Il ritratto del duca, l’ultimo film di Roger Michell, è il film in prima tv che Rai 3 trasmette il 2 febbraio. È una commedia che promette di far ridere e di risollevare i nostri spiriti, afflitti da anni di difficile pandemia e dal clima di guerra che soffia in Europa.
Ispirandosi a una storia realmente accaduta, Il ritratto del duca è un film adatto a tutta la famiglia. Dietro al sorriso della storia, si nascondono temi cari sia a generazioni più mature sia ai giovani di oggi.
Il ritratto del duca ha per protagonista un insolito padre di famiglia che, per amore, mette a segno un colpo straordinario alla National Gallery nel 1961. Se all’epoca fossero esistiti i social media, Kempton Bunton, il protagonista sarebbe stato un influencer. Avrebbe calamitato l’attenzione dei followers con le sue stralunate battaglie contro il canone della televisione e la sua verve da stand up comic.
La forza edificante di un uomo
Per capire la forza di Kempton, occorre concentrarsi sull’ultima parte del film di Rai 3 di cui è protagonista, Il ritratto del duca. Si tratta delle sequenze girate in tribunale, quando imputato per il furto di un noto ritratto di Francisco Goya, affascina tutti con il suo humor inglese e le sue battute taglienti. E il potere che esercita con la sua divertente difesa è la forza vincente che lo porterà a essere condannato solo per il furto di una cornice del valore di 80 euro e non per quello di un capolavoro dal valore inestimabile.
Oppure, occorrerebbe concentrarsi sulle dinamiche in atto tra Kempton e la moglie Dorothy, una coppia di anziani che sull’arte della punzecchiatura e della sopportazione ha costruito il proprio amore. Le interazioni, i litigi, le discussioni e i momenti teneri tra i due sono una delle chiavi vincenti del film, tutto poggiato su due mostri sacri della recitazione inglese, Jim Broadbent e madame Helen Mirren.
Il canto del cigno di un grande regista
Film su Rai 3 che lascia con il sorriso sulle labbra dopo l’uscita dalla sala, Il ritratto del duca è il canto del cigno di Roger Michell, autore inglese di commedie segnate da tanti buoni e divertenti sentimenti.
Basti pensare che ha diretto Notting Hill. La commedia romantica con Julia Roberts e Hugh Grant ancora oggi fa scuola: Marry Me, l’ultimo film con Jennifer Lopez, usa lo stesso spunto, ad esempio.
Scomparso prematuramente lo scorso settembre dopo aver ultimato le riprese del documentario Elizabeth, Michell si affida con Il ritratto del duca a un’incredibile ed esilarante storia realmente accaduta in Inghilterra. Senza girarci troppo intorno, entra in medias res raccontandoci, dopo una breve e mirata presentazione dei personaggi, il fatto nudo e crudo.
La vera storia del furto
Era il 1961 quando Kempton Bunton, tassista sessantenne che a causa della sua parlantina non sa tenersi un lavoro, rubò il Ritratto del Duca di Wellington, opera di Francisco Goya, dalla National Gallery di Londra. Si trattò del primo e più rocambolesco furto messo a segno ai danni del museo, da allora reso uno dei più sicuri al mondo.
Subito dopo il furto, Kempton cominciò a scrivere delle richieste di riscatto. Avrebbe restituito il quadro a una sola condizione: il governo inglese avrebbe dovuto stanziare più fondi per la cura delle persone anziane. Paragonandosi a Robin Hood, l’eroe più tradizionale della cultura inglese, dichiarò di aver preso in prestito il dipinto in nome della “connessione” tra esseri umani. “Tolgo l’arte da chi non ha a cuore la beneficienza” fu il suo mantra. E la Storia diede ragione al suo operato.
Il leggendario processo
Cosa avvenne dopo il furto del Goya divenne leggendario. E Il ritratto del duca, ultimo film di Michell, lo racconta per bene affidandosi ai veri documenti del tribunale. I giornali e le autorità, fino a quel momento intente a ricercare bande criminali internazionali, furono costretti ad abdicare di fronte a un buon uomo, determinato a cambiare il mondo, a salvare i figli e a ridare un senso al proprio matrimonio, segnato da una grave perdita.
Con la passione per la stesura di sceneggiatura che nessuno trasponeva in film o sceneggiati, Kempton affrontò un processo che oggi si definirebbe mediatico, calamitando l’attenzione dell’intera nazionale. Durante l’iter, non confessò mai il reato, proclamandosi innocente di tutti i capi d’accusa.
E aveva ragione. Kempton non aveva alcun commesso alcun torto a nessuno. Che sia stato lui il ladro o no, nonostante le evidenze che Il ritratto del duca offre sin dall’inizio, il sessantenne fu mosso da un encomiabile spirito filantropico. Mai pensò all’arricchimento personale: nel suo cuore, c’erano solamente gli altri, gli anziani, i figli e la moglie. E Robin Hood, alla fine, lo diventò per davvero. Grazie a lui, la BBC nel 1979 annullò il canone per i cittadini over 75.
Il padre che tutti vorremmo
La verità sul furto del Ritratto del Duca di Wellington verrà a galla cinquant’anni dopo. E metterà ancora una volta in risalto quanto edificante, bellissima e amorevole sia stata la vicenda umana di Kempton. Eccentrico sì ma dai sani principi che ha difeso fino in fondo.
Sognatore, Kempton in Il ritratto del duca, il film trasmesso da Rai 3, viene descritto per quello che è stato: un padre di famiglia che ha cercato di rimettere insieme i pezzi per scongiurare il progressivo allontanamento dei figli e della moglie dopo la tragica morte della figlia Marian.
Kempton è il padre che tutti avremmo voluto avere o lo zio a cui tutti avremmo voluto bene. In un mondo spesso squallido, sconnesso e disumano, è il simbolo di tutti coloro che ancora sperano in un domani migliore. Senza fermarsi alla sola speranza ma agendo in prima persona per far sì che diventi un posto felice in cui vivere. Seppur frustrato dal mondo, porta avanti le sue battaglie in difesa di fragili, vulnerabili e isolati.
È grazie a lui che la moglie Dorothy, intrappolata dal dolore e ignara dei fatti, riacquista fiducia nella vita. Ed è grazie a lui, alla sua divertente pantomima, che il figlio più piccolo, Jackie, non brucia la sua esistenza.
Può un ladro essere un eroe? Sì, quando dalla sua ha l’ottimismo e la voglia di non abbassare gli occhi davanti alle ingiustizie. Con il sorriso, la battuta tagliente e lo strapotente desiderio di far bene. Vedete Il ritratto del duca: vi sentirete anche voi meglio.