come da lei siano legati almeno 6,1 milioni di follower certi (senza contare il numero di chi, pur seguendola musicalmente, non ha i social).

I motivi di tale seguito si devono ricercare nella sua musica, sempre in grado di parlare almeno a due differenti generazioni, se non tre: GenZ, Millenials e Generazione X si ritrovano nella sua immagine di donna sincera, indipendente e forte ma allo stesso tempo vulnerabile. Emma Marrone non ha mai fatto della perfezione a tutti i costi il suo cavallo di battaglia: anzi, è mostrandosi imperfetta che, a differenza di altre colleghe sempre impeccabili, pian piano si è trasformata in un’icona di riferimento, che piace tanto ai figli quanto ai genitori.

Emma Marrone.
Emma Marrone.

Il testo di Mezzo mondo

Poliedrica, Emma Marrone ha dimostrato di sapere stare davanti alle telecamere anche come attrice. Applaudita in Il ritorno, un film che la vede sporcarsi come non mai, e attesa nella seconda stagione della serie tv Sky A casa tutti bene, Emma Marrone ha ora rilasciato il suo nuovo singolo, Mezzo mondo, con cui si presenta con sonorità fresche e nuove sfumature vocali, quasi inedite che metteranno a tacere anche chi si ostina ad accusarla di gridare e non cantare.

La maturità artistica raggiunta da Emma Marrone si palesa inevitabilmente anche nel testo di Mezzo mondo, una canzone che si presta a una doppia interpretazione: il viaggio, oltre che a essere inteso superficialmente come fisico, è metafora di un ritorno verso se stessi e verso le proprie origini. Proviamo insieme a darne un’interpretazione.

Scappa via dai cieli grigi e dalla nostalgia, corro lontano verso il mare, verso casa mia… Vita distratta, vita di strada ma non è l’America”. Sono queste le parole con cui la canzone si apre dopo un ta-ta-ta-ta-ra-rirà-rirà destinato a trasformarsi in tormentone da fischiettare nei momenti più inattesi. Già dall’incipit è chiaro l’intento: il mezzo mondo che Emma Marrone desidera ritrovare è quello del microcosmo in cui la vita distratta, l’America delle luci da palcoscenico e le notti on the road lasciano il posto al mare e alla casa.

Sono stanca di questa città, dove la notte non dorme mai, dove la musica è solo hype. Sembriamo pezzi di un puzzle che sono messi qui a caso. Tu ci quei sogni cosa ci fai? Io non c’è male, tu come stai? Come stai? Come…”. La città di cui Emma Marrone in Mezzo mondo sembra stanca potrebbe circoscriversi a Roma ma allargarsi al contesto sociale in generale, dove la notte ha sostituito il giorno e la musica come arte si è trasformata solo in attesa del prossimo pezzo da tiktokare, della prossima canzone di cui è più grande il piacere dell’attesa stessa, per parafrasare una frase da cioccolatino.

E che la valenza della città possa essere sociale ce lo suggerisce anche l’immaginario dialogo che comincia subito dopo: i pezzi di un puzzle messi a caso siamo noi, incapaci di incastrarci l’uno con l’altro perché abbiamo perso di vista il risultato finale, quel senso di comunità e di famiglia che almeno una volta nella vita abbiamo tutti vissuto o sperato di vivere. E l’essere pezzi di un puzzle non risolto ci fa perdere di vista i veri sogni, sostituiti da altri più effimeri di cui alla fine non sappiamo o non abbiamo che fare quando ce ne sarebbero altri a cui dare la priorità o per cui “dannarsi” l’esistenza.

Così come ci fa dimenticare la domanda più grande da porre agli altri ma anche a se stessi, “Tu come stai?”: retorica perché usata come convenevole, quante volte ha una risposta che non sia di circostanza? O quante volte siamo interessati all’effettiva risposta?

Ci piace pensare che Emma Marrone quel “Tu come stai?” lo rivolga anche all’altro mezzo mondo di se stessa, quello che solo lei nel suo intimo conosce e con cui tante volte ha dovuto fare i conti negli ultimi anni per ragioni più svariate. E che, soprattutto, oltre che a noi, anche a se stessa dica “Ti sblocco un ricordo”.

Ma dimmi, tu chi sei? La strada del ritorno, nient’altro intorno. Chi sei? Le arance e il vino rosso di Ferragosto. In fondo è da una vita che vorrei parlarti, dirti quello che non ti hanno ancora detto gli altri. Ballare senza voltarmi, girando mezzo mondo, perdermi per ritrovarti”. La strada del ritorno, quella verso se stessi e ciò che ci si è lasciati involontariamente alle spalle diventa sempre più l’imperativo di Mezzo mondo, un richiamo che spinge Emma Marrone a voler riprendere in mano ciò di cui il successo, le copertine e, se vogliamo, il circo mediatico le hanno offuscato il valore.

Le arance e il vino rosso diventano il simbolo della semplicità più pura: sono sole e sangue, serenità e famiglia, quello che dà sempre non si ha il coraggio di confessarsi da soli di volere. Ed Emma Marrone lo vorrebbe dire all’altra sua mezza metà da una vita intera dal momento che nessuno ha ancora avuto il coraggio o la forza per farlo. Non sono i dischi o i balli a fare la differenza: possono distogliere lo sguardo ma ritrovarsi è l’unica strada da percorrere per capire che il bene per se stessi va messo davanti a ogni cosa.

E ti ho cercato pure sulla Luna, mi ha riportato qui un soffio di vento per annegare dentro l’acqua chiara e non in questo abisso di cemento”. Raggiungere l’apice e toccare la vetta più impossibile è qualcosa che Emma Marrone ha fatto, il mezzo mondo girato è andato anche ma si è rivelato inutile. Come un castello di carta ha rivelato la sua caducità ed è bastato un “soffio di vento” (ma qualcosa ci dice che per lei è stata una tempesta) per riportarla dove il cemento delle sovrastrutture lascia spazio all’acqua, sinonimo di quel liquido amniotico che porta sempre a una nascita. L’annegarvi ha dunque un’accezione di speranza: l’acqua è chiara e non è torbida, non è sporcata dalla frenesia dei tempi di oggi ed è piena di ossigeno da respirare per rischiararsi anche le idee.

Mi mancano i cani che abbaiano per dirmi che sono tornata… mi manca l’odore dell’erba bruciata”. Ma un ritorno non è mai indolore. Ci sono inevitabilmente pezzi di vita che, complici gli anni che passano o il corso naturale dell’esistenza umana, non possono essere ritrovati. Manca l’abbraccio di chi, giubilante, avrebbe accolto l’Emma Marrone ritrovata e la figura del “cane” di Mezzo mondo è altamente emozionante: ci viene in mente, ad esempio, l’Argo di Ulisse, capace di riconoscere l’essenza del suo padrone semplicemente con uno sguardo. E noi tutti sappiamo quale sguardo avrebbe potuto riconoscere la sua Emma di sempre, oltre che il nostro.

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